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Decimo comandamento

"Non desiderare la casa del tuo prossimo... né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo. Guai a chi è avido e ingiusto, che per ingordigia toglie il pane di bocca ai propri fratelli portando via il necessario della loro vita. Arriverà il giorno che ne dovrà rendere conto al Signore, già sapendo che Dio non sopporta l'avido e il corrotto."

Ripresi coscienza dopo non so quanto tempo. Ero stata incatenata all'interno di una gabbia.

Intorno a me vidi solamente le solite fiamme e peccatori e peccatrici intente ad ogni tipo di vizio e delirio. Vidi uomini con la testa di capra strappare gli arti ai malcapitati che si trovavano sul loro cammino. Gente che vomitava sangue nero e bambini usati come palloni da calcio. Vidi tutto quello che mai mi sarei immaginata di vedere, tutto quello che mai nessuno dovrebbe conoscere.

Scoprii più tardi che quel fanciullo portava il nome di Pestilenza. Era uno dei quattro cavalieri dell'apocalisse gettati sulla terra per corromperla travestito da anima innocente, ed io ci cascai.

Venni anche a conoscenza che in altre zone della terra, altri tre fanciulli vennero "gettati" per portare scompiglio e rovina: Carestia, Guerra e Morte.

Avevo lottato così tanto per salvare quello che invece distrusse la fede, il mio villaggio e tutte le anime innocenti. Capii che inconsciamente ero colpevole di quella tragedia immane, che forse Rafael, l'angelo che si sacrificò per noi, non lo fece per salvarlo ma per distruggerlo.

Capii moltissime altre cose, così come che il mondo ormai era l'inferno, quell'inferno che una volta si trovava al centro della terra ma che ora era sorto lì tra di noi. 

Disperata, incatenata e rinchiusa come una bestia, urlai per trenta giorni e trenta notti.

Non mangiavo, non dormivo, ero sporca dentro e fuori.

Tutto divenne buio quando finalmente arrivò una luce, La Luce.

L'immagine di un Angelo a braccia aperte mi fece la strada. Lo riconobbi subito, era Rafael.

Venne a prendermi portandomi via da quel luogo che non mi apparteneva, che non era il mio e mi fece conoscere le gioie dell'Eden, un luogo fantastico dove mi trovo ora.

 "Alla fine anche "la morte" e "il soggiorno dei morti" saranno gettati nello Stagno di Fuoco. Il passaggio dei morti, da una condizione temporanea di sofferenze ad una condizione finale di eterna perdizione; la fine della funzione dello Sceol da "anticamera dell'inferno", così, seppur ve ne fossero rimasti alcuni, anch'essi si troverebbero nella eterna e finale destinazione, dentro lo Stagno di Fuoco."

La mia vita terrena si concluse ad appena sedici anni.

Il mio corpo privo di vita venne trovato dal diavolo in persona che lo guardò in silenzio e lo tolse violentemente dalla gabbia...

Poi se ne cibò.


                                                                            FINE


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