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Marshall x Gumball

Ho visto solo una puntata, (probabilmente una delle poche) o meglio, una parte, dove ci sono entrambi questi personaggi nella loro versione maschile. E devo dire che tra i due c'è sicuramente un rapporto all'apparenza di antipatia(?), come vogliono farci credere... ma io sono sicura che in realtà loro si amano! :'D
È il classico rapporto amore/odio che ti porta a shippare dei personaggi, checcivuoifà! Sono così belli insieme! :3
Basta con le ciance, buona lettura!

Eccolo, che fluttuava in cerca di qualcosa, o meglio, qualcuno. Col suo bellissimo sorriso stampato su quella sua faccia bellissima. Gumball si chiese se fosse legale essere così sempre e maledettamente bellissimi.
Addosso i soliti vestiti scuri, i capelli neri e sciolti che ricadevano sulla fronte, quasi coprendogli gli occhi rossi.
Gumball si avvicinò e un po' intimidito lo salutò, rivelando delle guance lievemente arrossate. Era strano vederlo nel suo castello, assunse la sua faccia da "ricordati che non ti sopporto" per cercare di luquidarlo il prima possibile. -C-Come mai qui?- Chiese indicando con le braccia l'immenso giardino che circondava il suo castello di Dolcelandia.
Colori dal rosa al fucsia brillavano sotto la luce del sole, le caramelle occupavano gran parte delle decorazioni e tutto era così dannatamente perfetto e carino. Troppo carino. Pensò Marshall, con un'espressione leggermente disgustata. Non s'impegnò poi così tanto per nasconderla.
-Non posso far visita al mio amico rosa?- Esclamò, per poi stritolare il corpo di Gumball con le sue braccia. "Amico?! E da quando?!" Pensò il principe, completamente rosso in viso, dimenandosi per scansarsi di dosso il più grande, ma con scarsi risultati. -L-Lasciami!-
Marshall lo accontentò, facendolo cadere sul prato... non c'era un solo metro quadrato che non fosse pieno di fiori. -Scusa!- Esclamò, facendo arrossire l'altro.
-Comunque,- cominciò, aiutandolo ad alzarsi. -un motivo c'è se sono qui.- Gumball lo guardava incuriosito, aspettando che finisse ciò che aveva da dire.
-Faccio una festa a casa mia... quindi, be' potresti venire anche tu.- Sorrise, e Gumball lo guardò stupito. Mai si sarebbe aspettato una richiesta tanto simile, per di più da parte di Marshall. Non era mai andato ad una festa, a parte quelle a palazzo con i suoi sudditi e qualche invitato di alto rango, ma non era mai stato ad una festa coi suoi coetanei. Alcool e divertimento erano per i ragazzacci come Marshall, non per Gumball, il principe rosa che cucinava torte e mangiava caramelle.
E non era di lui che doveva innamorarsi, non del suo opposto, non di quel ragazzaccio che spaventava i bambini e i suoi dolci! E i bambini dei suoi dolci!
-Ti ringrazio Marshall, ma non posso proprio lasciare il castello, io ho da fare e non ho tempo per le feste. Ora, se vuoi scusarmi, il dovere mi chiama. Ci vediamo.- Rispose freddamente, voltandosi per allontanarsi.
Non poteva continuare a sperare che lui un giorno lo guardasse negli occhi, gli dicesse di amarlo e lo baciasse. No, perché quello era ciò che accadeva solo nei sogni e per questo Gumball cercava sempre di tenerlo lontano. Voleva dimenticare i suoi sentimenti per lui, non voleva soffrire per amore, non poteva innamorarsi. Non di lui.
Ma è possibile smettere di amare una persona?
Marshall fluttuò sulla sua testa, per poi riapparire davanti a lui, inducendolo a fermarsi. Gumball lo guardò scocciato... anche se in realtà lo avrebbe volentieri preso e baciato fino allo sfinimento. Ma no, non poteva permetterselo. Gli toccava indossare la sua maschera e continuare a nascondere i suoi sentimenti.
-Non penserai mica che ti creda? Su Gumball, hai bisogno di uscire da queste mura, di divertirti! Sei giovane e passare la tua vita a giocare al principe azzurro, in questi caso rosa, non ti renderà felice. Perciò passo a prenderti stasera alle sette, non voglio sentire scuse. A dopo.-
Detto ciò non gli lasciò il tempo per replicare che volò via, lontano da lui.
Gumball lo mandò mentalmente a quel paese, si rigirò e tornò verso la sua camera, borbottando tra sé e sé.
-Perfetto! Ora devo anche subire le ramanzine da quel troglodita! Ah, ma può scordarsi che io venga con lui alla sua stupida festa. Per vedere che cosa? Gente ubriaca, che balla o che, peggio ancora, si droga?! No, no. Io me ne starò qui, nel mio piccolo castello a cucinare e fare esperimenti.-
Poi si rese conto di aver detto la cavolata più grande di tutte. Voleva andarci, era curioso di vedere come sarebbe stato andare ad una festa con gente della sua età e fare cose che quelli della sua età fanno.
Sbuffò, era pieno di dubbi e leggermente in ansia. Ci avrebbe pensato... e molto a lungo.

Qualcuno bussò alla porta della sua stanza, Gumball dovette abbandonare il libro che aveva fra le mani.
-Avanti.- Disse, fissando curioso la porta. Finché da essa non sbucò la sorridente faccia di Fiona, che entrò, seguita da Cake. -Gumball! È da un po' che non ci si vede!- Esclamò, raggiungendo l'amico, che si alzò per accoglierla nella sua camera.
-Già... ho avuto molto da fare qui ultimamente...- Si scusò, ma con un tono non molto convincente.
Fiona gli sorrise, finché non si avvicinò più a lui per guardarlo con sguardo malizioso. -E che cosa avresti fatto tutti questi giorni qui, tutto solo?- Gumball si impietrì. Che cos'era quell'espressione?
-Be', sai com'è qui nel regno... curare i dolci, studiare la scienza... cose che richiedono tempo!- Era leggermente intimorito dell'atteggiamento dell'amica. Quest'ultima si stava avvicinando sempre più e a sua volta Gumball indietreggiava.
-Ah sì? E dimmi... lui lo hai visto?- Chiese, e Gumball temette il peggio. Che avesse scoperto tutto?
-V-Visto chi... Fiona?- Ormai aveva raggiunto la parete più infondo della stanza e con la schiena la colpì, non avendo più via di scampo.
-Andiamo Gumball, guarda che lo so.- Incrociò le braccia al petto, guardandolo in attesa che pronunciasse il fatidico nome. Intanto Cake ridacchiava, anche lei sapeva tutto.
-Non so di cosa tu stia parlando! Scusami ma adesso devo prepararmi, ho un impegno importante questa sera.- Era arrossito e chiunque se ne sarebbe accorto, anche il più stupido degli stupidi ci avrebbe fatto caso. E Fiona lo sapeva, sapeva cosa induceva Gumball a comportarsi in questo modo.
Con gentilezza la spostò e Fiona non fece resistenza, ma continuò a guardarlo con quell'espressione da "so tutto, non puoi nascondere nulla, tesoro".
Con aria di sfida si avvicinò alla porta della stanza, dove ora c'era Gumball a tenerla aperta per aspettare che le due uscissero.
-So cosa sta succedendo, Gumball. E me lo dirai! Oh sì, che me lo dirai!- Detto ciò, uscirono entrambe lasciandolo solo e con mille domande nella testa.
Gumball sospirò, chiuse gli occhi e appoggiò la schiena alla porta.
Non stava capendo più nulla, non sapeva a cosa pensare.

-Adesso noi restiamo qui e aspettiamo che Gumball esca. Ha detto che ha un impegno, no? Voglio proprio vedere di che si tratta.- Disse Cake, guardando la bionda con furbizia. Fiona ricambiò lo sguardo complice, annuendo con un sorriso furbo. -Ci sto!-
Sembravano una vecchia coppia di complici che stavano studiando il piano del secolo per conquistare la Terra.
Insieme si sedettero nell'erba, lontano dalla porta del regno ma non così lontano da non poter vedere. -Ora non ci resta che aspettare.-

Gumball aveva le mani nei capelli e la domanda "Che diavolo mi metto?!" che gli frullava in testa. Stava svuotando l'intero armadio alla ricerca di qualche vestito decente da indossare per quella sera. C'erano una decina di magliette completamente rosa che Gumball escluse subito e che rigettò nell'armadio. Fece la stessa cosa con i vestiti troppo eleganti e quelli da lavoro.
Per un momento si fermò, pensando a quanto si stesse impegnando per una cosa che fino a due ore prima aveva rifiutato di fare. Ma adesso era lì, che si agitava per trovare qualcosa da mettere per quella maledette festa.
Finché non venne distratto da un picchiettio sulla finestra. Si voltò d'istinto attirato dal rumore abbastanza forte. Quasi si sapeventò nel vedere la faccia sorridente del corvino che salutava dall'altra parte del vetro.
Gumball arrossì, poi si avvicinò alla finestra e la aprì, facendo entrare Marshall. Si sedette sul davanzale della finestra, aspettando che l'altro dicesse qualcosa, ma non accadde così lo fece lui.
-Allora? Sei pronto?- Domandò frenetico e con impazienza.
-No... ehm... non so cosa mettermi... poi ci ho ponsato bene e ho molte cose da fare...- Balbettò, sviando lo sguardo ovunque tranne che in quello del corvino. Quest'ultimo scoppiò a ridere, divertito da dall'impacciataggine dell'altro. Gumball arrossì di più e ricambiò lo sguardo con uno irritato.
-Mi trovi divertente?!- Maledetti lui è la sua sfacciataggine!
-Oh, altroché.- Afferrò entrambi i suoi polsi con le mani e lo spinse, avvicinandolo di più al suo corpo, adesso in piedi. Lo guardò maliziosamente, mentre per lunghi secondi Gumball rimase a fissare i suoi occhi. Si era come perso in quello sguardo e lo stesso era valso per Marshall, che aveva smesso di ghignare.
-P-Puoi lasciarmi adesso...- Sussurrò, spezzando qeull'imbarazzante momento e sviando lo sguardo. Le guance di Marshall si colorirono lievemente e, come se fosse risvegliato da una trance, lasciò velocemente i polsi del principe.
"Sbaglio o è arrossito?" Si chiese Gumball, voltandosi dall'altra parte per evitare il suo sguardo. "Sì cavolo, è arrossito! Lo hai visto, no? È stracotto di te!" Una parte di lui diceva questo ma l'altra lo contraddiceva a sua volta con "Non farci troppo caso, Gumball, è solo frutto della tua immaginazione. Non è il caso di illudersi inutilmente."
Scosse la testa per liberarsi di quei pensieri, per poi rivoltarsi e vedere con sorpresa che Marshall non era più in piedi dietro di lui. Pensò che fosse uno dei suoi soliti scherzi.
-Marshall? Dove diav...- ma venne interrotto da un lieve tocco sulla sua spalla destra. Prontamente voltò la testa e ciò che incontrò non furono gli occhi del corvino, ma le sue labbra.
Sgranò subito gli occhi sorpreso, ma poi si lasciò andare, godendo di quelle soffici labbra sulle proprie.
Marshall pensò che le sue labbra sapevano di zucchero; così dolci e morbidi. Portò una mano sul suo fianco e l'altra a lato della sua testa, mentre Gumball si aggrappava alla sua felpa nera.
Non fece resistenza, sembrava avesse da sempre aspettato quel bellissimo momento. Non pensò alle conseguenze e ignorò cosa poi sarebbe successo nella sua vita.
Quando si staccarono, non poterono fare a meno di guardarsi e perdersi l'uno negli occhi dell'altro. Gumball si era fatto tutto rosso sul viso e Marshall mantenne le sue mani sul suo corpo, sorridendo teneramente, anche lui in imbarazzo. Gumball pensò che quell'espressione dolce sul suo viso non l'aveva mai vista. Quasi stentava a credere che era solo per lui.
-Quanto tempo ho passato ad aspettare questo momento... Gumball, tu... tu mi piaci molto.- Sussurrò imbatazzato il corvino, accarezzando i suoi capelli caramellosi. Gumball arrossì ancora di più, cercando di non guardarlo direttamente negli occhi.
Forse avrebbe dovuto innamorarsi di qualcun altro, qualcuno con la testa sulle spalle, che aveva una reputazione o che gli avrebbe dato un futuro stabile. Ma che se ne faceva di un futuro stabile se doveva condividerlo con qualcuno che non amava? Che poteva farci se il suo cuore batteva solo quando c'era lui nei paraggi e non con una persona importante e ricca, o di alto rango?
Perché fare ciò che è giusto, se questo non ti rende felice?
Gumball, dopo quella semplice frase, capì che l'unica cosa che lo avrebbe reso felice era stare con lui. Con Marshall Lee e nessun altro, non gli importava se ciò era giusto o sbagliato.
-Anche tu, Marshall... davvero tanto.- Mormorò e niente, ormai, lo avrebbe fatto tornare indietro.

***

Ovviamente non è finita, infatti ho deciso che presto farò una seconda parte...
Spero che questa come prima parte vi sia piaciuta! :3

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