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Capitolo 15

-Siete pronti ad iniziare? Il primo che esce dal cerchio perde.
Ulrike guardò i Veggenti fermi sulle barche ad osservare quello spettacolo più unico che raro. Ai margini dell'isolotto Ahmed e gli Angeli erano in piedi e l'aria era intrisa di tensione. Arya sapeva di non essere pronta ma decise di combattere con tutte le sue forze. Non voleva tradire la fiducia di Nicholas e dei suoi amici, doveva fare tutto il possibile per vincere quello scontro.
Al fischio dell'uomo i due sfidanti fecero un passo avanti, entrando nello spazio erboso delimitato da terriccio bagnato. La ragazza lanciò una serie di raggi di luce verso l'avversario, un uomo alto e muscoloso con barba e capelli lunghi ma ben curati. Tuttavia egli evitò l'attacco e si avvicinò ad Arya con l'intenzione di colpirla. Lei cercò di raccogliere tutto il potere che poteva, consapevole che anche solo un briciolo in più le avrebbe fatto perdere il controllo della sfera che stava creando, poi sferrò il globo con tutte le sue forze e, quando il suo sfidante fu sul punto di schivarlo, fece in modo che la luce si dividesse in tre parti delle quali solo una lo colpì. La seconda delle tre sfere sfiorò il bersaglio mentre un'altra si dissolse nel nulla. L'uomo colpito alla spalla non mostrò segni di debolezza ma si avvicinò alla ragazza abbastanza da sferrarle una serie di pugni che non riuscì a evitare del tutto.
Con il corpo dolorante Arya si concentrò per creare una frusta di luce che sferzò il torace del suo sfidante, costringendolo a fare due passi all'indietro e bruciacchiandogli la maglia. Anche la barba non fu risparmiata e nel taglio simmetrico si aprì un foro. Tuttavia lui non si arrese, avanzando per attaccare con una serie di calci e pugni. La ragazza riuscì a fermarne la maggior parte con piccoli scudi di luce e prima che potesse accorgersene lanciò sfere bollenti che oltre a creare piccoli buchi nei vestiti dell'uomo gli procurarono delle bruciature non troppo gravi. Era come se il corpo di Arya avesse agito da solo, controllando i suoi poteri come mai prima d'ora.
Il Veggente si lanciò nuovamente verso la ragazza, incurante del fumo che usciva dai suoi abiti. Con una finta distolse la sua attenzione e riuscì ad afferrarle il braccio, torcendoglielo dietro la schiena.
La giovane urlò di dolore per poi sferrare vari attacchi non troppo efficaci. Accorgendosi che si trovava ai margini del cerchio creò una barriera di luce alle sue spalle e cercò di costringere l'uomo a lasciare la presa. Nonostante gli sforzi di Arya la barriera cedette e la ragazza cadde all'indietro, con il fiatone.

La barriera d'acqua che Marco aveva creato per impedire ad Arya di ferire accidentalmente gli spettatori si dissolse e il suo avversario la aiutò ad alzarsi, con un sorriso. I suoi amici la raggiunsero e la giovane lo perse di vista.
-Mi dispiace, ho fatto del mio meglio.
-Sei stata grande.
-Sei migliorata molto rispetto all'inizio.
Nonostante le rassicurazioni tutti e quattro avevano paura della decisione di Ahmed Benharti che li raggiunse osservandoli con il suo sguardo penetrante per poi voltarsi verso il Veggente che era uscito dal cerchio e si dirigeva verso le barche.
-E così hai perso. Tuttavia hai dimostrato un notevole controllo delle tue capacità. Sono sicuro che migliorerai ancora e questo non è che l'inizio. Ho riflettuto e ho deciso che ci uniremo a voi. Tanaka, più tardi ci vediamo nel mio ufficio per discutere di alcune cose. Arrivederci, Arya Johnson. Buona fortuna per la tua missione.
Hiroshi annuì e l'anziano si allontanò accompagnato da Ulrike. I ragazzi tirarono un sospiro di sollievo e si diressero verso il dormitorio ignorando gli sguardi curiosi dei Veggenti intorno a loro.

-Questo pomeriggio partiremo. Dobbiamo sbrigarci a incontrare le altre tribù e tornare da Nicholas.
Hiroshi aveva una foto della mappa sul suo cellulare e fece vedere ai suoi amici il percorso che dovevano fare fino alla tribù del vulcano e, spinto da Reb, accettò una deviazione verso l'Osservatorio.
Dopo aver riposato per qualche ora il giapponese si avviò verso la casa di Ahmed mentre l'italiano uscì per chiamare Nicholas e riferirgli gli ultimi sviluppi.
Le ragazze, invece, si cimentarono in un allenamento fuori dal dormitorio. Arya aveva bisogno di allenarsi contro altri elementi oltre l'acqua così le due iniziarono una battaglia amichevole. Dopo alcune brevi raffiche di vento Reb creò un tornado intorno alla sua avversaria che, intrappolata in quel vortice, non riuscì a trovare la concentrazione necessaria per difendersi o attaccare. Le sembrava di essere rimasta lì per un'eternità quando le venne un'idea. Con difficoltà modellò la luce in uno scudo poco più grande del suo corpo e notò come il vento si infrangeva contro di esso. Reb rimase molto colpita da quell'azione e aumentò la potenza dei suoi attacchi per testare la difesa della ragazza. Tuttavia ben presto la barriera si infranse in tante piccole particelle e Arya sentì nuovamente la morsa del vento sulla sua pelle. Ad un tratto l'aria si calmò e Reb si avvicinò all'amica.
-Vuoi riposare un'attimo?
La giovane annuì ed entrambe si appoggiarono al muro del dormitorio. Arya continuava a riflettere su come, durante la prova, i suoi poteri avessero agito da soli.
-A cosa pensi?
-Allo scontro di questa mattina. Mi sentivo come se avessi perso il controllo del mio elemento ma allo stesso tempo riuscivo a governarlo come mai prima d'ora.
-È come se nel momento del pericolo il tuo corpo avesse capito da solo come agire...

Le due rimasero lì fino all'arrivo di Marco che consigliò di preparare gli zaini e attendere il ritorno di Hiroshi.
-Io vado a fare un giro. Torno fra poco.
Nonostante le proteste dei suoi amici Reb uscì dal dormitorio e, sfruttando l'aria, si avviò fluttuando attraverso la palude. L'italiano sospirò, prendendo un pacchetto di sigarette dal proprio zaino. Arya non sopportava il fumo ma non aveva nessuna voglia di alzarsi dal letto, così rimase distesa a osservare il ragazzo che aveva deciso di perdonare. Nonostante l'avesse rapita la giovane capiva che l'aveva fatto per salvare il luogo in cui era cresciuto. E, visto che Arya era più felice fra gli Angeli che nel suo mondo, decise che avrebbe potuto tentare di essere nuovamente amica di Marco.
-Ti fanno ancora male i lividi?
Lei si girò, sorpresa.
-No, non più.
La pomata che le avevano offerto i Veggenti aveva fatto effetto e sul corpo della ragazza erano rimasti solo alcuni segni violacei.
-Non sapevo che fumassi.
-Ci sono molte cose che non sai.
Prima che Arya potesse rispondere nella stanza entrò Hiroshi.
-Dov'è Reb? Ho detto ad Ahmed che saremmo partiti a breve.
Marco prese il telefono e si affrettò a scrivere un messaggio, poi alzò lo sguardo verso l'amico.
-Ci raggiungerà lì.
Il giapponese annuì per poi prendere lo zaino preparatogli da Marco e avviarsi nuovamente verso la porta.
-Andiamo? Abbiamo una lunga camminata da fare.

Il trio salì su una delle barche che avevano utilizzato in quei giorni e, mentre i suoi amici remavano fra gli isolotti, Arya su soffermò ad osservare i volti dei Veggenti indaffarati. Non aveva mai visto così tante persone di vari paesi tutte insieme e notò che ognuno aveva i capelli di una diversa sfumatura di rosso, il che creava un forte contrasto con il verde della vegetazione. La ragazza era affascinata da quel mondo che ancora non capiva del tutto e, prima che se ne rendesse conto, la barca si fermò sull'argine della palude. Di fronte ai giovani, oltre le canne, si stendeva un'infinita distesa di alberi.
-Reb dovrebbe essere già arrivata.
Marco provò a chiamare l'amica che, tuttavia, non rispose.
-Forse è successo qualcosa, sto iniziando a preoccuparmi.
-Forse...
Hiroshi fu interrotto da un improvviso vociare che proveniva dalle loro spalle. I Veggenti erano in fermento e le urla indistinte aumentarono la preoccupazione del gruppo.
-Forse dovremmo tornare indietro.
Arya guardò i suoi amici che, a loro volta, cercavano di scorgere qualcosa al di là delle canne. Un fruscio proveniente dal bosco dietro di loro li fece sobbalzare e il trio si girò, pronto ad attaccare. Dagli alberi spuntò una figura dai capelli blu che i ragazzi riconobbero subito.
-Reb! Cosa è successo?
Hiroshi si affrettò a raggiungerla e notò che era sporca di sangue, con fori bruciacchiati nei vestiti.
-I Demoni. Sono arrivati, dobbiamo andarcene.
Con queste parole la ragazza si accasciò fra le braccia del giapponese che la adagiò a terra, attento a non toccare il taglio leggero sul fianco, dove il giubbotto aveva attutito il colpo, o quello più profondo sul braccio.
-È ferita. Dobbiamo raggiungere in fretta l'Osservatorio.
Il giovane prese due canne paricolarmente lunghe e creò uno spesso strato di ghiaccio fra loro. Arya si avvicinò mentre i suoi amici mettevano Reb sulla barella improvvisata e si affrettavano verso gli alberi. Fece in tempo a vedere gli abiti laceri e sporchi di terra della ragazza prima che Marco le dicesse di mettersi in testa al gruppo per scostare gli arbusti che intralciavano il loro cammino.

Erano passate molte ore dalla loro partenza quando, in lontananza, videro una cupola di vetro.
-Siamo quasi arrivati.
Hiroshi e Marco erano esausti e Reb aveva ripreso conoscenza per poi svenire varie volte a causa del sangue che aveva perso. Arya era preoccupata per la sua amica e, mentre camminava, cercava di non pensare al peggio. Ad un tratto il giapponese ruppe il silenzio carico di tensione.
-Arya, ce la fai a prendere il mio posto? Io vado ad avvisare l'Osservatorio del nostro arrivo. Farò venire un dottore.
Da un po' gli arbusti si erano diradati e anche la ragazza aveva capito l'inutilità del suo compito, così annuì prendendo l'estremità della barella dalle mani di Hiroshi che corse via. Il tempo passò e la giovane iniziava a sentire la fatica quando finalmente gli alberi lasciarono il posto a uno spiazzo circolare al centro del quale svettava la cupola. Il sole li accecò per un attimo ma Arya e Marco non ebbero tempo di preoccuparsene. In un batter d'occhio furono raggiunti da una donna, un Angelo dal caschetto biondo.
-Venite, da questa parte.
I due trasportarono Reb fino a un edificio in legno. All'interno erano disposti vari letti e in fondo c'erano vari armadietti con un bancone. La ragazza fu adagiata su un letto e mentre Arya e Marco si strofinavano le mani intorpidite la sconosciuta prese delle bottigliette e delle garze dal bancone, avvicinandosi a Reb.
-Aspettate fuori.
I giovani non ebbero altra scelta che ubbidirle e si avviarono verso la porta. All'esterno furono raggiunti da Hiroshi che aveva un'aria preoccupata.
-Avete già incontrato Fleur Bourgeois. Come sta Reb?
-Ancora non lo sappiamo.
Il trio si sedette fuori dall'infermeria in un silenzio carico di tensione. Intorno a loro c'erano varie case disposte intorno all'Osservatorio. Gli ultimi raggi di sole si riflettevano sulla cupola ed era impossibile vedere cosa ci fosse all'interno. Sembrò passata un'eternità quando Fleur uscì dall'edificio e Hiroshi fu il primo ad alzarsi per andarle incontro.
-Come sta? Si riprenderà?
-Le ferite non sono troppo gravi, domattina dovrebbe già stare meglio.
I ragazzi tirarono un sospiro di sollievo e, mentre Fleur si allontanava, entrarono nell'infermeria.
-Reb! Come ti senti?
-Bene... credo.
Era molto pallida e attraverso i vestiti puliti si vedevano le fasciature. I suoi vecchi abiti, ormai inutilizzabili, erano stati gettati via.
-Cosa è successo alla palude?
I tre si sedettero sul letto accanto a quello di Reb che rimase in silenzio per un lungo attimo prima di rispondere.
-Ero andata a fare un giro prima della partenza e mi trovavo poco fuori dal territorio dei Veggenti quando ho sentito un rumore e ho visto due Demoni. Mi hanno attaccata, con il vento sono riuscita a deviare la maggior parte delle fiamme ma ho potuto fare ben poco contro la terra. Alla fine sono riuscita a rinchiuderli in una bolla d'aria e a spedirli verso l'accampamento. Poi ho cercato di raggiungervi e da lì ricordo ben poco.
-Ecco cos'era il trambusto che abbiamo sentito prima di incontrarti.
-Da ora in poi nessuno dovrà allontanarsi da solo.
Tutti si trovarono daccordo con la decisione di Marco e Hiroshi propose di rimandare la visita all'Osservatorio per il giorno dopo.
-A proposito, mi hanno detto che per stanotte possiamo dormire tutti qui. Visto che ormai è tardi io e Marco andiamo a prendere da mangiare. Arya, tu rimani con Reb.
I due si alzarono e uscirono dall'infermeria, lasciando le ragazze da sole.
-Lì c'è il bagno, se vuoi farti una doccia. Io sono esausta.
Arya guardò l'amica. Dalla fasciatura sul braccio faceva capolino un piccola macchia di sangue e il suo volto era molto pallido. Non l'aveva mai vista così vulnerabile, nonostante la conoscesse da poco.
-Va bene, tu riposa. Se hai bisogno di qualcosa dimmelo.
Quando la ragazza aprì la porta in fondo alla stanza lanciò un breve sguardo alle sue spalle e si accorse che Reb era già sprofondata nel mondo dei sogni.

Dopo una breve doccia Arya si guardò allo specchio. Il suo corpo era puneggiato di lividi risalenti allo scontro avvenuto alla palude e, guardandoli, la giovane rabbrividì. In confronto alle ferite dell'amica le sue non erano nulla e con questo pensiero Arya si rivestì e uscì dal bagno, scoprendo che Marco e Hiroshi erano già tornati con la cena. I tre mangiarono la carne e la frutta, lasciando la porzione di Reb sul comodino accanto al suo letto. Mentre il giapponese era impegnato a farsi la doccia Marco ne approfittò per informare Nicholas dell'accaduto. Il re si mostrò preoccupato del fatto che i Demoni sapessero della loro presenza alla palude ma decise di continuare lo stesso come stabilito. Tuttavia se fossero stati in pericolo sarebbero dovuti tornare alla Città Bianca senza discutere. Nicholas non voleva rischiare di perdere i suoi amici.

-Non posso più continuare.
-Vuoi che muoia? Sei davvero sicuro?
-No. Lui non c'entra nulla. Dovete lasciarlo in pace.
-Allora devi collaborare. Dove andrete? Dillo.
Arya osservò l'uomo in piedi accanto a sé. I lunghi capelli neri ne nascondevano il volto e, oltre la sua spalla, vedeva altre persone sedute ad ascoltare. La voce proveniente dal telefono poggiato sul tavolo sospirò, poi riprese a parlare.
-Va bene. Ve lo dirò. Oggi partiremo per l'Osservatorio, poi andremo dai Veggenti del Vulcano.
-Bravo. Continua ad aiutarci e non te ne pentirai...
Arya si avegliò di soprassalto, giusto un attimo prima di sentire il nome della persona dall'altro capo del telefono. Aveva paura di cosa potessero significare quei sogni e, soprattutto, temeva che fossero reali.

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