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Capitolo 7

Le sue labbra sfioravano leggermente la mia pelle, facendomi venire i brividi. Le sue parole si ripetevano nella mia testa, costringendomi a chiudere gli occhi per evitare di immaginare degli scenari non affatto piacevoli. 

-Stai con me, non andare via.-disse, stringendo il mio polso per riportarmi alla realtà. L'odiavo per conoscermi bene, l'amo per sapere perfettamente ogni singola cosa che mi passava per la testa. Mi baciò le labbra, per farmi sentire la sua presenza, per farmi capire che era talmente egoista da volermi avere completamente lì. Con lui. Non mi era permesso nemmeno viaggiare con la fantasia.

-Perché non vieni con me? Dobbiamo andare a fare una cosa.-disse, guardandomi con quel ghigno di chi ha in mente qualcosa. Sapevo che il suo progetto aveva come protagonisti noi due e il nostro ritorno a casa. Mica mi avrebbe costretta a dire a Joseph e Victoria che andavo via di mia spontanea volontà? Perché la sua minaccia, che sembrava più una promessa, mi risuonavano ancora per la testa e non credevo di essere in grado mentire a loro due.

-Cosa?-chiesi, mettendomi a sedere.

Lui fece subito lo stesso, spingendomi verso di lui. Sembrava quasi disperato nel voler continuare a tenere questo contatto tra i nostri corpi, come se avesse paura che potessi sparire da un momento all'altro.

-Vestiti e basta. Poi vieni solo con me, lascia fare tutto a me.-disse, in maniera quasi rassicurante, nascondendo il suo ordine con quel finto tono dolce. Mi baciò di nuovo, stringendomi la schiena con le mani, impedendomi di muovermi. Gemetti nel bacio, permettendogli di far scivolare la sua lingua nella mia bocca. Iniziò ad accarezzarmi, come se mi baciasse per la prima volta. Mi ritrovai sulle sue gambe, mentre stringevo le dita tra i suoi capelli morbidi. Sorrise, vedendo con quanta foga stavo ricambiando quel bacio.

Alzò i miei fianchi, premendo la sua intimità contro la mia, facendomi gemere. Non sapevo quanto tempo fa avevamo finito, ma entrambi avevamo trovato la forza di rifarlo. Ancora e ancora. E come sempre, ad ogni suo tocco, il mio corpo dimenticò ogni minaccia, ogni livido, lasciando spazio a tutto il piacere che solo lui sapeva provocarmi.

-Vuoi stare sopra?-chiese, riferendosi alla nostra posizione. Annuii freneticamente, sentendo il forte bisogno di sentirlo di nuovo.-Si? Mi vuoi cavalcare?-domandò con un ghigno malizioso sul volto.

-Voglio scoparti, Alfa. E voglio farlo per bene-rivela, mordendo il lobo del suo orecchio. Feci pressione sulle ginocchia, alzandomi. Afferrai la sua erezione con la mano, sentendolo diventare più duro contro la mia mano. Pompai lentamente, osservando il mio movimento, sentendo perfettamente i suoi occhi fissi su di me, che fissavano il mio movimento. Mi posizionai meglio su di lui, scendendo lentamente, permettendo alla sua punta di entrare dentro di me.

-Cazzo...-mormorò, afferrando i miei fianchi. Gemetti, scendendo ancora di più, fino a permetterle di entrare del tutto in me. Roteai i fianchi, facendolo muovere dentro di me, sentendo la sua pelle dura entrare in contatto con le mie pareti.

-Amo sentire con quanta facilità ti abitui a me, come se tu fossi stata fatta per avermi dentro di te.-sussurrò al mio orecchio, mordendo la pelle del mio collo. Posai le mani sulle sue spalle, piegando la testa all'indietro e permettendogli di baciarmi meglio. Iniziai a muovermi, aiutata dalle sue mani ferme sui miei fianchi.-Finalmente di sento a casa.-borbottò, alzando il bacino per incontrarmi. Avevo dimenticato quanto fosse bravo, quanto mi eccitasse sentire la sua voce carica di desiderio e lussuria per me. Tuttavia, quelle parole ebbero un significato più profondo, scatenando in me sensazioni mai provate prima e i brividi si formarono sulla mia pelle.

-La mia Luna.-disse, baciandomi sulle labbra.

-Il mio Alfa.-dissi in risposta.

-Sì. Sono tuo, solo tuo.-mi rivelò, baciandomi il petto, proprio nel punto in cui sentivo il cuore martellare con forza.

***

Toccai la collana avvolta intorno al mio collo, sfiorando il lupo che c'era come ciondolo. Guardai la strada dal finestrino della macchina, chiedendomi dove stessimo andando, o come lui conoscesse le strade, e per quale motivo aveva una macchina se Joseph aveva un'autista che poteva portarlo ovunque. Non conoscevo la strada e pure avevo fatto tanti giri della città con Bellmonde. Ma non avevamo mai visitato quella parte della città. Guidava con così tanta sicurezza che pensai che forse c'era già stato ad Amsterdam, per questo sapeva come muoversi. Notai con la coda dell'occhio la sua mano muoversi verso la radio. Non sapevo quale stazione fosse, ma stava producendo Distraction dei Jack&Jack. Con mia grande sorpresa, Grayson lasciò quella canzone, mentre io credevo che avrebbe cambiato la stazione radio, magari facendo una faccia disgustata.

-Una volta ho notato che la stavi ascoltando con il cellulare...Ho pensato che ti piacesse.

Lo guardai con ammirazione: ricordava persino le canzoni che ascoltavo. Perché non poteva essere sempre così? La canzone era arrivata alla mia parte preferita:"I'll be your distraction, your distraction, I'll be your distraction, your distraction
'Cause he don't even matter, even matter
Baby we can shut the world out
". Sorrisi automaticamente, siccome quella parte mi metteva sempre quella parte mi faceva sempre sorridere. Sarò la tua distrazione. Notai con la coda dell'occhio Grayson mi fissava, quasi incantato dal mio sorriso. Non potei evitare di immaginarmi di svegliare Grayson con la colazione a letto, e poi vederlo mentre parlava e scherzava con i bambini. I nostri bambini. Scossi la testa, spalancando gli occhi, sconvolta da quel pensiero.

-Siamo arrivati.-disse, spegnendo il motore della macchina. Portai l'attenzione sul posto dove eravamo arrivati, spostando i capelli in modo che coprissi il rossore che si era formato sulle mie guance a causa del mio precedente pensiero. Aggrottai le sopracciglia.

-Perché siamo davanti ad una chiesa?-domandai, voltandomi a guardarlo confuso. Lui prese la mia mano, fissandomi intensamente.

-Joseph non mi permetterà mai di andare via con la mia ragazza.-disse, facendo enfasi sull'ultima parola.

Alternai lo sguardo tra lui e la chiesa, poi una lampadina si accese nella mia testa, Boccheggiai, cercando di trovare la forza necessaria di aprire la bocca. Il cuore mi batteva con forza nel petto, mentre mi sembrava di non capire nulla, eppure capivo eccome. Dopo un pò di tempo, mi leccai le labbra, deglutendo ed ingoiando il magone alla gola. Lo dissi come se fosse un mezzo sussurro, ma lo sentimmo entrambi:

-Ma non potrà dire nulla, se vorrai andare via con tua moglie.

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