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[18] Niente Di Rotto (VLD)

Keith sapeva che avrebbe potuto trovarsi in una situazione peggiore. Ciò nonostante esitava a fare quanto gli era stato ordinato.

Il Luogotenente Shirogane lo stava portando ad affrontare le conseguenze delle sue azioni. Attraversarono il corridoio fino a raggiungere la stanza occupata da un compagno classe di Keith. Shiro lo spinse delicatamente oltre la soglia.

"Ciao, James, -l'uomo fece un cenno al ragazzino seduto sul letto.- Ho qui qualcuno che vuole parlarti. Spero non ti dispiaccia. Se servisse qualcosa, io sono appena fuori."

Shiro lasciò soli i due quindicenni, ma tendeva le orecchie. Non poteva permettere che i due si azzuffassero per la seconda volta in due giorni.

·

Keith rimase in silenzio per un po'. Lo sguardo sulle scarpe, le mani in tasca. James Griffin, dal canto suo, non poteva parlare. La fasciatura che aveva in testa gli impediva di muovere la mandibola.

"Scusa per la mascella, Griffin" borbottò infine il cadetto non costretto a letto.

Per tutta risposta, James gli mostrò il medio della mano sinistra. Il braccio destro era attaccato ad una flebo e non si fidava a fare movimenti eccessivi con quello: non si era mai trovato in una situazione simile.

Prese il tablet che aveva sulle gambe e digitò alcune parole.

Comunque è la mandibola che mi hai dislocato, genio. La lettura automatica non aveva il tono saccente di James, ma Keith lo poteva intuire dallo sguardo di lui.

"Quindi non ti ho rotto niente?"

James scrisse in fretta sulla tastiera.

No. Ma non posso parlare per i prossimi due giorni né masticare per una settimana. Come minimo. Grazie tante, Kogane.

"Te l'ho detto. Mi dispiace."

Mi sembri sincero.

"Perché lo sono! Prima ero arrabbiato, ma non pensavo di conciarti così male!"

OK. Come vuoi. Scuse accettate. Ora puoi lasciarmi riposare? Gli antidolorifici che mi stanno dando mi fanno venire sonno.

Keith vedeva l'astio negli occhi di James. Annuì e lasciò la stanza.

·

L'indomani era uno dei giorni che Keith considerava leggeri. La mattina era dedicata al simulatore, il pomeriggio allo studio libero.

Studio libero. Che ossimoro.
Solitamente, Keith si concentrava sulla seconda delle due parole. In quel periodo, però, la situazione era diversa. In capo a meno di due settimane avrebbero avuto una prova teorica importante e non poteva permettersi di non passarla. Non gli serviva il massimo dei voti, ma voleva almeno andare oltre la sufficienza minima.

Stavano tutti studiando, chi nell'aula studio, chi nella propria stanza in dormitorio. Keith non era abbastanza in confidenza con nessuno dei compagni di classe per andare a sedersi accanto ad uno di loro, figurarsi chiedere un aiuto a ripassare.

Non aveva mai avuto una vera conversazione con nessuno di loro. Nulla che aveva mai superato i convenevoli, tranne per quando era stato necessario decisioni collettive nel simulatore.

Con una sola, singola eccezione.

·

James ripercorse nella propria mente l'ennesimo schema di volo, muovendo le mani come se stesse manovrando un velivolo.

Si stava annoiando.

Aveva passato la mattinata a studiare per l'esame di fine trimestre. Non che ne avesse realmente bisogno. Avrebbe potuto sostenerlo anche in quel momento.

Era annoiato.

Nessuno era venuto a trovarlo dal giorno prima e anche allora si era trattato del suo aggressore e del Luogotenente Shirogane. Il primo certamente obbligato dal secondo.

In un primo momento, era rimasto sorpreso che non avessero espulso Keith. Poi Shiro gli aveva spiegato privatamente cosa avessero deciso i superiori.

Se avessero espulso Keith, avrebbero dovuto redigere un resoconto dell'incidente molto più meticoloso. Il che sarebbe stato svantaggioso per lo studente migliore che avevano alla Galaxy Garrison da anni. Per un'espulsione si sarebbe dovuta svolgere un'indagine accurata e c'erano molti testimoni che potevano riportare come il Cadetto Griffin avesse, in più di un'occasione, provocato verbalmente il Cadetto Kogane prima che quest'ultimo lo arrivasse ad aggredirlo fisicamente.

Nel percorso scolastico di James fino ad allora immacolato sarebbe comparsa un'infamante nota di demerito.

Dato che non aveva niente di rotto, gli ufficiali maggiori avevano potuto evitare le misure più drastiche. Misure che avrebbero finito per intaccare la sua reputazione con cose come eccessivamente competitivo, poco propenso a riconoscere la bravura altrui e chissà quali appellativi che lo avrebbero potuto bollarlo come inadatto a lavorare in una squadra elitaria in futuro.

·

Non poteva credere di aver avuto un'idea tanto assurda. Era una mossa azzardata e priva di senso. Come gli era saltato in mente?

Forse avrebbe dovuto tornare sui suoi passi...

Ormai era lì, tanto valeva provare.

·

Qualcuno bussò lievemente sullo stipite della porta. L'ultima persona che James si sarebbe aspettato di vedere fece capolino.

Che ci fai qui, Keith? Digitò e il tablet parlò per lui.

"Pensavo di chiederti se potevo ripeterti qualche argomento per l'esame che abbiamo a fine mese, per vedere se l'ho capito, -ammise il ragazzino.- Ma mi rendo conto che è un'idea stupida. Ti lascio in pace."

Aspetta! Resta!

La lettura automatica non trasmetteva quanto fosse implorante il pensiero.

Non mi piace stare così solo

Keith sgranò gli occhi scuri.

"Nessuno è venuto a trovarti?"

Griffin scosse il capo e abbassò lo sguardo.

Forse non sono così bravo a fare amicizia come pensavo...

James cancellò quell'ultima frase prima che il programma potesse comunicarla.

Cosa gli era passato per la testa? Mostrarsi vulnerabile? Esporsi a quel modo? Con lui?

I farmaci dovevano averlo rimbambito. Non c'era altra spiegazione.

Forza. Inizia a ripetere qualcosa che pensi di aver capito, genio. Scrisse infine, raddrizzando la schiena.

·

Nessuno dei due avrebbe azzardato dire che negli ultimi giorni fossero diventati amici. Tuttavia, entrambi avevano iniziato a mettere da parte le proprie divergenze e a notare ciò che avevano in comune.

Erano in classe insieme da ben prima di arrivare alla Garrison eppure non avevano mai scambiato più di qualche parola. James era troppo impegnato ad essere il secchione della classe per legare con chiunque. Mentre Keith era il caso speciale, il ragazzino difficile e una decina di aggettivi inerenti.

Ora, nell'accademia, erano il cadetto dai risultati più alti e il miglior pilota della loro generazione. Parevano destinati ad essere rivali.

Tuttavia, la rissa che avrebbe dovuto sancirli come tali stava portando al risultato opposto.

·

"Com'è quella roba?" chiese Keith ammiccando al bicchierone con la cannuccia.

"Meglio della mensa," concesse James. Era tornato a parlare, ma non aveva ancora ricevuto il via libera per il cibo solido. Non che fosse qualcosa di totalmente negativo. Il frullato proteico era dieci volte meglio del polpettone che veniva rifilato loro ogni giovedì sera. E il che era tutto un dire.

Keith era riuscito ad agguantare uno pochi panini imbottiti solo perché aveva chiesto tatticamente il permesso di andare in bagno pochi minuti prima della pausa pranzo. La maggior parte dei presenti avrebbe dovuto accontentarsi di quel pasticcio che gallegiava in uno strano olio rossastro a cui veniva dato il nome immeritato e travisante di lasagna.

A quel punto erano andati nel cortile.

"Senti, Keith... -James prese un altro sorso del suo pranzo liquido per celare l'esitazione.- Ti chiedo scusa per quello che ti ho detto l'altro giorno."

"Mh?" L'altro ragazzino da dietro il suo sandwich alzò un sopracciglio cercando di capire a cosa si riferisse esattamente il suo nemico-amico.

"Non dovevo parlare dei tuoi genitori. Sono stato un idiota."

Keith s'irriggidì per un istante.

"Abbastanza..."

·

James Griffin sapeva di essere stato molto più di un idiota.

Alla loro vecchia scuola tutti sapevano bene o male cosa fosse successo al padre di Keith e quanto lui fosse suscettibile a riguardo. Gli studenti dell'accademia, invece, non ne sapevano nulla. E lui l'aveva esposto. Era stata una mossa scorretta e irrispettosa.

Non poteva sapere se Keith l'avrebbe mai realmente perdonato, ma si era deciso ad impegnarsi per poter meritare quel perdono un giorno.

·

L'esame di fine trimestre, che sanciva anche la fine dell'anno accademico, andò alla grande.

James era ormai quasi indifferente ad aver ottenuto il massimo dei voti. Ciò di cui era soddisfatto erano i risultati di Keith. Aveva superato le aspettative degli istruttori e il fatto che fosse accaduto grazie a lui lo inorgogliva. O, almeno, era quello che diceva a sé stesso: non poteva ammettere di essere effettivamente felice per Keith. Non ancora.

Decise di non dare peso a quei pensieri. I cadetti avevano alcune settimane di vacanza che li aspettava, si concentrò su quello. Come gli altri, sentiva la mancanza della famiglia che presto avrebbe rivisto.

La mente lo portò a chiedersi cosa avrebbe fatto Keith in quel periodo.

Uff! Perché continuava a pensare a lui?! Era un chiodo fisso ormai. Forse avrebbe potuto invitarlo per qualche giorno...

No. Pessima idea.

I suoi genitori non sarebbero mai stati d'accordo. Sapevano quello che sapevano quasi tutti gli adulti all'accademia ora e in precedenza nella loro scuola media: Keith è un ragazzo problematico. Aggressivo. Scontroso. E via dicendo.

James dubitava che i suoi l'avrebbero mai fatto entrare in casa loro. Decise di abbandonare l'idea.

·

L'anno scolastico che seguì si rivelò fruttuoso. I voti di Keith migliorarono notevolmente e James iniziò a scendere dal piedistallo del suo ego.

Certo, i due erano come sempre in competizione per il titolo di miglior pilota, ma la loro rivalità era diventata man mano più sana. Si divertivano a sfidarsi e non facevano altro che migliorarsi a vicenda.

Quando venivano pubblicati i risultati delle simulazioni di volo, il resto della classe sapeva di non poter cercare il proprio nome nella classifica oltre il terzo posto.

·

Keith rimaneva impulsivo e irascibile, ma la vicinanza a qualcuno ligio come James lo aiutava a frenarsi e a riflettere di più.

·

Il legame che si stava formando tra i due adolescenti passava inosservato ai più.

Erano piccole cose. Sguardi fugaci. Dita che si sfioravano quando si trovavano l'uno accanto all'altro. Angoli della bocca che fremevano per fermare un sorriso in pubblico. Il tutto immerso in una complicità che eccedeva il cameratismo.

Gli altri non notavano quelle cose. Il Comandante Iverson si era accorto solo che il Cadetto Kogane aveva iniziato a mettere la testa a posto, ma non si era mai fermato a chiedersi come o perché ciò stesse accadendo.

Shiro, dal canto suo, sentiva di aver visto qualcosa. Tuttavia, non trovò l'occasione di parlarne col suo protetto. Era appena stato promosso a Comandante e doveva occuparsi dei preparativi per la missione su Kerberos.

Inoltre, cercava disperatamente di tenere insieme la sua vita privata senza rinunciare alla carriera. Quest'ultima cosa non gli stava andando troppo bene.

Scherzare con Keith riguardo allo sbocciare di un'infatuazione giovanile era finito per passare in secondo piano. Tanto meglio, si disse qualche giorno dopo il decollo, in capo a pochi mesi sarebbe tornato e avrebbe potuto constatare se ci avesse visto giusto.

*  ·  *  ·  *

Ed ecco qualcosa ispirato da Voltron a.k.a. "C'è un po' di trama in questo gay!"

Credo di essere uno dei tipo 10 fan di Voltron Legendary Defender a non shippare Keith e Lance.

Non perché penso che alcuno dei due sia etero, semplicemente non ce li vedo a fare coppia. Sono maturati molto nel corso della serie, ma tra loro non vedo qualcosa che superi l'amicizia.

Keith e James, invece, mi trasmettono una sensazione di "rivals to friends to lovers" piuttosto intensa.

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