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Capitolo 2

Le mie giornate sono monotone: mi sveglio, faccio colazione, mi preparo, vado a scuola, pranzo, studio e vado a dormire. Sono tutte mansioni quotidiane, che ripeto ogni singolo giorno, senza mai cambiarle.

Questa è la mia vita nella città della Louisiana, New Orleans.

La sveglia inizia a suonare interrottamente e grazie ad un pulsantino, riesco a spegnerla. Mi alzo e vado in cucina.

Anche se non posso vedere, ormai ho imparato come è fatta la mia casa, dove sono le stanze(contando i passi) e quanti scalini ci sono.

-Buongiorno amore, dormito bene?- mi chiede mia madre, dandomi un bacetto sulla fronte, mentre mi siedo.

-Si, papà è andato?- le chiedo, ricevendo un consenso con la testa.

Mio padre è un dottore, uno dei più famosi di questa città, rinomato per la bravura in campo pediatrico.
Mia madre invece è una semplice donna, che accudisce la figlia e fa le faccende domestiche. Un tempo, prima di avere me, faveva la maestra in una scuola materna.

Finisco il mio toast con la marmellata di fretta, insieme al latte, per andarmi a preparare.

-Tesoro, ti aspetto all'entrata!-.

Ogni mattina, prima che suoni la sveglia, mia madre mi sistema i vesti sulla sedia e devo dire che i suoi gusti sono molto carini.

Non posso sapere di che colore siano, so solamente che indumento sono.

Un paio di legins(che arrivano fin sotto il ginocchio) e un vestito corto, il tutto accompagnato da un paglio di converse, credo.

Prendo la mia borsa con i libri e mi dirigo verso il garage.

-Lo sapevo, sei stupenda!- mi dice, abbracciandomi.

-Mamma guarda che non è il mio primo giorno di scuola superiore, è solo iniziato il quinto anno. A nessuno interessa come mi vesto- ribatto, prendendo i miei occhiali da sole, dentro la tasca.

-A te potrebbe pure non far piacere, ma forse a qualche ragazzetto si! Ho visto come sono i tuoi compagni di classe e non sono niente male!- inizia a parlare mia madre, mentre guida.

-Mammaaaa, non dire queste cose!-.

-Ok, siamo arrivate, c'è Annabeth che ti aspetta davanti il cancello. Buona giornata!- mi dice, dandomi un altro bacio sulla fronte.

-Ciao...-.

Annabeth è la mia migliore amica, fin dalle scuole elementari, siamo inseparabili. È alta come me e ha i capelli riccissimi.

-Sophiaaaaa!- mi chiama, strito...abbracciandomi.

-Anna, sto soffocando!- cerco di staccarmi.

-Scusami Teso, ma sono così felice! Ma ti rendi conto, dopo questo anno diventeremo delle universitarie!-.

-E quindi?- le chiedo ridendo, so già cosa mi risponderà.

-Come "e quindi"? Ragazzi carini, feste ogni sera, confraternite e ragazzi carini!- mi risponde, saltellando. Fa tantissimo baccano con quei tacchi.

-Ok, so che sei single, ma andare ad un'università solo per rimorchiare, non credi che sia...appropriato?-.

-Pensala come ti pare, ma abbiamo quella strega di fisica, che ci aspetta in aula. Sbricati, altrimenti faremo tardi!- mi dice, prendendomi per mano e correndo verso la classe.

Ho paura di sbattere contro qualcuno o perdere qualche libro, senza accorgermene.

Adoro Annabeth, mi piace il suo modo di essere sempre solare e sorridente, anche se sono triste mi tira sempre su il morale.

-Anna, oggi che ti sei messa?- le chiedo, cercando di mantenere il suo passo. Come fa a correre con i tacchi?

-Una maglietta nera a maniche corte, una gonna scozzese rossa e nera e tacchi a spillo rossi. I capelli li ho tenuti sciolti, ma li ho allisciati!- mi dice.

-Noo adoravo i tuoi capelli!- mi lamento.

Per sbaglio vado inciampo su qualcosa e perdo l'equilibrio.

Non voglio cadere.

Vado a sbattere contro il petto di qualcuno, che riesce subito a prendermi per le spalle. Un odore buonissimo di acqua di colonia invade le mie narici.

-Scusami tanto- dico, cercando di rialzarmi.

-Scusa tu, non ti avevo vista- mi risponde una voce maschile, profonda e calda.

Ho sicuramente le guance rosse.
Annabeth mi riprende di nuovo per mano e continua a correre, non facendomi finir di parlare con lo sconosciuto.

Da quel che ho capito, siamo arrivate in classe. La riconosco dall'inconfondibile profumo di Liliam, la ragazza più famosa della scuola, nonchè figlia del preside.

-Mettiamoci vicino la finestra, tu all'ultimo e io a quello davanti.- mi dice, aiutandomi a mettere lo zaino sulla sedia.

Mi sono dimenticata di dirvi, che la nostra classe è costituita da 20 banchi singoli, disposti in 4 file e che nei corrodoi ci sono gli armadietti, per tenerci le nostre cose o i libri.

Sento un schiamazzi e risatine, da parte dei miei compagni, forse sono tutti felici per il nuovo anno come Anna.

-Ragazzi sedetevi, iniziamo la lezione- ci richiama la professoressa.

-Ma prof., è il primo giorno di scuola e vuole subito farci studiare!- si lamenta il burlone della classe, Luke.

-Quindi? Sapete già come è fatta la scuola, non ho intenzione di chiedervi cosa avete fatto durante le vacanze estive e voglio mettere un compito in classe questo venerdì- ribatte, tirando fuori dei libri.

-Mi sembra che si è di nuovo svegliata dalla parte sbagliata del letto- bisbiglia Annabeth, provocandomi una leggera risata.

Improvvisamente si sente bussare alla porta.

-Avanti- dice la professoressa.

-Buon giorno, scusi per il ritardo, ma mi ero perso- dice una voce maschile, che ho già sentito da qualche parte.

-Oh, signorino Vega, entra e si presenti!- annuncia la professoressa con voce un po' stridula...sembra agitata.

Sento dei passi in lontananza, è entrato in classe...voglio sapere com'è fatto. Numerosi mormorii e leggeri strilletti riempono l'aula, le ragazze sembrano felici.

Anche Annabeth lo è.

-Ehm, sono Francisco Vega, ho 18 anni e sono Argentino. Sono qui per un scambio culturale- continua a dire. Giusto! È il ragazzo con cui mi sono scontrata prima!

-Ok, prego accomodati in quel banco all'ultima fila, vicino a Sophia!- dice la professoressa euforica.

Aspetta, Sophia? Non ci sono altre Sophie a parte...me.

Dei passi si stanno muovendo e man mano che si avvicinano, i brusii continuano ad aumentare.

È arrivato, sposta la sedia e si siede.
Chi è questo ragazzo?

-Ciao!- mi bisbiglia il ragazzo, cercando di non farsi sentire.

-Ciao...- gli rispondo.

Non è che sono una di quelle ragazze timide, che fanno le santarelline, ma è raro che un ragazzo mi parli. Non sono molto famosa.

-Ci rincontriamo!-.

-Eh già- continuo a dire, tenendo lo sguardo in avanti.

-Signorino Vega, appena arrivato già inizia a parlare durante la lezione?- lo rimprovera la professoressa.

Più che un rimprovero sembrava che facesse la gatta morta, infatti è una zitella cinquantenne.

-Scusi- rispose lui imbarazzato.

Dovrò affrontare una lunga giornata...

Angolo autrice.
Salve lettrici! Come va?
Vi piace la storia?
Vorrei sapere se vorreste il nome di coloro che interpreteranno i personaggi della mia storia. Che ne dite?
Ditemelo nei commenti!
Ora vi lascio, un bacione♡
Laragazzainrosa

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