Il vento della libertà
Mattia aveva sempre condotto la propria vita percorrendo una strada sicura, illudendosi che non sarebbe mai incappato in sorprese che l'avrebbero potuto cogliere in contropiede. Aveva costruito uno schema meticolosamente perfetto, o almeno di questo era convinto.
Tutto ebbe inizio in una notte torrida d'agosto. Il caldo lo costringeva a tenere gli occhi desti verso il soffitto, sebbene la stanchezza avesse già iniziato ad intorpidirgli i muscoli. Si sarebbe addormentato presto, se la finestra non si fosse spalancata all'improvviso e una corrente fredda non lo avesse investito facendogli gelare il sangue nelle vene. Eppure qualche minuto prima, l'assenza di vento rendeva l'aria irrespirabile.
Mattia si alzò sbuffando e maledicendo i genitori, che per le vacanze estive avevano scelto una casa con le finestre difettose. Appena si avvicinò per richiuderla però, iniziò a girargli la testa e lo scroscio del mare incominciò ad arrivargli ovattato. Non aveva alcun senso, era stato bene fino a qualche attimo prima. Respirò a fondo, sperando di tornare lucido. Tuttavia iniziò addirittura ad avere allucinazioni, non si stava forse sollevando da terra? La mozzarella della pizza che aveva mangiato a cena doveva essere avariata, non c'era altra soluzione plausibile.
Quando fu sbalzato fuori dalla casetta diroccata che avevano affittato i suoi per le vacanze, pensò all'unica teoria possibile: si trattava di un sogno. Convinto di ciò affrontò le ore seguenti. Se lo ripeteva come un mantra mentre sorvolava il paesino marittimo, la distesa blu infinita sulla quale si specchiava la luna. Se lo ripeté anche quando la misteriosa forza che lo aveva accompagnato sino a lussù lo lasciò piombare in basso e ricadde sul suolo duro che, di ciò era certo, in cielo non ci sarebbe dovuto essere.
"Mattia Stephen Morgan." lo appellò una voce profonda, inducendolo a voltarsi. Sopra un trono trasparente, simile a vetro, sedeva un uomo biancastro. Il viso di questo s'illuminarono, rivolgendosi vispi al ragazzo. "Giovanotto, spero che il viaggio con Maestrale sia stato piacevole. È un tipo taciturno, ma credimi, se fossi immortale inzieresti ad apprezzare questa qualità. Meglio che sorbirsi le solite sciocchezze."
Mattia non si domandò neanche perché conoscesse il suo nome, era un sogno, sarebbe stato strano il contrario.
"Se mi è permesso, lei chi è?"
"Sono il Vento in persona ragazzo mio." rispose compiaciuto.
"E ha l'aspetto di un uomo?" domandò ancora dubbioso il ragazzo, squadrandolo attraverso le lenti degli occhiali.
Egli mosse la mano con un gesto spazientito: "I tuoi occhi sono troppo deboli per ammirare le mie vere sembianze. Sei un uomo, e mi vedi uomo. Se fossi una volpe, mi vedresti come una volpe. Dunque, adesso passiamo al motivo per cui sei qui..."
"Certamente signore, certamente" lo interruppe Mattia con un sorriso, se fosse giunto al nocciolo della questione quel sogno avrebbe finalmente avuto fine.
"Mia figlia ti ha adocchiato da quassù, ti desidererebbe come sposo. Ti offro perciò l'opportunità di unirti a noi, rinunciare la privilegio della morte e librarti per sempre sopra il mondo, al fianco della mia bambina ovviamente" enunciò, con il tono di una persona che ha ripetuto la medesima cosa un centinaio di volte.
Mattia colto alla sprovvista si agitò, quel sogno stava divenendo sempre più assurdo. Avrebbe consigliato ai genitori di smettere di ordinare la pizza lì.
"Sono desolato, ma... ehm... devo rifiutare la vostra cortese offerta." balbettò, calcandosi come da vizio gli occhiali sul naso lentigginoso.
"Oh" osservò il Vento deluso. "Sicuro?"
Si era arreso fin troppo facilmente, per una persona che lo aveva tirato in piena notte giù dal letto. Sarebbe stato sciocco tuttavia lamentarsi, così Mattia annuì vigorosamente.
"Scirocco! Scirocco!" gridò spazientito il Vento. Il pavimento biancastro vibrò e Mattia fece fatica a non cascare rovinosamente. Accanto al trono la superficie iniziò ad incresparsi e, se il ragazzo fissava ipnotizzato lo spettacolo, il Vento sembrava annoiato e si vezzeggiava in un falso sbadiglio. A un tratto dal vortice schizzò fuori un lampo giallognolo, che si fermò sospeso nel vuoto. A differenza di Maestrale, il capo di Scirocco era sormontanto da una zazzera insabbiata che disordinatamente gli circondava il viso traslucido. Sprezzante agitò una mano dorata e il foro apertosi sul suolo si richiuse, in un battito di ciglia.
"Esibizionista." borbottò irritato il Vento.
"Io almeno soffio in una direzione, non come te che resti tutti i giorni rinchiuso in questo castello, ammirandoci fare sfoggio della nostra libertà." Scirocco sorrise crudelmente, gli occhi accesi d'un bagliore selvaggio.
"Libertà limitata da me" puntualizzò il Vento. "Avrei chiamato volentieri qualcun altro, ma sei il solo a soffiare in quel verso. Devi riaccompagnare questo giovanotto a Roma."
"Non sei riuscito a convincere neanche lui, vero?" lo stuzzicò Scirocco, senza degnare d'uno sguardo il diretto interessato.
"Risparmia le energie per il viaggio, Scirocco. Abbiamo tutta la nostra immortalità per discutere." disse ironico il Vento, strappando un sorriso nervoso persino a Mattia.
"Quanto sei noioso!" si lamentò Scirocco ad alta voce, appoggiando le sue mani incorporee sulle sue spalle. Le orecchie del ragazzo inizarono a divenire insensibili mentre Scirocco lo avvolgeva nelle sue spire, mozzandogli il fiato, ma giurò di cogliere la voce profonda del Vento che bofonchiava: "Mai una volta che cedessero al primo tentativo."
Il mese seguente Mattia aveva ormai deciso di rimuovere dalla memoria il ricordo di quella che, non poteva essere altrimenti, era stata una fervida invenzione del suo subconscio. Tuttavia, quando ormai aveva già accantonato il ricordo e l'estate era terminata, aveva trovato in classe uan nuova alunna.
"Ragazzi, lei è Arya."
Un brivido lo percosse, ricordando d'un tratto il sogno di quella notte. E se fosse stato un segno? E se fosse stata lei?
Ne ebbe conferma a ricreazione, quando lo allontanò dal resto dei compagni. I suoi occhi azzurro ghiaccio mutarono, divennero della stessa sostanza dell'aria leggera che circondava entrambi in modo quasi soffocante.
"Credevi davvero di potermi rifiutare così facilmente?"
Mattia fu tentato di rispondere che sì, o almeno ci sperava, ma invece controbatté: "Perché sei così ossessionata da me?"
"Oh, m'incuriosisci. Sei la prima persona che scorgo da lassù che, invece di cercare la libertà, la reclina in quei tuoi schemi noiosi."
"Io sono libero" ribatté lui.
"Non essere sciocco! Io posso offririti la vera libertà, potresti spirare nei cortili o nei cimiteri, sradicare alberi o accarezzarne dolcemente le chiome, non appartenere a niente e nessuno" gli afferrò i polsi di scatto.
"E dimmi, cosa c'è di bello nel non abbandonarsi mai a nessun altro, nemmeno nei momenti di sconforto, dimmi allora soffiare nei cortili o nei cimiteri sarebbe altrettanto piacevole?"
Arya si ammutolì di colpo, allentando la presa sulle sue mani.
"Sai, noi due siamo entrambi prigionieri. La differenza è che io so di esserlo, voglio esserlo, perché so di essere troppo debole per la libertà. Mentre tu, Arya, sei schiava della tua stessa libertà, e finché non te ne renderai conto penserai di essere un uccellino che vola sulle ali del vento, quando in realtà sei imprigionata in una gabbia dorata."
Mattia si svegliò di soprassalto, con i lineamenti delicatamente crudeli della ragazza chiari in mente. Era parso tutto così reale... eppure era ancora agosto, constatò rigirandosi nel letto e inspirando la calura. Con un ultimo sforzo allungò una mano verso la sveglia, posticipandola di mezz'ora. Per una volta avrebbe anche potuto imboccare una strada sconosciuta.
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