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Capitolo 36

Non è un granché... Buona lettura

'Fine della storia'... Stava scherzando, vero? Non poteva averlo detto davvero, andiamo, o, almeno, cercavo di auto convincermi di ciò. Ci misi un po' a riprendermi e a corrergli dietro, ma, oramai, era troppo tardi... Si era praticamente dileguato. Avevo il cuore che batteva forte come non mai nella cassa toracica, rendendo il mio respiro affannato, gli occhi ancora sgranati e nella mente continuavo a ripetermi 'Non può averlo detto davvero...'. Sentivo come se il panico potesse prendere il sopravvento su di me da un momento all'altro.
"No, cazzo!"
Urlai scagliando un pugno contro l'auto di Enrico, presente nel parcheggio. Se mi ero fatto male? E chi se ne sarebbe accorto in un momento del genere di un dolore così futile e affatto paragonabile al dolore che aveva iniziato a lacerarmi dentro. Si dice che una persona affronta diverse fasi quando la vita lo mette di fronte ad un avvenimento spiacevole. Inizia con la negazione, seguita poi dalla rabbia... Ecco, io mi trovavo alla seconda fase.

"Federico..."
Pronunciai appena, con la speranza che bastasse quel sussurro per vederlo arrivare verso di me, con uno dei suoi sorrisi più belli stampato in volto... Ma niente. Nessun sorriso, ma, soprattutto, nessun Federico. Iniziai a correre come un dannato, senza una meta ben precisa. Dovevo trovarlo... Volevo trovarlo. Cercavo i suoi occhi nel volto di ogni persona che si presentasse nel mio campo visivo, cercavo il suo ciuffo biondo tinto fra le teste della gente, cercavo il suo sorriso. Speravo di sentire la sensazione del suo sguardo puntato su di me, speravo di sentire il suono della sua risata, o della sua voce... Ma niente. Di lui non c'era traccia. Avete presente quando nasce in voi una sensazione tipo di qualcuno che vi strappa via il cuore, lasciando un vuoto che sapete niente e nessuno potrà mai colmare? Avete presente quando non vedete una persona da qualche minuto e già vi manca? Avete presente quella sensazione che le forze vi stiano abbandonando lentamente e l'unica cosa che siete in grado di fare è accasciarvi a terra? Avete presente quella voglia di piangere che si impossessa improvvisamente di voi, anche senza un motivo? Beh, io in quel momento, il motivo lo avevo. Mi sembrò di rivivere quel giorno... Ma stavolta c'erano quelle parole ad accompagnare quel dannato momento... C'era quel 'Fine della storia' che rimbombava nelle mie orecchie e non mi dava tregua.
"Non lasciarmi di nuovo..."
Stremato, mi sedetti sul gradino di un negozio. Mi presi la testa fra le mani e lasciai che le lacrime abbandonassero, finalmente, i miei occhi. Faceva già così tanto male, sentivo già il bisogno di stringerlo forte a me, mi sentivo morire, il solo pensiero di non rivederlo mai più, di non potermi più beare della vista del suo corpo perfetto, del suo viso con quei lineamenti così dolci, di quel suo sorriso, di quei suoi dannatissimi occhi che mi avevano conquistato dal primo momento in cui avevano incontrato i miei. Il solo pensiero di non potermi più beare del suono della sua risata, della sua voce, mi faceva impazzire... Non potevo accettare di vivere senza lui, l'avevo già fatto e sappiamo tutti com'era la mia vita prima di lui, figuriamoci come sarebbe stata dopo che avevo provato cosa volesse dire averlo con me. Avevo bisogno di lui, avevo così fottutamente bisogno di lui. Delle lacrime scesero copiose sul mio volto, formando diverse macchie sul freddo marciapiede. Strinsi le gambe al petto. Ed ecco la seguente fase: disperazione. Dopo essa ci sarebbe l'accettazione, ma, siamo realisti, come avrei mai potuto accettare la perdita di Federico? Sì, praticamente io sarei rimasto incastrato fra la fase 'rabbia' e la fase 'disperazione'.
"Federico..."

Quando tornai in stanza, dopo aver girato mezza città, lo trovai lì, steso nel letto, con ancora i vestiti del festival addosso, mentre dormiva. Capelli sparsi sul cuscino che stringeva... Il mio... Labbra schiuse, respiro regolare e pesante, i segni delle lacrime sul volto. Era una vista tanto spettacolare quanto dolorosa, almeno per me. 'Io ti amo, Benjamin'... Quelle parole ancora nella mente, seguite da tutte le altre che mi aveva quasi urlato, in preda alla disperazione. Lui mi amava... Già... E io? Io lo amavo? Forse sì... Forse no... O semplicemente non volevo accettarlo. Perché? Perché lui non meritava uno come me, era già troppo il fatto che l'avessi fatto entrare nella mia vita, ma questo superava tutto. Lui mi amava... E io? Io...
"Io..."
Sussurrai impercettibilmente, mentre un'altra lacrima, l'ennesima di quel giorno, rigava il mio viso. E ora? L'avrei perso? Continuavo a chiedermi questo.
"No... Ti prego..."
Mormorai. Ancora un'altra lacrima ed un'altra ancora. Sapevo già cosa si provasse a perderlo e ricordavo ancora ogni cosa di quel periodo troppo doloroso da sopportare e che mi aveva portato alla morte, se solo lui non mi avesse salvato... Ancora. Lui era tutto per me, avevo bisogno di lui, troppo bisogno, non potevo perderlo. Amarlo? Era questo che voleva? Il mio amore? Bene, glielo avrei dato. Gli avrei dato, detto e fatto qualsiasi cosa, a costo di illuderlo, mentirgli, prenderlo in giro, pur di tenerlo con me... Pur di rimanere con lui, di non vederlo andare via un'altra volta. Lo guardai ancora... Era così bello, avreste dovuto vederlo. Senza distogliere lo sguardo, afferrai il cellulare dalla tasca, andrai fra le chiamate e composi il numero. Voleva che fossi sollo suo? Bene, sarei stato solo suo.
"Pronto? Ben?"
Mi rispose la dolce voce di Martina dall'altro capo del telefono. Le dissi solo quattro parole, per poi chiudere la telefonata.
"Tra noi è finita."

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