First Date At The Funeral
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ATTENZIONE: ONESHOT SCONSIGLIATA ALLE PERSONE SENSIBILI. È PRESENTE UNA SCENA DI SESSO E VIENE TRATTATO IL TEMA DELLE RELAZIONI TOSSICHE
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Fandom: Fifth Harmony
Ship: Camren
Out Of Character.
Ricordo perfettamente la prima volta che ti vidi.
Ricordo quanto eri bella e triste, quel giorno grigio e piovoso.
I tuoi capelli lunghi e castani erano scompigliati dal vento e bagnati, il tuo viso pallido e il tuo sguardo spento.
Avrei voluto vedere i tuoi occhi color cioccolato sempre luminosi di gioia.
Piangevi, aggrappata a quella bara posta su un ripiano di marmo al centro del cimitero, come se non volessi lasciarla andare.
Sicuramente amavi molto la persona defunta.
Mi incuriosiva il tuo comportamento, forse perché non avevo mai sofferto davvero per la morte di qualcuno, neanche per quella dei miei genitori.
Ti allontanasti dalla bara, ti asciugasti le lacrime e la tua amica di colore si avvicinò a te, per poi abbracciarti.
Tu singhiozzavi forte, lo percepii anche se non mi trovavo vicino a te o al posto della tua amica.
Quando quest'ultima si staccò da te per salutarti e andare via con sua nonna, decisi di avvicinarmi a te.
Nessuno era rimasto vicino a te.
Tuo padre, tua sorellina e gli altri parenti erano nell'apposita sala per le condoglianze.
Eri sola.
E avevi bisogno di qualcuno, io lo sapevo.
Ti sorrisi timidamente, salutandoti.
«Ciao, sono Lauren, la collega di tua madre» dissi, tu annuisti.
«Io sono Camila» rispondesti, allungandomi la mano, che io strinsi forte, per poi abbracciarti.
«Mi dispiace molto per la tua perdita. Sinuhe era una brava donna» ti sussurrai all'orecchio, con falso dispiacere, perché non provavo nulla.
Mi feriva solamente vederti in quello stato, del resto non mi importava un cazzo.
“Hai un profumo più buono di quella zoccola” pensai, stringendoti maggiormente.
“E sono sicura che scopi decisamente meglio di lei” continuai la mia riflessione, sorridendo contro il tuo collo e ripensando alle volte che mi ero scopata tua madre solo per avere una promozione al lavoro.
E in caso non me l'avesse concessa, avrei rigirato la frittata facendola risultare colpevole di violenza sessuale.
D'altronde, a chi avrebbero creduto?
A una donna di 47 anni che maltrattava tutti i suoi dipendenti ed era nota per questo o a una ragazza di 27 anni, con un faccino da cucciola indifesa?
Cosa che certamente non ero.
Ma tu ancora non lo sapevi.
Mi staccai da te, continuando però a tenere la mano ferma sulla tua schiena e ad accarezzarla.
«Ti accompagno a casa io se vuoi.» dissi, tu ti mordesti il labbro, riflettendo.
«Dovrei stare con mio padre e mia sorella...» mi rispondesti, abbassando lo sguardo.
«Allora facciamo un giro, poi ti riporto qui. Tuo padre non se ne accorgerà neanche» provai a convincerti, allora tu accettasti ingenuamente.
Portai la mano sul tuo fianco e ti condussi nella mia auto.
Fremevo dalla voglia di farti mia, lo ammetto, ma dovetti trattenermi.
Sapevo che avevi 18 anni, che non avevi mai fatto sesso, i tuoi gusti musicali e tanti altri.
Ma non avevo mai visto il tuo aspetto.
Ally, la baby-sitter di tua sorella e mia migliore amica, non aveva mai voluto farmi vedere una tua foto o descriverti.
«Giudicherai tu la sua bellezza» mi aveva detto, con quel suo fare misterioso.
Salimmo in macchina, misi in moto e andammo a fare un giro molto lontano da quel posto così triste.
Odiavo vederti triste.
«Come ti senti?» ti chiesi, consapevole di quanto fosse una domanda stupida, ma sentivo il bisogno di chiedertelo lo stesso.
Tu sospirasti.
«Non lo so, mi sento... vuota, come se non provassi più niente»
Annuii, fingendomi comprensiva, e posai la mano sulla tua coscia, accarezzandola.
Maledetta Ally, per colpa del suo mistero ora ero destabilizzata dalla bellezza che si trovava accanto a me.
«Andrà tutto bene, da adesso ci sono io con te» dissi, parcheggiando e voltandomi a guardarti.
«Ci sarò sempre, per sempre» aggiunsi, sussurrando, mentre ti guardavo. Tu tremasti.
Il tuo sguardo era incatenato sul mio e il mio sul tuo.
Ti sganciasti la cintura, per poi avvicinarti a me.
«I tuoi occhi sono bellissimi» mi dicesti, inclinando la testa da un lato, come se il verde dei miei occhi potesse cambiare in così poco.
Sarebbe cambiato soltanto vedendoti nuda, Camila.
«Anche i tuoi» risposi io, mentre spostavo la mano nel tuo interno coscia e tu riprendevi a tremare.
«Non dovremmo...» sussurrasti, arrossendo.
«Lasciati andare, distraiti. Puoi fidarti di me» sorrisi, tu ricambiasti, avvicinandoti per baciarmi teneramente e un po' goffamente.
Ricambiai, ci baciammo per tanto tempo.
Mi sganciai la cintura, facendoti mettere a cavalcioni su di me e staccandomi per poco.
«Tua madre mi ha detto di proteggerti, poco prima di andarsene a causa della sua malattia fulminante» mentii, in quello ero molto brava.
Non mi aveva detto un cazzo prima che la soffocassi con il cuscino.
Aveva scoperto delle cose che non doveva scoprire.
Tu piangevi, mentre io ti accarezzavo.
Ti baciai ancora, mordendoti il tuo labbro, tu gemetti piano.
Smettesti di piangere, quando notasti che anch'io stavo per farlo.
Mi ribaciasti, iniziando ad accarezzarmi un po' timidamente.
Amavo essere la prima per te, poterti scoprire solo io.
Avvicinai le mani alla tua giacchetta nera, togliendola, poi iniziai a sbottonare la tua camicia nera, ma tu mi fermasti.
«Non...» provasti a dire, arrossendo.
«Non l'hai mai fatto, Camila?» chiesi, con voce roca, ti sentii sussultare quando pronunciai il tuo nome.
Negasti con la testa, allora io presi le tue mani, portandole sul mio seno.
«Inizia tu. Fammi quello che vuoi» ti dissi seria, tu annuisti, iniziando a toccarmi, mentre io mugolavo dal piacere.
Le tue piccole mani inesperte mi stavano dando più piacere di quelle di qualsiasi altra donna, compresa tua madre.
Mi sfilasti la maglia, per poi restare ad ammirare il mio seno ancora coperto dal reggiseno, per qualche secondo.
Togliesti anche quell'indumento, toccandomi ancora, io portai le mani sul tuo sedere, stringendolo forte.
Sbottonai i tuoi jeans, infilando la mano all'interno di essi.
«Tu sei mia, adesso» ringhiai, toccandoti lentamente, tu gemesti, sperimentando quella sensazione nuova.
Ally diceva che non ti eri mai masturbata.
Veniva a casa vostra ogni giorno, a volte restava anche a dormire.
La porta di camera tua era sempre socchiusa e non proveniva mai alcun rumore sconcio dall'interno.
Mi piaceva pensare che fossi davvero un'inesperta.
Ti avrei guidata io.
«Sono tua, Lauren...» dicesti, iniziando a muoverti sulla mia mano.
«Chiamami mami. Ti aiuterà a sfogarti meglio» mentii ancora, alludendo al tuo lutto.
Mi avrebbe solo fatta bagnare sentirti chiamarmi così e iniziare a parlarmi in modo sconcio.
Ti sbottonasti da sola la camicia, togliendola.
Capii che ti sentivi pronta.
Però te lo chiesi lo stesso.
Tu annuisti, allora io mi spogliai del tutto, abbassai i sedili mentre aspettavo che tu imitassi miei gesti.
Mi sdraiai nei sedili come se fossero un grande letto, tu eri seduta su di me e ti stavi spogliando.
Non avevo mai visto niente di più bello, credimi.
«Sei bellissima, piccola» ti dissi, toccando ogni tuo centimetro di pelle.
Tu ti nascondesti nel mio petto, sospirando.
«Cos'hai?» chiesi, continuando a esplorarti.
«Mi vergogno... il mio corpo non è bello come dici» rispondesti, singhiozzando.
Spostai le mani dalla tua schiena nuda e bellissima al tuo viso.
«Tu sei stupenda.» dissi, poi portai le mani sul tuo seno un po' piccolo, sicuramente ti riferivi anche a quello.
«Questo è stupendo» continuai, per poi fare lo stesso con tutte le parti del tuo corpo.
Volevo farti sentire amata.
Non sapevo perché, ma ne avevo bisogno.
Tu mi avevi colpita da subito.
Avevo subito capito che eri quella giusta.
Non volevo violentarti, volevo prendermi la tua prima volta dolcemente.
Sarei stata brava con te.
Non ti avrei mai fatto del male.
«Sei pronta?» ti chiesi, tu divaricasti le gambe, permettendomi di ammirare anche quella parte di te.
«Toccami, mami» sussurrasti.
Avvicinai la mano alla tua entrata, stuzzicandola e vedendo il tuo corpo contorcersi dal piacere decisi di mettermi sopra di te.
Entrai piano dentro di te, tu sospirasti.
Appena sentii le tue pareti allargarsi attorno alle mie dita iniziai a muovermi, procurandoti tanti gemiti di piacere.
Era musica per le mie orecchie.
Ti dissi che eri bellissima, che eri davvero brava e di resistere ancora un po'.
Con la mano libera ti coccolai, poi strinsi il tuo seno destro.
Tu venisti poco dopo.
Mi inchinai, per leccare via i tuoi umori, poi ti presi in braccio.
Tu ti addormentasti, mentre io continuavo ad accarezzarti.
Eri mia.
Lo saresti stata per molto tempo.
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