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[7] Ouat & HoO - Vacanza A Storybrooke

Possibili spoiler di Ouat (stagione 5 pt.2 e stagione 6) e di Eroi dell'Olimpo/Percy Jackson.

Ho in mente una storia così più o meno da quando nella 5ª stagione di C'era Una Volta è apparso Ade, tuttavia mi sono decisa a metterla per iscritto solo di recente.

* * *

La battaglia finale si era conclusa da giorni ed anche i festeggiamenti per la vittoria erano giunti al termine. In tutta la cittadina aleggiava una gioia di sottofondo mentre gli abitanti si stavano abituando alla monotonia della vita quotidiana.

Non che qualcuno se ne lamentasse; dopo gli ultimi eventi che avevano messo a repentaglio vita e proprietà non solo dei residenti a Storybrooke, ma anche della Foresta Incantata e degli altri regni magici, dopo tutto ciò che era e non era accaduto a nessuno dispiaceva un po' di sana e tranquilla noia pomeridiana.

A differenza del mese precedente, al momento la piccola città aveva un aspetto ordinario e nulla di essa tradiva il passato fuori dall'ordinario dei suoi cittadini.
Be', quasi nulla: c'erano alcune eccezioni eclatanti.
Il negozio del signor Gold era pieno di oggetti bizzarri dalla dubbia origine, la cripta del sindaco era fornita di pozioni ed ingredienti per incantesimi di vario genere e un osservatore attento che si fosse preso la briga di guardarsi attorno avrebbe senz'altro notato qua e là scintillii attorno alle mani di qualcuno, spade a portata di mano in alcuni portaombrelli, un uomo vestito di pelle nera con un uncino al posto di una mano e molti altri dettagli insoliti e ben poco relativi ai costumi americani contemporanei.
Tuttavia, a prima vista, nessuno di passaggio se ne sarebbe accorto; questo principalmente perché Storybrooke sulle mappe non esisteva (né esiste tuttora) e difficilmente poteva essere raggiunta.

Se non sai dove cercare, non la puoi trovare. Se sai dove si trova, la devi solo cercare. La definizione perfetta per quel luogo sperduto tra i boschi.

A Storybrooke capitavano nuovi arrivati più frequentemente di quanto gli abitanti ammettessero, generalmente si trattava di esuli in fuga dalla Foresta Incantata, dal Regno delle Storie Mai Raccontate, da Oz o da un'altro regno magico.

I due adolescenti che avevano appena raggiunto il cartello stradale che dava loro il benvenuto nel territorio della città, tuttavia, non sembravano usciti da alcuna favola, racconto fiabesco o romanzo. Non sembravano che due comunissimi giovani in viaggio.

"Sembrerebbe questo il posto." disse la femmina rivolta all'altro.

"Se non altro, questo è il nome del luogo che stiamo cercando. -rispose il ragazzo sistemandosi lo zaino sulle spalle- Forza, andiamo."

Una volta raggiunta quella che appariva come la via principale, i due si fermarono.

"Bene, siamo arrivati. -annunciò, più che altro a sé stesso, il ragazzo prima di lasciar cadere a terra il proprio bagaglio- Ora siamo ufficialmente in vacanza."

"Sai perfettamente che non è vero. -lo rimproverò dolcemente la ragazza mentre si liberava anch'ella del peso che le gravava sulle spalle- Nostro padre ci ha affidato un compito..."

Il giovane scrollò le spalle. "Cosa vorresti fare? Approcciarti e chiedere <Sei tu la persona che papà ci ha chiesto di trovare?> ad ogni donna che passa? Io voglio solo prendermi una pausa da tutto e tutti; tu che vuoi?"

"Una cena calda e un posto comodo per passare la notte." spiegò lei al fratello.

"Lì c'è un posto chiamato Granny's. Che te ne pare?"

"Sembra invitante. Anche se mi ricorda un poco la storia di Hansel e Gretel."

"Non mi sembra un edificio fatto di marzapane e canditi... Forza, Gretel, andiamo!"

Mentre cenavano nel ristorantino i due si accorsero che un ragazzo li fissava. Era entrato poco prima al seguito di una donna bionda che era stata salutata dalla proprietaria del locale con l'appellativo di sceriffo, l'osservatore che sembrava avere circa la loro età sussurrò qualcosa di impercettibile alla donna con cui era arrivato. Lo sceriffo rivolse ai due adolescenti uno sguardo fugace, quindi si diresse verso il loro tavolo.

"Buonasera." le disse la ragazza con un sorriso.

"Salve, siete nuovi di qui?" domandò loro la donna senza troppe cerimonie.

"In effetti, siamo arrivati da poco. -ammise la giovane.- Saprebbe, per caso indicarci un albergo o un altro luogo per passare la notte, signora?"

"Non c'è bisogno di tanta formalità: chiamatemi semplicemente Emma. In ogni caso, credo che Granny abbia almeno una stanza libera."

"Grazie mille, Emma. -la ragazza le porse la mano destra- Io mi chiamo Hazel. Invece, questo maleducato che non ha smesso di mangiare e non ha neppure alzato lo sguardo è mio fratello." spiegò prima schioccare le dita sotto il naso del ragazzo che l'accompagnava.

"Oh, scusate. Ero sovrappensiero. -replicò il ragazzo tornando improvvisamente alla realtà. Mi chiamo Nicholas."

"Questo è mio figlio Henry." la donna concluse le presentazioni poco prima di prendersi la libertà di offrire ai nuovi arrivati il pasto.

. . .

Il giorno seguente i due fratelli diedero inizio alla loro ricerca. "Sono dell'idea che, come prima mossa, dovremmo andare dallo sceriffo. Se scopriamo esattamente chi stiamo cercando, risparmiamo un sacco di tempo."

"Approvo, mi piace l'idea del risparmio di tempo."

. . .

"Ehilà! C'è nessuno?"

"Ciao, Hazel. Posso esserti utile?"

"Veramente, sì. Io e Nico stiamo cercando una persona e abbiamo pensato che ci potessi aiutare."

"Posso provarci: chi state cercando?"

"Ehm..." la ragazza si voltò verso il fratello in cerca di un aiuto.

"Sappiamo che si tratta una donna con un un nome tipo Selina e una fissa per il colore verde, non abbiamo molte altre informazioni." spiegò il ragazzo.

Emma riflesse un poco. "L'unica a cui riesco a pensare e Zelena... Oh, Henry. Capiti a fagiolo."

"Che succede, mamma?" domandò il ragazzo sorpreso.

"I nostri nuovi amici stanno cercando una donna la cui descrizione potrebbe rispecchiare Zelena. Credo che ora sia da Regina. Potresti accompagnarli da lei?"

"Come vuoi... Seguitemi, ragazzi."

. . .

"Posso chiederti chi è questa Regina?" chiese Nico ad Henry lungo la strada.

"Il sindaco e mia mamma. Cioè mia madre adottiva. -aggiunse per evitare di confondere troppo i due.- Il mio albero genealogico è piuttosto contorto..."

"Tranquillo, sappiamo perfettamente cosa significa avere una famiglia allargata." rivelò Hazel.

"Davvero?"

"Non puoi neanche immaginare quanto siano complessi i nostri legami da parte di padre."

"Non sottovalutatemi: se avete un giorno libero, potrei provare a illustrarvi la mia famiglia. Ecco siamo arrivati."

Henry suonò il campanello della villetta e quasi subito una donna mora vestita con un completo scuro aprì loro la porta.

"Henry! Che ci fai qui?" gli domandò sorridendo.

"Ciao, mamma. Loro sono Hazel e Nico. Stanno cercando qualcuno che quasi certamente è Zelena: è qui?"

"Sì, è in salotto con la piccola Robin... Solo una domanda, ragazzi: da dove venite?"

"Lontano, siamo arrivati in città ieri sera." tagliò corto Nico.

"Zelena, hai visite." annunciò Regina Mills alla sorella invitando i due ad accomodarsi.

La Strega dell'Ovest stava cullando la figlioletta, sentendosi chiamare alzò lo sguardo e fissò per un eterno istante i due adolescenti mai visti prima. Poi si strinse al petto la bimba e arretrò quasi urlando.

"Lontani! Non osate avvicinarvi! State lontani dalla mia bimba e da me!"

Istintivamente Regina ed Henry si piazzarono tra Zelena e i nuovi arrivati. "Cosa sta succedendo?" domandò il sindaco rivolta alla sorella.

"Chiedilo a loro!" sbottò la donna rossa senza abbassare minimamente il tono di voce.

"Allora?"

"Papà aveva detto qualcosa riguardo al fatto che non fosse benaccetto, giusto, Haz?" sussurrò Nico alla sorella che si limitò ad annuire.

La padrona di casa evocò una sfera fiammeggiante in una mano. "Sto aspettando." il tono e lo sguardo di lei intimorì i due fratelli più della fiamma che aveva in mano e li fece arretrare di un passo.

"Non siamo qui che per parlare.- riprese Nico sostenendo lo sguardo di Regina.- Non abbiamo intenzione di attaccare nessuno. Siamo disarmati." concluse alzando le mani in segno di resa. Anche Hazel imitò quel gesto mettendo, tuttavia, in mostra un tatuaggio sull'avambraccio sinistro.

Regina spense la fiamma e si avvicinò ai due con la fronte corrucciata. Fissò a lungo il braccio e il volto della ragazza. Quindi invitò nuovamente tutti i presenti ad accomodarsi e la fanciulla a spiegare cosa fosse quel marchio.

"Queste due linee -cominciò Hazel accarezzandole con un indice- rappresentano due anni di servizio nei ranghi delle Legioni di Nuova Roma."

"Nuova Roma? E dove sta?"

"Dove serve, non è una città per comuni mortali: ogni suo abitante ha ascendenti antichi e... Non umani."

"E il simbolo?" chiese Henry.

"Esplicita la mia ascendenza divina."

"Non capisco..."

"Mio padre. Questo è il simbolo che lo rappresenta."

"E chi sarebbe?" domandò la signora Mills incupita.

"Plutone." sussurrò la giovane.

"Quindi ci state dicendo di essere figli di questa divinità, questo Plutone?" riassunse l'ex regina cattiva.

"Non esattamente. -intervenne Nico- Hazel è figlia di nostro padre nella sua forma romana, io sono figlio della sua manifestazione greca."

"Che sarebbe...?"

Zelena rispose alla domanda della sorella deglutendo. "Ade."

Per un minuto intero calò un silenzio glaciale nella stanza.

"Come avete fatto ad arrivare fin qui? -chiese infine Regina- Avete usato un portale?"

"Portali? No, affatto. Nostro padre ci ha indicato un punto sulla mappa e ci ha detto che avremmo dovuto trovare Zelena e scambiare due parole con lei."

"Ade è vivo?" s'informò confuso il figlio di Regina.

Vi fu un veloce scambio di sguardi tra i due semidei che sospirarono all'unisono "Papà e le sue uscite di scena teatrali."

"Lo prenderò per un sì." concluse il ragazzo.

"Di cosa dovete parlarmi?" domandò sbuffando Zelena.

"Ritengo che sia meglio parlarne più in privato." disse Hazel.

"Come vuoi..." la donna affidò la figlia alla sorellastra poi esortò lei e il figlio di lei a lasciare la stanza.

"Quindi -chiese stizzita- è ancora vivo e vegeto e voi siete suoi figli?"

"Esatto. -Nico studiò il suo linguaggio del corpo per poi porre una domanda a sua volta- Ti turba che sia vivo o la nostra esistenza?"

"Mi turba che mi abbia mentito. Mi aveva detto non aver avuto nessun'altra donna mortale per la testa a parte me negli ultimi anni, ora spuntate voi due dal nulla e dimostrate che era tutta una menzogna..."

"A dir il vero, non ti ha mentito. -intervenne Hazel- Mio fratello ed io siamo nati molto prima di quanto sembri: sono passati più ottant'anni dalla nascita di entrambi."

"Devo dire che questo mi fa sentire meglio: almeno è stato sincero riguardo ai suoi sentimenti verso di me. Ora mi direste cosa vi ha fatto venire qui a parlare con me? Suppongo che non sia solo per riferirmi che Ade è ancora vivo."

"No, infatti, -ammise il figlio del dio dell'Oltretomba- siamo venuti a scoprire se sei o meno... Ehm... In attesa."

"In attesa?"

"Suvvia, Nico! -sbuffò ridendo la sorellastra di lui- Non è una parolaccia: è consentito dire incinta."

Per tutta risposta il ragazzo scosse la testa come se stesse annuendo a destra e a sinistra, gesto che con lui poteva significare <Sto seguendo il ritmo di questa canzone e devo ammettere che non mi dispiace.> oppure <Sì e no, non sono molto convinto di ciò che hai appena detto, ma non ho voglia di stare qui a discuterne adesso.> A giudicare dalla sua espressione facciale (e dal fatto che non ci fosse musica nell'aria al momento), la ragazza afroamericana dedusse che doveva intendere il secondo significato.

La reazione di Zelena alla parola incinta fu più aggressiva. Innanzitutto, si irrigidì, quindi sbottò. "Impossibile! Noi non abbiamo mai..."

"Non è necessario... -spiegò Hazel in un sussurro arrossendo di imbarazzo- È già accaduto nei secoli passati che nascessero semidei in maniera non convenzionale..."

"Quindi dite che è possibile?"

"È possibile, ma se è vero devi saperlo tu." continuò Nicholas.

"Se anche fosse, perché dovrei dirvelo?! -commentò acida- Non mi pare che Ade sia l'esempio perfetto di padre modello. O mi sbaglio?"

"A dir la verità mi ha regalato un autista zombi per il mio dodicesimo compleanno..." rivelò il ragazzo.

A quelle parole Hazel si volse verso il fratello e balzò in piedi in modo da sovrastarlo. "Un autista?! A me ha regalato un album da disegno e delle matite colorate e a te ha regalato un autista?!"

"Possiamo tornare a noi?" chiese la strega dell'Ovest.

"Sì, certo. -rispose Hazel sedendosi, poi borbottò- Bambino viziato..."

"Stavate per dirmi come mai vostro padre vuole sapere se aspetto un figlio suo."

"Per evitare che la Amorevolissima Signora Madre se la possa prendere con te." spiegò Nico.

"Chi?"

"La nostra matrigna, nonché sua moglie."

"Ha una moglie!?"

"Già... -riprese la figlia di Plutone che sembrava aver superato il momento di gelosia-E, nonostante capiti raramente, non apprezza mai l'esistenza di altre donne nella vita di nostro padre. Fortunatamente lui non è come nostro zio."

"Non ho proprio capito il senso quello che hai appena detto..."

"Per farla breve: nello scorso secolo nostro padre ha avuto complessivamente (considerando sia la sua forma greca che quella romana), quattro figli. Ovvero noi due, la sorella maggiore di Nico e un altro ragazzo di cui non ricordo neppure il nome..."

"Edmund Herrmann... Il classico ragazzino tedesco: biondo, occhi chiari. Nato nel 1902, morto durante la prima guerra mondiale. Prima o poi te lo presento. -precisò l'altro, infine si rivolse nuovamente a Zelena- Ciò che Hazel cerca di dire è che noi siamo rari, a differenza dei figli di Zeus (o Giove che sia) che sono come il prezzemolo. Tuttavia, nonostante ciò, la nostra matrigna è decisamente gelosa delle altre donne di suo marito. Siamo venuti qui solo per scoprire se nostro padre deve iniziare a calmare in anticipo i nervi della moglie e per avvertirti di non sbandierare in giro la tua relazione col signore dell'Oltretomba. Specialmente se dovvesse portare al primo nostro fratello nato in questo secolo."

"Quindi, suppongo che vogliate sapere se aspetto un bambino o meno."

I due semidei annuirono.

"Mi dispiace per vostro padre, -sospirò la donna- ma temo che dovrà prepararsi a calmare la moglie." sorrise loro.

Regina ed Henry irruppero nella stanza. "Cosa?!" esclamò la prima.

"Quindi oltre a due zii e una cuginetta neonati avrò un altro cugino?" chiese invece il secondo.

"Avete origliato per tutto il tempo?" constatò Zelena.

"Mi sembrava il minimo. -spiegò Regina.- Senza offesa, ragazzi, ma non mi fido di chi ha contatti con Ade..."

"Ci abbiamo fatto l'abitudine oramai..."

. . .

"Henry, potresti dirci cosa accomuna tutti gli abitanti di Storybrooke?" domandò Hazel mentre quel pomeriggio il figlio del sindaco mostrava loro la città.

"Oh, sono più o meno tutti personaggi delle fiabe o loro figli-rivelò il ragazzo scrollando le spalle.- il mio albero genealogico, come vi dicevo stamattina è contorto. Basta pensare che annovera, tra gli altri, Biancaneve, Tremotino, Robin Hood, Capitan Uncino, Peter Pan e la Regina Cattiva. E qualcuno di loro compare più di una volta..."

"Be', -Nico gli batté una mano sulla spalla- se tua zia avrà un figlio da mio padre, ti serviranno una sequoia millenaria e una settimana per scriverlo tutto."

"E un secchio. -aggiunse Hazel- soprattutto un secchio."

"Per cosa?" s'incuriosì il giovane Mills.

"Dai, Haz! -Nico sorrise in maniera inquietante.- Testiamo lo stomaco del nostro nuovo cugino acquisito ed iniziamo ad elencargli il nostro albero genealogico. Tanto abbiamo ancora qualche giorno libero."

La ragazza ricambiò il sorriso e disse semplicemente. "Forza, Henry. Prendi carta e penna: ora comincia un bel racconto."

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