La rondinella e il pastore
In una piana cotta dal sole una rondinella cadde supina. La sua ala dal manto lucente brillava bagnata di sangue, ma il becco ostinato di vita nel solco di una speranza gemeva. Il destino infausto la udì. Gli avvoltoi accorsero desti, sciogliendosi dai rovi appuntiti. Si leva uno stormo di urla, le nubi si scambian sussulti. La rondinella giacque innocente nel mezzo dell'avversa sorte, mentre gli avvoltoi sul suo capo stridevano e il cielo fra sé e sé sussurrava: "Prigioniera, sei prigioniera! Della vita ti han derubato!" E la rondinella triste piangeva, sola sulla piana bruciata.
"I miei fratelli mi hanno lasciato! Oh dio, prendimi presto, davvero! Io qui non voglio restare, prigioniera della mia sventura."
Gli avvoltoi circolavano in cerchio, macchie cupe su un cielo bucato, e nel suo perpetuo lamento, il solo silenzio invocavano.
"Taci brutta piumetta!" Uno crudele intimava. L'altro vile nel suo tormento, di tanto in tanto a gran voce cantava: "Oh bella sei rondinella, com'è stato cattivo il destino, tu questo non meritavi. Mi rattrista il candor del tuo pianto, ma io devo far l'avvoltoio."
I dì celermente passavano, il sole batteva i suoi raggi, e la rondinella ferita nel volo, mai di singhiozzare cessava.
"I miei fratelli mi hanno lasciato! Perché mi trovo ancor qui? Il destino non è ancora stanco di vedermi soffrir?" Così invano domandava, alle nubi che ormai erano mute. La sua bellezza era sfiorita, scoraggiata dall'oscuro futuro, ma la sua ala bagnata di sangue ancora di luce brillava. Gli avvoltoi la tenevan prigioniera, lo sguardo non la toccava, e invisibile nel suo tormento, sola sulla piana si consumava.
Ma un giorno passò un pastore e vide la rondinella. Apprensivo si avvicinò correndo e chiese in un tono sommesso: "Perché piangi, uccellino?"
"Gli avvoltoi mi hanno catturata. Sono vittima della sorte avversa! Un'ala mi sono spezzata e sulla piana bruciata ora sono reclusa."
Il pastore sollevò il viso curioso, ma scorse l'unico azzurro del cielo. "Dove vedi gli avvoltoi, rondinella?"
"Oh, ingenuo pastore! Sopra il mio capo m'irridono insieme!" La rondinella triste piangeva, col pastore sulla piana bruciata.
"Non ci sono, davvero, uccellino!" ripeté il pastore impaziente. "E la tua ala non è ferita, ma ha solo qualche graffietto!"
Gli avvoltoi come fiocchi si adagiarono a terra, i loro artigli fermi conficcati e il becco di fiamme silente.
"Sono qui, o pastore, sei cieco!" strillò la rondinella impazzita. "Entrambi ci mangeranno e poi densi del lauto pasto, rideranno fra loro contenti!"
"Non è vero, o uccellino! Sono nella tua testa. Gli avvoltoi qui non ci sono. Io vedo soltanto le nubi e un'ampia piana assolata."
Gli avvoltoi non urlavano più. I loro occhi attenti osservavano. Volevano solo vedere il suo prossimo passo, proprio come il pastore.
"Siamo stanchi di te, rondinella!" svelò uno, d'un colpo. "Noi siamo solo avvoltoi che desiderano un po' di riposo."
"Allora lasciatemi andare. Piango di notte e di giorno, perché mi fate restare?"
"Sei tu che non vuoi darci pace" obiettò un avvoltoio seccato. "Vattene da questo luogo e torna nel tuo stormo incantato."
"Ma i miei fratelli mi hanno lasciato! Come posso ritrovarli, o avvoltoio?"
Loro non ebbero risposta e già stufi di aver parlato, tornarono nel loro letto di rovi.
La rondinella adesso piangeva, col pastore sulla piana assolata. "Perché il destino mi è contro? Perché sono caduta? Io volevo solo volare, come tutte le rondinelle!"
Il pastore con gioia sorrise. "Leva in alto lo sguardo, o uccellino. I tuoi fratelli non ti hanno mai abbandonato."
La rondinella allora sollevò gli occhi, neri come due biglie d'inchiostro. Uno stormo sul suo capo circolava, canticchiando insieme alle nubi.
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