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[6] Wayne Siblings

"Ho appena avuto un'idea GE-NIA-LE!" annunciò la bambina mora al giovane uomo che le stava accanto mentre rientravano nella villa in cui abitavano.

"Non sono partiti da neanche cinque minuti e già stai pensando al tuo prossimo disastro?" le chiese l'altro con fare scherzoso.

"No, no. Nessun disastro. Ho solo pensato che, mentre mamma e papà sono via, potrebbe servirti un socio in pattuglia, qualcuno che ti guardi le spalle."

"Non credo che sarà molto facile trovare qualcuno di utile e al contempo disponibile... Drake non lo prendo nemmeno in considerazione e poi credo che sia impegnato con la Justice League..."

"Come mamma e papà?"

"Esattamente."

"In ogni caso, io non stavo pensando a Tim..."

"E chi allora? Non sono autorizzato a contattare Todd per questo genere di affari senza un esplicito permesso, scritto su carta da bollo e firmato da una decina di persone tra cui Superman, Barbara Gordon e il Presidente. -s'interruppe fingendo di riflettere- Forse vuoi che inviti qui Grayson e tutta l'allegra famigliola marziana?"

"NO! -esclamò la ragazzina visibilmente irritata- Non TUTTA la famiglia aliena!"

"Perché no? Tu e Mar'i non andate d'amore e d'accordo? O ce l'hai con lei perché ti ruba le bambole?"

"No... È perché mi ricorda tutte le volte che è più alta di me e che è nata prima di me... Comunque, io non pensavo nemmeno a Di... A Richard."

Damian non poté far a meno sorridere: Helena aveva smesso di chiamare Grayson Dick un paio di anni prima, quando la maestra di inglese l'aveva visto scritto in un testo e le aveva rivelato che quella parola poteva avere un significato offensivo e volgare.

"A chi pensavi, allora?"

"A me! -rivelò additandosi- Io voglio essere la tua aiutante! Voglio essere Robin!"

"Questo è assolutamente fuori discussione."

"Mi alleno da sempre per questo! Perché non vuoi?"

"Perché la cara amorevole Mamma Gatta, se ti dovesse trovare addosso anche un solo minuscolo graffio dovuto all'attività da vigilante, mi ammazzerebbe e, ancor peggio, farebbe sparire chissà dove tutti i miei cuccioli."

"Sei un bugiardo e un egoista!"

"Non è vero. Inoltre, sei ancora piccola e inesperta."

"Avevi la mia età quando sei diventato Robin e Richard era anche più piccolo."

"Tutti gli altri che hanno indossato quel mantello erano più grandi. Inoltre non credo che l'allenamento che fai tu possa essere paragonato al mio o a quello di Grayson alla tua età."

Helena Wayne aveva una caparbietà che, sovente, superava quella del fratello: non si diede per vinta.

"Ho sentito mamma e papà discutere poco tempo fa. -dichiarò- Mamma dice che sono brava e pronta."

"E perché discutevano?"

"Non lo so..."

"Sei una pessima bugiarda."

"Papà diceva di aspettare..." sbuffò infastidita dallo sguardo indagatore di Damian.

"Io rispetto le decisioni di nostro padre, per cui aspetterai di essere più grande. Se proprio vuoi aiutarmi, stasera puoi stare al computer nella Caverna e monitorare da lì la situazione."

"Io voglio venire di pattuglia con te! Solo perché hai quindici anni in più di me, non significa che puoi comportarti come se fossi mio padre!"

"Ne ho tutto il diritto invece: ti è stato esplicitamente ordinato di obbedirmi per questi giorni."

"Oppure... -Helena assunse il tono di chi sa di avere la vittoria in pugno- Mi fai essere Robin."

"Altrimenti?"

"Tre settimane fa, nel giardino sul retro, quando hai minacciato di uccidere il tuo amico Jon." sorrise la bambina con uno sguardo viperino.

Il giovane uomo impiegò qualche secondo a collegare quei dati. "È ancora vivo e tu non hai idea di quante volte abbia minacciato di farlo fuori da quando ci conosciamo." rivelò cercando di mantenere il sangue freddo.

"Non so perché sia successo le altre volte, ma so esattamente cos'è accaduto qualche istante prima che tu ti mettessi a litigare con il tuo amico."

"Che vuoi dire?"

"Che ero nascosta lì vicino, pronta a farvi uno scherzo... E che ho scattato qualche foto."

Damian deglutì a vuoto, Helena aveva un certo talento con qualsiasi arnese capace di immortalare un'immagine ed era Miss Tempismo Impeccabile pressoché da sempre.

"Non avrai fotografato quella cosa..."

"Oh, sì."

"Stai bluffando."

"No, no." 

"Dov'è la foto?"

"Su una scheda di memoria che non troverai mai, sul tuo computer che mi hai prestato l'altro giorno, sul Bat-Computer, sul telefono di Jason..."

"Sul telefono di Todd?!" esclamò.

"Non preoccuparti: non ce l'ha lui. L'ha dimenticato qui settimana scorsa e non se n'è ancora accorto, sai com'è fatto... Ah, giusto. Ne ho anche stampate alcune copie."

"Precisamente da quant'è che hai in mente di ricattarmi?"

"Da quando ho scoperto che mamma e papà sarebbero partiti per qualche giorno: circa un mese, quindi. -la bambina iniziò a cantilenare- Jon ti ha baciato e io vi ho fotografato."

"Sei un piccolo folletto malefico."

"Preferisco principessa delle fate. E non eri tu il gremlin?"

"Facciamo così, principessa fatata: elimina le foto e in futuro ti faccio diventare la mia aiutante."

"Controproposta: o in questi giorni sono Robin o rendo pubblica la foto."

"Controcontroproposta: ti lascio essere Robin se elimini la foto E mi sconfiggi in combattimento."

"Così non vale! Non è valido: tu sei troppo grande!"

"Se pensi di non riuscire a battere me, come pensi di affrontare degli estranei?"

Helena ammutolì per poi correre a rifugiarsi nella propria stanza sbattendo la porta.

. . .

"Lena? -bussò alla porta il giovane dopo aver aspettato il giusto lasso di tempo perché le passasse il grosso dell'arrabbiatura- Posso entrare?"

Un borbottio imbronciato fu l'unica risposta che ricevette. Lo interpretò come segno di assenso. Come aprì la porta, la ragazzina sdraiata sopra al letto trapuntato di viola si girò a dargli le spalle.

"Che vuoi, Damien?" gli domandò storpiando il nome del fratellastro, sapeva di infastidirlo.

L'altro sospirò e si sedette sul letto. "Sono venuto a parlarti. Non è che non voglio che tu mi aiuti. -iniziò a spiegare poggiandole la mano destra su una spalla e si chinò verso di lei- Ho timore che tu possa... Ahi!"
Con una mossa fulminea la ragazzina afferrò il braccio destro del fratello e, sfruttando l'elemento sorpresa, riuscì a catapultarlo sul pavimento dall'altro lato del letto. "Chi ti ha insegnato questa mossa, Lena?" le domandò Damian mentre si rialzava ridendo. Aveva una luce inquietante negli occhi che spinse la sorellina a balzare in piedi e a mettersi in posizione di combattimento.

"Ora ti prendo!" le annunciò il fratellone prima di agguantarla per la vita e di caricarsela su una spalla.

"Lasciami andare! -si dimenò invano- Mollami, Dami!"

"Ah, è così? Prima mi minacci e poi mi implori?" le chiese mentre le faceva il solletico.

"Smettila! Ti prego! Cancello le foto immediatamente, promesso!"

Il solletico cessò di colpo.

"Ah, fratellone... Prima ti ho atterrato: ora sono Robin."

"Ho un'idea migliore: adesso fammi vedere quella foto."

"Okay..."

. . .

"Fatto: questo era l'ultimo apparecchio su cui avevo salvato le foto." dichiarò la piccola Wayne spegnendo il portatile del fratello

"E quelle che hai stampato?"

Con un piccolo sbuffo, Helena prese un grosso album dalla libreria della sua cameretta e lo aprì verso la metà, dove aveva lasciato un segnalibro. Apparvero subito quattro stampe ritraenti quattro istanti consecutivi: Jon che poggiava le labbra su quelle di Damian, Damian che realizzava quanto stesse succedendo, Damian che ribaltava Jon, Jon che fuggiva da Damian.

"Sai che ti dico? Queste quattro tienile, a patto che nessuno le veda, mi piace troppo la terza."

"Davvero?"

"Sì."

"Posso venire di pattuglia con te?"

"Quando sarai pronta e un po' più grande. Ti prometto che un giorno non molto lontano verrai con me, sorellina."

"Grazie, fratellone! -la bambina lo abbracciò saltandogli addosso- Ora voglio sapere una cosa..." aggiunse dando un'ultima occhiata alle fotografie.

"Cosa?"

"Possiamo ordinare una pizza? Ho famissima!"

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