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Capitolo 4: La favola diventa realtà

Sebbene fosse poco avvezzo a portare anelli, bracciali o ninnoli di qualunque genere, Bryan si era immediatamente messo alla ricerca di una vecchia treccia in cuoio che sapeva aver infilato in qualche cassetto, e dopo essere riuscito a trovarla vi aveva appeso il regalo di Alice, per poi legare il tutto attorno al polso sinistro.

Il destino... Oltre a simboleggiare l'inizio della loro storia, quel particolarissimo ciondolo a forma di macchina da scrivere, sembrava la riproduzione in miniatura della sua vecchia"M20". Il giovane editore era particolarmente affezionato a quell'oggetto ormai preistorico, ma che ai suoi tempi poteva definirsi un capolavoro della dattilografia. Appartenuta originariamente al bisnonno Tullio (un giornalista o meglio un "Pioniere", come amava definirlo lui, visto gli anni in cui esercitava la professione), da tre generazioni quel pezzo vintage passava di padre in figlio, tramandandosi al pari di un tesoro.

L'imprenditore, col passare delle settimane, aveva inoltre imparato ad apprezzare il piccolo ciondolo appeso al suo polso, anche per un'inaspettatata funzioni antistress. Ogni volta in cui doveva calmarsi, perché troppo nervoso, infatti gli bastava stringere in una mano o far ciondolare a destra e a sinistra il pendente, che immediatamente ritrovava la giusta calma.

Devo essere impazzito! pensò Bryan, mentre seduto sull'elegante poltrona in pelle nera, giocherellava col suo personalissimo talismano.

«Signor Neri, il signor Masi è arrivato» la voce di Gina, segnò l'inizio di una delle riunioni più importanti e difficili a cui l'editore avesse mai preso parte.

«Alberto, piacere di vederti» disse il più giovane dei due, alzandosi in piedi.

«Non siamo amici, non lo siamo mai stati e mai lo saremo. Quindi... falla breve e dimmi la ragione per cui hai voluto incontrarmi?» tagliò corto Masi, sedendosi senza attendere di essere invitato a farlo.

Il cinquantenne, titolare della "Quantum", era indubbiamente una persona cinica e vanesia, ma anche estremamente scaltra e poiché riusciva a fiutare un buon libro a chilometri di distanza, Bryan intendeva far leva proprio su quella qualità dell'uomo, per riuscire a raggiungere il suo obbiettivo.

Da tempi immemori, infatti la "Neri Editore" e la "Quantum" si contendevano autori e porzioni di mercato, però da alcuni anni la situazione aveva subito un profondo scossone. A seguito dell'avvento di sempre nuove tecnologie informatiche capaci di fornire una gamma di servizi via via maggiori e variegati a prezzi modici, entrambe le case editrici avevano dovuto fare i conti con le ripercussioni generate dalla crisi dell'editoria cartacea.
Per far fronte al calo delle vendite derivatone, ambo le attività imprenditoriali, dovettero dunque attivarsi per trovare nuovi canali distributivi capaci di mantenerle competitive da un punto di vista economico, senza tuttavia abbassare gli standard qualitativi a cui i loro lettori erano abituati e permettendogli, allo stesso tempo, di  continuare a tutelare e preservare i propri autori e le opere da essi create. Il tutto senza mai smettere di scoprire e promuovere nuovi talenti.

«Giusto! Meglio non perdere tempo con futili convenevoli. Allora... hai letto il manoscritto che ti ho fatto recapitare?» chiese Bryan tornando a sedere.

«Hai fra le mani un piccolo capolavoro...» a quel punto l'uomo s'interruppe e recuperata la copia del romanzo dall'interno della ventiquattrore, la sbattette non troppo delicatamente sopra alla scrivania.

«Questo, lo sai benissimo anche da solo... non serve te lo dica io. Piuttosto... spiegami perché hai voluto che io lo leggessi?» domandò grattandosi il mento, perplesso.

«Non voglio assolutamente cancellare il lavoro di mio padre e mio nonno vendendoti la "Neri"» all'udire tali parole, Alberto serrò la mandibola e digrignando i denti assunse un'espressione  contrariata.

«Se le cose stanno così, la mia presenza è superflua. Non farmi perdere tempo!» chiosò,
inchiodando i propri occhi celesti in quelli cerulei di Bryan.

«Aspetta!» esclamò Neri, bloccandolo.

«Niente e nessuno, però ci vieta di collaborare» quella frase catturò l'attenzione di Masi.

«Spiegati meglio...» lo incalzò, il cinquantenne.

«Continuare a farci la guerra, sarebbe assurdo vista la situazione in cui versa, attualmente, il mercato.
Al contrario... se ci unissimo, potremmo accrescere i nostri volumi d'affari, con conseguente aumento dei rispettivi fatturati» disse Bryan, prendendo alcuni incartamenti da uno dei cassetti della scrivania.

«Mi sono permesso di far fare alcune indagini...» ammise, porgendogli una cartellina.

«Devo mostrarli, agli altri azionisti» si pronunciò il proprietario della "Quantum", dopo un'attenta analisi dei dati, riportati sulla documentazione fornitagli dallo storico rivale.

«Comunque, devi ancora spiegarmi cosa c'entra il progetto di cui mi hai appena parlato, con  questo?» disse Alberto, picchiettando l'indice destro sopra al manoscritto.

«Insieme, potremmo creare una collana di libri, sotto cui riunire le opere di alcuni talentuosi scrittori e scrittrici emergenti, ancora sconosciuti al pubblico» rispose, suffragando le proprie parole con indagini di marketing, da lui stesso commissionate, circa il potenziale indice di gradimento, riscuotibile dai diversi generi di romanzi. Mentre illustrava il progetto, l'editore non staccò mai gli occhi dall'antagonista di sempre, il quale a sua volta lo ascoltava in silenzio, curioso di scoprire dove volesse andare a parare.

«La fantasia di Alice, ha creato una vera e propria fiaba moderna. Una storia d'amore nata, grazie a un piccolo cherubino pasticcione, capace di far battere il cuore degli adolescenti e non solo...» l'imprenditore, nel pronunciare il nome della donna di cui era innamorato, non riuscì a nascondere un sorriso.

E sentiamo... Perché condivideresti con la "Quantum" un potenziale best seller?»
chiese Alberto, pragmatico come sempre.

«So da fonte certa, che anche tu hai per le mani una buona storia» rispose Bryan, con sicurezza.

Masi, guizzò sulla sedia.

«Potresti aver ragione. Va avanti!» lo esortò a proseguire.

«Fondendoci potremmo diventare una delle realtà editoriale più importanti del Nostro Paese, perciò una raccolta di opere scritte da talenti in erba e pubblicata subito dopo la fusione, avrebbe una cassa di risonanza a livello nazionale» concluse, osservando l'espressione compiaciuta comparsa sul volto del cinquantenne.

«Ci sto! È indubbiamente un buon affare.
E da amante del gioco, quale sono, scommetto su di noi»  la risata di Alberto rimbombò, nella stanza, Infine, porgendo una mano al giovane seduto davanti a sé, disse: «Di' ai tuoi avvocati di contattare lo studio "Fanti e Corsini" sono loro i rappresentanti legali della "Quantum"».

TRE ANNI DOPO

14 Febbraio:

ore 11:00

Alice, con un sorriso radioso, fece il suo ingresso in sala stampa.

Accecata dai flash dei fotografi, la donna, istintivamente portò una mano sopra al ventre, così da proteggere il dolce segreto che stava crescendo dentro di lei, quindi visibilmente imbarazzata per una simile accoglienza, ringraziò i giornalisti accorsi numerosi alla conferenza.

«Scusi signora Mercalli...» l'inviata di un giornale locale, richiamò l'attenzione della scrittrice appena sedutasi.

«Dopo la pubblicazione del suo secondo libro, ma soprattutto a distanza di due anni e mezzo dall'enorme successo riscosso da "Cupido imbranato" e alla vigilia dell'uscita nelle sale cinematografiche del film ispirato al libro in questione, mi dica... La sua vita com'è cambiata?» domandò l'intervistatrice di turno, porgendo nel frattempo il microfono ad un altro collega.

Gli occhi di Alice brillavano più del solitario che impreziosiva il suo anulare sinistro, e quando iniziò a parlare il cuore cominciò a batterle all'impazzata.

«Scusate l'emozione, ma non sono abituata a rilasciare interviste. Spero, comunque di aver risposto in maniera esaustiva a tutte le vostre domande» concluse la donna, dopo essersi prestata, per oltre un'ora, a rispondere ad ogni sorta di quesito postole.

«Signor Neri, mi scusi, una domanda...» l'inviata di una nota rivista di gossip, prese così la parola.

«Innanzitutto auguri per i suoi quarant'anni. Io e i miei lettori vorremmo sapere se sono vere le indiscrezioni, circolanti ormai da alcuni mesi sul suo conto, riguardanti una presunta relazione fra lei e la qui presente signora Mercalli. Grazie» fu l'indiscreta richiesta avanzata da quella curiosa imbrattacarte.

Stupendo tutti i presenti l'uomo disse: «Mi dispiace per lei, ma le sue fonti l'hanno malinformata... Io e la signorina, non solo ci frequentiamo, ma siamo estremamente felici di annunciare il nostro matrimonio» dichiarò, intrecciando le proprie dita, con quelle della mano di Alice, poggiata sopra al tavolo.

I due innamorati, si scambiarono un'occhiata complice. Quell'inaspettata rivelazione, ammutolì l'intera sala stampa.

«Se permettete... Adesso, noi avremmo un altro impegno» annunciò poi l'editore, e invitando la compagna a seguirlo i due, stretti l'uno all'altra, abbandonarono la conferenza.

ore 16:00

«Io Bryan, accolgo te Alice, come mia sposa.
Con la grazia di Cristo.
Prometto di esserti fedele sempre,
nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia.
E di amarti e onorarti. Tutti i giorni della mia vita» la voce dell'uomo pur essendo ferma lasciava tuttavia trapelare la forte emozione da lui provata.

Alice, invece non riusciva a trattenere le lacrime.

Sebbene tutto si stesse svolgendo secondo il più classico dei cerimoniali, e perciò lo scambiarsi le promesse guardandosi negli occhi e tenendosi per mano fosse la prassi, quei gesti per loro, non erano solo un rituale. In quel momento, infatti tutto il mondo che li circondava sembrò sparire: esistevano soltanto loro due (o meglio, tre) e il loro amore.

«Io Alice, accolgo te Bryan, come mio sposo.
Con la grazia di Cristo.
Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia
E di amarti e onorarti. Tutti i giorni della mia vita» disse la donna con voce tremante, mentre i suoi occhi color caffè annegavano in quelli blu di lui. Quindi preso l'anello da sopra al cuscino (portato all'altare dalla piccola Elisabetta, la figlia della sua migliore amica), prima di infilatlo al dito del (praticamente) marito, gli dette un tenero bacio.

«Bryan e Alice sono uniti in matrimonio, non osi l'uomo separare ciò che Dio ha unito...» disse il parroco con tono quasi minaccioso, poi rivolgendosi allo sposo concluse: «Può baciare la sposa».

Parenti e amici fecero partire uno scrosciante  applauso, che dalle panche si sollevò nell'aria riecheggiando per le navate dell'edificio di culto.

Una volta terminata la cerimonia, gli sposi vennero infine travolti dall'immancabile pioggia di riso.
Allora il neo sposo, con fare protettivo strinse a sé la sua "dolce metà", ma inaspettatamente Alice gli afferrò una mano, e posandola delicatamemte sopra al proprio ventre, con gli occhi lucidi lo guardò.

Non servirono parole.

Bryan, comprese immediatamente il significato di tale gesto.

In quell'istante si sentì l'essere più fortunato dell'intero Universo. Tutto quello che un uomo potesse desiderare, lui lo possedeva. Non avrebbe potuto chiedere di più, alla vita.

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