Capitolo 6
"Hai intenzione di evitarmi e non parlarmi per il resto della vita?"
Chiesi di punto in bianco al biondo, seduto accanto a me, su uno dei divanetti della sala d'attesa dell'albergo. Era il nostro ultimo giorno lì a Roma.
"No."
Disse senza incontrare il mio sguardo. Sbuffai.
"Fede, andiamo!"
Esclamai.
"Guardami, per favore."
Lo supplicai.
"Non ci riesco... È imbarazzante."
Disse coprendosi il viso con le mani.
"Ma non è successo niente!"
Gli rammentai.
"Come puoi dire una cosa del genere?!"
Sbottò attirando l'attenzione di alcuni presenti nella sala.
"Ci siamo baciati, e allora?! Tu eri ubriaco fradicio, può capitare."
Sminuii l'accaduto. Lui mi guardò con occhi spalancati, come se non mi rendessi conto della situazione.
"Benjamin..."
Mi richiamò.
"Ho tentato di scoparti!"
Esclamò sussurrando.
"Questo ti pare niente?!"
Alzai gli occhi al cielo.
"Sei pieno di succhiotti sul corpo fatti da me!"
Mi ricordò.
"Fede, ormai è successo, okay? Non possiamo farci niente."
Dissi obbiettivamente.
"È inutile rimuginarci sopra."
Constatai. Lui abbassò lo sguardo.
"Ora dobbiamo concentrarci sugli instore, ma, soprattutto, goderci questo giorno di relax."
"Non ci provare, biondo."
Lo avvertii guardandolo di sottecchi. Eravamo in aereo, pronti per tornare nella nostra città, luogo da cui sarebbero partiti gli instore, e Federico si stava sedendo ad un posto che non era quello accanto a me.
"Che c'è?"
Mi chiese ingenuamente.
"Vieni immediatamente qui."
Gli ordinai indicando il posto accanto a me. Lui alzò gli occhi al cielo e, titubante, venne verso di me. Mise le sue cose nell'apposito spazio sopra il suo sedile con estrema lentezza.
"Bradipo, ti vuoi muore? Tra poco partiamo."
Lo avvertii.
"Mi dai il tempo?!"
Si lamentò. Sbuffai. Dopo minuti interminabili, finalmente si sedette accanto a me.
"Ce l'hai fatta!"
Esultai. Non rispose.
"Avanti, Fede!"
Lo supplicai esasperato.
"Lo sai che detesto quando mi eviti o mi ignori."
Gli ricordai.
"Ma non ti sto evitando e non ti sto ignorando."
Si difese.
"Ma se ti stavi sedendo a tre file di distanza da me!"
Gli feci notare. Sospirò.
"Scusa, hai ragione."
'Finalmente, grazie Signore!' pensai.
"Ci vediamo un film?"
Propose degnandomi finalmente della sua totale attenzione.
"Che film?"
Chiesi.
"Horror?"
Propose. Durante il tempo passato insieme, ero riuscito a farlo appassionare agli horror e ai thriller, solo alcuni gli mettevano ancora un po' di paura, ovvero quelli in cui erano presenti maschere, ma stavamo cercando di fargli piacere anche quelli.
"Maschere di cera?"
Proposi a mia volta. Timoroso, accettò. Lo cercai e lo trovai.
"Pronto?"
Gli chiesi.
"Fantastico! Ho messo le cuffie in valigia."
Disse sbuffando.
"Dividiamo le mie."
Dissi porgendogliene una. Lui la guardò, per poi spostare lo sguardo sul mio e accettare, così feci partire il film, sperando che Federico non lanciasse un urlo di tanto in tanto. Sorrisi. Ci furono momenti in cui, involontariamente, mi strinse con forza la mano e si morse con altrettanta forza il labbro inferiore, come per reprimere uno o due urli di terrore, scena piuttosto comica per me.
"Cosa ridi?!"
Mi chiese sottovoce.
"Sei buffo."
Dissi ridacchiando.
"Idiota."
Commentò.
"Lo sai che ti amo di bene."
Dissi facendogli gli occhi dolci.
"Se se, tutti così dicono."
Alzò gli occhi al cielo. Mi corrucciai.
" 'Tutti' chi?"
Chiesi.
" 'Tutti' è un modo di dire, nel senso che tutti in questo genere di situazioni dicono così."
Spiegò. Mi rilassai.
"Ah, pensavo."
Dissi riportando l'attenzione al film.
"Cosa pensavi?"
Mi chiese, levandosi la cuffia.
"Che qualcun altro te l'avesse detto."
Risposi ovvio.
"E anche se fosse stato?"
Chiese ancora.
"Mi avrebbe dato fastidio."
Lui sorrise.
"E perché?"
Insistette.
"Odio quando insisti sulle cose."
Gli rammentai.
"E io odio quando non rispondi in modo diretto."
Mi canzonò. Alzai gli occhi al cielo.
"Certo che sei esasperante!"
Esclamai.
"Se vuoi, me ne vado."
Disse iniziando ad alzarsi. Lo afferrai dal polso, costringendolo a risedersi.
"Tu non vai da nessuna parte."
Sorrise divertito.
"Possiamo tornare a guardare il film?"
Chiesi.
"Sì, papà."
Alzai nuovamente gli occhi al cielo. Se qualcuno mi avesse dato un euro per tutte le volte che quel ragazzo mi ha fatto esasperare, sarei milionario.
"Così ti prenderai la febbre, idiota."
Mi rimproverò il biondo, una volta che fummo scesi dall'aereo. Ero a maniche corte e il freddo di Modena si faceva sentire sulla mia pelle calda.
"Impossibile, sono anni che non la prendo più."
Lo informai.
"Mo vedi che te la becchi."
Ribatté.
"Allora sii pronto a chiamare Alexander."
Dissi dandogli le spalle.
"Cosa?"
Mi chiese con tono piuttosto confuso.
"Nulla, lascia stare."
Tagliai corto.
"Ragazzi, venite."
Ci richiamò Enrico, così lo raggiungemmo.
"Ecco le vostre valigie."
Disse porgendocele, lo ringraziammo e, dopo esserci accordati per il giorno dopo, ce ne andammo.
"Stasera esci?"
Mi chiese il biondo.
"Sì, Zambo mi ha già incastrato."
Dissi sorridendo arreso.
"Tu?"
Gli chiesi.
"Yuri ha fatto lo stesso con me."
Mi comunicò.
"Allora a domani."
Lo salutai.
"Divertiti!"
Esclamò una volta che fui entrato nel mio taxi. Gli sorrisi.
"Amico, ti vedo pensieroso."
Mi richiamò il ragazzo accanto a me.
"Ti manca il tuo Federico preferito?"
Mi canzonò.
"Ma è già qui."
Dissi sorridendogli divertito.
"Sappiamo entrambi che non sono io."
Disse con fare avvilito. Risi.
"Non possiamo stare sempre insieme..."
Dissi quasi in un sussurro più a me che a lui.
"Ma tu vorresti."
Diede voce ai miei pensieri.
"Non sono più abituato a pensare solo a me stesso."
Gli comunicai.
"Che ne sai che anche lui non vorrebbe questo?"
Mi chiese. In effetti non lo sapevo, lo immaginavo soltanto. In fondo era giusto che ognuno avesse la propria vita. Lui aveva i suoi amici, la sua famiglia, mentre io... Io avevo solo lui. Sì, c'era Zambo e gli altri, ma Federico era Federico, niente e nessuno poteva competere. Uno starnuto interruppe i miei pensieri.
"Ti stai raffreddando?"
Mi chiese Zambo.
"No, impossibile."
Affermai sicuro.
"Ora basta pensare al biondo, goditi la serata, okay?"
Mi spronò. Annuii sorridendo. Aveva ragione, dovevo smetterla di pensare, dovevo rilassarmi e divertirmi... Anche perché Federico l'avrei rivisto il giorno dopo, dovevo solo sopravvivere per una sera, quanto avrebbe potuto essere dura?
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