Capitolo 5
-Mi spieghi perché mi perseguiti da tutte le parti? Mi sembri una falena attratta dalla luce!- rimprovero il mio stolker argentino, Francisco, che non la smette di perseguitarmi.
Come faccio a nascondere il mio segreto se ce l'ho sempre dietro, sarò bella modestamente...ok la smetto.
-Non ti sto seguendo, è solo che devo andare sulla stessa strada- mi risponde ridendo.
Perché ride sempre?! A volte stare vicino a lui mi fa sembrare un essere vivente senza emozioni, ma quello non è mai triste?
-Se lo dici tu! Non è che sei un serial killer pronto ad uccidermi?- gli chiedo in modo sarcastico.
-Forse, lo scoprirai molto presto- mi risponde, stavolta in modo pacato e roco.
Gesù, ogni volta che mi ritrovo vicino questo essere, mi viene la pelle d'oca solo sentendo la sua voce. È strana questa sensazione, non sono una ragazza che si lascia attrarre facilmente da qualunque ragazzo mi stia vicino, la sua è un'aurea diversa.
Continuo a camminare lungo il marciapiede, appoggiando una mano sulla parete per tutto il percorso. Grazie a Annabeth sono riuscita a memorizzare quanto mancasse alla mia abitazione, tastando solamente ciò che mi è circostante, così quando lei rimane a scuola per svolgere qualche lavoro extrascolastico, potevo andarmene tranquillamente da sola.
Se devo essere sincera preferisco camminare da sola che in compagnia di un cane, perché darei troppo nell'occhio e/o mi fermerei per ogni due secondi per i suoi bisognini.
-Sophia...- mi chiama Francisco, ma non lo sento, sono troppo impegnata a ricordare trove mi trovo -Soph....SOPHIA FERMA!- mi dice questa volta urlando e prendendomi per le spalle.
Improvvisamente sento un forte vento che scompiglia i capelli, da destra verso sinistra, per poi seguire un orribile odore di gas e benzina. Una macchina? Questo marciapiede non ha stradine, dove sono finita mi sarò persa? Ma non è questo il problema: i miei occhiali da sole sono caduti a terra, a causa del movimento brusco, oh cavolo! Non voglio aprire gli occhi, mi vergogno troppo, sono orribile non sono normale! Però è troppo tardi, percepisco lo stupore dell'argentino attraverdo le sue dita tremanti, ancora ferme sulle mie spalle.
-Sophia tu...-iniziò a dire, ma lo blocco subito scansandomi.
-Non lo dire!Ti prego non guardarmi!-.
-Sei cieca?- mi chiede stupido, parandosi davanti a me e prendendomi di nuovo per le spalle.
No, l'ha scoperto cavolo! Ora ho un'altra persona da aggiungere alla lunghissima lista, sapevo che dovevo restare in classe ad aspettare Annabeth! Mannaggia al polpettone buonissimo di mia madre!
Troppo tardi...le mie lacrime iniziarono a scorrermi sulle guance, rigandole e bagnandole. La sensazione di umido è terribile e completamente vergognoso allo stesso tempo, perché è successo a me cosa ho fatto di male al Signore?
Continuo a piangere, senza emettere nessun rumore o singhiozzo, nel tempo ho versato troppe lacrime per questo problema, ma stavolta è diverso. Sento delle grandi mani morbide poggiarmi sulle guance, mentre i pollici mi asciugano le lacrime fredde, mi sento accaldata da quel semplice gesto.
Lo "guardo" stupita, con la bocca leggermente aperta, alzando la testa. Lui è più alto di me di una quindicina di cm, visto che sento il suo respiro sopra la testa.
Sento che appoggia lentamente la sua fronte sulla mia, non smettendo di accarezzarmi con cura le guance, è come se avesse paura di rompermi per quanto sia delicato. Non dice niente, sa che non voglio scuse o compassione, ne ho ricevute fin troppe nella mia vita.
-Non devi vergognarti di quello che sei, sei bellissima anche senza questi occhiali che ti fanno da scudo, non devi nasconderti- mi dice semplicemente, senza staccarsi e io annuisco lentamente, chiudendo gli occhio e appoggiando le mie mani sulle sue.
Rimaniamo così per qualche momento, volevo che il tempo si fermasse, mi piace il calore che emanavo le sue mani, mi strasmette numerosi brividi per tutto il corpo.
Che sensazione nuova e strana. La differenza di proporzioni tra le nostre mani è molta, mi sembra di essere una bambina per quanto sono piccole.
Poggio la testa sul suo ampio petto, coperto da una t-shirt ,visto che il tessuto è leggero, e inspiro il suo profumo una millessima vota.
Mi sembra di essere una pervertita o altro, sembra che l'unica cosa che faccio è annusarlo ogni giorno! Sembro un cane, ma cosa posso farci, è come una droga.
La droga più buona del mondo.
Non dice niente, non mi chiede perdono e ne prova pena, mi sta solamente abbracciando senza dire alcuna parola. L'unica persona in tutta la mia vita che ha finalmente capito che non ho bisogno di compassione, ma solo di essere trattata come tutti.
Non sono diversa, ho solo qualcosa di meno da loro, non li invidio a me non interessa.
-Ehm...non vorrei rovinare questo momento romantico, ma Sophia deve venire a cena da me questa sera- ci interrompe una voce, Annabeth.
Sento che lui si sta staccando lentantamente, ma non voglio, voglio che stia un altro po' con me!
-Scusatemi, ma ora devo andare. Ciao- ci saluta velocemente l'argentino, mettendosi a correre.
Perché va così di fretta? Cosa ho fatto, ho detto qualcosa di male senza accorgemene? Annabeth gli ha fatto una smorfia o gli ha mimato di andarsene?
-Allooora, qui qualcuno ha fatto colpo eh?- mi chiede maliziosamente la mia amica come al solito.
-Smettila, perché hai detto una bugia?- cambio discorso, riferendomi al fatto che devo andare a cena con lei.
-Non era una bugia, ricordi? Oggi tu e la tua famiglia venivate a cenare con noi, per vedere la partita di football- mi ricorda, per poi prendermi a braccetto -e poi qualcuno mi deve raccontare cosa è appena successo con un certo ragazzo-
Non cambierà mai.
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