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Capitolo quattro.

Il ballo... di nuovo
 
Il giorno dopo lo passo chiedendomi se davvero dovrei fare quello che sto facendo e cambiando idea circa trenta volte al minuto ma è la sera il momento in cui entro nel panico più assoluto.
Dopo aver passato più di due ore a farmi a dir poco torturare da Lily e Dominique sono seduta in accappatoio sul letto a guardare il vestito appeso all’armadio, ancora indecisa se indossarlo e scendere o no.

Perché ieri sera non mi ha scritto? Non ha mai, MAI, saltato una sera in più di un mese e sceglie la sera prima del nostro ‘appuntamento’ per non farsi sentire?

Appena dieci minuti prima dell’ora concordata mi decido, indosso abito, scarpe e maschera e vado in Sala d’Ingresso, dove dovevamo incontrarci.
I minuti passano mentre io mi guardo in torno senza sapere cosa cercare, chi cercare.
"Pensavo non saresti venuta." Mi fa sussultare la voce che non sento da quasi un mese.
"Ehi, ciao" dico guardandolo per la prima volta alla luce.
È alto, più alto di quanto avessi immaginato, ma i suoi occhi sono esattamente come li ricordavo: grigi, misteriosi e nuovamente contornati da una maschera nera.
"Perché pensavi che non sarei venuta?"
"Hai parlato con Albus?"
"Cosa c’entra Al? E smettila di eludere le mie domande!"
"Scusa, non ti preoccupare... entriamo?" Mi chiede porgendomi il braccio che io accetto volentieri anche se con un po’ di imbarazzo.

Per la prima volta mi concedo di guardarlo nel complesso senza concentrarmi solo sul viso.
Il fisico slanciato è perfettamente fasciato in uno smoking elegante, completamente nero tranne che per la camicia bianca. Il braccio a cui sono appoggiata è sodo e muscoloso senza essere eccessivo e le mani sono grandi e affusolate.
Del viso riesco a scorgere solo la bocca, gli occhi e i capelli biondi che la prima volta, al buio, non avevo notato.
Questo particolare restringe il campo anche se, ovviamente, non è l’unico nella scuola ad avere i capelli biondi.

"Perché mi stai fissando? Stai ancora cercando di capire chi sono?" Mi chiede accorgendosi del mio sguardo. Subito lo abbasso arrossendo.
"Sì, i tuoi capelli mi aiutano ma non ti rendono unico quindi non temere, il tuo segreto è ancora al sicuro."
"Ne sono felice." Mi dice sorridendomi e facendomi arrossire un’altra volta.
"Vuoi qualcosa da bere?" Mi chiede gentilmente ma io, vedendo i miei cugini laggiù, scuoto la testa e ci avviciniamo ad un tavolino, il più lontano dal bar che sono riuscita a trovare.
"Quanti dei tuoi cugini sanno che stasera sei qui, con me?"
"Lily, Dominique, Roxanne e Albus, almeno a quanto ne so io."
"E cosa ne pensano?"
"Dom all’inizio mi ha preso per pazza ma se n’è fatta una ragione, Lily e Rox ne sono entusiaste, Albus… non lo so. Insomma, quando gliel’ho detto è scappato via dicendo che aveva da fare e che ne avremmo parlato dopo ma il suo "dopo" non è ancora arrivato."
"Siete una famiglia strana, almeno dal punto di vista di un figlio unico."
"Perché strana?" Chiedo stupita.
"Beh innanzi tutto siete così tanti!" Dice ridendo "E poi siete molto uniti." Continua tornando serio.
"La tua famiglia non è unita?"
"Non proprio, è una situazione un po’ complicata." mi dice con un sorriso tirato e io capisco che non ne vuole parlare.
"Se vuoi ora possiamo andarci a prendere qualcosa da bere." Gli dico sorridendogli.
"I tuoi cugini se ne sono andati?" Mi chiede sorridendo a sua volta
"Sì" arrossisco di nuovo vedendo che lui ha capito il perché prima non volessi bere.

Si alza offrendomi nuovamente il braccio e insieme attraversiamo la Sala per raggiungere il bar dove ci prendiamo da bere.
"Ti va di ballare?" gli chiedo una volta finito il drink.
"Smaniosa di andartene?" Mi domanda scherzoso e io mi limito a sorridergli imbarazzata e annuire.
"Andiamo allora." mi dice cingendomi la vita con un braccio e portandomi in mezzo alle coppie che già volteggiano sulla pista.
"Io... ti ho detto che ti avrei concesso un ballo ma, non sono capace a ballare!" Gli confesso mentre lui si mette in posizione e mi prende la mano attirandomi a se, il suo profumo mi avvolge. Muschio bianco.
"Non ti preoccupare, ti guido io." Mi dice cominciando a ballare e io riesco quasi a stargli dietro.
Non mi accorgo neanche della fine della prima canzone, impegnata come sono a non pestargli i piedi e distratta dalle sue braccia forti che mi guidano con gentilezza.
Alla fine della seconda canzone però mi stacco leggermente da lui e, sorridendo, gli chiedo
"Soddisfatto?"
"Molto, dove vorresti andare ora?"
Ero così preoccupata per il ballo in se che non ho pensato al dopo.
"Mh non lo so, qualche idea?" gli chiedo.
"Se ti fidi abbastanza da rimanere sola con me, avrei un posto in mente."
"Ti seguo." Dico prendendo nuovamente il suo braccio e insieme attraversiamo il castello, si sente solo il rumore dei suoi passi, il ticchettio dei miei tacchi e i nostri respiri.

"La torre di astronomia?" chiedo appena capisco dove stiamo andando.
Lui si limita ad annuire e si stacca da me per salire le scale che fanno passare una sola persona alla volta. Una volta in cima alla torre ci avviciniamo al parapetto.
"Durante le lezioni non ho mai avuto il tempo di godermi la vista ma è veramente stupenda!" dico guardando la luna che si riflette sul lago
"Anche tu sei davvero bellissima, sono stato cosi maleducato da non dirtelo prima." Mi dice guardandomi negli occhi e facendomi arrossire violentemente.
"Scusa, suppongo sia strano sentirsi fare complimenti da uno sconosciuto ma con te mi sento cosi a mio agio che non posso fare a meno di dire esattamente quello che penso. In più sto cercando di farmi conoscere senza farti sapere chi sono... e tu non mi aiuti affatto." Mi accusa sorridendo dolcemente.
"È un po' di tempo che faccio la brava e non ti chiedo nulla." Non che non abbia cercato i tuoi occhi ovunque, continuo mentalmente.
"Vero, sei stata particolarmente brava... non ti interessa più sapere chi sono?" Mi chiede, non riesco a capire se speranzoso o deluso.
"Certo che mi interessa sapere chi sei! Però sembra così importante per te che io non lo sappia… comunque come mai mi hai portato qui?"
"È, forse, il mio posto preferito del castello"
"Anche a me piace molto, e Astrologia è una bella materia no?"
"Sì, ma è una delle materie in cui vado peggio" dice ridacchiando, come se avesse fatto una battuta che io non ho capito.
"Io sono abbastanza brava, se vuoi posso aiutarti."
"Tu eccezionale lo definiresti 'abbastanza brava'?" chiede divertito.
"Sì, insomma… non è giusto che tu sai così tanto di me e io no." Dico mettendo il broncio.
"Lo so che è ingiusto ma fidati, è meglio così." dice appoggiandosi alla balaustra e guardando il lago con uno sguardo malinconico.
"Che succede?" gli chiedo mettendogli una mano sulla spalla.
"Tu non sai quanto vorrei dirti chi sono, non avere segreti. Ma sono una serpe vigliacca che ha paura della tua reazione."
"Ascolta, di me ti puoi fidare. Ma se non sei ancora sicuro, per ora, va bene così. Mi so accontentare." Dico facendo un sorrisino che lo contagia.
"Con te sto troppo bene, non voglio rischiare di perderti" Mi dice prendendomi la mano, questo contatto subito fa accelerare i miei battiti.
"Incredibilmente sto meglio con te che con altri, e di te non so nemmeno il nome. Però, non so come spiegarmi…" Dico cercando le parole giuste.
"Provaci." mi incoraggia facendomi sedere su una panca vicino a lui senza lasciarmi la mano.
"È che, io non ti conosco… ma ti conosco più di tanti altri! Penso che possano essere contate sulla punta delle dita le persone che sento di conoscere meglio di te e che conoscano meglio me! Non so se sono riuscita a spiegarmi, non sono brava con le parole."
"Penso di aver capito." Dice mentre io comincio a giocherellare con le sue dita.
"Così…." Comincio dopo un po’ ma poi mi fermo.
"Sì?" chiede lui.
"Sei una Serpe eh?" dico sorridendo, lo sapevo che era un Serpeverde!
"Stavo cominciando a sperare che non avessi registrato quel particolare, ma hai un cervello da Corva, ovviamente." E poi, "Sì, sono una Serpe." Dice come se stesse confessando chissà quale terribile crimine.
"Ovviamente lo sai già, ma il mio migliore amico è una Serpe."
"Sì, lo so." Dice guardando l’ora. "Sarà meglio andare, è tardi… ti accompagno alla torre se vuoi."
"Mi farebbe molto piacere."

Camminiamo parlando di cose poco importanti fino alla Torre di Corvonero dove io, stupendo me stessa, mi alzo sulle punte per dargli un leggero bacio al lato della bocca prima di scappare dentro appena mi sono resa conto di cosa ho fatto.

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