4: Tea and Kouign-amann
NOTE DELL'AUTORE:
Hellow <333 se vi piacciono le mie storie, supportatemi con commenti e stelline pls! :3 <3 ultimamente sono calate tante views ;A;
Momento sad a parte, spero vi piacciano i nostri piccioncini <3 in questo capitolo ne succederanno un po' ouo ahaha
Buon weekend <3
Kieran
***
Il sole filtrava attraverso le tende leggere, proiettando ombre tremolanti sulla tovaglia ancora punteggiata di briciole di biscotti. La giornata era trascorsa in fretta, realizzò Neuvillette.
Il gioco di ruolo di Clorinde si era rivelato più coinvolgente di quanto avesse immaginato, e anche decisamente inaspettato.
Un corteggiamento tra i loro personaggi era l'ultima delle situazioni che si era immaginato di recitare, eppure, gli era decisamente piaciuto.
La voce di Wriothesley, nel ruolo del suo personaggio, era stata sicura, calda, appena maliziosa. Lo sguardo che lo aveva trafitto attraverso la penombra della stanza, la mano che aveva cercato la sua, il modo in cui la distanza si era ridotta tra di loro... anche se tutto era avvenuto sotto la maschera di un gioco, Neuvillette aveva sentito il proprio cuore battere più forte.
Era stato imbarazzante. Ma anche emozionante.
E, oh, quanto avrebbe voluto che fosse stato tutto vero.
Quella consapevolezza lo aveva colpito con la forza di un'onda, lasciandolo a fissare la superficie della sua tazza di tè ormai vuota. Aveva lasciato che il proprio personaggio ricambiasse il corteggiamento, si era sbilanciato a parlare con Wriothesley come mai avrebbe osato fare nella vita reale. Aveva accettato le avanches del suo personaggio, incuriosito di vedere fin dove Wriothesley si sarebbe spinto.
Poi, quando tutto quanto era finito, Neuvillette si era sentito quasi totalmente stordito.
Si era forse spinto troppo in là? Wriothesley aveva notato qualcosa di strano in lui? Aveva intuito i propri sentimenti nei suoi confronti, dopo tutti quegli anni? E se li aveva compresi, che cosa avrebbe fatto, adesso?
Neuvillette sospirò, accavallando le mani sul tavolo, ma non ebbe il tempo di perdersi ulteriormente nei suoi pensieri. La persona che lo stava mandando in confusione era apparsa proprio di fronte a lui, per invitarlo in pasticceria.
L'ennesima occasione per stare da soli insieme.
Non era una novità: passavano moltissime ore in compagnia l'uno dell'altro da diversi anni, ma dopo quel gioco di ruolo e quel falso flirt, sarebbe stato ancora più imbarazzante.
"Neuvillette," la voce morbida di Wriothesley lo richiamò con tono giocoso, forse notando quanto fosse distratto. "Allora? Ti va di venire con me?"
Neuvillette si riscosse, mettendosi in piedi e affermando, con decisione: "Sì, volentieri. Andiamo."
Era un'ulteriore opportunità di stare al suo fianco. Una che non voleva lasciarsi sfuggire.
Lasciarono Clorinde e Navia insieme a Furina, con la promessa di ritrovarsi in centro entro un paio di ore. Avevano anche loro parecchio da fare, tra spese e shopping.
"Ci vediamo dopo." Clorinde guardò Wriothesley per un paio di lunghi istanti con aria complice, confondendo Neuvillette. Il leggero ghigno che le aleggiava sulle labbra era inusuale. "Divertitevi."
"Grazie. A dopo.", si limitò a replicare educatamente Neuvillette, uscendo poco dopo accanto a Wriothesley.
La brezza estiva li avvolse non appena varcarono la soglia, incamminandosi verso la pasticceria.
Oltrepassarono una via composta da case color crema e azzurro pallido, affacciate sull'oceano.
Camminavano fianco a fianco, il suono dei loro passi che si mescolava al fruscio delle onde e al mormorio delle voci del villaggio, a quell'ora non troppo affollato.
Neuvillette si sentiva leggermente teso. Affondò le mani nelle tasche del cappotto, cercando di non fissare l'altro uomo con troppa insistenza. In quel momento, era assorbito da fin troppi dettagli di lui, da cui non riusciva a distogliere lo sguardo.
Era consapevole di ogni movimento di Wriothesley. Del suo profilo rilassato, del modo in cui ogni tanto si voltava appena per guardarlo a sua volta.
Neuvillette sentì un calore inconsueto salirgli alle guance, ma non abbassò lo sguardo.
"Allora...ecco, siamo arrivati.", disse fortunatamente Wriothesley dopo qualche istante, spezzando quel silenzio così teso, quasi insopportabile.
Neuvillette sorrise, annuendo, più rilassato. Erano giunti a una graziosa pasticceria, con ampie e promettenti vetrine, che mettevano in bella mostra torte e dolcetti dalle tinte invitanti.
La campanella della pasticceria tintinnò dolcemente quando Neuvillette e Wriothesley varcarono la sua soglia, accolti da una ventata di aria calda e profumata. L'aroma di burro, mandorle e vaniglia si mescolava a quello del tè, creando un'atmosfera avvolgente.
"Mi viene già fame, così.", brontolò allegramente Wriothesley.
"Sembra tutto delizioso.", commentò Neuvillette, lasciando che il proprio sguardo, almeno inizialmente, vagasse sulle vetrine colme di macarons, eclaires e altre prelibatezze. La sua attenzione, tuttavia, era decisamente altrove: non impiegò molto a tornare a osservare l'amico, i cui occhi argentati brillavano già di entusiasmo.
Neuvillette lo trovava adorabile: aveva un debole per le occasioni in cui i suoi tratti duri si ammorbidivano, di fronte alla prospettiva di un'ottima merenda.
"Ecco, questa sì che è una scelta difficile.", commentò Wriothesley, avvicinandosi al bancone, gli occhi curiosi che scivolavano sui vassoi ordinati. "Macarons? Sono buoni, ma costano un sacco. Prendiamone un po' per Navia, però, o non ci perdonerà mai. Io, però, non so scegliere. Dovrei andare sulle torte, o sui biscotti? Tu, naturalmente, prendi ciò che vuoi!"
Neuvillette inclinò leggermente il capo, osservando la selezione con aria incuriosita. "Se non sei sicuro, potremmo prendere un po' di tutto."
"Aspetta...guarda!"
Wriothesley batté leggermente un dito contro il vetro, indicando una fila di dolci di pasta sfoglia di forma tonda.
"Kouign-amann? ," lesse Neuvillette, con un tono riflessivo.
"Sembrano buone, vero?" Wriothesley sorrise appena. "Le mangiavo da bambino, qualche volta. Non se ne trovano facilmente, nella capitale. Con la marmellata di fragole bollente versate sopra, poi, sono la fine del mondo."
Neuvillette si voltò appena, studiandolo. Era raro che Wriothesley parlasse del suo passato in quel modo, con un filo di nostalgia addolcita da un sorriso tranquillo. Doveva essere una delle poche cose che ricordava con affetto, prima che accadessero tutte le brutte faccende riguardanti la sua famiglia adottiva.
"Forse dovremmo prenderne due," disse infine, con un tono volutamente leggero. "E accompagnarle con una buona tazza di tè. Non preoccuparti del costo. Offro io, questa volta."
Wriothesley si voltò a guardarlo, con espressione sorpresa, e inequivocabilmente felice. Sollevò appena un angolo della bocca, colpito. "Oh? Stai invitandomi a prendere il tè con te, Iudex?"
Neuvillette distolse lo sguardo per nascondere la propria esitazione, mantenendo però un tono composto. "Esatto. Consideralo un ringraziamento per avermi invitato in questa vacanza."
Sapeva che era un rischio, che significava offrirgli un gesto più eclatante, qualcosa che andava oltre la semplice spesa per la colazione del giorno dopo. Ma una parte di lui—quella che da tempo cercava di ignorare—voleva sapere fin dove sarebbero potuti arrivare, quanto di quell'atmosfera sospesa tra loro fosse reale.
Si piacevano a vicenda, o erano soltanto gentili l'uno con l'altro? Si offrivano da bere a vicenda perché erano amici, o per mostrare interesse? C'erano ancora tante incognite da risolvere. Troppe, perché Neuvillette potesse già giungere a una conclusione definitiva. Non gli restava altro da fare che tentare di scoprirlo, per quanto fosse difficile continuare a sbilanciarsi.
Wriothesley lo fissò per un lungo istante, poi le sue labbra si incurvarono in un sorriso genuino, più radioso.
"Accetto volentieri, allora."
Neuvillette sorrise ancora più ampiamente, ma si voltò così in fretta che Wriothesley non se ne accorse.
Poi, si sistemarono ai tavolini. La pasticceria era tranquilla a quell'ora del pomeriggio, con solo qualche cliente sparso ai tavolini e il tintinnio lieve di tazze di porcellana che si incontravano con i piattini. Un lieve profumo di spezie e pane caldo aleggiava nell'aria, mentre Neuvillette e Wriothesley prendevano posto accanto alla vetrata che dava sulla piazza.
Neuvillette sfiorò il bordo della tazza con le dita, cercando di distogliere la mente dai pensieri che continuavano a rincorrersi da quando erano entrati. Era tutto così semplice e naturale—una pausa per il tè, una chiacchierata tranquilla—eppure sentiva ancora un sottile brivido lungo la schiena, un'eco di ciò che era accaduto durante il gioco.
"Allora," iniziò Wriothesley, appoggiando un gomito sul tavolo con un sorriso leggero, quasi leggendogli nel pensiero. "Ti è piaciuto il gioco?"
Neuvillette si irrigidì appena, riportando la tazza alle labbra per prendere un sorso di tè caldo, come se potesse dargli il tempo di scegliere le parole giuste. Naturalmente gli era piaciuto—molto più di quanto avesse previsto. Era stato divertente lasciarsi trasportare dalla narrazione, dalle missioni, dall'atmosfera. Ma ciò che ora gli faceva più effetto era ripensare a tutti quei momenti in cui le loro interazioni si erano fatte più intense.
Gli tornò in mente la mano di Wriothesley che afferrava la sua, i suoi sguardi carichi di malizia. Era stupito da sè stesso, per aver mantenuto il controllo, in quei momenti.
"Sì," rispose infine, posando la tazza con calma, anche se le dita gli sfiorarono la ceramica un momento di troppo. "È stato... più divertente di quanto mi aspettassi."
"Già. Anche secondo me." Wriothesley lo osservava con attenzione, con quell'espressione rilassata ma acuta che usava quando voleva leggere tra le righe.
Neuvillette abbassò lo sguardo per un istante, spostandolo sulle kouign-amann nel piatto tra loro. Il dorso delle sue dita sfiorò il bordo del piattino mentre ne prendeva una, quasi distratto.
"Devo ammettere che non mi aspettavo che Furina costruisse una storia del genere." Si schiarì la gola e sollevò appena lo sguardo su di lui, tentando un altro passo. "Secondo te, perché ha deciso che i vostri personaggi dovessero innamorarsi dei nostri?" domandò, cercando di mantenere un tono leggero, anche se il cuore gli batteva appena più forte.
Wriothesley sorrise, sollevando la sua tazza di tè prima di rispondere. "Conoscendola? Probabilmente voleva movimentare la trama." Fece un gesto vago con la mano, come a minimizzare la cosa. "Sa bene che a una storia non basta solo l'azione. C'è bisogno anche di un po' di... coinvolgimento emotivo."
Neuvillette inclinò appena il capo, osservandolo con attenzione. Il sorriso di Wriothesley sembrava casuale, eppure ci fu una nota di incertezza nel modo in cui abbassò a sua volta lo sguardo sulla tazza, come se stesse scegliendo con cura le successive parole.
"A proposito, non ho esagerato, vero?" aggiunse poco dopo, tornando a cercare lo sguardo di Neuvillette con fin troppa intensità. Sembrava sinceramente preoccupato.
Neuvillette avvertì un fremito.
Esagerato?
Se fosse stato possibile, Neuvillette avrebbe voluto che esagerasse così anche gli altri giorni.
"No, affatto," rispose in fretta, forse con troppa convinzione. Portò la tazza alle labbra per nascondere l'improvviso calore che sentiva nel petto. "Non preoccuparti. Se mi avesse arrecato disturbo, non avrei fatto innamorare il mio personaggio del tuo."
Lo disse con più naturalezza di quanto si aspettasse, eppure l'aria tra loro sembrò addensarsi ulteriormente.
Wriothesley rimase in silenzio per un attimo, poi un sorriso gli incurvò appena le labbra, lento, quasi divertito. "Hm. A proposito, come mai hai preso questa scelta così audace?" chiese, il tono basso e intrigante, come se volesse soppesare ogni sfumatura di quella rivelazione.
Neuvillette abbassò di nuovo lo sguardo sul piattino, sentendo un'impercettibile tensione scorrere lungo la schiena. "Beh," mormorò, forzandosi a sembrare neutrale. "Mi sembrava... coerente con la narrazione."
Wriothesley sollevò un sopracciglio, intrigato. "In che modo? Raccontami pure. Sono curioso."
Neuvillette avrebbe voluto replicare, ma si ritrovò a osservare il modo in cui Wriothesley prendeva una delle kouign-amann, spezzandola con le dita prima di portarsene un pezzo alle labbra. Un gesto semplice, eppure Neuvillette avvertì un'improvvisa consapevolezza della distanza—piuttosto spiacevole—tra loro. Avrebbe voluto passargli un dito sul labbro, scostando con delicatezza un paio di briciole, ma naturalmente, non poteva permettersi di fare una cosa del genere.
L'altro lo fissava con un'intensità tale da svuotare totalmente la mente di Neuvillette. Cercò di darsi un contegno, riflettendo attentamente sulla sua domanda.
Non voleva apparire esitante, né eccessivamente impacciato, ma sapeva bene che ogni frase che stava per pronunciare aveva un peso che andava oltre il semplice commento sulla trama del gioco.
"Ho cercato di pensare a cosa avrei fatto, se fossi stato il mio personaggio, semplicemente" iniziò, mantenendo un tono misurato. "I nostri personaggi sono amici di lunga data, dunque, mi è sembrato naturale che potessero innamorarsi. Le relazioni romantiche spesso nascono proprio da legami solidi e duraturi, e da solide amicizie. È il tipo di affetto che si costruisce nel tempo, che si basa sulla fiducia reciproca e sulla comprensione."
Neuvillette lasciò che le sue parole si posassero tra loro con la stessa delicatezza di una foglia sull'acqua. Non stava parlando soltanto della trama del gioco di ruolo, ovviamente. Stava parlando di loro due, e sperò che Wriothesley lo capisse.
Due amici di lunga data, che avevano stretto un legame saldo e duraturo nel corso degli anni, potevano sviluppare dei sentimenti romantici. Proprio come era accaduto a lui nei confronti di Wriothesley. Era naturale, almeno per Neuvillette, che dava grande importanza a una conoscenza approfondita. Affidare il proprio cuore a qualcuno che lo conosceva era confortante.
Wriothesley, che fino a quel momento aveva sorseggiato il tè con il suo solito atteggiamento rilassato, lo osservò con un'espressione più attenta, quasi riflessiva. Il suo sorriso si allargò appena, come se stesse cogliendo qualcosa sotto la superficie delle parole di Neuvillette.
"Mmh, interessante," disse, tamburellando piano le dita sul bor66do della tazza. "Sembri un esperto di relazioni romantiche."
"Sai bene che non è così," rispose Neuvillette con un leggero sorriso, portando di nuovo la tazza alle labbra. "Non sono mai stato fidanzato, e non ho esperienza diretta in queste cose. Ma è qualcosa in cui credo sinceramente: a mio avviso, innamorarmi di un amico sarebbe naturale e confortevole. Al contrario, dubito riuscirei a invaghirmi senza conoscere bene qualcuno"
Wriothesley lo osservò per un momento, come se stesse soppesando le sue parole; poi si appoggiò con il gomito al tavolo, poggiando il mento sulla mano con aria pensierosa. "Beh, per essere uno senza esperienza, sembri avere idee piuttosto precise su ciò che vuoi," commentò, la voce bassa e vagamente provocatoria.
Neuvillette inclinò appena la testa, senza negare. "E tu?" domandò con genuina curiosità. "Come hai fatto a interpretare così bene il ruolo? Sembravi davvero disinvolto, come se fosse la cosa più naturale del mondo."
"Oh, mi sono semplicemente rilassato," rispose Wriothesley con un sorriso accennato, abbassando appena la voce. "E forse, mi è venuto più naturale perché stavo parlando con te."
Neuvillette sentì il respiro mancargli per un istante.
Le parole di Wriothesley si insinuarono in lui con la leggerezza di una carezza, ma ebbero l'effetto di una tempesta. Perché stavo parlando con te.
Wriothesley era riuscito a flirtare nel gioco con naturalezza perché stava parlando con lui.
Significava che si sentiva a suo agio? O che gli veniva naturale fingersi interessato a lui perché lo era realmente?
Neuvillette inspirò profondamente come pietrificato.
Si sforzò di mantenere la compostezza, abbassando lo sguardo sulla superficie scura del tè, che sembrava improvvisamente troppo ferma, troppo immobile, in contrasto con il vortice di pensieri che gli ribolliva dentro.
Come per peggiorare la situazione, Wriothesley, poco dopo, rincarò la voce, domandandogli, con un sussurro basso: "Poi, non ho fatto niente di così scandaloso, no?"
Neuvillette avvertì il battito del proprio cuore accelerare, martellante nelle orecchie.
Wriothesley lo sapeva. Non poteva non rendersene conto dell'effetto che stava avendo su di lui. Si stava forse divertendo a tormentarlo, a studiarlo, a vedere fino a che punto avrebbe osato spingersi?
Eppure, non era fastidioso. Non era qualcosa che voleva interrompere.
"No, in effetti," ammise, la voce appena più morbida. "Ci siamo solo... dati la mano."
Pronunciò quelle parole con una calma studiata, e le parole rimasero sospese tra loro per qualche secondo.
Poi, con un gesto lento e misurato, Neuvillette allungò la propria mano sopra il tavolo e, senza dire nulla, prese di nuovo quella di Wriothesley.
"Così.", mormorò Neuvillette.
Lo fece senza pensarci troppo, senza calcolarlo come avrebbe fatto normalmente. Fu un impulso, guidato dalla consapevolezza silenziosa che tra di loro stesse aleggiando qualcosa, forse non ancora definito, ma piuttosto equivoco.
Wriothesley si irrigidì per un attimo, sorpreso, ma il suo stupore lasciò subito il posto a qualcosa di più profondo. Le sue dita si mossero leggermente, sfiorando con naturalezza la pelle di Neuvillette, accogliendo quel contatto con un calore che sembrava quasi intenzionale.
"Oh? Di nuovo?" chiese, il tono basso e quasi divertito. "Non sapevo che avessi apprezzato tanto la scena."
Neuvillette non ritrasse la mano, anzi, la strinse leggermente, quasi a voler smentire qualsiasi esitazione. "E' stata molto bella," rispose, la sua espressione tranquilla, ma gli occhi brillavano di qualcosa di appena percettibile, una tensione dolce, un gioco sottile che non avrebbe mai pensato di giocare.
Wriothesley lo studiò per qualche istante, il pollice tracciò un piccolo cerchio contro la pelle di Neuvillette. "Allora suppongo che potremmo ripeterla anche domani, o cercare di interpretare di nuovo bene i nostri personaggi" mormorò, con una sfacciataggine che lo divertiva visibilmente.
Neuvillette sentì un leggero calore salirgli al viso, ma non si sottrasse.
Forse, quando sarebbe rimasto da solo, si sarebbe vergognato a morte dell'audacia che stava dimostrando. Si stava gettando in un gioco sottile, dopo che per anni si era trattenuto, ed era soltanto il primo giorno di vacanza.
In quel momento, però, era soltanto felice. Per la prima volta, gli sembrava che stessero per fare dei passi avanti.
Veder ricambiati i propri tentativi, vedere come l'altro lo scrutava con interesse, parola dopo parola, lo spronava a continuare.
"Certamente" rispose con un accenno di sorriso, prima di sciogliere lentamente la presa.
Il contatto si interruppe, ma qualcosa tra loro rimase sospeso, intatto, come un segreto condiviso.
Parlarono ancora per qualche minuto, più leggeri, come se quell'attimo fosse stato archiviato in una piega nascosta della conversazione, per quanto fosse rimasto con insistenza annidato in un angolo della mente di Neuvillette. Quando finirono di scegliere i dolci per il mattino successivo, si allontanarono dalla pasticceria a malincuore.
Sapevano che sarebbero rimasti soli ancora a lungo, durante quelle vacanze, ma interrompere quell'incontro sembrava quasi un peccato.
***
Il sole iniziava a calare sull'orizzonte quando Neuvillette e Wriothesley si diressero verso il punto d'incontro, le stradine acciottolate che si tingevano di sfumature dorate e arancioni.
Neuvillette camminava con il sacchetto di dolci ben stretto tra le mani. Il calore della pasticceria sembrava ancora indugiare sulla sua pelle, e il ricordo della conversazione precedente—della mano calda di Wriothesley nella sua—gli tornava in mente con una persistenza quasi stordente.
Era stato un semplice gesto. Una replica innocente di ciò che era accaduto nel gioco di ruolo, nient'altro. Eppure, il modo in cui Wriothesley aveva sorriso, il modo in cui il suo pollice aveva tracciato quel piccolo cerchio contro la sua pelle... non riusciva a smettere di ripensarci.
"Non capisco più niente di cosa sta accadendo tra di noi. Devo andare a dormire e riflettere bene sui segnali che mi sta mandando, quando sarò più lucido. Domani, forse.", rifletté, tra sé e sé.
Ma nonostante il pensiero razionale, una parte di lui—quella più istintiva, quella che non si era mai concessa prima d'ora—continuava a arrovellarsi.
Quando giunsero al punto d'incontro, Clorinde e Navia erano già lì, intente a sistemare alcune borse piene di acquisti. Furina, accanto a loro, sembrava più che soddisfatta del giro di shopping, con una piccola confezione di cioccolatini decorati tra le mani.
"Oh, finalmente!" esclamò Furina, sollevando lo sguardo su di loro. "Pensavamo foste annegati nell'impasto delle torte."
"Abbiamo scelto con calma," rispose Wriothesley con un sorrisetto, mostrando il sacchetto di dolci. "E abbiamo preso il tè, per essere sicuri che fosse tutto di qualità eccellente."
Neuvillette annuì con compostezza. "Abbiamo testato personalmente anche i dolci."
"Bravissimi! Noi abbiamo pensato al pranzo, invece" disse Navia, sollevando una delle borse con un sorriso soddisfatto. "E abbiamo trovato anche qualche piccolo souvenir interessante."
Furina fece un gesto teatrale con la mano. "A proposito di cose importanti...tra poco, vado a prendere l'Aquabus. Tornerò domani. Non dimenticate di continuare la campagna, ho lasciato abbastanza tracce perché non vi perdiate nella narrazione."
"Promesso," confermò Clorinde con un cenno del capo.
Furina lanciò un ultimo sguardo a Neuvillette e Wriothesley, un sorrisetto allegro sulle labbra. "Divertitevi, mi raccomando."
Dopo aver riaccompagnato Furina alla fermata dell'Aquabus, lui, Navia, Clorinde e Wriothesley erano pronti a rincasare.
Si incamminarono tutti insieme sulle strade di fianco al lungomare,camminando con passo ancora vivace.
Fu allora che Wriothesley rallentò leggermente il passo e si avvicinò a Clorinde, facendole un cenno con la testa. "Clorinde, vieni un momento! Ti devo dire una cosa!"
Neuvillette li osservò con curiosità mentre si scostavano di qualche passo, lasciando che lui e Navia continuassero a camminare avanti.
Non riusciva a sentire quello che dicevano, né gli sembrava rispettoso provare ad ascoltarli, dunque non si sforzò di farlo. Ma il modo in cui Wriothesley rideva, inclinando appena la testa verso Clorinde, e il modo in cui lei sorrideva, annuendo con un'aria di complicità, gli suscitò un'improvvisa, inspiegabile irritazione, come mai era accaduto.
Era sciocco.
Sapeva perfettamente che erano amici da anni, che condividevano confidenze e strategie, che avevano persino orchestrato quella vacanza insieme. Eppure, una parte di lui non poté fare a meno di chiedersi di cosa stessero parlando. Li aveva visti vicini tante volte, e mai ne era stato geloso; ma non li aveva mai visti a braccetto, con Wriothesley che le sussurrava qualcosa all'orecchio, e Clorinde che sorrideva soddisfatta, annuendo.
Neuvillette strinse le labbra con una certa preoccupazione, sforzandosi di sorridere a Navia, quando gli chiese se andasse tutto bene. Parlò con l'amica del più e del meno, interessandosi ai libri che aveva comprato, ma faticando a mettere da parte quella nuova, improvvisa sensazione di inquietudine e disagio.
Che avesse frainteso tutto quanto?
Certo, Wriothesley lo aveva invitato, ma lui e Clorinde si erano invitati a vicenda per primi. E adesso...erano così vicini, e continuavano a parlottare fittamente.
Che a Wriothesley piacesse Clorinde?
Era un pensiero sciocco. Stavano soltanto parlando.
Era stato lui a passare l'intero pomeriggio con Wriothesley. Lui a stringergli la mano.
Ma ora Wriothesley era corso subito da Clorinde, a raccontargli qualcosa che lui non poteva sentire, come se fosse la cosa più naturale del mondo, mentre Neuvillette si sentiva...
Stupido. Immensamente stupido.
Non aveva alcun motivo per essere infastidito, si ripeté, severamente. Non solo non aveva alcun diritto di essere geloso di qualcuno che non gli apparteneva, ma non avrebbe dovuto neanche dubitare di una loro cara amica.
Clorinde era la migliore amica di Wriothesley. Se gli fosse piaciuta, glielo avrebbe già detto da tempo, arrivò a realizzare.
Eppure, quella sensazione di gelosia gli si insinuò sotto la pelle, lasciandolo con un piccolo, fastidioso peso sul petto mentre proseguivano verso casa.
**
La cena era stata piacevole e rilassata, un momento di condivisione dopo una giornata intensa.
I quattro amici avevano riso e chiacchierato senza troppe formalità, scambiandosi impressioni sul villaggio, assaggiando un po' dei dolci che Neuvillette e Wriothesley avevano comprato.
Navia, naturalmente, aveva subito allungato una mano per rubare un ultimo pasticcino dal piatto comune.
"Oh, no che non lo fai," la fermò Clorinde, fulminea, prendendole il polso con un sorriso divertito. "Era l'ultimo macaron! Li abbiamo già finiti!"
"Troppo tardi," replicò lei, afferrando il dolcetto con l'altra mano e infilandoselo in bocca con un ghigno vittorioso. "Direi che è ora di dormire," commentò poi, soddisfatta, alzandosi e raccogliendo il proprio piatto. "Domani ci aspetta un'altra lunga giornata."
Wriothelsey sbadigliò appena. "Sì, penso proprio di sì. È stata una giornata piena, ma molto bella."
Neuvillette annuì, sentendo le palpebre pesanti e la mente ancora un po' annebbiata dal tepore della casa e dalla piacevole compagnia. Eppure, mentre si alzava da tavola, un pensiero lo colpì con la forza di un'onda improvvisa.
Doveva tornare in stanza con Wriothesley.
Fino a quel momento, si era lasciato distrarre dalle conversazioni, dal cibo, dai tre amici. Ma ora, mentre tutti si dirigevano verso le proprie stanze, la consapevolezza tornò a farsi sentire con prepotenza.
Sarebbero stati di nuovo soli.
Avrebbe dovuto sdraiarsi accanto a lui, dividere lo spazio del letto, sentire il suo respiro nella quiete della notte.
Con un leggero colpo di tosse per scacciare via i pensieri, seguì Wriothesley in camera.
L'aria nella stanza sembrava inspiegabilmente più densa quando Neuvillette varcò la soglia.
Fece un respiro lento, cercando di concentrarsi su qualcosa di semplice, qualcosa di razionale. I bagagli, ad esempio. Sì, avrebbe potuto riordinare un po' le sue cose, controllare che tutto fosse al suo posto, trovare qualcosa da fare per non fissare il letto—per non fissare lui.
Si chinò accanto alla valigia e iniziò a sistemare con gesti misurati, posando i vestiti con un ordine quasi maniacale.
" Puoi finire di sistemare anche domani, se vuoi."
La voce di Wriothesley lo raggiunse con un accenno di divertimento, e Neuvillette si voltò verso di lui.
Wriothesley si avvicinò al letto con un passo rilassato, e con la stessa naturalezza con cui si sarebbe tolto una giacca a fine serata, si slacciò la maglia, lasciandola scivolare via come fosse un peso superfluo. Quel gesto così inaspettato sembrò riecheggiare nell'aria. Neuvillette, ancora intento a sistemare la propria valigia, si fermò di colpo, involontariamente rapito dalla vista.
Doveva essere stato un gesto completamente naturale, una semplice abitudine prima di infilarsi qualcosa di più comodo per la notte. Ma Neuvillette non era affatto pronto a quella visione.
La luce calda della stanza sfiorava la pelle di Wriothesley, illuminando le linee definite delle sue spalle, la muscolatura scolpita che si muoveva con fluidità sotto la pelle.
Neuvillette si pietrificò, le dita ancora strette intorno alla camicia che stava piegando.
Oh. Anche quello non era previsto.
Neuvillette non si era mai soffermato troppo a pensare a quel corpo, ma adesso che gli occhi erano inevitabilmente catturati da quella bella visione, si accorse di quanto fosse difficile distogliere lo sguardo.
Wriothesley era bello. Lo era anche quando era vestito, certo, ma Neuvillette non era certo fatto di pietra, per quanto spesso si definisse diverso dagli umani. Impiegava più tempo a decifrare le proprie emozioni, solitamente, ma in quel momento...la reazione che quella vista gli provocò era decisamente semplice da decifrare.
Avrebbe voluto prendersi tutto il tempo possibile per studiarlo con lo sguardo, e possibilmente, anche passare le dita su quelle braccia così forti o in qualsiasi punto la sua pelle fosse scoperta.
Calmo. Doveva stare calmo.
Fece uno sforzo immenso, per non lasciare scivolare lo sguardo troppo in basso, dove le linee dei muscoli del suo addome scomparivano dietro al bordo dei pantaloni.
Doveva davvero darsi un contegno. Wriothesley si stava soltanto cambiando per andare a dormire!
Ma Wriothesley non era il tipo da non notare le proprie espressione, e si fermò, la sua voce tagliò l'aria con un tono affettuosamente provocatorio. "Tutto bene, Neuvillette?" chiese, e il sorriso che gli danzava sulle labbra sapeva di malizia, ma anche di una certa complicità.
Neuvillette sospirò appena, cercando di riprendersi. "Sì, tutto bene. Ho un po' caldo. Dovrei..cambiarmi anche io, mettermi il pigiama, sai." rispose, ma la sua voce tradiva una nota di nervosismo che non riusciva a celare. Si concentrò subito su un altro dettaglio per mascherare il proprio imbarazzo, cercando di portare l'attenzione su qualcosa di più semplice. Gli occhi caddero su alcune bende che Wriothesley portava, un segno tangibile di un dolore che, nonostante la sua indifferenza, non poteva passare inosservato.
Un'ombra di preoccupazione attraversò il volto di Neuvillette mentre i suoi occhi scivolavano su quelle fasciature chiare, che avvolgevano parte del petto di Wriothesley, troppo evidenti per essere ignorate.
"E... queste bende?" chiese, cercando di distrarsi dalla tensione crescente. "Ti sei fatto male di recente?"
Wriothesley scrollò le spalle in maniera poco convincente, ma il suo tono era rassicurante. "Niente di grave. Lavorare in prigione porta con sé un bel po' di danni collaterali. La gente non è sempre molto gentile con me, sai?" rispose con una risata lieve, ma Neuvillette percepì l'amarezza nascosta dietro quella maschera di leggerezza.
Neuvillette, avvicinandosi con passo lento, non poté fare a meno di notare che le bende non erano l'unica traccia tangibile della sua sofferenza. Wriothesley aveva diverse cicatrici che si allungavano sul collo, sulle spalle, perfino sui fianchi: tracce più o meno delicate, chiare o ancora arrossate.
Neuvillette, sebbene fosse abituato a vedere ferite e segni di guerra, sentì un leggero nodo al petto. Non perché disprezzasse l'aspetto di Wriothesley, ma per tutti quei segni che portava: aveva di certo sofferto tanto, ancora prima di conoscerlo.
Scambiando forse la propria osservazione per repulsione, Wriothesley accennò un sorriso leggermente malinconico. "Ti fanno impressione?", chiese con un tono che tradiva una certa vulnerabilità.
La risposta di Neuvillette arrivò come un'immediata reazione, senza alcuna esitazione, perché non c'era nulla di impressionante, nulla che lo turbasse. "No," disse, guardandolo fisso negli occhi, parlando con una decisione che normalmente non esternava. "Affatto."
Si fece un passo più vicino, parlando con una sincerità che forse non si aspettava nemmeno Wriothesley: "Non preoccuparti di queste cose. Il tuo corpo è davvero... bello."
Era una verità che sentiva vividamente, e non si trattava solo di un tentativo di consolarlo. C'era ammirazione nel suo tono, e la paura che Wriothesley non si sentisse abbastanza bello per lui era più forte dell'imbarazzo che rischiava di frenarlo dal parlare.
"Le tue spalle, Wrio..." aggiunse, il suo sguardo che scivolava sulle linee muscolose che si stagliavano sotto la pelle di Wriothesley, mentre parlò con fare meno disinvolto di quanto credesse. "Sono molto ampie e sembrano molto forti. Sei..ecco, hai un fisico ben proporzionato e molto gradevole da osservare."
Per un attimo, Wriothesley rimase in silenzio, sorpreso dalla sincerità di quelle parole, quasi come se avesse appena ricevuto un complimento che non si aspettava. Il sorriso che gli apparve sulle labbra non aveva più nulla di malinconico, ma era genuino, come se quella semplice ammissione di Neuvillette avesse fatto crollare una barriera invisibile tra di loro, liberando qualcosa di più sincero.
"Beh, grazie." mormorò Wriothesley, un filo di stupore nella voce. Ma Neuvillette, non potendo fare a meno di notarlo, vide che il sorriso che lo accompagnava ora sembrava più leggero, meno protetto, come se, in quel momento, stesse lasciando andare una parte di sé che aveva sempre tenuto nascosta.
Neuvillette, senza volerlo, si ritrovò a continuare, come se le parole stessero uscendo da sole, spinte da quella sua nuova consapevolezza che aveva guadagnato in silenzio, con il tempo. "Spero che non dubiterai spesso del tuo aspetto," disse, la voce che ormai non riusciva più a nascondere l'ammirazione che stava crescendo. "Molte persone di certo ti reputano affascinante, e...hanno delle buone ragioni per farlo."
Solo dopo che le parole erano uscite, Neuvillette si rese conto di quanto avesse parlato a sproposito. Il suo volto assunse una sfumatura di rossore, mentre si rendeva conto che forse era andato un po' oltre con i complimenti.
"Volevo dire," provò a spiegarsi di nuovo, cercando di correggersi, ma le parole sembravano incepparsi. "Che sei molto bello, in generale. Hai anche un bel viso, oltretutto. Non devi preoccuparti delle cicatrici. Sono belle anche quelle, perché tu..."
Wriothesley rise, ma non con il tono usuale di chi gioca o si prende gioco degli altri. Era una risata genuina, più serena. E sollevata. "Grazie per questo carico di autostima, Neuvillette.," disse, facendo un passo verso di lui. "Detti da te, questi complimenti valgono davvero tanto."
"Sono sinceri. Io...passo tanto tempo tra le scartoffie. Si vede che non ho un fisico molto muscoloso." disse Neuvillette, un po' più incerto, cercando di smorzare la tensione con una battuta. "Le mie spalle non possono certo competere con le tue."
Wriothesley non poté fare a meno di sorridere, ma il suo sorriso era gentile, senza traccia di sarcasmo. Si avvicinò con lentezza e le sue mani sfiorarono con delicatezza le spalle più sottili di Neuvillette. Le sue dita si mossero lentamente, quasi per studiarne la forma, togliendo subito il respiro a Neuvillette. "Non sono così sicuro che manchino le spalle," disse con una risata bassa, calda. "E anche tu non devi preoccuparti di queste cose. Devo dire che ti trovo affascinante così. Con questo fisico molto elegante."
Il suo tono era leggero, ma c'era una sincerità che non lasciava spazio a malintesi. Non stava cercando soltanto di provocarlo, ma semplicemente di farlo sentire apprezzato in un modo che sembrava naturale, come affermando una verità che aveva sempre voluto esprimere. La sua mano sfiorò ancora la spalla di Neuvillette, lasciandola poi cadere quasi impercettibilmente, come se fosse stata un semplice gesto di affetto.
Neuvillette, colto di sorpresa dalla naturalezza di Wriothesley, si sentì un po' più rilassato, anche se il suo cuore accelerava impercettibilmente. "Grazie," disse, con una sfumatura di imbarazzo che non poteva nascondere, ma anche un sorriso che tradiva una piacevole gratitudine
Wriothesley allungò una mano verso i lunghi capelli di Neuvillette, sistemandoli con un gesto delicato. "Comunque," disse, con un tono che tradiva una leggera soddisfazione, "mi sono spogliato perché volevo mettermi il pigiama, ma devo ammettere che tutti questi complimenti non mi sono dispiaciuti affatto."
Neuvillette annuì, un po' sorpreso dalla naturalezza con cui Wriothesley sembrava gestire la situazione. Era disinvolto e spigliato. Chissà cosa gli stava passando per la testa, però?
"Bene." rispose Neuvillette, con un sorriso più rilassato.
"Beh, direi che è proprio ora di mettersi a dormire," disse infine Wriothesley, interrompendo quel momento di silenziosa complicità. "Domani sarà un'altra giornata lunga, dopo tutto."
Neuvillette annuì, il cuore ancora leggermente accelerato "Hai ragione," disse, il tono più morbido. "Dobbiamo riposarci."
Neuvillette andò a cambiarsi in bagno, e poi, finalmente, si infilò sotto alle coperte, di fianco all'altro, che si era già sistemato.
Non appena si sdraió, un brivido lo percorse. Era improvvisamente consapevole di quanto fossero vicini, e del tepore di Wriothesley.
Il letto, pur non essendo piccolo, sembrava improvvisamente troppo angusto per due persone. Neuvillette e Wriothesley, distesi fianco a fianco, provarono a darsi spazio, ma ogni movimento sembrava più esponenziale, più inevitabile. Neuvillett si stese su un fianco, sul bordo del letto, per occupare meno spazio.
Ma le coperte, leggermente disordinate, non facevano che accentuare la sensazione di intrusione, e nonostante il silenzio della stanza, il piccolo spazio sembrava saturato da un'energia che nessuno dei due sapeva come gestire.
Neuvillette cercò di distendere le gambe, ma finì per sfiorare, quasi senza volerlo, la coscia di Wriothesley. Un tocco lieve, ma carico di un'incredibile tensione. I suoi occhi si alzarono velocemente verso Wriothesley, ma quest'ultimo sembrava altrettanto concentrato nel cercare una posizione più comoda, senza fare caso a quel piccolo contatto. Tuttavia, l'atmosfera si era ormai fatta più densa, come se l'aria fosse più difficile da respirare.
Wriothesley, con una mano sulla coperta, si mosse piano, un gesto che tradiva il suo disagio. "Mmh," disse, tirandosi un po' via la coperta, ma non riuscendo a smettere di muoversi. "Ho un po' caldo..." ammise, con una certa leggerezza, ma anche una punta di imbarazzo nella voce. "Anche tu?"
Neuvillette esitò, ma si sentiva ormai disarmato. In tutta la sua vita non era mai stato così vicino a qualcuno in un letto, e quella situazione era tutto tranne che pacifica. "Sì... forse un po'," rispose, cercando di allontanarsi leggermente, ma ogni suo gesto sembrava solo avvicinarli di più. Le loro gambe si sfioravano in continuazione, e, a dispetto del freddo che il corpo da drago di Neuvillette emanava naturalmente, una calda sensazione si impadronì di lui, come se il suo corpo stesse rispondendo, al di là di ogni razionalità.
A un certo punto, quando si girò per aggiustarsi meglio sotto le coperte, i loro corpi si toccarono di nuovo. Wriothesley, cercando di rimanere tranquillo, finì per urtarlo delicatamente con il ginocchio. Il tocco non fu intenzionale, ma la sensazione si fece sentire distintamente, e il cuore di Neuvillette batté più forte di quanto avrebbe voluto ammettere.
"Scusa," disse Wriothesley, un sorriso di scuse a fior di labbra, ma la sua voce tradiva una sorta di divertita rassegnazione. "Ma a quanto pare, non possiamo proprio evitare di urtarci."
Neuvillette non riuscì a trattenere un sorriso nervoso. "No, sembra proprio di no." Non c'era un modo per fare finta di nulla. La tensione nell'aria era palpabile, eppure, nonostante la sensazione di disorientamento, c'era qualcosa di piacevole in quella confusione.
Poi, come se fosse un pensiero che aveva afferrato per caso, Neuvillette sentì la necessità di offrire una soluzione, una via di uscita da quel momento di imbarazzo. "Se hai caldo... puoi avvicinarti, se vuoi," disse, la sua voce più bassa di quanto avrebbe voluto. "Io.. sono un drago, sai. Il mio sangue è freddo, e forse potrei darti conforto."
Wriothesley, che per un attimo si era fermato, lo guardò con una certa sorpresa. "Davvero?" chiese, inclinando leggermente la testa, e il sorriso che si fece largo sulle sue labbra era quasi incerto ma intriso di curiosità.
Neuvillette annuì, più deciso questa volta. "Sì. Non ti preoccupare. Vorrei assicurarmi che tu possa dormire bene."
Il silenzio che seguì fu sufficiente per Wriothesley per avvicinarsi ancora un po'. Con una certa cautela, si accostò a lui, il suo corpo che si avvicinava al suo con un'incredibile naturalezza. Quando Wriothesley si appoggiò a sé, il contatto tra i loro corpi, che inizialmente sembrava imbarazzante, si rivelò sorprendentemente confortante. Neuvillette, che si era preparato a sentire il calore di Wriothesley avvicinarsi, trattenne appena il fiato. Poi, inaspettatamente, un po' alla volta, si rilassò.
Il suo respiro si fece più regolare, e seppur a poca distanza, sentiva il battito del cuore dell'altro, come se quel piccolo gesto di vicinanza fosse la cosa più semplice al mondo.
"Beh...buonanotte, allora, Neuvi," disse Wriothesley, con un sorriso più rilassato ora che il contatto non sembrava più così strano.
Neuvillette sorrise e si permise di chiudere gli occhi per un istante. Il corpo di Wriothesley contro di sè lo faceva sentire più calmo, più in pace. La tensione che avevano condiviso era svanita quasi del tutto, dissolta dalla quiete della stanza e dal semplice contatto che li univa.
"Sto già meglio, grazie. Sei molto fresco.", mormorò Wrio, con tono basso e compiaciuto. "Se ti va, puoi appoggiarti a me, qui, sulla spalla. Dormirai meglio anche tu."
Neuvillette era ormai assonnato, ma non abbastanza da non sentire il cuore esplodergli nel petto, quando si strinse contro Wriothesley, posando il capo sulla curva della sua spalla. Cercò di non ripensare a Wriothesley senza maglietta, quando si ritrovó a posare il volto sul suo petto, come aveva sognato di fare fin troppe volte.
Come poteva essere così fortunato? Sorrise, sentendo il braccio di Wriothesley cingergli il fianco, rilassandosi contro di lui, ascoltando il suo respiro lento.
Il sonno, che sembrava tanto lontano prima, ora giunse con naturalezza, e in breve entrambi si ritrovarono nel dolce abbraccio della notte, senza più pensare a nulla, se non al piacere di essere semplicemente lì, insieme.
Forse, il giorno dopo, si sarebbe sentito in un terribile imbarazzo.
Cosa stavano facendo? Stavano davvero dormendo insieme, abbracciati, con la scusa di rinfrescarsi?
Erano lì soltanto da un giorno, ma la situazione con il suo migliore amico era già degenerata, dopo tutti quegli anni di attesa.
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