Arion&Skie
One-shot su richiesta di Japanforevermiki7411, buona lettura!
Immagino non tutti sappiate cosa sia la guerra.
Nel senso che non lo sapete davvero, non avete idea di cosa voglia dire provare l'esperienza sulla propria pelle.
Io, purtroppo, lo so benissimo.
Mi chiamo Skie, Skie Blue.
Vivo in Germania.
Sono figlia unica, e anche se ciò a volte mi rende triste riesco ad ottenere qualche favore in più da mamma e papà.
Uno dei vantaggi del non avere fratelli.
Ma ora...
Ora tutto ciò non conta.
L'unica cosa che conta è un aggettivo, un secondo nome che mi è stato assegnato.
Jüdin.
Ebrea.
In famiglia siamo tutti ebrei. Ci nascondevamo da molto tempo nello scantinato di una vecchia villa abbandonata.
Avevamo murato le porte per tentare di non farci trovare.
Un giorno, però, la vecchia frau Pfanmüller ha segnalato ai Nazisti di aver visto un uomo con la stella gialla appuntata al petto entrare nella villa da un'apertura sul muro.
Quell'uomo era mio padre.
Herr Diller, un amico di famiglia, ha avvisato mia madre dell'accaduto.
Il giorno successivo eravamo già tutti scomparsi.
Papà mi portò fin fuori città e mi disse di nascondermi nel bosco.
《Non preoccuparti. Torneremo a prenderti quando tutto sarà finito. Te lo prometto.》
《Va bene, papà.》
Sono passati sessantaquattro giorni.
Sì, sessantaquattro. E dei miei parenti neanche l'ombra.
Sono sopravvissuta procurandomi il cibo nel bosco. Tra bacche, un po' di selvaggina e qualche furto delle campagne più vicine sono riuscita a campare fino ad adesso. Sono anche riuscita a non ammalarmi.
Però vedo tutto.
Vedo tutto quello che succede in città.
Ho gettato via la stella di Davide che avevo cucita alla giacca il quindicesimo giorno.
Il giorno in cui sono cresciuta.
Il giorno in cui ho finalmente compreso il senso dei discorsi che facevano i grandi della famiglia e che io non potevo ascoltare.
Il giorno in cui ho capito cosa significhi essere jüdin.
Significa non poter avere una vita normale.
Significa venire isolati dal resto della gente.
Significa venire disprezzati, sfruttati.
E ora anche torturati e uccisi.
E quei Nazisti, quei luridi porci, meritano solo di morire in agonia.
È colpa loro se ho perso tutto.
La famiglia, gli amici, la mia vita normale.
Tutto per colpa di alcuni idioti che seguono lo stolto per eccellenza, il Führer.
Vorrei vederli soccombere sotto i miei piedi, falciati da una raffica di proiettili come hanno fatto loro a tanti di noi.
Ma se pensano che anche questa piccola ebrea si piegherà al loro potere, si sbagliano.
Anche perché, nella maggior parte dei casi, sottomettersi ai nazisti significa morire.
Vedo tanti treni partire dalla stazione del paese. Lunghissimi serpenti di ferro e legno che si snodano tra le foreste e le campagne, fino a raggiungere una destinazione ignota.
In famiglia, non ci hanno mai voluto rivelare il capolinea della corsa. Rispondevano sempre alla stessa maniera: destinazione ignota.
Era uno di quegli argomenti che non potevano essere spiegati a noi bambini.
Ma dopo il quindicesimo giorno, ho iniziato a formulare le mie teorie.
E un giorno, lo giuro su me stessa, scoprirò dove diamine portano quei treni.
《Wer ist da? Chi è là?》
Mi si accappona la pelle a sentire una voce così vicina a me.
Rimanendo nascosta tra le fronde, scruto a terra; due occhi grigiastri guardano in alto, ma non hanno ancora incrociato i miei.
《C'è nessuno?》domanda il proprietario degli occhi color argento; è un ragazzino, forse avrà la mia età. Capelli castani con due singolari ricciolini sulla testa, pelle mulatta. Non sembra per niente un tedesco.
Inizio a preoccuparmi seriamente della sua presenza solo quando lo vedo toccare con circospezione il tronco dell'albero sul quale mi trovo.
《Scheisse.》ringhio a denti stretti senza farmi sentire.《Merda.》
Cerco di spostarmi tra i rami, ma qualcosa va storto; appena poggio il piede destro su un ramo, sento un "Crack!" secco, e in un attimo mi ritrovo a dovermi tenere appesa all'albero solo con le mani.
Mi ritrovo faccia a faccia con il ragazzino, che mi guarda leggermente spaventato dal mio brusco arrivo.
《Ehm... Hallo...》mormora alzando la mano in segno di saluto.
《Chi sei?》gli domando, a mio rischio e pericolo.
《Tu che ci facevi sull'albero?》mi domanda indicando la chioma nel punto in cui sono caduta.
《Te l'ho chiesto per prima.》gli ricordo, ancora penzolando appesa all'albero.
《Mi chiamo Arion Sherwind.》mi informa il ragazzino piazzandosi sotto di me e porgendomi le braccia.《Forse ti conviene scendere.》
《Non ho bisogno del tuo aiuto.》rispondo lasciandomi andare e cadendo in piedi proprio di fronte a lui.
《D'accordo...》Si allontana di qualche passo da me.《Che ci facevi là sopra?》
《Stavo... Giocando a... nascondino.》butto lì per lì.
Il ragazzo mi guarda da capo a piedi, e poi mi risponde con un sorrisetto divertito.《Giocavi a nascondino con i vestiti sgualciti e i capelli sporchi e arruffati.》
《Molto divertente.》borbotto sbattendo via della terra da quel che rimane della mia gonna.《Saresti ridotto così anche tu se...》
Mi mordo l'interno della guancia per smettere di parlare.
《Se...?》mi incita.
《Niente.》Liquido il discorso con un gesto della mano, per poi tornare ad arrampicarmi sull'albero.
《Bist du jüdin? Sei ebrea?》
Possono sole tre parole far mancare un battito al tuo cuore?
《Ya.》rispondo fissando la corteccia della pianta.《Sì.》
Rimaniamo entrambi immobili, in attesa del verdetto finale. Ora andrà sicuramente ad avvisare i nazisti che una piccola ebrea si nasconde tra le fronde degli alberi.
《Dai, scendi.》mi invita Arion in tono rassicurante.《Non ti farò nulla.》
《Io conosco voi tedeschi.》lo avverto.《So che vi ripugnamo, noi.》
《Mia madre nasconde degli ebrei in casa.》mi rassicura, porgendomi la mano per aiutarmi a scendere.《Non siete poi così strani, per me.》
Ancora diffidente, ma un po' meno di prima, lascio che mi prenda la mano e mi aiuti a scendere. Quasi mi vergogno a toccarlo, perché sono tutta ossuta e sporca.
《Da quanto non mangi?》mi domanda com gentilezza.
《Da ieri mattina.》ammetto.
Si infila una mano nella tasca sinistra e ne estrae un pezzo di pane; alla sola vista mi viene l'acquolina in bocca. Quand'è stata l'ultima volta che ho mangiato qualcosa di diverso da bacche e frutta marcia?
《Tieni.》mi esorta porgendomelo.
Poso gli occhi sulla pagnotta, poi su di lui. Ripeto l'operazione per altre tre volte, come minimo.
《Non è avvelenato, lo giuro.》mi tranquillizza con un sorriso.《Doveva essere la mia merenda... Ma è evidente che tu ne hai più bisogno.》
Mi salgono quasi le lacrime agli occhi a sentirlo parlare così. Da quanto tempo un tedesco non mi parlava con tale gentilezza?
《Mi chiamo Skie. Skie Blue.》dico afferrando la pagnotta ancora tiepida.
《È da molto tempo che ti nascondi?》mi domanda invitandomi a sedersi insieme a lui ai piedi dell'albero.
《Sessantaquattro giorni.》rispondo fissando il pane come se fosse un miraggio.
《E la tua famiglia?》mi domanda, toccando un tasto dolente.
《Non lo so.》
Abbasso lo sguardo sulla mia gonna sgualcita e sporca, e sospiro.
Sento i suoi occhi argentei puntati su di me.
《Mi dispiace...》dice, quasi in tono di scuse.
《Tu...》riprendo, tirando su col naso.《Tu sai dove porta il treno?》
《Quale treno?》
《Quello dove caricano quelli come noi.》preciso.
《Beh... Non esattamente. So che mandano gli ebrei a lavorare, e li convincono a salire dicendo che una volta giunti a destinazione si potranno fare una doccia.》mi spiega.
《E tu ci credi?》gli chiedo.
《Non proprio... Sento che pochissimi di loro torneranno indietro. Altrimenti non ci sarebbe motivo di nascondersi, come fai tu e come fanno centinaia di altri ebrei.》
Mi salgono le lacrime agli occhi al pensiero che non potrò più rivedere la mia famiglia.
D'altronde me l'aspettavo. Sessantaquattro giorni sono davvero troppi.
《Ehi...》mormora Arion dandomi una piccola spinta con la spalla.《Scusami, non volevo farti piangere.》
《Non sto piangendo.》rispondo con la voce spezzata, asciugandomi gli occhi.《Sto bene.》
《Puoi venire a nasconderti da noi, se vuoi.》mi propone.
《No, no.》lo blocco subito.《Non voglio mettere a rischio anche la tua famiglia.》
《I tedeschi non hanno ancora trovato gli ebrei nascosti da noi.》mi informa.《Abbiamo trovato un modo per far credere loro che non nascondiamo nessuno, e ci sono cascati. Forse casa nostra è la più sicura del paese, per voi.》
《Non posso accettare. Ma grazie lo stesso.》
《E rimarrai a vivere sugli alberi?》domanda, come per cercare di convincermi a stabilirmi a casa sua.
《Purtroppo non ho altra scelta. E comunque io e te non dovremmo parlarci.》
《Probabilmente hai la mia stessa età. Potremmo essere in classe insieme, se non fosse per tutta questa storia delle persecuzioni. Non vedo perché una chiacchierata dovrebbe farci male.》
《Se ci scoprono siamo morti in due.》gli ricordo.
《Non ci troveranno mai, qui. In effetti hai scovato un bel nascondiglio, ora che ci penso.》
Approfitto del silenzio che si crea tra noi due per dare finalmente il primo morso alla pagnotta; ormai è fredda, ma addentandola mi sembra di essere in paradiso.
《A proposito, quanti anni hai?》mi domanda.
《Ne faccio sedici tra poche settimane, se sopravvivo. Tu?》
《Io li ho già fatti il mese scorso.》
Afferra un lembo della mia gonna con due dita, strofinandocele sopra come per esaminarla, e di primo impatto arrossisco un po'.
《Sta per finire l'estate... Non avrai freddo, vestita così?》
《Arion, apprezzo molto la tua gentilezza, ma me la caverò. Non ti preoccupare.》
《E invece mi preoccupo eccome.》ribatte, sfilandosi la lunga giacca marrone e costringendomi ad infilarla.
《Non dovevi...》lo ammonisco, tirandogli un pugnetto sulla spalla, coperta ormai solo da una camicia bianca.
《Ne hai più bisogno.》
Il sorriso stupendo che mi rivolge subito dopo mi riscalda il cuore come nessun'altra persona ha mai fatto prima.
E sinceramente questa reazione mi spaventa un po'.
Non riesco neppure a dare un'altro morso alla pagnotta da quanto mi sento in imbarazzo.
《Beh, si è fatto tardi.》osserva il castano risvegliandomi dalla trance.《È meglio che torni a casa, o mia madre si preoccuperà.》
《Va bene...》rispondo, forse con una nota di dispiacere nella voce. Era da tanto che non parlavo con qualcuno.《Grazie ancora.》
《Figurati. Sei proprio sicura di non voler venire a casa mia?》
《Sì, sono sicura. Non voglio portarvi guai.》
《Ma non rischi di più rimanendo nascosta lassù?》domanda indicando le fronde sopra di noi.
《Le SS non mi troveranno mai qui.》ribatto.《Starò bene.》
Arion mi sorride, anche se non del tutto convinto.《D'accordo. Ma se hai bisogno di qualcosa, vivo nella via principale del paese.》dice indicando un mucchietto di case.
《Danke. Grazie.》
***
Squarciano il silenzio notturno come una spada fa con della vecchia stoffa.
Gli animaletti del bosco intorno a me si agitano e scappano via, colti di sorpresa.
E, come loro, scorgo gli abitanti del paese uscire di corsa dalle case, diretti al rifugio antiaereo.
Mentre mi avvicino al tronco dell'albero sul quale mi trovo, prego in silenzio che una bomba non cada vicino al bosco.
Quando sento in lontananza le prime esplosioni, chiudo gli occhi.
Ma qualcosa mi costringe a riaprirli quasi subito.
Dei passi.
Proprio sotto di me.
"Sono loro?" mi domando subito. "Stanno cercando di proteggere il villaggio e passano per di qua? Ma no, non avrebbe senso andare a farsi ammazzare sotto le bombe."
E quindi... Che cos'è?
Sporgo la testa in fuori e guardo in basso.
È Arion.
《Arion!》esclamo terrorizzata.《Che ci fai qui?!》
《Sono venuto a cercarti!》risponde alzando la testa.《Vieni giù di lì!》
《Ma sei impazzito? Va' subito nel rifugio!!》
《Solo se ci vieni anche tu!》esclama perentorio.《Non posso lasciarti qui.》
Mi sembra che mi si sciolga il cuore mentre dice quelle parole. Nessun tedesco mi aveva mai parlato così.
《Ma ormai è tardi! Le prime bombe sono già cadute!》ribatto.
《Se scendi adesso possiamo farcela!》insiste; mi stupisco di riuscire a cogliere l'intensità del suo sguardo anche da quassù. I suoi occhi devono avere un nonsoché di magico.《Coraggio!》
Mi mordo un labbro, senza sapere cosa fare. Se resto qui e una bomba mi cade sopra la testa non ho speranze di salvezza, e in più Arion morirebbe con me. Se scendo rischio di essere riconosciuta, ma forse riuscirei a raggiungere il rifugio insieme al mio amico.
《Arion... Se mi beccano finirai nei guai anche tu!》gli ricordo.
《Non ti riconosceranno, non hai nemmeno la stella!》risponde puntandomi un dito contro.《Coraggio Skie, non abbiamo molto tempo!》
Cerco di mantenere salda la mia opinione, ma lo sguardo di Arion mi fa solo venire voglia di saltare giù e scappare con lui.
Sembra determinato a non andarsene finché non sarò scesa.
Forse se resto qui moriremo entrambi.
Inizio a scendere rapidamente dall'albero, saltando di ramo in ramo sempre più in basso; le braccia di Arion mi invitano a gettarmi tra di esse, ma reprimo questo mio desiderio prima di posare i piedi per terra.
《Corri!》mi urla Arion prendendomi per il polso.
Faccio come mi ha ordinato, cercando di stare al passo con lui. È davvero veloce.
Corriamo per minuti che sembrano durare ore, con le bombe che cadono a poche centinaia di metri da noi, nei campi appena fuori il nucleo abitativo.
Quando iniziamo a correre lungo il lastricato che si dirama per tutte le vie del paese, Arion accelera ulteriormente, svoltando bruscamente a destra e a sinistra di tanto in tanto.
Giungiamo davanti a un edificio cadente e abbandonato; ha l'aria di essere una casa molto vecchia.
Arion si dirige sicuro verso una porticina di assi di legno di lunghezza irregolare.《Di qua.》mormora spingendola.
Mentre sto per entrare, sento il forte rombo di un motore sopra la mia testa.
Alzo lo sguardo, e con orrore constato che si tratta di un aereo bombardiere.
《Sbrigati!!》urla Arion trascinandomi giù per le scale.
Corro così veloce da scendere tre o quattro scalini a passo, ma non mi importa se mi romperò una gamba.
Non voglio morire.
Alla fine delle scale vi è un'altra porta, un po' meno malandata della prima.
Arion la spinge con violenza: ci ritroviamo all'interno di una specie di cantina piena di persone.
Il castano mi trascina fino a un angolino lontano dalla gente e si siede per terra a peso morto, tirandomi giù per il braccio.
Non correvo così da molto tempo, e la dieta povera che sono costretta a seguire non mi dà energie sufficienti per reggere sforzi così grandi.
Cado, letteralmente, tra le braccia di Arion. Mi siedo tra le sue gambe, dandogli le spalle.
《Stai bene?》mi domanda stringendo la presa.
《Credo... di sì.》rispondo con un fil di voce guardandomi attorno.
Lo sento appoggiare la fronte sulla mia schiena.
《Perché sei venuto a prendermi?》gli domando titubante.
《Se fossi rimasta lì saresti morta.》
Abbasso lo sguardo sulle sue mani, unite tra loro grazie alle dita intrecciate, sopra la mia pancia. Le prendo tra le mie. 《Potevi morire anche tu.》
《Non sarei riuscito a stare qui pensando a te lì fuori sotto le bombe.》
Quasi mi sciolgo tra le sue braccia; era da tanto che qualcuno non parlava così con me.
Anzi, forse nessuno mi ha mai parlato così.
Separo le sue mani in modo da potermi voltare.《Ma io sono molto diversa da te.》bisbiglio.
《Cosa intendi dire?》domanda con l'innocenza e l'ingenuità di un bambino.
《Sono ebrea.》gli ricordo abbassando ancora di più la voce.《Non dovrei stare qui. Non dovrei parlarti. Noi due non ci saremmo neanche dovuti conoscere.》
《Non dire stupidaggini.》mi rimprovera accigliato.《Sei un essere umano proprio come me. L'unica differenza tra noi è che io sono un ragazzo e tu una ragazza.》
Ammiro i suoi occhi color platino, nella speranza di trovare conforto in essi. Appoggio la testa alla sua spalla, sospirando.《Mi sento come se fossi la tua condanna a morte.》
《Lo saresti stata se non mi avessi seguito.》risponde abbracciandomi.《In fondo nessuno sa che sei ebrea, a parte me. Non ti accadrà nulla se rimarrai a vivere a casa mia.》
《Stai scherzando?》domando incredula senza alzare la testa.《E cosa dirai ai soldati?》
《Che sei mia cugina, o cose simili.》mi tranquillizza.《Skie, loro non sanno chi sei.》
《Invece sì. E prenderanno anche te se mi terrai a casa tua.》
Il solo pensiero che Arion potrebbe morire a causa mia...
Sento le lacrime riempirmi gli occhi e un nodo formarsi in gola. Abbraccio Arion, affondando il viso sulla sua spalla.《Non me lo perdonerei mai!》piango.《Tu... Tu devi stare lontano da me.》ammetto dolorosamente tra un singhiozzo e l'altro.
《Non ci penso nemmeno.》risponde stringendomi più forte.《Skie, non so se l'hai capito... Ma io non voglio più separarmi da te.》
《Perché?》domando ingenuamente senza alzare lo sguardo.
《Weil ich liebe dich.》mi sussurra all'orecchio.《Perché ti amo.》
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