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Capitolo 2: Quando si dice... Il "destino"

«E te?» disse Bryan inginocchiandosi sul tappeto per recuperare un plico finito sotto al divano.
La busta dalle inequivocabili dimensioni e spessore, doveva essere scivolata a terra da sopra alla pila di manoscritti da lui personalmente letti e lasciati ad impolverarsi sul tavolinetto da fumo.

«Vediamo un po'...» mormorò, estraendo da quell'involucro un ammasso di fogli elegantemente rilegati. Sebbene non credesse affatto di tenere fra le mani il capolavoro del secolo, era comunque intenzionato a dare al libro un'opportunità.

Chissa! Magari scopro una novella Jamie McGuire o un nuovo Nicholas Sparks sospirò accomodandosi alla sua scrivania.

E rendendosi conto di aver pensato a due autori di romanzi rosa, scoppiando a ridere dovette arrendersi all'evidenza dei fatti. Benché ne dica, tutto questo romanticismo che aleggia nell'aria sta colpendo anche me

«Cupido imbranato» lesse ad alta voce, soffermandosi alcuni secondi ad osservare la copertina.

Quando si dice... il caso! Titolo perfetto per San Valentino constatò, sorridendo davanti alla bizzarra coincidenza.

Tre ore dopo, Bryan era ancora incollato alla poltrona intento a divorare, pagina dopo pagina, quella singolare storia d'amore. Decisamente sui generis e fuori dagli schemi, il racconto pur accarezzando molti cliché, si divertiva a stravolgerli e per certi versi persino a farsene beffe.

«Gina!» grido, una volta terminata la lettura.

La donna, sentendosi chiamare in maniera tanto concitata, accorse preoccupata. Era affezionata al suo capo, lavorando alla "Neri Editore" da prima che lui nascesse gli voleva bene come se fosse un figlio e proprio in virtù di tale legame, senza alcun dubbio, poteva definirlo una persona speciale, ma sentimentalmente riservata. Raramente infatti, Bryan lasciava trapelare le emozioni. Chi, come lei lo conosceva, aveva imparato a comprenderlo dai gesti: ad esempio se non capiva qualcosa era solito storcere la bocca e grattarsi il mento oppure quando si arrabbiava contraeva la mandibola, però a parte ciò, di rado l'uomo si sbilanciava platealmente. Solo con Terence riusciva a spogliarsi da ogni remora e ad abbandonarsi a spontanee e genuine dimostrazioni di affetto. Entrando nella stanza, perciò Gina rimase stupita: il quarantenne pur consapevole della sua presenza, baciò il pappiè di carte che stringeva fra le mani.

«Lo vede questo?» domandò retoricamente, sventolando in aria il manoscritto: «Questo... è un potenziale best seller e a pubblicarlo sarà la "Neri Editore"».

«Deve immediatamente mettermi in contatto con...» e a quel punto si fermò per cercare la busta con cui il prezioso testo gli era stato inviato.

«La Signora Mercalli, Alice Mercalli» concluse la frase, una volta trovato il nome del mittente.

«Si sbrighi Gina! Il tempismo è fondamentale» disse esortando la collaboratrice a non perdere tempo.

Devo assolutamente parlare con questa donna prima di Masi. Se, come credo abbia fatto, ha inviato una copia del suo romanzo anche alla "Quantum", quello squalo di Alberto, sicuramente non si lascerà sfuggire un'occasione tanto ghiotta sbuffò prendendo il cappotto dall'appendiabiti, poi afferrata la ventiquattrore da sopra il pavimento, vi infilò dentro la "sua gallina dalle uova d'oro".

nel tardo pomeriggio:

Alice, bianca come un cencio, fece il suo ingresso in cucina.

«Tesoro, che ti succede?» domandò la signora Jolanda preoccupata, mentre vedendo la figlia in quelle condizioni, Cecilia si affrettò a porgerle un bicchier d'acqua.

«M...mi hanno c...contattato da una casa editrice» balbettò con voce tremante.

«Amore, ma è meraviglioso!» esclamarono le due donne.

«Domani ho appuntamento con un certo signor Neri» concluse la maestra, lasciandosi ricadere incredula sulla sedia.

Giorno di San Valentino

«Signor Neri, il suo appuntamento è arrivato» comunicò Gina, invitando la giovane donna ad entrare nell'ufficio.

«Bryan Neri, titolare della "Neri Editore", piacere di fare la sua conoscenza» disse l'imprenditore, alzandosi in piedi. Quando sollevò lo sguardo dagli innumerevoli incartamenti presenti sulla sua scrivania e vide quella figura femminile, però si bloccò all'istante.

Occhi blu! il cuore di Alice sobbalzò, nel ritrovarsi davanti l'uomo della pasticceria.

Il quarantenne schiarì la gola per prendere tempo: era sicuro di aver già visto quella donna, ma non ricordava dove.

«Noi ci siamo già incontrati» chiese infine, con un tono molto più simile ad un'affermazione che non a una domanda.

«Sì» rispose timidamente Alice, mentre gli si avvicinava.

«In pasticceria, due giorni fa. Lei inveiva contro San Valentino!» continuò accennando un timido sorriso.

Cuore rallenta, per favore la maestra implorò il suo organo vitale.

«La pasticceria... Giusto!» mormorò lui passandosi una mano fra i capelli per celare l'imbarazzo.

«La prego di scusarmi, ma non amo tutto il consumismo che ruota attorno a questa festa. Come ha sicuramente sentito, per me l'amore è ben altra cosa e soprattutto non si dimostra un solo giorno all'anno...» disse nel goffo tentativo di giustificarsi e volendo chiudere l'incresciosa parentesi, spostò il discorso: «A parte questo... Veniamo alle cose importanti, signora...».

«Mercalli, Alice Mercalli» intervenne lei, finendo la frase al posto suo e istintivamente gli porse una mano, per presentarsi.

Quando le loro dita si sfiorarono, entrambi avvertirono una strana sensazione.

«Prego si sieda» si affrettò a dire l'uomo, accomodandosi sulla poltrona imbottita, in pelle nera.

Le tue dita mi hanno dato la scossa confessò alle iridi color caffè da cui non riusciva a staccarsi.

Ti prego non guardarmi così... lo supplicò mentalmente la giovane, intrappolando il labbro inferiore fra i denti.

Non farlo... Sei troppo sexy... e noi dobbiamo parlare d'affari... il lato razionale di Bryan gli imponeva di rimanere professionale. Non potendo seguire l'istinto e fiondarsi su quelle labbra, si vide perciò costretto a interrompere quel calamitico contatto visivo.

Allentato leggermente il nodo della cravatta e deglutito pesantemente, si sforzò quindi di apparire il più freddo e distaccato possibili.

«Ho letto il suo romanzo e sarò sincero.
Inizialmente credevo di trovarmi davanti alla solita, banale storia d'amore, ma pagina dopo pagina mi sono dovuto ricredere. La sua, è un'opera divertente, di facile lettura, un mix perfetto fra sentimento e buon umore. Personalmente, ritengo lei ci debba lavorare ancora un po' sopra, ma a parte questo sono convinto, che grazie ad un'adeguata campagna promozionale, il suo "Cupido imbranato" potrà riscuotere un enorme successo. La mia casa editrice sarebbe, dunque lieta di iniziare una collaborazione con lei» quella fu la sommaria ricostruzione dei fatti presentatale dal suo potenziale editore, il quale dopo aver poggiato sul tavolo la bozza di un contatto, si zittì in attesa di una sua risposta.

Alice, superato l'iniziale sbalordimento per la chiamata ricevuta e seguendo il suggerimento dei familiari, la sera precedente aveva contattato Brenda Fanin, mamma di un suo alunno nonché stimato avvocato specializzato in diritto commerciale, e come consigliatole della professionista cercò di non lasciarsi intimidire. Per tale ragione, ostentando una sicurezza che in realtà non le apparteneva, afferrando il documento, affermò: «Vorrei un po' di tempo per pensarci».

Quelle parole non stupirono affatto l'imprenditore, il quale avvezzo com'era a condurre analoghe trattative, rispose: «Faccia pure esaminare il contratto a chiunque creda, i "nostri" legali sono a sua disposizione per ogni eventuale chiarimento.
Comunque... se fra dieci giorni non avrò ricevuto sue notizie riterrò la mia proposta rifiutata».

Detto ciò, Bryan si alzò e facendo il giro della scrivania si avvicinò alla donna.

«Sicuramente sarà stata contattata anche da altri editori, ma voglio augurarmi lei scelga la "Neri Editore". Sono certo possa nascere una proficua collaborazione fra di "noi"» e recuperando un bigliettino da visita da dentro all'agenda, glielo porse.

«Spero di sentirla presto» concluse, sfoggiando un sorriso che tolse il fiato ad Alice.

•••

Quella sera faceva particolarmente freddo, ma Alice aveva bisogno di metabolizzare i fatti della giornata, perciò imbacuccatasi bene e infilati sciarpa e guanti, uscì di casa.

Il mondo è davvero piccolo constatò sorridendo davanti alla bizzarrìa del destino.
Mai si sarebbe immaginata che l'affascinante uomo incontrato un paio di giorni prima, si rivelasse essere un realtà un editore e per di più, interessato a pubblicare il suo romanzo.

Stava, camminando immersa in quei pensieri, quando venne letteralmente travolta. In un attimo il suo fondoschiena impattò violentemente con l'asfalto: un qualcosa di non ben identificato la fece franare a terra.

Per fortuna sono imbottita peggio "del'Omino Michelin" sbuffò la maestra, provando a rialzarsi.

«Ok, io ero distratta, ma anche lei? Non poteva stare un po' più attento!» protestò convinta di rivolgersi ad un'altra persona, ma sollevato lo sguardo in cerca del suo "investitore", vide soltanto un enorme batuffolo di pelo. La bestìola seduta a pochi passi da lei, la fissava piagnuccolando.

«Ciao bello!» esclamò sorridendo e una volta rimessasi in piedi gli si avvicinò.

«Ti sei fatto male?» domandò cominciando ad accarezzarlo. Vista la mole dell'animale, quello poteva essere anche un gesto sconsiderato, però difronte a quegli occhioni languidi il dubbio nemmeno sfiorò la mente di Alice. Inoltre il cane sembrava estremamente docile: molto probabilmente qualcosa o qualcuno doveva averlo spaventato, perché al suo tocco il quadrupede rispose con tenere testate, nasate e alla fine dopo qualche coccola reciproca, le porse persino una zampa.

«Piacere di conoscerti. Io sono Alice» disse lei, afferrando l'arto peloso sospeso a mezz'aria, quindi notando una medaglietta penzolare dal collare, affondò un paio di dita nel morbido pelo, sperando che sopra alla piastrina metallica, fossero incise informazioni utili a svelare l'identità di quel cucciolone.

Terence
Via: Alessandro Manzoni 51
Telefono 33*******8

«Ciao Terence!» esclamò, allora sorridendogli.

Immediatamente prese il cellulare dalla tasca interna del piumino, in cui fortunatamente lo aveva infilato, e continuando ad accarezzare il suo nuovo amico compose il numero.

«Mi scusi l'ora, ma credo di aver trovato il suo cane» disse, sentendo una voce maschile rispondere all'apparecchio.

«La ringrazio. Stavo uscendo di testa. Lo sto cercando da un paio d'ore. Se mi dice dove vi trovate vi raggiungo, subito» confessò il suo interlocutore, udibilmente preoccupato.

Cinque minuti dopo, sopraggiunse un uomo.

Capelli scompigliati, tuta da ginnastica in pile e un piumino lasciato sbottonato. Decisamente lontano anni luce dall'immagine impeccabile fornitale quella mattina... eppure, appena lo vide sbucare da dietro l'angolo, permettendo così alla luce dei lampioni di illuminarlo, Alice non ebbe dubbi.

Occhi blu sorrise la maestra riconoscendolo, e a confermarle che fosse la persona con cui aveva parlato, fu lo stesso "pastore belga".

Il cagnolone, fino a quell'istante appiccicato alle sue gambe, infatti si precipitò felice verso Bryan, e scodinzolando come un matto iniziò a strusciarsi contro alla gambe "dell'umano, ancora ansimante per la corsa.

«Mi hai fatto morire» lo rimproverò l'imprenditore ignorando completamente la donna, e inginocchiandosi per accarezzarlo, afferrò il muso del suo amico peloso fra le mani stampandogli un bacio sulla testa.

Alice, davanti a quell'immagine si commosse.

Dopo aver messo il guinzaglio a Terence, l'editore si rivolse finalmente alla moretta che, ferma a pochi passi da loro due, li osservava in silenzio.

«Non so come ringraziarla, io...» stava dicendo, quando le parole gli morirono in gola.

«Alice!» esclamò sorpreso.

Il mondo è davvero piccolo pensarono entrambi.

«Posso offrirle qualcosa per ringraziarla?» chiese, con un'espressione incredula stampata sulla faccia.

«Che ne direbbe piuttosto di darci del "Tu"?» propose lei, sorridendogli.

Altro che imbranato... il pensiero di Bryan corse immediatamente al libro di Alice, e accettando la proposta con un cenno affermativo del capo, sorridendo a sua volta, pensò Cupido si è ma trovato un fedele complice a quattro zampe.

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