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Capitolo 33

nobroken_heart Okay, andiamo a sposarci. Buona lettura

Tre giorni dopo...

Appena uscito dal bagno, mi ritrovai il biondo steso a pancia in giù sul letto, con le cuffie, di spalle a me. Mi avvicinai silenziosamente e riuscii a sbirciare il suo telefono. Era su YouTube e aveva cercato video... Fenji? 'Ma che...?!'. Mi buttai per lungo su di lui che sobbalzò e posò il telefono, così da nascondere il display.
"Che stai facendo?"
Chiesi ingenuo.
"N-nulla..."
Balbettò col viso rosso, senza degnarmi di uno sguardo.
"Tu, piuttosto, levati!"
Sbraitò. Ridacchiai, avvolgendo il suo busto con le braccia e posando il mento sulla parte alta della sua schiena.
"Sei comodo."
Mi giustificai. Rimase in silenzio per un po', quindi ne approfittai poggiandomi di guancia sulla sua schiena stringendolo e non riuscii a trattenere un sorriso... Finalmente era mio. Aveva allontanato Daniele, come da me richiesto, ma riguardo Martina, non aveva detto nulla, perciò io e lei stavamo ancora insieme. Sì, Federico era diventato mio e, evidentemente, a lui non importava poi così tanto di avermi tutto per sé.
"Ne hai per molto?"
Annuii.
"Anche tutta la vita."
Aggiunsi.

"Fede ti vedo distratto, si può sapere che ti succede?"
Chiese stizzito Enrico. Il biondo iniziò a balbettare delle scuse plausibili, ma con scarsi risultati, così intervenni chiedendo un attimo di pausa e portandolo in un posto più tranquillo ed appartato... I bagni.
"Tutto okay?"
Chiesi poggiandomi, a braccia conserte, al lavandino. Lui abbassò lo sguardo e prese a mordersi il labbro.
"I-io non lo so... Sì... Credo di sì... Ma non sembra... E forse non è così... Ma io..."
Alzai gli occhi al cielo. Era lì, di fronte a me, ancora a blaterare, cosa che faceva quando diventava nervoso... E lo detestavo.
"Sono un disastro, dovrei concentrarmi sulle prove e invece io st-"
Si bloccò, grazie a un piccolo aiuto... Le mie labbra premute sulle sue. L'avevo già usata in precedenza come tattica per zittirlo e, a quanto pare, funzionava ancora. Lo portai a far aderire la sua schiena contro il muro, delicatamente, senza staccarmi da lui. Lo sentii mugugnare e posare le mani sul mio petto, stringendone la maglia. Portai le mani sui suoi fianchi. Anche attraverso il sottile tessuto della sua maglia, potevo sentire il calore che il suo corpo stava emanando. Mi staccai ed aprii le palpebre, lentamente, incontrando i suoi occhi e... Sorrisi. Avevo sempre notato che fossero di una bellezza spropositata, fuori dal comune, unica, ma, in quel momento, c'era qualcosa in essi che mi lasciò senza parole. L'azzurro intenso si mischiava con un blu ancora più intenso, non li avevo mai visti così. Passai ad osservare il suo viso... Dire che era in fiamme è poco. Aveva le labbra schiuse e un leggero affanno, stringeva ancora la mia maglia e mi guardava, incapace di eseguire qualsiasi movimento, incapace di pronunciare una qualsiasi parola, incapace di formulare una qualsiasi frase. Riportai lo sguardo nei suoi occhi e mi riavvicinai alle sue labbra, per poi posarle ancora sulle sue. Erano così morbide e dolci. Sorrisi su di esse, appena lo sentii mugugnare e quasi cadere, lo tenni saldamente contro il muro e il mio corpo. Passai dolcemente la lingua ad assaporare il suo labbro inferiore, per poi tirarlo appena, iniziando a mordicchiarlo e succhiarlo, guadagnandomi un gemito strozzato da parte del biondo che schiuse le labbra. Insinuai la mia lingua nella sua bocca, trovando immediatamente la sua, come se mi stesse aspettando da una vita. Con titubanza, prese ad accarezzare dolcemente la mia, come se avesse paura che mi potessi allontanare da un momento all'altro. Strinsi la presa sui suoi fianchi, inclinando la testa, bisognoso di avere di più. Mugugnò ancora e mi stringeva come se la sua parte razionale gli urlasse di scaraventarmi via da lui, mentre la sua parte irrazionale urlava che mi voleva ancora di più. Dopo istanti, all'apparenza, interminabili, ci staccammo a corto di fiato e i nostri sguardi si incontrarono nuovamente, dopo un piccolo verso di lamento da parte del biondo che mi fece sorridere.
"Va meglio?"
Chiesi con un leggero affanno. Lui schiuse le labbra, pronto per parlare, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono. In compenso, però, il mio cellulare prese a squillare. Distolsi lo sguardo dai suoi occhi ed afferrai il cellulare. Alex.
"Ehi, dimmi."
Lo incitai, una volta che ebbi risposto.
"Noi due dobbiamo parlare."

"Allora, che mi devi dire?"
Chiesi al ragazzo di fronte a me, il cui sguardo non prometteva nulla di buono. Ammetto che la sua chiamata mi preoccupò abbastanza e, quando fu sera e ci incontrammo nel bar scelto da lui, la mia preoccupazione aumentò di gran lunga.
"Ma quanto puoi essere coglione?!"
Sbottò, dopo che mi ebbe fissato per qualche istante. Alzai le sopracciglia per la sorpresa.
"Ma che diavolo..."
Mi interruppe.
"Si può sapere che stai facendo?! Che cazzo ti dice il cervello?!"
Sbraitò.
"Ma di che parli?"
Chiesi, leggermente offeso dalle sue parole.
"Perché diavolo stai con Martina e non con Federico?"
Lo guardai interdetto.
"Ma che stai dicendo? Perché mai dovrei stare con Fe..."
Mi interruppe ancora.
"Ma possibile che sei così ottuso e cieco?"
Mi rimproverò ancora. Okay, la situazione mi stava innervosendo e infastidendo.
"Potresti smetterla di insultarmi e parlare più chiaramente, per favore?"
Chiesi accigliato.
"Perché stai con Martina?"
Chiese calmando i suoi modi barbari e guardandomi dritto negli occhi, con un tono, apparentemente, calmo.
"Perché mi ama."
Dissi con fare ovvio.
"E...?"
Mi incitò.
"Le attenzioni di una persona che ti ama sono le migliori... Diventi il centro del suo mondo, ha occhi solo per te e..."
Mi interruppe per la milionesima volta.
"Quindi stai con lei solo per le sue attenzioni da innamorata?"
Alzai le spalle.
"Lo sai come sono... Ne ho bisogno."
Mi giustificai.
"Quelle del biondo non ti bastano più?"
Mi rattristai ed abbassai lo sguardo.
"Lui si è allontanato da Daniele, ma nessuno mi assicura che non ne spunterà un altro."
Sospirò.
"E tu lo vorresti tutto per te, invece, vero?"
Mi corrucciai.
"Ovvio, Federico è mio... Il centro del suo mondo devo essere io."
Dissi con fare da bambino capriccioso. Mio fratello si accasciò sulla sedia e si mise a braccia conserte, mantenendo il nostro contatto visivo.
"E se, invece, tu fossi già il centro del suo mondo e lui stesse aspettando di diventare il tuo?"
Inarcai un sopracciglio.
"Che stai dicendo?"
Non ci stavo capendo nulla. Sospirò ancora.
"Come fai a non capire che Federico ti ama?"
Mi irrigidii, il sangue mi si raggelò e occhi e bocca si spalancarono.
"E perché non ammetti di amarlo anche tu?"
Si sporse verso di me, poggiando le braccia conserte sul tavolo.
"Il mio non è amore... È puro egoismo."
Dissi con sguardo freddo.
"Ovvero?"
Chiese.
"Io voglio solo le sue attenzioni, farei qualsiasi cosa per averle... Voglio che i suoi occhi guardino solo me, che le sue mani tocchino solo me, che la sua bocca baci solo me, che sorrida e rida solo con me... Io devo essere il suo mondo, lui deve dipendere da me..."
Dissi deciso, per poi far diventare flebile la mia voce verso l'ultima frase.
"Così come tu dipendi da lui."
Sembrava più un'affermazione che una domanda. Abbassai lo sguardo.
"Se fosse solo una questione di attenzioni, ti saresti stancato di lui tempo fa e ne avresti trovato un altro pronto a farti diventare il centro del suo mondo."
Disse osservandomi, mentre io rimanevo a sguardo basso.
"Io ho bisogno di lui... Io mi approfitto di lui, della sua bontà, del bene che mi vuole... Lo tratto male, perché tanto so già che torna, faccio di lui ciò che voglio, perché so che non si ribellerà al mio volere, gli chiedo ciò che voglio, perché tanto so che lui me lo darà... Io lo uso come meglio mi piace e mi fa comodo."
Sorrisi amaramente.
"Sai? Se lui mi amasse come dici tu, io sarei addirittura capace di fingere di amarlo a mia volta, solo per non perderlo, perché ho bisogno di lui e delle sue attenzioni... Lui è stato quello che mi ha fatto riscoprire quanto fosse bello esserne riempito."
Confessai.
"Quindi tu dici che quello che provi per lui non è amore?"
Annuii.
"Ben, da quando lo conosci, sei cambiato e tanto anche."
Disse con un pizzico di disperazione e di supplica nel tono.
"E allora?"
Chiesi incontrando i suoi occhi, non capendo il nesso. Lui sospirò.
"L'egoismo non ti cambia, l'amore sì, e tu sei cambiato... Per lui."

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