Quarto comandamento
"Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti da il signore, tuo. L'Apostolo insegna: figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto, è questo il primo comandamento associato a una promessa: Perché tu sia felice e goda di una lunga vita sopra la terra."
Padre, madre.
Famiglia.
Li persi così velocemente che sul momento non riuscii nemmeno a capire la gravità della situazione. Un po' come quando ci muore qualcuno ma non ce ne rendiamo ancora conto di quella perdita, non subito almeno, e viviamo una sensazione di lucido sbigottimento, ci sentiamo ovattati, in balia degli eventi. Non siamo capaci di reagire e non sappiamo come comportarci.
Piansi ancora e ancora pensando a loro e ricordandoli.
Avrei voluto cercarli ma ero attanagliata dal terrore. Tutte quelle persone con la bava giallastra alla bocca e gli occhi iniettati di sangue. Ricoperti da quelle pustole nere e quelle urla, tante urla che mettevano i brividi e non si distinguevano più quali fossero di paura o di dolore.
Barmouth era oramai un lazzaretto per malati infetti. Era diventato un luogo di morte dove non esistevano cure o antidoti.
Vidi un'anziana signora fatta a pezzi dalla folla impazzita quanto inferocita perché additata come maligna mentre cercava di curare le lievi ferite di un giovane che avrà avuto su per giù la mia età. Anche a un ragazzo che conoscevo toccò la stessa sorta.
"Se Dio ci vuole punire non esiste altra cura che quella di uccidere ogni demonio. A morte la strega!" Gridava la folla impazzita.
Mi nascosi sotto un vecchio furgoncino ed assistetti alla scena tappandomi la bocca. Alcuni di loro avevano la solita bava alla bocca e grosse bolle rosse sul collo, le contaminazioni erano di forma e gravità molto diversa. Seppur giovane e inesperta sapevo bene che nessuno di loro avrebbe mai visto l'alba del giorno dopo. Capii molto in fretta che quelle malattie stavano colpendo non solo dove l'occhio arrivava ma anche nelle parti nascoste quali il cervello. Sembravano talmente inferociti e rabbiosi che quasi non riconobbi nessuno di loro. Anche le facce a me conosciute iniziarono ad assumere espressioni non loro. Cercai mia madre negli occhi di ogni donna presente in quella piazza, ma di lei nessuna traccia. Notai Fergus, il giovane panettiere, strappare tutti i suoi capelli e quelli di una suora appestata. A distanza di anni mi sono informata e so con certezza che molto probabilmente soffriva di Tricotillomania ed era affetto dal virus virale della Zika viste l'eruzioni cutanee che aveva sul volto e in tutto il corpo.
Notai poi un mio compagno di scuola affetto da spasmi facciali e con le dita delle mani completamente nere. Aveva contratto sia la sindrome di Tourette oltre che la vitiligine e chissà quale altra malattia ancora sconosciuta agli occhi della medicina.
Nessuno era sano. Sembrava che tranne me non esistesse nessun altro immune alla punizione di Dio.
Scappai senza farmi notare il più lontano possibile. Mi rifugiai all'interno di una casa vuota e mi chiusi nel bagno. Ero sporca e spogliandomi controllai tutti i miei vestiti e ogni centimetro del mio corpo tralasciando la lingua, l'unica parte di me che mi dava fastidio, provavo del fastidiosissimo prurito.
Per quale ragione?
Lo feci per paura.
Chiusi gli occhi e mi diressi verso lo specchio facendomi coraggio.
"Dio onnipotente, fonte della vita e rimedio di ogni male, donami la sicurezza della tua presenza perché possa avere confidenza solo in te. Per questo, avvolta dal tuo amore e dalla tua potenza, possa ricevere la guarigione e la salvezza, secondo la tua libera volontà. Tra i miei dolori tu solo sei la mia forza. Grazie, Signore, perché sei con me. Amen."
Una volta riaperti, vidi che avevo delle bolle rossastre su tutta la lingua e sentivo del bruciore anche sulle guance e sul palato. All'epoca non sapevo che si trattasse dell'Herpes simplex, un fastidio molto doloroso e ben diverso dalle semplici afte volgari. Impallidii all'istante. Ebbi paura che quello fosse soltanto l'inizio di un qualche tipo di contagio ed in un certo senso, forse, era proprio così. Venni presto invasa da continue crisi di ansia e panico. La mia mente iniziò a giocarmi brutti scherzi e ogni piccola macchia o prurito che trovavo o percepivo sul corpo, l'associavo a una qualche malattia. Stavo letteralmente impazzendo anche io.
Nel momento più duro della mia vita i miei genitori non erano lì con me ad accudirmi, proteggermi e a dirmi che tutto andava bene. Ero un'ombra che vagava per le vie di Barmouth senza più anima e logica.
Incosciente e convinta di esser prossima alla morte, camminai senza cercare riparo o protezione. Ogni volta che incrociavo i miei occhi tristi in qualche specchio, voltavo lo sguardo altrove. Mi faceva star male vedermi in quelle condizioni.
Ormai prossima alla sera, rividi quell'Angelo tornare. Non facevo più molto caso a cosa fosse strano oppure no, e lo vidi afferrare da una carrozzina adagiata su di un fianco un neonato che piangeva disperato.
Rafael fu l'unico angelo che si prese la briga di salvare qualcuno di noi peccatori. L'unico che cercò invano di allontanare anche se per poco l'orrore di quel giorno con piccoli gesti umani. L'unico che pagò a proprie spese il suo eccesso di bontà.
Ormai completamente fuori di testa la gente non capiva più cosa fosse buono o sbagliato. Si scagliarono contro di lui proprio mentre teneva stretto tra le braccia quella piccola creatura. Lo tirarono per le ali e il fagotto volò per sua fortuna in mezzo a un cespuglio e lontano dalla rabbia dei presenti. Rafael venne completamente squartato e le ali gli vennero strappate e bruciate sul posto. Inconsapevolmente urlai dalla paura e alla vista di quella scena raccapricciante. Quelle persone divenute bestie iniziarono ad additarmi sputando sangue, pus, vomito, saliva e bile.
Corsi verso quel cespuglio, afferrai il fanciullo e non so con quale coraggio o forza, iniziai a correre più veloce che potessi. Pregai a ogni passo che facevo, ad ogni bestemmia che sentivo, ad ogni rumore che vacillava dietro la mia schiena.
"O Signore, salvatore paziente, tu accettasti come volontà del Padre l'amaro calice della tua passione e della tua morte. Ascolta il mio lamento, e il tuo esempio mi aiuti a sopportare le mie sofferenze per partecipare, almeno in parte, alla tua passione.
Fa che la pazienza con la quale sopporterò i miei dolori esprima la riconoscenza profonda del mio amore per te, tu che sei il Cristo crocifisso. Amen."
Non avevo più il diritto di esser figlia ma sapevo che potevo fare qualcosa per quell'anima innocente.
Una volta seminati i dannati mi nascosi all'interno dell'ennesima casa abbandonata.
Adesso ero madre.
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