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PARTE II - Capitolo 3: Un'altalena di emozioni

Pasqua:

Da quando sono incinta, non faccio altro che mangiare si rimproverò Alice, vedendo la propria immagine riflessa nell'anta a vetri del mobile in cui aveva sistemato un paio di servizi da caffè e uno da thè regalati, da chissà chi, a lei e Bryan per il matrimonio.

Sapendo di dover trascorrere la giornata di Pasqua assieme a suocera e cognati, l'ex maestra non era riuscira nemmeno ad addormentarsi. Stanca di rigirarsi fra le lenzuole, alle cinque del mattino, decise allora di alzarsi dal letto e nel tentativo (purtroppo rivelatosi vano) di zittire la fastidiosa vocina, che da ore le ronzava nella testa, si era messa a rivoluzionare la vetrinetta della cucina.

In realtà, a parlare non erano le sue paure, quanto piuttosto la consapevolezza di essere invisa alla signora Eleonora.

Invisa... tanto per usare un eufemismo, sorrise mestamente, imitando la smorfia di disapprovazione che sua suocera avrebbe sicuramente fatto difronte a qualunque altra espressione meno elegante, ma a parer suo decisamente più appropriata, avesse mai osato adoperare.

Fin dal loro primo incontro,"donna Eleonora" le si dimostrò ostile e nel corso degli anni, non si era mai preoccupata, nemmeno di provare a camuffare tale avversione.

Per lei, la settantenne, provava una vera e propria repulsione a pelle, come si ripeteva (ormai rassegnata) la giovane scrittrice.

Un'anonima e insignificante maestrina, che grazie a mio figlio aspira a crearsi una carriera così la "signora" la definì sprezzantemente, durante una cena, parlando con alcuni suoi amici.

Assorta in quei pensieri, Alice non aveva sentito arrivare Terence. Si rese conto della sua presenza, solo quando il cane le dette una nasata sulla pancia.

«Amore!» esclamò, sentendosi toccare e istintivamente si chinò ad accarezzarlo.

«Se tu sei qui, allora... anche il tuo papy si è svegliato?» chiese al "figlio peloso", che la guardava scodinzolante, mentre gli riempiva la ciotola con abbondanti manciate di croccantini.

«Buona Pasqua, cucciolone mio!» sussurrò affondando le dita nel suo morbido pelo, prima di dargli un bacio sulla testa.

Decisa a non lascirsi rovinare la domemica, pensò di rilassarsi un pochino, facendo una bella doccia calda.

Era sotto l'acqua, quando la porta scorrevole della cabina, si spalancò.

Suo marito, in tutto il suo splendore, le si parò davanti.

«Buona Pasqua!» esclamò l'uomo, facendola indietreggiare di alcuni passi, cosicché potesse entrare anche lui all'interno del box doccia.

Alice, toccando le spalle sulle mattonelle del rivestimento, rabbrividì, però a farla tremare non fu quel contatto, quanto piuttosto lo scultoreo corpo di Bryan, che premendole addosso la schiacciava contro ad esse.

«Quando mi sono svegliato, tu non c"eri... poi ho sentito il getto dell'acqua e....» pronunciò con un voce sensuale, sfiorandole il collo con la punta del naso.

«Spero, non ti dispiaccia se mi lavo assieme a te!» le sussurrò in un orecchio.

La donna deglutì pesantemente.

Nonostante gli anni... Benché conoscesse quel corpo al millimetro... Ogni volta... provava sempre lo stesso brivido.

La mano dell'imprenditore, scivolò sulla pancia della consorte e abbassandosi all'altezza di quella dolce rotondità, cominciò a parlarci.

«Buona Pasqua amore di papà!» le labbra dell'editore si posarono delicatamente sul ventre, non più piatto della donna.

Davanti a quella scena, Alice si sciolse e subito i suoi occhi si riempirono di lacrime.

«Ti amo!» sospirò, allontanando la testa del marito dal proprio grembo così da poterne incrociare le iridi color cielo.

«Non ho mai amato nessuna, come amo te. Sei la mia vita Aly» rispose lui afferrandole le mani e riacquistata la posizione eretta, la baciò con passione.

Non fu un bacio casto né tantomeno tenero o delicato, anzi... la sua lingua s'insinuò immediatamente con veemenza e irruenza nella bocca della moglie, trasmettendole tutto il desiderio che provava.

«Alice...ti voglio. Ti desidero con tutto me stesso» mormorò sulle labbra della donna, cercando nel suo sguardo un consenso mai negatogli in quei tre anni.

• un paio d'ore dopo:
a casa di Agnese

Elisabetta, con le manine sopra alla bocca per lo stupore, non riusciva a credere ai proprio occhi.

Un papero tutto giallo di peluche alto un metro, con una bombetta blu in testa e un enorme fiocco rosa legato attorno al collo, stringeva fra le ali un uovo di Pasqua.

La bimba osservava il pupazzo, più alto di lei, che Bryan inginocchiatosi sul pavimento teneva fra le mani, senza dire nulla. Dopo essere rimasta alcuni minuti immobile, piano piano a piccoli passi, iniziò a muoversi e spostando il "pennuto", in modo da poter vedere in faccia l'uomo (da lei considerato uno zio), gettandogli le braccia al collo gli baciò una guancia.

Subito, il quarantenne si sciolse. Si era affezionato a "Pulce" (così, chiamava affettuosamente la bambina) in una maniera che nemmeno lui credeva possibile.

Il cuore di Alice sembrò fermarsi.

Sarai un papà meraviglioso, il nostro piccolino non poteva essere più fortunato pensò, vedendo quel gigante, di quasi un metro e novanta, camminare carponi con quello scricciolo sopra alla schiena.

Io non potevo essere più fortunata si gongolò in tale consapevolezza, nell'attimo in cui i loro sguardi s'incrociarono e il marito le sorrise.

•••

«Ti va un aperitivo? Magari con un po' di alcool in corpo tua suocera ti sembrerà meno strega! ironizzò Agnese iniziando a preparare quattro "Garibaldi".

«Sfotti, sfotti...» sbuffò Alice guardando storto l'amica.

«Parli bene te... Tua suocera vive in Sicilia, poi...
Carmela di adora!» concluse rosicchiandosi nervosamente le unghie.

«Non vedo l'ora che questa tortura finisca!» mormorò l'ex maestra, storcendo la bocca.

«Mi dispiace dirtelo, ma per prima cosa "la signora" ti criticherà perché sei ingrassata» esclamò la padrona di casa invitandola ad andare in salotto, così da poter brindare insieme ai rispettivi mariti.

Non appena saprà di te, piccolo mio, a tua nonna prenderà un colpo sospirò Alice, accarezzandosi la pancia.

Francesco e Bryan stavano parlando di calcio, quando le due donne fecero il loro ingresso nella stanza, stringendo fra le mani, una, un vassoio con sopra quattro cocktail, e l'altra, un cabaret di pasticcini.

«A noi!» esclamarono i quattro in coro facendo un brindisi.

All'occhio attento della biondina, non sfuggì però l'anomalo atteggiamento della scrittrice. Infatti, pur avendo portato il bicchiere alle labbra, anziché bere, la neo sposa si era limitata ad inumidirle, senza assaggiare nemmeno un sorso del suo drink preferito.

«Ali, sei incinta!» gridò la padrona di casa, correndo ad abbracciare l'amica.

«Congratulazioni!» esclamò allora sorridente il commercialista, battendo una mano sulla spalla dell'editore.

«Ai nostri figli!» sollevando al cielo il proprio bicchiere, dopo aver stampato un tenero bacio sulle labbra della consorte, Bryan propose quindi un nuovo brindisi.

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