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Ottavo comandamento

"Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo. Dio non sopporta il bugiardo e il maldicente per la malvagità del peccatore. La menzogna, come la bugia, può distruggere la stima, l'innocenza  e rovinare la vita di una persona. Chi agisce è preda dell'odio, della vendetta, dell'avidità oppure dell'invidia. Guai all'impostore che alla menzogna, aggiunge la cattiveria!"

Avanzammo ancora e ancora senza nemmeno permettere ai nostri polmoni di riempirsi di ossigeno. La meta sembrava allontanarsi sempre di più, piuttosto che avvicinarsi. 

Anita s'inginocchiò una terza volta.

La sua croce, quella malattia che la stava consumando poco a poco non le dava tregua e scampo. Non potevamo permetterci di rallentare o fermarci e così, nonostante tenessi in braccio il neonato, trovai la forza per trascinarla di peso per qualche metro. Era così debole che si alzò con moltissima fatica. Per la seconda volta toccai quel corpo colmo di peccato. Non mi piaceva l'idea di quello che avrebbero potuto farle nonostante fosse impura. Quasi quanto me.

Qualcosa andò storto, però. Un altro gruppo di uomini armati si parò davanti a noi. Provenivano da quella che sarebbe dovuta esser stata la nostra salvezza, il paese confinante. In quel momento credetti per la prima volta che la maledizione non fosse scesa soltanto su Barmouth ma che tutto il Galles o addirittura tutto il mondo ne fossero stati colpiti. 

Ormai priva di forze e speranze mi adagiai al suolo con il piccolo tra le braccia ben stretto al petto. Anita si accasciò distrutta al mio fianco e ci guardammo pronte a morire. L'unico pensiero che si affacciava nelle nostre menti era il dispiacere su cosa mai sarebbe potuto capitare al piccolo Rafael, il figlio acquisito di due peccatrici, di due donne impure quali me e Anita.

Qualcosa però ci fece tornare a sperare.

-Cosa sta succedendo qui?- Urlò colui che comandava il plotone del paese confinante.

Era molto anziano e portava una folta barba. A prima vista non sembrava avere deformazioni o altro, la sua salute sembrava discreta.

Tutte quelle grida lo misero in allarme e si fermò davanti a noi con i suoi uomini al seguito armati di forconi, coltelli e asce.

-Queste donne sono due infedeli! - Urlò di rimando da dietro di noi uno degli Incappucciati. -La colpa delle nostre malattie è tutta loro, bisogna sterminarle!- 

L'anziano si avvicinò ancora di più a noi. Il suo sguardo non era come quello degli altri, sembrava sorpreso e spaesato di fronte a tale calunnia. Si chinò su di me e il pargolo controllandoci il volto, le braccia e le spalle.

-Ma voi siete sani?!- Sussurrò con stupore.

-Si, mio signore. Non è nostra la colpa se Dio ci ha abbandonati.- Risposi tremante.

-Da quanto v'inseguono?- Domandò ancora l'uomo.

-Da quando è iniziato tutto questo.- Risposi affranta.

L'anziano tornò in posizione eretta e guardò la folla alla nostre spalle. Si accorse subito che erano tutti malati e quindi condannati a morte dal destino stesso.

-Lasciatele a noi queste donne e quel pargolo. Penseremo noi a fare giustizia!- Esclamò verso quei demoni..

Il silenzio scese sulla strada.

Tutti iniziarono a guardarsi e alcune voci iniziarono a crescere fino a diventare delle vere e proprie grida:

-Mai! Le puttane sono nostre!- Urlò una donna dai denti marci e la pelle squamata.

-Non avete il diritto di rubarci la nostra salute. Una volta uccise Dio ci ridarà la vita!- Urlò un altro uomo dalle mani marcite, con dita "claviformi".

-Dio Santissimo! Esclamò poi l'uomo alla vista di quella figura oscura e dagli occhi rossi che si ergeva oramai a poca distanza da quegli infetti.

-Alzatevi presto, dovete venire con noi.- Ci disse con gli occhi sgranati e la voce ricca di preoccupazione.

-Barmouth è persa. Il diavolo è sceso sul vostro paese e dobbiamo andar via immediatamente da qui. Alimenta l'odio e la rabbia tramite queste epidemie di ogni forma e specie. Possiamo solamente scappare.-

Fortuna volle che l'anziano e i suoi uomini non erano ancora stati intaccati dalla fede maligna e restarono lucidi proprio come noi. Ci alzammo come disse e ci spostammo immediatamente dietro di lui. Fu allora che la figura nera passò tra quegli infetti come Dio fece aprendo le acque.

-Vi accuso in nome di Dio di falsa testimonianza!- Urlò l'anziano impaurito quanto scioccato per tale scempio. -Voi siete i peccatori. Siete voi quelli che dovrebbero bruciare per aver ceduto alle lusinghe del demonio. Siete soltanto voi che dovreste esser impiccati e arsi vivi!-

Nel frattempo la figura malvagia continuava ad avanzare a passi lenti e ben scanditi. Ricordo la mia paura e delle altre persone, sane, nel guardarlo avanzare. Alcuni di loro se la diedero a gambe gettando quelle armi di fortuna a terra. Due donne svennero e io sentivo la febbre crescere in me. Avevo caldo come se fossi tra le fiamme e più si avvicinava più sudavo freddo allo stesso tempo. Fu una sensazione orribile quanto indescrivibile. Me lo ritrovai fisso davanti a pochi centimetri da me.

Il demonio allungò le braccia verso di me pronunciando parole che non capii. Non erano nella mia lingua, sembrava un linguaggio antico quanto a me sconosciuto. Anita ormai totalmente consumata si fece avanti parandomi alle sue spalle e tossendo altri schizzi di sangue.

-Prendi me!- Disse con voce sicura e quel sorriso dolce che la caratterizzava.

-Ma... allora lei è infetta.- Disse l'anziano con un filo di voce.

Mi sentii tremendamente in colpa verso di lei. Così amorevole con me che non feci altro che insultarla, schifarla e condannarla per dei crimini dettati dalla sopravvivenza e non dall'impurità. 

Quel demonio non disse nulla, ma così fece. La prese con sé, del resto era malata come tutti coloro che lo seguivano nella sua corsa alla distruzione. Anita si avvicinò a lui guardandomi negli occhi un'ultima volta e di tutta risposta il demonio le fracasso il cranio con una mano sola per poi gettarla via come fosse stata uno straccio vecchio. I brandelli del suo corpo vennero presi a calci dagli altri condannati a morte. Sputavano sui suoi resti, bestemmiando e maledicendola.

Le braccia del demonio, poi, si tesero nuovamente verso di me. Mi voltai isntintivamente verso l'anziano, cercando un aiuto che probabilmente nemmeno lui avrebbe potuto darmi. Non avevo più lacrime da spendere.

-Cosa devo fare, cosa?- Chiesi immobile di paura all'anziano.

Lui mi guardò con occhi tristi.

-Puoi soltanto pregare per la tua anima, ormai.- Disse balbettando e abbassando il volto.

Il demonio mi tolse di peso il fanciullo dalle mani. 

M'inginocchiai e iniziai a urlare e pregare tenendo gli occhi chiusi.

"I malvagi saranno separati dalla comunità dei giusti e consegnati alla potenza dei demoni, andando all'eterno supplizio. resteranno nel fuoco dell'inferno tra lutti e lamenti, lontano dalle gioie del paradiso; non riceveranno mai alcun refrigerio. I dannati vivranno sempre senza speranza di perdono e di misericordia. E' tremendo l'inferno, ma ancora di più il volto irato del Giudice ; ciò che poi sorpassa ogni terrore è la lontananza eterna dalla visione della beatissima Trinità. l'essere privati dai beni eterni ed esclusi da ciò che Dio ha preparato per quelli che lo amano causa tanta afflizione  che, anche se non ci fosse alcun altro tormento esteriore , questa pena basterebbe da sola."

Attesi la morte per l'ennesima volta, ma in quella circostanza per mano stessa del demonio. Di colui che uccide, che distorce le menti degli uomini e che tradisce...

Colui che rende l'uomo vile, bugiardo e privo dell'innocenza.

Che lo rende un mostro.



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