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Capitolo 24

Pronte ad amare Alexander, senza ancora capire bene il perché?😏 Ahahah 😂 Come farebbero i nostri Fenji senza di lui 😌 Buona lettura

Cosa successe dopo il concerto? Beh, Martina ebbe la "brillantante" idea di baciarmi davanti a Federico che si rintanò, nuovamente, nel suo silenzio. 'Fantastico!' pensai ironicamente. Ero passato di nuovo io nella parte del torto. Eravamo in un locale, seduti ad un tavolo, io, Fede, Martina e gli altri, quando improvvisamente, fece la sua comparsa mio fratello.
"Alex, che ci fai qui?"
Gli chiesi sorpreso, ma felice di vederlo. Spostò il suo sguardo da me a Martina, per poi riportarlo su di me.
"Con te parlo dopo."
Disse a denti stretti, indicandomi.
"Prima devo parlare con quest'altro idiota."
Disse dando una, non troppo forte, sberla sulla testa a Federico.
"Ma sei impazzito?!"
Disse voltandosi. Mio fratello lo incenerì con lo sguardo.
"Alzati."
Lo intimò.
"Perché?"
Chiese il biondo.
"Ho detto che dobbiamo parlare, sei sordo oltre che stupido?!"
Chiese retorico a denti stretti. Non capivo il motivo di tutto quel nervosismo da parte di Alex.
"E di cosa dovremmo parlare io e te?"
Chiese curioso, ma con sguardo di ghiaccio, Federico.
"Alzati e lo scoprirai."
Disse fintamente dolce il moro.
"Muoviti."
Pronunciò costringendolo ad alzarsi, per poi trascinarlo poco distante da noi, cosicchè potessimo vederli, ma non sentirli. Quando si fermarono, vidi il biondo divincolarsi dalla presa di mio fratello. Iniziò ad urlargli contro, ma Alex non mosse un muscolo, per poi dargli un'altra sberla e urlare qualcosa che zittì il biondo. Sembrava gli stesse facendo una ramanzina. Ad un certo punto, Alex prese ad indicare verso di me, mentre parlava ancora, e lo sguardo del biondo si alzò verso il mio, per poi tornare su mio fratello e rispondere a qualsiasi cosa gli avesse detto in precedenza. Mi stavo torturando il cervello per capire di che cosa potessero star parlando quei due, non c'era nulla che li accomunava... Eccetto io. Ma perché mai avrei dovuto essere argomento di conversazione o litigio tra quei due? Avrei dato tutto per poter sentire quella dannata conversazione.

"Hai capito?"
Gli chiese mio fratello, una volta che furono tornati.
"Sì..."
Disse appena il biondo.
"Non ho sentito."
Ribatté Alex stringendogli un braccio.
"Ho capito!"
Esclamò Federico.
"Lo spero, perché non ci metto niente a ritornare e sbatterti la testa contro il muro."
Lo minacciò.
"E sai che lo faccio."
Lo avvertì. Il biondo sbuffò.
"No, ma seriamente, cosa ti aspetti che faccia?! Perché devo essere sempre io quello che..."
Si ribellò, ma Alex lo zittì mettendogli una mano sulla bocca.
"Attento che te la morde."
Lo avvertii, cosa che, infatti, fece.
"Anche tu lo facevi, c'ho fatto l'abitudine."
Mi ricordò con un'alzata di spalle, rimanendo con la mano sulla bocca del biondo, per poi riportare lo sguardo su di lui.
"A quanto pare non ti è ancora chiara la faccenda."
Sputò velenoso il moro, facendo alzare nuovamente il ragazzo di fronte a me.

Era passata più di mezz'ora e ancora nessuna traccia di quei due. Mi stavo un po' preoccupando, anche se sapevo che mio fratello non gli avrebbe fatto nulla di ché, era a conoscenza di quanto tenessi a quel ragazzo.
"Ben?"
Mi richiamò la ragazza al mio fianco. Spostai, frettolosamente, la mia attenzione su di lei.
"Mi stai ascoltando?"
Mi chiese. 'Quand'è che aveva iniziato a parlare?' mi domandai.
"Scusa, stavo pensando a una cosa..."
Mi giustificai.
"Stavi dicendo?"
Lei sospirò.
"Ti ho chiesto se..."
Iniziò, per poi abbassare il capo, timidamente. Fece un bel respiro.
"Ti andava di venire a dormire in camera mia, stanotte."
Pronunciò. In quell'esatto momento, con la coda dell'occhio, vidi Federico, in piedi, vicino alla sua sedia e, alle sue spalle, mio fratello. Avevano sentito l'offerta di Martina. Il biondo lanciò un'occhiata a mio fratello, per poi lasciarsi andare sulla sedia.
"Dov'eravate finiti?"
Chiesi ad entrambi, ignorando le parole della ragazza.
"T'importa?"
Mi chiese freddamente il ragazzo davanti a me, per poi bere un sorso del suo alcolico.
"Cos'abbiamo detto un minuto fa?!"
Lo rimproverò mio fratello.
"Concedimi stasera..."
Lo supplicò il biondo, puntando i suoi occhi in quelli di mio fratello che sospirò.
"D'accordo."
Si arrese. Fece per andarsene, ma Federico lo bloccò, tirandolo dalla manica della camicia.
"Non rimani?"
Gli chiese facendo incontrare ancora i loro occhi... Okay, quella situazione non mi piaceva per niente. Federico, il mio Federico, che pregava mio fratello di rimanere? Ma in che mondo ero finito?! Mio fratello prese una sedia e si sedette, silenziosamente, accanto a lui.
"Grazie."
Gli sentii sussurrare. Alex iniziò a guardarmi negli occhi e aveva quel suo sguardo da 'Ma che minchia stai facendo, coglione!'.
"Ben?"
Mi richiamò ancora una volta Martina. Riposi nuovamente la mia attenzione su di lei. Mi sentivo a disagio, sottopressione, in bilico. Da una parte c'era Martina, la ragazza con cui mi ero fidanzato dopo un flirt che ebbi con un'amica del biondo, la ragazza che non faceva altro che riempirmi d'attenzioni, che non faceva altro che dimostrarmi il suo amore, la stessa ragazza con cui, da almeno un anno, non avevamo fatto altro che prenderci e lasciarci. Ci prendevamo periodi di pausa, durante i quali non ci sentivamo proprio, ma ogni volta lei ritornava. Credevo che fosse finita finalmente, ma mi sbagliavo. Dall'altra parte c'era Federico... Che dire su di lui? Nemmeno io sapevo descrivere l'essenzialità che rappresentava quel ragazzo per me, nella mia vita. Iniziai a spostare il mio sguardo da lei a lui. Gli occhi di mio fratello e di Martina erano puntati su di me, mentre quelli del biondo erano intenti ad ammirare il bicchiere che stava rigirando fra le mani.
"Mi piacerebbe..."
Iniziai. Vidi il biondo fermare il bicchiere, afferrandolo con una presa salda, lo sguardo di mio fratello spostarsi su di lui e un sorriso a trentadue denti comparire sul volto della ragazza al mio fianco... Sorriso che avrei fatto sparire a breve.
"Ma ho promesso a Fede che l'avrei aiutato a provare una canzone, ci tiene tanto."
Mi giustificai, spostando il mio sguardo su di lui che lo alzò guardandomi confuso. Notai però un luccichio farsi strada nei suoi occhi. Come da me previsto, la ragazza smise di sorridere e pronunciò un flebile 'oh, okay...', mentre mio fratello mi guardò con un sorrisetto soddisfatto.

"A domani."
Mi salutò con un bacio la ragazza. Le sorrisi, per poi raggiungere il biondo in macchina, dopo aver salutato anche mio fratello e gli altri ragazzi. Eravamo riusciti ad ottenere una macchina a noleggio, così non dovevamo pesare su Enrico o gli altri e potevamo spostarci liberamente.
"Perché non sei andato con lei e ti sei inventato quella scusa?"
Mi chiese, improvvisamente, rompendo il silenzio che ci aveva avvolti dalla partenza dal locale.
"Già aria ti tempesta?"
Mi chiese ancora, mantenendo lo sguardo fisso sulla strada.
"Voglio stare con te."
Dissi con un'alzata di spalle. Notai che aumentò la presa sul volante, date le nocche divenute bianche per lo sforzo.
"Perché?"
Mi domandò.
"Mi manchi."
Dissi ancora, con la mia solita naturalezza.
"Ben, stiamo insieme tutto il tempo."
Mi ricordò con un tono del tipo 'Inventatene un'altra.', ma io non avevo mentito. Sì, stavamo insieme ventiquattro ore su ventiquattro, ma eravamo comunque distanti, come su due pianeti opposti, lontani fra loro.
"Sì, ma tu non mi abbracci più..."
Dissi appena, con fare da bambino.
"Gli abbracci di lei non ti bastano?"
Sembrava mi stesse facendo una scenata di gelosia.
"Nessuno abbraccia come te, non sono minimamente paragonabili."
Dissi offeso.
"Quindi ti aspetti che io ti abbracci?"
Tirò come conclusione, facendo suonare le sue parole più come una domanda che come un'affermazione.
"Non mi dispiacerebbe."
Risposi ovvio.
"Non ti abbraccerò Benjamin."
Mi avvertì.
"Vorrà dire che ti abbraccerò io."
Dissi con un'alzata di spalle.
"Mi va bene comunque."
Aggiunsi. Lui scosse la testa, facendo un sorriso divertito... Non propriamente divertito.
"Chi ti dice che a me vada bene?"
Mi chiese velenoso. Persi un battito. Ero stato ancora una volta egoista con lui e nemmeno me n'ero accorto? A quanto pare, sì.
"Perché non vuoi?"
Gli chiesi. Lui fece per parlare, ma si bloccò.
"Lasciamo perdere."
Odiavo quelle due parole pronunciate da lui, specialmente in casi come quello. Alzai gli occhi al cielo.
" 'Lasciamo perdere'?! Usi sempre queste due parole per risolvere tutto?"
Chiesi stizzito.
"Non potremmo provare, almeno una volta, ad affrontare la cosa?"
Proposi.
"Non mi va di parlarne."
Tentò di mettere fine alla discussione.
"Perché non provi a parlarmi? Perché cerchi di coprire tutto? Perché continui a tenerti tutto dentro?"
Iniziai a domandargli a raffica. Frenò all'improvviso, facendo spostare i nostri corpi in avanti e poi indietro, violentemente.
"Perché non capisci? Perché non la smetti di darmi il tormento? Perché non provi a metterti, anche solo per un attimo, nei miei panni?"
Mi urlò contro, mantenendo lo sguardo fisso davanti a sé.
"Come faccio a capirti se non mi parli?"
Sbottai. Rise isterico.
"Tutti l'hanno capito, addirittura quell'idiota di tuo fratello!"
Esclamò di rimando. Lo guardai confuso. Sembrò pentirsi delle parole appena pronunciate.
"Cazzo!"
Esclamò ancora, dando un colpo secco al volante, per poi portarsi le mani sul viso, stanco e frustrato.
"Lascia perdere quello che ho appena detto... Forse nemmeno io l'ho capito davvero."
Disse le ultime parole in un sussurro, come se fossero rivolte a lui stesso e non a me. Il silenzio calò nuovamente fra noi. Sospirò.
"Senti, fa quello che ti pare."
Disse rimettendo in moto.
"Se vuoi abbracciarmi, abbracciami, se vuoi starmi lontano, stammi lontano, ma non ti aspettare nulla da me."
Mi disse ripartendo.

Volevo abbracciarlo davvero, volevo stringerlo a me, inebriarmi del suo profumo, volevo ricordarmi le sensazioni che scaturiva l'averlo fra le mie braccia. Era di spalle, davanti a me, intento a spogliarsi, mentre io me ne stavo a fissarlo, poco distante da lui. Mi avvicinai a passo lento, per poi posizionarmi davanti a lui, levargli la maglia dalle mani e cirdondare il suo collo con le mie braccia, avvicinando i nostri corpi e poggiando la testa sulla sua spalla. Lui non fece nulla, si limitò a far cadere le sue braccia lungo il corpo. Mi importò poco il fatto che non stesse ricambiando quella stretta, in quel momento, l'unica cosa di cui mi importava davvero era l'averlo nuovamente fra le mie braccia, il sentirlo vicino a me, l'averlo ancora mio.

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