Capitolo 28
Guardate il video, eh ;) Buona lettura ❤
Tre giorni dopo...
Ogni volta che uscivamo, erano costantemente presenti Daniele, Martina e gli altri. L'unico momento in cui io e il biondo eravamo "soli" era sul palco e questa cosa mi faceva andare in bestia. Credo che anche a lui desse fastidio quella situazione. Era sempre accanto a me, eppure mi mancava così tanto, come se fosse lontano kilometri e kilometri e non ci sentissimo da secoli. Sospirai.
"Tutto okay, amore?"
Mi chiese la ragazza al mio fianco. Annuii sorridendo. La presenza di Martina, da essere piacevole, era diventata insostenibile. Era oppressiva, esigente, appiccicosa, lamentosa, ma, soprattutto, non faceva altro che criticare Federico. Prima non era così, anzi. Era dolce, simpatica, aveva sempre una buona parola per tutti, era comprensiva, mi lasciava i miei spazi, tant'è che ero io quello che poteva risultare appiccicoso.
"Ragazzi, vi ricordo che avete una settimana di pausa, durante la quale dovete vedere di scrivere qualcosa, poi altri due concerti e un'intervista, così, successivamente, ci concentreremo solo ed esclusivamente sul disco, okay?"
Ci illustrò il programma Enrico. Io e Federico ci lasciammo sprofondare sulle rispettive sedie, sbuffando, contemporaneamente, per poi scambiarci uno sguardo e sorridere.
"Fantastico!"
Esclamò entusiasta Martina.
"Così potremo passare del tempo insieme."
Disse sorridente, prendendo la mia mano fra le sue. Le sorrisi in modo sforzato. Io volevo stare con Fede, non con lei, volevo riavvicinarmi a lui. Mi voltai verso il biondo che mi sembrò nella mia stessa situazione con Daniele. Lui entusiasta, Federico molto meno. Lo vidi voltarsi verso di me, facendo incontrare i nostri occhi. Non avevamo bisogno di stare soli per coccolarci o cose del genere, ma anche solo per fare le cose che fanno due amici, ovvero ridere, scherzare, parlare, divertirsi.
Eravamo lì da non so quante ore, mi stavo davvero annoiando, mi sembrava uno di quei pranzi di famiglia da cui qualsiasi adolescente vorrebbe scappare, per evitare le domande invadenti, o i parenti opprimenti. Afferrai il cellulare e misi da parte per un attimo il mio orgoglio.
'Mi manchi.'
Furono queste le uniche parole che digitai e che inviai al ragazzo di fronte a me. Lo vidi afferrare il cellulare, sorridere e digitare qualcosa.
'Anche tu.'
Recitava la risposta. Sorrisi. Quello era uno di quei 'Mi manchi' che non si dicono a qualcuno di non presente fisicamente, ma uno di quelli che si dicono a qualcuno di vicino che, però, ti appare lontano anni luce. Era uno di quei 'Mi manchi' che non riesci a trattenere, uno di quelli che, nonostante l'orgoglio, hai bisogno di dire, magari anche di urlare. Era uno di quei 'Mi manchi' che racchiudevano emozioni impossibili da tenersi dentro, uno di quelli che chiunque vorrebbe sentirsi dire, uno di quelli che ti facevano capire quanto quella persona abbia bisogno di te, di ritrovare il vostro 'Noi'.
"Ben, credo che hai dimenticato qualcosa nella mia macchina."
Se ne uscì di punto in bianco. Lo guardai confuso, posando la forchetta nel mio piatto. Mi concedetti qualche istante per osservarlo e allora capii. Adoravo questa telepatia presente fra di noi. Bastava uno sguardo, un gesto, un accenno e subito ci capivamo e ci comportavamo di conseguenza.
"Se vuoi, l'andiamo a prendere ora."
Propose ed io anuii, cercando di nascondere un sorriso.
"Aria!"
Esclamò Federico una volta che fummo usciti. Ridacchiai.
"Non ce la faccio più."
Ammise mentre ci dirigevamo alla sua auto.
"Ti capisco..."
Dissi appena, con fare avvilito. Aprì l'auto e vi entrammo.
"Ho voglia di andare via, lontano da tutto e tutti."
Mi confidò, lasciandosi andare sul sedile, come me.
"Anche da me?"
Chiesi voltandomi verso lui. Rimase in silenzio per qualche istante.
"Riformulo la frase."
Incontrò i miei occhi.
"Ho voglia di andare via, lontano da tutto e tutti, con te."
Sorrisi.
"Ora va meglio."
Ammisi riportando lo sguardo davanti a me. Lo sentii sospirare. Un lampo di genio, così presi a fissarlo, con uno strano luccichio negli occhi. Quando se ne accorse, sbuffò, ripoggiando la testa al sedile.
"Sentiamo."
Mi incoraggiò. Sorrisi. Incredibile il modo in cui mi capiva.
"Perché, per una volta, non facciamo qualcosa per noi, qualcosa che vogliamo entrambi? Perché non realizziamo ciò che ci siamo limitati a mettere su carta?"
Proposi. Lui si voltò a guardarmi, con sguardo confuso.
"Che vuoi dire?"
Sorrisi entusiasta e presi a cantare, anche se sono negato, per fargli capire.
"Amore, vieni con me,
scappiamo a New York.
Se stiamo insieme,
di paura non ne avrò.
Ti porterò
al centro del mondo,
andata senza ritorno
e ora vieni con me."
Sorrise.
"Seriamente?"
Mi chiese divertito.
"Perché no. Abbiamo una settimana di pausa, giusto?"
Lui annuì.
"Allora godiamocela!"
Esclamai.
"Okay."
Accettò.
"Bene, andiamo a prendere i biglietti e partiamo."
Dissi.
"E i bagagli? Non dovremmo anche avvisare gli altri?"
Mi domandò confuso.
"Che fuga sarebbe?"
Chiesi divertito, inarcando un sopracciglio.
"Sei totalmente fuori di testa."
Notò divertito.
"Dev'essere l'effetto che mi fai."
Dissi romanticamente, scaturendo la risata di entrambi.
"Quindi... Andiamo?"
Sembrava più una domanda che un'affermazione.
"Solo se lo vuoi anche tu."
Dissi. Lui mi osservò per istanti che mi sembrarono un'eternità, poi sorrise e mise in moto.
"Certo che lo voglio."
Eravamo in aereo e ci stava mettendo un casino di tempo per partire, tant'è che il biondo era crollato, sì, si era addormentato. Mi presi qualche istante per osservarlo e sorrisi. Mi mancava guardarlo dormire così beatamente. Vi è mai capitato di guardare qualcuno e provare emozioni così forti da non riuscire a tenerle per voi? In quel momento, non so cosa mi prese, ma sentii il bisogno di afferrare il cellulare e postare un tweet che mi avrebbe aiutato, almeno in parte, a sfogarmi.
'In molti dite che io non posso stare senza Fede e lui non può stare senza me... Il cazzo è che avete ragione.'
Erano queste le parole che digitai. Feci un respiro profondo e pubblicai il tweet. Chissà quale sarebbe stata la sua reazione una volta che saremmo atterrati e avrebbe visto ciò che avevo condiviso. Mi rivoltai a guardarlo e sorrisi ancora. Finalmente saremmo stati, di nuovo, 'Noi'.
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