Capitolo 13
Victoria's pov
Guardai attentamente lo spazio davanti a me, e anche se il mio occhio sinistro era quasi del tutto gonfio, riuscii a capire dov'ero. Ricordavo quel posto, l'ultima volta che c'ero stata avevano ucciso Morgan. Chissà se l'aveva fatto in questa stanza o magari ne aveva un'altra. Mio cugino si muoveva nervosamente alle mie spalle, borbottando ogni volta che l'orologio marcava un minuti in più, irritato dall'evidente ritardo di Grayson. Da quello che avevo potuto capire, lui gli aveva lasciato le chiavi di casa sotto il tappeto, portando via Bella in modo tale che lui potesse prepararsi mentre non c'era. Non ero nervosa, per quanto strano potesse suonare. Sapevo che stavo morendo, ne ero pienamente consapevole, eppure non temevo la morte. Avrei sofferto? Forse, se Grayson avesse deciso così, ma magari sarebbe stato senza dolore e non me ne sarei proprio resa conto. Comunque sarebbe stata la mia fine, Thomas avrebbe partecipato fino all'ultimo momento. Non ero nemmeno arrabbiata con lui, solo con me stessa per non aver capito prima cosa stesse tramando. Grayson? Non potevo biasimarlo.
Sentimmo una macchina parcheggiare nel viale. Io strinsi gli occhi mentre mio cugino di mosse per la stanza, quasi come se si fosse appena svegliato da un sogno ad occhi aperti.
-E' arrivata la tua ora.-cantilena con cattiveria, portandosi al mio fianco ma restando faccia a faccia con la porta.
Sentii a stento la porta che veniva chiusa, mentre delle voci si facevano più vicini. Spalancai gli occhi, avvertendo ogni tipo di ansia che non avevo sentito fino a poco prima: c'era Bella. No! Non poteva assistere a tutto ciò, l'avrebbe solo traumatizzata. Iniziai a dimenarmi contro la sedia, sentendo la corda tagliare la pelle del mio polso, ma incurante del dolore, provai a liberarmi.
Lui scoppiò a ridere.
-Non potrai scappare. Accetta la tua morte.-disse, posandomi una mano sulla spalla.
La porta venne aperta e poi rinchiusa con forza. Sentii come qualcun batteva alla porta con forza i pugni contro la porta, poi potei sentire anche il suono della sua voce.
-Grayson! Non farlo!- gridò Bella dall'altro lato della porta . Il cuore prese a battermi freneticamente nel petto, un pò di sollievo perché sapevo che non avrebbe visto, ma ancora spaventata perché le avrebbe fatto male lo stesso sentire lo sparo. O almeno credevo che mi avrebbe sparato, siccome non vedevo alcun tipo di oggetto della tortura nella stanza.
-Perdonatemi il ritardo.-disse con voce fredda e roca. Mi raddrizzai sulla sedia, prestando attenzione ad ogni piccolo suono.
-Non preoccuparti, Grayson. L'importante é che tu sia qui.-disse mio cugino. Mormorò qualcosa, detto però troppo a bassa voce per farsi sentire da me. Chiusi gli occhi, afferrando i braccioli della sedia con forza, fino a far diventare le nocche bianche. Grayson si posizionò davanti a me, lasciandosi andare sulla sedia. Sospirò, rivolgendomi un sorriso divertito.
-Victoria...come va?-chiese con ironia. Non risposi, limitandomi a fissare i suoi occhi. Era quasi stupefacente vedere come quel marrone chiaro che ero abituata a vedere, si era trasformato in un grigio scuro. Avevo notato che succedeva quando era arrabbiato oppure quando doveva parlare di affari. Poggiò i piedi sulla scrivania, fissandomi come se volesse dirmi di rispondere.
-Ti ha fatto una domanda!-tuonò mio cugino alle mie spalle. Bella prese a battere con forza i pugni contro la porta, e credetti che l'avesse allertata l'urlo di lui. Riprese ad urlare il nome di Grayson, implorandolo di non fare nulla.
-Thomas, scusami, ma odio quando qualcuno si intromette nel mio lavoro. Se non ti dispiace, me ne occupo io.-disse il castano, agitando la mano sinistra. Spalancai gli occhi, stringendo la mascella; perché c'era una fede nuziale sul suo dito?
Notò dov'era finita la mia attenzione, si avvicinò alla scrivania e mi mostrò la mano, tenendola più vicina al mio volto.
-Ci siamo sposati.-disse, mettendo in evidenza l'ovvio. Annuii, ingoiando il magone che sentivo alla gola.-Andiamo. Non mi dai nemmeno le congratulazioni?-chiese, fingendosi ferito.
-Caso mai do le condoglianze a Bella.-borbottai, chiudendo gli occhi.
-Non vedrai più mia moglie.-disse con così tanta possessività da farmi venire i brividi.
-Uccidimi e nemmeno tu la vedrai.-dissi, non riuscendo a tenere a freno la lingua.
-E' una minaccia?-chiese, mettendosi una mano sul petto con fare finto ferito.
-No. Ma lo sai anche tu.-dissi.
-Non parlargli così.-borbottò Thomas. Grayson lo fermò con una mano, dicendogli di fare silenzio. Bella si era fermata, ma qualcosa mi diceva che stava ascoltando attentamente.
-Mh...vediamo se la tua voglia di parlare é uguale alla mia voglia di giocare.-disse. Aprì un cassetto, cacciando due pistole.-Thomas, liberale una mano, quella con cui scrive...-Lui obbedì, e non si preoccupò di nascondere il suo sorriso orgoglioso.-Sai di cosa tratta il gioco della "roulette russa"?-chiese Grayson, prendendo la revolver e mostrandomela da un lato all'altro.
Annuii.
-Dimmelo a voce alta.-disse.
-Si carica il tamburo della pistola con un solo proiettile. Le persone lo ruotano e si puntano la pistola alla tempia: se la camera di scoppio é vuota, allora si continua con gli altri partecipanti. Finché poi non ne resta uno solo.-spiegai. Lui annuì, aprendo il tamburo e facendomi vedere che mancava un solo proiettile.
-Noi faremo una versione più complicata.-spiegò, allontanando la pistola e ruotando il tamburo velocemente, impedendomi di vedere e poi lo rinchiuse. Spinse la pistola verso di me.-Farai girare il tamburo, finché non muori.-disse, scrollando le spalle.
Presi la pistola, fissando Grayson negli occhi, provando a nascondere ogni tipo di emozione. Lui sorrideva, ma lo faceva in modo strano, come se mi stesse sfuggendo qualcosa.
-Premi il grilletto quando vuoi. Non voglio metterti fretta, dopotutto stai solo per morire.- commentò con tono freddo. Presi un respiro profondo, sentendo la risata divertita di mio cugino.
Mi puntai la pistola alla testa, deglutendo e rivolgendo uno sguardo completamente disperato all'uomo che avevo davanti. Ora iniziavo ad avere paura. Grayson prese la seconda pistola, senza distogliere lo sguardo da me. Chiusi gli occhi, cercando di trovare il coraggio per premere il grilletto. Proprio quando mi sentivo pronta per farlo, uno sparo mi risuonò per le orecchie. Aprii gli occhi di scatto, trovandomi davanti la pistola di Grayson puntata alle mie spalle, verso mio cugino.
-Ma che...?-mormorai, nello stesso momento in cui Bella riprese a bussare con foga alla porta: stava ascoltando, proprio come avevo creduto. Grayson si alzò, facendo il giro della scrivania. Mi tolse la pistola dalle mani, slegandomi anche l'altro polso.
-Non é morto. Tuo padre mi ha detto che doveva fargliela pagare lui.-disse, inginocchiandosi per liberarmi i piedi. Mi strofinai i polsi, sentendo dolore mentre toccavo la pelle ferita. Lo fissai sconvolta, non capendo ancora cosa fosse successo.-Odio i traditori, Victoria, sopratutto quelli che tradiscono la propria famiglia.-disse e notai il pizzico di amarezza nella sua voce.
Mi voltai velocemente verso mio cugino, trovandolo steso a terra.
-La pistola era carica di sonniferi...Peccato che ci fosse la dose per abbattere un paio di elefanti.-sussurrò l'ultima parte, facendomi scappare una piccola risata.
-Mio padre lo sa?-chiesi con voce tremante. Lui annuì, allontanandosi da me
-Arriverà il prima possibile. Così come il prima possibile, arriveranno i miei uomini per dargli una lezione.-disse, avvicinandosi a mio cugino, abbandonato sul pavimento. Lo sollevò da terra, lo mise sulla sedia dove ero seduta io e lo legò.
-Victoria, solo perché ti ho salvato la vita, non vuol dire che non sono incazzato con te per aver baciato Bella.-disse con tono serio. Si avvicinò alla porta.
-La mai, vero?-chiesi.
Lui non rispose, limitandosi ad aprire la porta per far entrare Bella. La ragazza corse verso di me, stringendomi forte. Mi lamentai a causa del dolore alle costo, e lei si allontanò per scusarsi. Alzai lo sguardo verso Grayson, trovandolo fermo contro lo stipite della porta mentre ci fissava.
Anche se non rispose oralmente, dalla maniera in cui la guardava, come se fosse la cosa più preziosa del mondo, capii di aver avuto la mia risposta: era davvero innamorato di lei.
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