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Capitolo 4

"Basta! Io così non ce la faccio più, e che cazzo!"
Urlai in piena notte. Ero arrivato al limite. Va bene una volta, due, tre... Ma non più di venti!
"Federico Rossi o mi ridai il mio cuscino o ti prendo e ti chiudo fuori!"
In molti vi stare chiedendo 'Ma non sarebbe stato più facile prendere due camere separate?', sì, in effetti sarebbe stata la scelta più sensata... Il problema era che detestavo dormire senza di lui e comunque il signorino disteso accanto a me si sarebbe intrufolato in qualche modo nella mia camera nel cuore della notte, quindi non è che le cose sarebbero cambiate più di tanto. Non si era mosso di un millimetro, continuava a ronfare beatamente. Sbuffai alzando gli occhi al cielo, per poi andare a raccogliere il suo cuscino da terra e usarlo io.
"Domani facciamo i conti."
Sussurrai a denti stretti.

Sentii la sveglia suonare. Mugugnai allungando la mano verso il comodino per zittirla. Sospirai, per poi alzarmi.
"Fede, alzati."
Lo richiamai. Ogni volta ero costretto ad alzarmi almeno dieci o quindici minuti prima per avere un po' di tempo in più per svegliarlo, ma quel giorno, improvvisamente, non mi sembrò un peso, anzi, lo vidi come un'opportunità... Un'opportunità per ammirarlo in tutta la sua dolcezza. Era avvinghiato al mio cuscino, come suo solito, con il viso contro esso, a pancia in giù. Era davvero adorabile. Iniziai ad accarezzarli il ciuffo, per poi passare al viso. Lo scrutavo con così tanta attenzione, sembravo uno di quei critici d'arte, perché sì, lui era arte. Sospirai.
"Ho capito."
Mi diressi all'entrata, dove era presente un mobile con sopra un vaso. Levai i fiori dal suo interno, per poi dirigermi con il vaso verso il biondo.
"Cazzo!"
Esclamò una volta che gli ebbi versato l'acqua contenuta nell'oggetto che avevo in mano.
"Cazzo, Benjamin!"
Esclamò ancora.
"Impara a svegliarti da solo e la smetterò di svegliarti con l'acqua fredda."
Commentai, per poi poggiare il vaso sul comodino e dirigermi in bagno, ma, prima di varcare la soglia, mi ricordai dell'episodio successo durante la notte, così tornai indietro.
"Io e te dobbiamo risolvere questa situazione."
Dissi a denti stretti mentre lui si era messo seduto, passandosi le mani fra i capelli fradici.
"Non posso farci niente, okay? Non riesco a svegliarmi presto."
Si difese.
"Non mi riferisco a quello."
Lo fermai.
"Mi riferisco al fatto che ogni dannata notte mi sfili il cuscino svegliandomi!"
Esclamai sull'orlo di una crisi di nervi.
"Lo sai che ci metto un po' ad addormentarmi, per cui non puoi svegliarmi durante la notte per un dannato cuscino!"
Sbottai.
"Mi dici cos'ha il tuo che non va?!"
Chiesi esasperato.
"Non lo so, te l'ho detto che non me ne rendo nemmeno conto."
Disse con un'alzata di spalle.
"Se continui così, finirò col prendermi una camera tutta mia come agli inizi."
Lo minacciai dirigendomi nuovamente verso il bagno. Lo sentii praticamente corrermi dietro.
"No, dai."
Si lamentò. Inizialmente prendevano due camere, ma ogni volta Federico veniva nella mia e dormiva con me, perciò ci sembrò inutile spendere soldi per due camere se ne usavamo solo una.
"Vedi di trovare una soluzione."
Lo avvertii.
"Come faccio a trovare una soluzione a qualcosa di cui non so niente?!"
Chiese confuso.
"Io, davvero, non me ne rendo conto."
Mi assicurò. Sospirai.
"Ho capito, mi inventerò qualcosa io."

"Ragazzi, mancano due interviste, una oggi e una domani, e abbiamo finito... Per ora."
Ci informò Enrico.
"Tra due giorni inizierete gli instore."
Ci ricordò.
"Avete condiviso le date e tutto?"
Ci chiese e noi annuimmo.
"Domani inizieranno le domande sul libro..."
Sussurrò il biondo accanto a me.
"Probabilmente inizieranno già oggi."
Disse l'uomo con noi.
"Andrà tutto bene."
Dissi stiracchiandomi. Sentivo lo sguardo di Federico puntato su di me. Era preoccupato per me, nonostante io gli avessi detto di non esserlo... Probabilmente non poteva farne a meno.
"Venite."
Ci fece segno di seguirla una donna che lavorava in quell'edificio.

"Chi dei due è il più dolce?"
Chiese l'intervistatrice. Quella sarebbe stata l'ultima domanda che avrebbe preceduto l'argomento 'libro'.
"Io."
Rispose il biondo.
"Non è vero, è solo che io sembro freddo, ma in realtà sono dolcissimo."
Mi difesi.
"Mentre lui sembra dolce, ma in realtà è di ghiaccio."
Dissi rivolto alla ragazza.
"Ah, io?! Ma se qualche giorno fa, quando sono venuto a chiederti un abbraccio, mi hai detto 'Staccati Seppia'!"
Mi ricordò Federico.
"Appunto, 'Seppia' è un nomignolo affettuoso."
Minimizzai.
"Ma da quando?!"
Si lamentò. Io e la ragazza non riuscimmo a trattenere una risata.
"Oggi è uscito il vostro libro."
Vidi Federico irrigidirsi.
"Sì."
Confermai.
"Cosa potete dirci a riguardo?"
Chiese ancora.
"Diciamo che ci siamo messi a nudo. Abbiamo deciso di raccontare cose del nostro passato, della nostra vita, piuttosto personali. Parliamo dei nostri momenti più difficili, più duri ed infelici e non vogliamo che ciò venga visto come un modo per cercare compassione o qualcosa del genere, è solo un modo per far capire chi siamo davvero, che le nostre vite non sono state poi così facili e che, nonostante tutto, siamo qui, pieni di sogni e voglia di vivere."
Spiegai. La ragazza sembrò molto interessata, mentre il biondo sembrava non aver intenzione di parlare.
"Ovviamente abbiamo parlato anche dei nostri momenti felici, di quando ci siamo conosciuti e del percorso che abbiamo intrapreso insieme."
Aggiunsi.
"Quando dici 'momenti difficili' a cosa ti riferisci?"
Mi chiese.
"Beh, per quanto riguarda Fede, alla perdita di suo padre, mentre per quanto riguarda me..."
Il biondo mi interruppe alzandosi in piedi di scatto.
"Scusa Ben, non ce la faccio."
Disse andando via.
"Scusi."
Dissi alla ragazza, per poi alzarmi anch'io e seguire Federico.
"Fede, aspetta."
Gli urlai da dietro, ma non sembrò avere la benché minima intenzione di fermarsi, così accellerai il passo, fino ad arrivare a correre. Una volta raggiunto, gli afferrai il polso, costringendolo a fermarsi e a voltarsi verso di me.
"Fede."
Lo richiamai.
"Scusa..."
Disse quasi in un sussurro.
"Smettila di scusarti, lo sai che mi dà fastidio."
Gli ricordai. Ero cambiato, sì, ma alcune cose erano rimaste le stesse, diciamo che erano le meno peggiori, erano quelle che mi caratterizzavano, quelle che facevano parte di me... Che erano me.
"Già..."
Sussurrò ancora. Sospirai.
"Senti, non possiamo evitare quelle domande, anche perché, una volta che in molti leggeranno il libro, la loro opinione su di me in particolare, il loro modo di vedermi, cambierà e non possiamo fare nulla per evitarlo. A me va bene così, davvero."
Gli spiegai, ma le mie parole non sembrarono convincerlo.
"Anche perché... L'unico di cui mi importa la sua opinione su di me, sei tu."
Ammisi. Il suo sguardo incontrò il mio. Era sorpreso. Sorrisi.
"Ora torniamo di là, okay?"
Dissi. Annuì, così lo trascinai indietro.

L'intervista proseguì tranquillamente, anche perché non toccammo più l'argomento del libro, ma prima o poi sarebbe successo e Federico doveva essere pronto.
"Domani, dopo l'ultima intervista, avrò bisogno di bere... E tanto anche."
Mi avvertì una volta usciti dall'edificio. Annuii.
"Vorrà dire che sarò il tuo babysitter per una sera."
Affermai sorridendogli. Sorrise a sua volta.
"Bravo, è così che voglio vederti."
Esordii.
"Quando sorridi sei più carino."
Dissi ammiccando.

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