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Capitolo 5

Era il grande giorno. Ultima intervista, nessuna possibilità di evitare l'argomento 'libro'. Avevo passato tutta la sera precedente a distrarre il biondo. Avevamo visto film, cartoni animati, avevamo mangiato come maiali e non avevo fatto altro che coccolarlo, ma, vedendolo in quel momento, non era servito poi tanto. Era totalmente rigido, quasi paralizzato, con lo sguardo perso in chissà quali pensieri. Sospirai.
"Cosa devo fare per tranquillizarti?"
Gli chiesi.
"Ma io sono tranquillo, non si ve..."
Non ebbe il tempo di finire la frase che andò a sbattere contro uno di quei cestini in metallo. Per fortuna riuscii ad afferrarlo da un braccio.
"Sì, ho visto."
Dissi ironico.
"Fede, sta tranquillo, davvero, andrà tutto bene."
Tentai di rassicurarlo ancora. Lui non rispose e si limitò a mantenere lo sguardo basso.

"Benji, come definiresti Fede?"
Mi chiese l'intervistatrice. Era da un po' che ci stava ponendo domande formulate da alcuni nostri fan.
"In una parola sola?"
Chiesi.
"Non è specificato, va bene anche una frase."
Iniziai a rifletterci un attimo.
"Se dici quello che penso, ti uccido."
Mi minacciò il biondo.
"Lo definirei come... Un bimbo da proteggere."
Dissi, lasciando di stucco il ragazzo al mio fianco.
"Era quello che pensavi?"
Chiese la donna a Federico.
"No, francamente pensavo che mi avrebbe definito come una ragazza psicopatica... Solitamente è questa la definizione che mi affibbia."
Confessò.
"Tu invece come mi definiresti?"
Gli chiesi curioso, donandogli la mia più totale attenzione.
"Non saprei..."
Disse riflettendoci.
"Posso dire che sei la persona più forte che io abbia mai conosciuto, almeno a livello emotivo e psicologico."
Alzai gli occhi al cielo.
"Devi sempre essere così colto e intellettuale?"
Gli chiesi retorico.
"Sei tu che sei un asino."
Si vantò.
"È arrivato Dante Alighieri."
Dissi ironico. La donna davanti a noi rise.
"Ultima domanda."
Ci avvertì afferrando un altro foglio.
"Questa è un po' personale e particolare."
Ci avvertì.
"Avete avuto esperienze con qualcuno del vostro stesso sesso?"
Ci chiese titubante, probabilmente preoccupata da una nostra qualche reazione. Io e Federico ci scambiammo qualche occhiata, lui era in totale imbarazzo.
"Sì."
Ammisi. Non ebbi timore di rispondere, anche perché, prima o poi, sarebbe saltato fuori l'argomento, date le mie confessioni scritte nel libro.
"Una o più?"
Mi chiese l'intervistatrice.
"Per determinati motivi, ho perso il conto."
Sorrisi amaramente.
"Ce n'è almeno una che rifaresti?"
Mi chiese ancora.
"No."
Risposi secco.
"E tu Fede?"
Lo vidi come riprendersi dal suo stato di trance.
"Ecco... Sì."
Ammise anche lui.
"Ma più che esperienza, ceh, è stato solo un bacio..."
Disse in imbarazzo.
"Tre baci."
Si corresse. Lo guardai confuso. 'Come tre?!' pensai.
"Con tre ragazzi differenti?"
Chiese la donna.
"No... Con lo stesso."
Confessò.
"Benji, ti vedo confuso."
Ammise la donna, divertita dalla mia espressione.
"Sì, perché io ero a conoscenza solo di due baci, il terzo me lo sono perso."
Ammisi.
"Dev'essere stato importante questo ragazzo però."
Ipotizzò la donna.
"Forse..."
Disse quasi in un sussurro. Probabilmente il mio sguardo puntato su di lui lo metteva ancora più a disagio.
"Qual è stato il terzo bacio?"
Gli chiesi io stesso.
"Il primo..."
Lo guardai confuso.
"Tu non sai del primo..."
Specificò. Fece un respiro profondo, come per farsi coraggio.
"Ero andato con questo ragazzo in un locale e lui aveva bevuto parecchio, mentre io poco e niente, dato che avrei dovuto guidare."
Iniziò.
"Era arrivato il momento di andarcene, così l'avevo aiutato ad arrivare alla macchina. Nel momento in cui avevo trovato le chiavi e mi stavo dirigendo verso il posto di guida, lui mi ha fermato tirandomi da un braccio e, dopo un po', mi ha baciato, per poi entrare in macchina come se nulla fosse."
Spiegò. Rimasi perplesso. 'Allora non me l'ero sognato!' esclamai nei miei pensieri. Riflettendo, mi venne in mente un "sogno" di quel tipo che feci, poi ricordai i comportamenti strani assunti da Federico il giorno dopo a quella volta che mi feci accompagnare da lui da una mia cliente, per poi andarcene in un locale.
"Ecco che cos'avevi!"
Esordii una volta collegati tutti i tasselli.
"Ceh, tu hai fatto tutto quel casino per un misero bacio?! Mi ero fatto i peggiori film mentali e tu eri scandalizzato per un bacio?!"
Lo rimproverai quasi.
"Oh, senti, per me è stato una specie di trauma!"
Si difese.
"Non me l'aspettavo e mi aveva messo un po' di paura... E per me non è stato un 'misero bacio'."
Ammise abbassando lo sguardo timidamente, con aria da bambino.
"Non posso crederci."
Dissi passandomi le mani sul viso frustrato. La donna ridacchiò.
"Possiamo passare avanti prima che lo ammazzo?"
Chiesi. La donna annuì, mantenendo un sorriso divertito.
"Abbiamo letto il vostro libro e c'è da ammettere che ci sono delle parti piuttosto sconcertanti."
Ammise. Ecco il momento cruciale ed ecco che il biondo si irrigidì.
"Sì."
Dissi semplicemente.
"È vero quello che hai scritto Federico?"
Gli chiese. Lui annuì.
"Ti va di parlarcene?"
Chiese la donna con premura.
"La perdita di mio padre è stata la cosa peggiore che mi potesse capitare."
Ammise con malinconia nel tono.
"Un conto è stato scriverlo, un altro è dirlo a parole... Fa ancora male."
Disse con gli occhi lucidi ed un sorriso amaro.
"Per farla breve, non sono riuscito ad accettare la cosa, a sopportare il dolore e quel vuoto che lui aveva lasciato e così... Ho fatto quello che ho fatto."
Sintetizzò. Misi una mano sulla sua gamba, come per ricordargli che io ero lì accanto a lui.
"Sarebbe fiero del ragazzo che sei diventato."
Disse dolcemente la donna.
"Lo spero."
Disse sul punto di scoppiare.
"Anche perché lui avrebbe voluto che realizzassi il mio sogno... Il nostro sogno."
Si corresse guardando, per qualche istante, verso l'alto.
"Sicuramente."
Disse ancora la donna.
"Mentre tu, Benjamin... Quello che hai scritto è a dir poco allucinante."
Disse quasi scioccata.
"È tutto vero?"
Mi chiese.
"Sì."
Ammisi allontanando la mia mano da Federico.
"Te la senti di parlarne?"
Mi chiese.
"Certo."
Dissi con la mia solita indifferenza.
"Mia madre è morta dandomi alla luce e tutti coloro che la conoscevano, in particolare i miei familiari, mi hanno sempre visto come un assassino. Odio, disprezzo, rabbia, erano all'ordine del giorno."
Iniziai.
"Nel libro dici che tuo padre ti faceva del male e tuo fratello abusava di te..."
Disse non credendo nemmeno lei stessa a quello che diceva.
"Sì. Mio padre da quando avevo quattro anni, mentre mio fratello da quando ne avevo sei."
La informai.
"Hai raccontato anche che ti prostituivi e che ti drogavi."
Disse compassionevole.
"Sì."
Confermai.
"La prostituzione mi serviva per comprarmi la droga e sono stato costretto ad avere rapporti sessuali sia con donne che uomini. La droga, invece, mi serviva perché avevo bisogno di mettere fine a tutto."
Dissi.
"Prima di conoscere Fede e agli inizi della nostra conoscenza, ero un tipo piuttosto apatico, svogliato, attaccato alla solitudine ed ero preso dal mio 'piano di autodistruzione'."
Raccontai con un sorriso amaro.
"Credevo di fare un favore a tutti andando via, ma, soprattutto, volevo farlo per sentirmi finalmente libero... Come quando da piccolo correvo in un campo di fiori un po' distante dalla villa della mia famiglia."
Dissi sorridendo nostalgico.
"Come sei riuscito a smettere?"
Mi chiese.
"Grazie a Federico."
Dissi guardandolo.
"Mi aveva dato una specie di ultimatum: o lei o io."
Dissi con un sorriso divertito per sdrammatizzare.
"E tu?"
Mi chiese la donna dolcemente.
"Beh, mi sembra ovvio... Ho scelto lui."
Dissi mettendo un braccio attorno al collo del biondo.
"Hai perdonato la tua famiglia per quello che ti ha fatto?"
Mi chiese.
"Non sono mai stato arrabbiato con loro, non li ho mai odiati, in fondo avevano ragione ad avercela con me."
Dissi.
"Alle volte mi sono arrabbiato, in particolare con mio fratello, ma solo perché ero stanco di prendermela solo ed esclusivamente con me stesso."
Spiegai.
"Sei un ragazzo davvero forte. Sei riuscito a sopportare tutto questo... Anche uno stupro da parte di quattro uomini, di cui uno sempre tuo fratello."
Mi ricordò.
"Tutto grazie a questo biondino."
Dissi sorridendo al ragazzo accanto a me, la cui voglia di uscire da quell'edificio era palesemente visibile sul suo viso.

"Ho bisogno di bere."
Esordì una volta che fummo usciti, finalmente.
"Modalità 'babysitter' attivata."
Dissi sorridendo divertito.

Eravamo da due ore in quel locale e Federico era totalmente andato. Aveva bevuto di tutto e di più, ma un velo di lucidità era ancora presente dentro di lui, quanto bastava da fargli ricordare di quella sera il giorno dopo.
"Forza Cenerentola, dobbiamo andare."
Dissi afferrandolo.
"Ma io voglio rimanere."
Si lamentò.
"Il mio cuscino ti sta aspettando, avanti."
Dissi, per poi riuscire a trascinarlo fino alla nostra macchina, anche se con un po' di fatica.
"Ma quanto ha bevuto?"
Mi chiese Enrico alla guida, una volta che fummo entrati nella vettura.
"Tanto."
Ammisi. Federico si stese poggiando la testa sulle mie gambe.
"Che spettacolo."
Disse come ammaliato. Alzai lo sguardo e vidi il tettuccio apribile aperto.
"Già, le stelle si vedono benissimo stasera."
Dissi concordando.
"Io non parlavo di quelle."
Disse corrucciato.
"E di cosa?"
Chiesi.
"Dei tuoi occhi."
Rispose riassumendo lo sguardo incantato indicandoli.
"Totalmente fuso."
Osservò ridacchiando l'uomo alla guida. Feci un sorriso stanco.
"Già."
Ero davvero a pezzi, era stata una giornata faticosa.

"Fai attenzione."
Lo avvertii una volta varcata la soglia della porta della nostra stanza d'albergo. Mugugnò.
"Siamo quasi arrivati."
Dissi, per poi buttarlo sul letto, ma, prima che potessi allontanarmi del tutto da lui, mi afferrò dalla maglia trascinandomi sopra di lui, riducendo la distanza fra i nostri visi a centimetri.
"Ma che..."
Non riuscii a finire. Vidi i suoi occhi puntati sulle mie labbra e le sue dischiuse.
"Federico."
Lo richiamai.
"Mi piace quando dici il mio nome."
Sussurrò, per poi far incontrare i nostri occhi.
"Lo sai che domani te ne pentirai?"
Gli ricordai.
"Mi hai sempre detto di pensare meno e di agire di più."
Mi ricordò a sua volta con un sorrisetto, riportando la sua attenzione alle mie labbra. 'Ma perché non mi sto mai zitto?!' pensai. Improvvisamente ribaltò la situazione, facendomi trovare sotto di lui ed impedendomi qualsiasi movimento. Iniziò a lasciarmi dei dolci baci sulla mascella, sul collo, sulla clavicola, passando una mano sotto la mia maglia, per poi sfilarmela.
"Fede..."
Provai a dire, ma uscì solo un suono smorzato. Iniziò a portare le sue labbra sul mio petto, sul mio addome, andando sempre più giù, per poi ritornare nuovamente sopra. Dalla mia bocca uscivano solo versi incomprensibili anche per me. I suoi baci cessarono e i suoi occhi cercarono i miei.
"Perché non mi fermi?"
Mi chiese serio. Distolsi lo sguardo. Lo sentii muovere il suo bacino contro il mio ripetutamente e lasciare dei morsi sul petto. Strinsi con le mani le sue braccia, così da cercare di sopprimere un qualsiasi verso di aprezzamento.
"Avevi detto che non volevi più fare esperienza del genere..."
Disse contro la mia pelle.
"Allora perché non mi fermi?"
Mi chiese facendo rincontrare i nostri sguardi.
"Tu non hai niente a che fare con loro."
Dissi ovvio.
"Perché?"
Mi chiese.
"Io sono un uomo, tu non vuoi farlo davvero, io ti sto praticamente costringendo... In questo momento non sono migliore di quegli uomini che ti hanno posseduto."
Osservò.
"Tu non sei loro."
Ripetei.
"Perché no?"
Chiese facendo cadere una lacrima sul mio viso. Cercai di alzarmi, almeno un po', così da poter prendere il suo viso fra le mani.
"Fede, che ti prende?"
Gli chiesi dolcemente.
"Non lo so..."
Disse permettendo alle lacrime di aumentare.
"Quando hai detto che non avresti voluto rifare le esperienze del passato, io... Mi sono sentito l'unico messo in causa."
Ammise.
"Tu sei l'unica esperienza che rifarei."
Lo informai. I suoi occhi furono increduli.
"Baciare un ragazzo o fare altro con lui, per me sarebbe difficile, per niente piacevole, doloroso anche a livello emotivo, ma con te sarebbe diverso... Da te mi farei fare qualsiasi cosa, perché tu non sei come loro."
Ripetei.
"Tu penseresti anche a me e non solo a te stesso."
Esposi una delle mie convinzioni.
"Il modo in cui mi baci tu è totalmente diverso dal modo in cui lo facevano gli altri, sia uomini che donne."
Confessai. Lui sembrò convincersi e, allo stesso tempo, sembrò sentirsi uno schifo totale.
"Io... Non so che mi è preso... Scusa."
Disse singhiozzando. Alzai gli occhi al cielo.
"Quante volte devo ripeterti che odio quan..."
Le sue labbra posate sulle mie non mi diedero l'opportunità di concludere la frase. Era un bacio timido, titubante, ma pieno di desiderio e bisogno. Lo lasciai fare, non mossi un muscolo. Sapevo che il giorno dopo se ne sarebbe pentito, ma non volevo farlo sentire peggio rifiutandolo in quel momento, il giorno seguente avrei pensato a qualcosa. Premette ancora di più le labbra conto le mie, come per approfondire il bacio. Cercò il mio consenso per avere l'accesso nella mia bocca che io, titubante, gli consentii. Le nostre lingue si sfioravano, si accarezzavano dolcemente, con paura, ma anche con bisogno. Sentivo altre lacrime, appartenenti al biondo, cadermi sul viso e sul petto, così afferrai nuovamente il suo viso per asciugargliele dolcemente. Di malavoglia si staccò per mancanza di fiato e i nostri sguardi si rincontrarono, mentre i nostri respiri affannati si mischiavano.
"Va tutto bene."
Dissi semplicemente, per poi stringerlo a me e lasciarlo sfogare mentre mi stringeva a sua volta, come se avesse paura che me ne potessi andare da un momento all'altro. 'Le sue solite paure infondate.' pensai. Ancora non aveva capito che io non me ne sarei mai andato... Non l'avrei mollato.

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