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villain rehub

«So che vi siete diplomati da poco, ma abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile. Questa è una questione top secret, dunque non è stata rivelata al pubblico» disse seriamente Nezu camminando sul tavolo della sala incontri, osservando di sbieco tutti gli eroi presenti tra cui i più importanti e dunque potenti; in quelle quattro mura erano racchiusi i fuochi del giappone, non solo in senso militare ma anche in quello figurato, erano l'ultima speranza che li separava dalla catastrofe, poiché erano sul punto di precipitare in un precipizio.

«Che succede?» domandò impaziente Denki battendo il piede sul pavimento, non gli piaceva per niente l'aria piena di tensione che aleggiava in quella stanza, sopratutto non se anche All Might se ne stava silenzioso, con le braccia contro il petto ed il volto scurito dalla preoccupazione, perché questo significava che doveva trattarsi di qualcosa di davvero terribile considerato che egli, anche nei momenti più critici, aveva continuato a mantere sul viso il proprio iconico sorriso, ma in quel momento non ce n'era nemmeno l'ombra. Aizawa continuava a lanciare sguardi di fuoco contro l'ex simbolo della pace, mentre quello attuale si mordeva teso il labbro inferiore, come perso nei sui pensieri; non ci fu una risposta indirizzata al biondo, solo un lungo attimo di esitazione interrotto dai passi nervosi del preside della U.A. che non riusciva a restare calmo abbastanza neppure da sorseggiare il suo tè, come invece era solito.

«Non credo che ci siano parole gentili per dirlo ma, il fatto che abbiate sconfitto i principali membri della lega dei super cattivi non ha alcun valore... All For One è stato ucciso, brutalmente, il suo corpo è stato consegnato alla stanzione di polizia a pezzi, ognuno di esso recava una lettera dalla grafia ordinata con un messaggio per un eroe» detto questo prese in mano un telecomando con il quale accese il proiettore, invitando i presenti ad osservare quei fogli di carta, la maggior parte era spiegazzata e sporca di qualche goccia di sangue ma una era candida, perfettamente ripiegata in modo da creare un rettangolo perfettamente liscio e piatto. Fece passare sotto gli occhi di tutti uno dei testi. Questo era rivolto ad All Might, lo rimproverava di non avere il cuore di un eroe perché le sue parole, che disse senza curarsene troppo ad un ragazzino già distrutto, abbandonandolo sul tetto di un edificio dopo aver sbriciolato i suoi sogni, avrebbro potuto ucciderlo ma dato che la sua mente aveva già cominciato a cedere, invece di suicidarsi decise che avrebbe rimediato lui stesso a quel mondo tanto indegno, persino il grande uomo non sarebbe stato risparmiato dall'umilizione di dover guardare quello che sarebbe successo senza poter intervenire.

Gli occhi cremisi di Bakugou si spalancarono davanti allo schermo, strinse i pugni tanto forte da conficcarsi le unghie nei palmi, senza curarsi del sangue che scivolava lungo le sue nocche, giungendo poi fino al pavimento candido, questo perché gli era bastato osservare quei caratteri per un solo istante per riconoscere la calligrafia del suo scomparso amcio d'infanzia, anche se non si mostrava perfetta come suo solito, era dello stesso tipo di quella che aveva visto riempire quaderni su quaderni di appunti sugli eroi. Si sentì male, gli occhi e il ponte del naso presero a bruciare come se un incendio vi fosse divampato, il suo cuore si era stretto in una dolorosa morsa che parve soffocarlo, mentre veniva divorato dai sensi di colpa ancora una volta per quello che gli aveva fatto in passato e soprattutto non riusciva a credere che fosse mutato al punto di arrivare ad uccidere e brutalizzare il cadavere di qualcuno; dov'era il ragazzo dal grande sorriso luminoso e gli occhi angelici che lo aveva seguito per anni? Ancora peggio fu capire che a spezzare i suoi sogni, non era stato solo il se stesso adolescente che non realizzava la portata di quanto face, ma addirittura quell'idolo che aveva acceso nel riccio l'amore per gli eroi, era lo stesso che aveva lasciato un vuoto oscuro nel suo cuore già ferito, spingendolo a quella strada che non gli calzava affatto.

Venne risvegliato dai suoi pensieri quando si vide davanti una lettera diversa da tutte le altre, portava il suo nome sopra, o meglio, il nomignolo che gli aveva affibiato da piccolo perché non riusciva bene a pronunciare i caratteri del suo nome e diceva chiaramente di essere attualmente il motivo per il quale le azioni criminali dei cattivi erano quasi completamente calate a zero, avevano troppa paura di lui per muovere un solo dito o anche solo proclamarsi sui seguaci poiché non capivano cosa potesse accendere in lui la violenza pura. Aggiunse che si sentiva soddisfatto nell'aver dimostrato che poteva essere meglio degli eroi, perché aveva eliminato quella grande minaccia che nessuno era riuscito a fronteggiare e lo aveva fatto senza possedere un'unictà, disse che non gli fu difficile perché non mostrava alcuna reazione davanti ad omicidi o all'essere torturato. Kacchan, in quella specie di lettera, venne ringraziato per averlo abituato al dolore. Disse però che si annoiava terribilmente di quella vita, non aveva nulla da fare che colmasse il freddo che lo aveva colmato, dopotutto aveva vendicato la morte di sua madre e aveva terrorizzato quegli idioti che avevano osato posare le loro dita sul biondo, non aveva mai smesso di osservarlo e di assicurarsi che stesse bene, perciò si raccomandò che facesse più attenzione, in quanto era davvero troppo facile seguirlo oppure introdursi in casa sua. Concluse poi dicendo che era disposto a fare un patto con il governo purché si fosse presentato da solo nel luogo dove tutto era cominciato e dove per qulache ragione era degenerato, dove il loro legame si era sgretolato e se avessero parlato allora c'era una possibilità quasi totale  che si costituisse, ma specificò che non doveva angustiarsi troppo, non gli avrebbe mai fatto del male.

Nezu a questo punto si rivolse agli eroi presenti: «Questo ragazzo è estremamente pericoloso e imprevedibile, non utilizza degli schemi, regisce alle situazioni che ha davanti in modo specifico, il che denota una rapida e alta capacità di analisi. Non sono riuscito a prevedere i suoi movimenti neppure con l'utilizzo delle mie abilità, nonostante questo dovrebbe essere impossibile ed inoltre questo individuo, nonostante non abbia un quirk è estremamente potente. Infatti ha consegnato all'obitorio molti eroi insieme a delle prove dei loro crimini e se non fosse stato per l'intervento di vari altri pro, anche Endevour ci avrebbe rimesso molto di più che il suo occhio destro» il padre di Todoroki fece un cenno con il capo, lasciando che l'animale continuasse il proprio discorso: «Come capite è importante che riusciamo a trovare questa persona, soddisfare le sue condizioni è l'unica possibilità che abbiamo, ovviamente manderemo tutti coloro che sono in questa stanza, saranno strettamente vicini alla zona una volta che essa ci verrà comunicata. In ogni caso potrebbe fare comodo conoscere l'identità di questo criminale, il suo nome è-» Bakugou completò la frase a posto suo: «Izuku Midoriya».

Il centro degli sguardi non fu più il proiettore, ma divenne il ragazzo dai capelli ispidi che mostrava chiaramente di essere provato da quello che aveva scoperto e letto: «La persona che cercate sono io, Kacchan. Posso andarci, so dove intende ma non mi porterò dietro nessuno, voglio andare da solo» pretese con lo sguardo lucido, con tono calmo e sicuro che non ammetteva repliche: «Eh no ragazzo problematico, non possiamo lasciarti andare da solo. So che sei forte e tutto il resto ma quello è un leone che potrebbe ucciderti senza lasciartene rendere conto» «Sono d'accordo con Aizawa. Ascolta Bakugou, da quello che abbiamo letto avete un passato burrascoso e magari questo sta condizionando la tua capacità di giudizio...» provò a dire Kirishima cercando di essere il più diplomatico possibile verso l'amico, tuttavia lui non volle sentire ragione. «No, andrò da solo o non andrò affatto. Ho le mie ragioni e sicuramente parte di esse è estremamente personale, il resto è pura logica. Lo conosco meglio di chiunque altro e lui conosce me meglio di chiunque altro, conosce persino il modo in cui cammino e allo stesso modo io potrei riconoscerlo solo dai suoi passi. Noterà subito la presenza di qualcunaltro e questo potrebbe renderlo meno stabile di quanto già non sia e dunque meno propenso ad ascoltarmi» Nezu fece un segno d'assenzo con il capo: «Hai ragione, ma voglio che tu gli proponga di entrare nel programma di riabilitazione, potrà ricevere le adeguate cure mediche e allo stesso tempo riabilitare il proprio nome. La sua esistenza continuerà ad essere tenuta segreta e solo le persone in questa stanza sapranno di questo progetto e saranno autorizzate ad interaggire con lui» «Gli eviterete la prigione?» chiese dubbiso, fissando i presenti con i suoi occhi di fuoco «Si, sarebbe inutile mandarlo lì e se mi permettete sarebbe uno spreco, con una mente come la sua potrebbe risolvere moltissimi problemi e non state considerando che, una volta in prigione, potrebbe entrare in contatto con persone potenti che riuscirebbero quasi sicuramente a farlo uscire, nel caso peggiore si metterebbe in società con loro, nel migliore riprenderebbe a massacrare i colpevoli e noi non avremo nulla contro di lui» spiegò per poi massaggiarsi la fronte: «Riportarlo sulla giusta strada è compito di noi eroi in quanto uno di noi lo ha fatto deviare, se pur inavvertitamente e dubito che abbia vissuto una vita rosea...» ipotizzò cercando conferma in Dynimaghit, il quale sospirando ammise: «L'unica persona ad avergli mostrato un minimo di affetto è stata sua madre e la mia, le rare volte che lo incontrava, tutti gli altri ragazzini e adulti lo prendevano in giro dicendo che non avrebbe mai fatto nulla di utile nella sua vita» «Un'altra conferma del fatto che ha bisogno di essere aiutato» All might guardò a terra e disse: «Sarebbe potuto essere un fantastico eroe» ottenne una pessima occhiata da Katsuki, il quale girò le spalle e  uscì dalla porta: «Io vado».

Si era cambiato, sapeva che era stupido, però l'idea di incontrarlo dopo tanti anni con indosso il suo costume da eroe non gli piaceva affatto, sapeva che sarebbe stato a disagio, con il sentore di aver portato alla cinta un paio di manette e non voleva che quello fosse il messaggio che arrivasse al suo amico d'infanzia. In quanto  servitore della giustizia il suo compito era sicuramente quello di evitare che un criminale caminasse libero per le strade del Giappone, ma a guidarlo non erano semplici e freddi ideali, solo la sua egoistica quanto rovente natura umana, una smania inesplicabile e brama incontenibile che gli avevano arso la gola per anni: voleva vederlo, toccarlo ed accertarsi che stesse bene. Doveva stare bene.

Sospirò teso passandosi una mano callosa tra i capelli ribelli, strinse gli occhi violentemente infastidito dal sole che scintillava alto nel cielo mentre, camminava con il suo solito passo strascicato ma svelto, aveva preso la terribile abitudine di camminare a gambe larghe e ginocchia piegate durante la sua prima adolescenza, all'incirca quando aveva undici anni e togliersi quel brutto vizio, per cercare di avere una posa più imponente era stato difficile. Dovette ringraziare i jeans eccessivamente stretti che Best Jeanist lo aveva obbligato ad indossare durante il suo tirocinio, poiché essi gli avevano impedito movimenti inconsulti e aveva così corretto il suo difetto, però ora si rifiutava di indossare quel capo d'abbigliamento.

Fu grato di scorgere, sotto il sole cocente, qualche chiazza d'ombra offerta dalle magnanime chiome degli alberi che ancora popolavano il parco del quartiere residenziale dove erano cresciuti, beh dopotutto la vicinanza con la natura era una delle caratteristiche che più faceva gola alle famiglie, assicurando alla piccola cittadina un buon flusso di vendite nel mercato immobiliare. Bakugou però non si fermò nella zona ricreativa dove si trovavano il recinto di sabbia e le altre attrazioni infantili, anzi, non le osservò neppure con l'angolo degli occhi, puntando dritto verso il suo obiettivo come un cavallo con il paraocchi e di fatto sospirò sollevato quando riconobbe il tronco che collegava due zone di terra battuta, separate da un piccolo fossato che, da bambino, gli era sembrato molto più profondo.

Si asciugò la piccola goccia di sudore che scivolò lungo la sua tempia destra, poi sfregò i palmi contro i pantaloni di cotone neri, stando attento che l'agitazione non lo portasse accidentalmente ad usare la sua unicità e si sedette con le gambe penzoloni proprio lì, dov'era scivolato anni prima e la sensazione di quei ricordi che lo scottavano perché gli erano sgraditi, lo fece rabbrividire. Se avesse potuto, Katsuki, avrebbe fatto un bel viaggietto nel tempo costringendo la versione più giovane di sé ad accettare quella mano gentile che gli era stata porsa, perché era vera, tangibile, come invece non si rivelarono essere quelle persone delle quali aveva sempre ricercato la lode e l'approvazione, Dio quanto era stato stupido, ma che poteva farci, non le capiva ancora certe cose all'epoca e poi crebbe ottuso finché, dando una brusca facciata contro un muro, fu messo davanti alla cruda realtà degli eventi.

Era tanto immerso nel proprio riflettere che non si era nemmeno reso conto del tempo che era trascorso, solo quando la scarsa illuminazione iniziò a dargli noia notò che dal cielo era scomparsa la calda e luminosa palla ardente della mattinata, rimpiazzata da delle bellissime stelle distese su un tessuto di un blu meraviglioso, accompagnato dalle cicale che cantavano allegre grazie all'estate lieta ed il suo suono del suo cuore che aveva cominciato a pompare più sangue di prima, se per eccitazione o paura non lo sapeva, notò solo che a generargli quella reazione fu il rumore della terra che scricchiolava sotto la suola delle scarpe. Erano passi decisi e dalla fretta mal frenata che udiva, poteva figurarsi davanti la punta delle calzature che si infilava un po' sotto il terreno, quel poco che bastasse per sfiorare la possibilità d'inciampare, solo che ora l'andatura era meno tremolante di quanto la rammentasse, il suono più secco e dunque già sapeva che davanti avrebbe avuto una persona più risoluta e massiccia del Deku del suo passato.

Lo aveva notato ma non si mosse molto, appoggiò tutto il suo peso sui palmi delle mani, con le braccia tirate indietro rispetto al busto che aveva abbandonato su di esse il suo peso, mentre il ragazzo aveva buttato indietro il capo per fissare il firmamento dalle tonalità sempre più fredde e cupe, l'heure bleu era passata e la notte vera e propria era soggiunta sopra le loro teste. «Come stai?» fuono le prime parole che genuinamente scivolarono fuori dalle labbra screpolate di Katsuki, che aveva preso la brutta abitudine di mordersele quando pensava troppo al viso lentigginoso che tanto aveva gettato in confusione il suo cuore, fu un fardello difficile da portare finché non si fece abbastanza maturo da riconoscere e accettare quell'amore completamente irrazionale, d'altronde prima d'ora non era mai stato abituato ad interfacciarsi con qualcosa di sé che non riusciva a spiegare e controllare, solo dopo anni capì che faceva parte del suo essere umano e non doveva temere cose del genere, perché non erano debolezze come aveva sempre creduto, ma fondamenta della sua forza. Non lo guardò ancora e lasciò che il riccio dalla chioma smeraldo gli si sistemasse accanto con pochi agili movimenti, chissà se li aveva studiati per impressionarlo, si domandò, ma poi scosse la testa e lasciò per qualche istante che i suoi pensieri marinassero nello strano silenzio che li aveva avvolti.

«Sai, non mi aspettavo che me lo avresti chiesto» «Se mi hai osservato tanto a lungo, dovresti sapere che sono cambiato» Izuku ridacchiò, erano troppi anni che non sentiva il suo cuore tanto leggero e libero da quelle ombre che lo soffocavano la notte, Katsuki in qualche modo riusciva sempre ad impersonare il rassicurante ruolo del sole per lui, persino durante i periodi peggiori quando erano state le sue mani a ferirlo, non era riuscito a smettere di sentirsi al sicuro quando lo pensava, per questo da troppo tempo si domandava costantemente se non fosse più pazzo di quanto già credesse. «Questo lo so, credimi, ma non pensavo che sarebbe stato il tuo primo penisero. Dopotutto per quanto sia bravo a leggere ed esaminare le persone, quello che ti passa per la testa resta sempre in parte imprevedibile per me» «Forse perché a volte nemmeno io so cosa penso, sai, mi ci sono voluti fin troppo anni per comprendere e accettare di me quelle emozioni che per gli altri sembravano così naturali. Ma forse sarà meglio rimandare questo discorso ad un altro giorno, quando avremo più tempo per parlare» l'altro annuì, sapeva che anche nella remota possibilità che il biondo si fosse davvero presentato da solo, era più che probabile che oltre una certa soglia oraria sarebbero intervenuti armati fino ai denti.

«Perché hai voluto me?» «Kacchan, non penserai mica che ora me ne esca con qualche assurda richiesta di vendetta tipo di tagliarti qualche arto o farti passare la vita da senza unicità, spero?» «Cristo no, se avessi voluto qualcosa del genere non ti sarebbe serivito chiedere un accordo, avresti potuto colpirmi mentre dormivo o trovarmi sfinito dopo un duro combattimento se ti fosse serivito» «Intelligente come tuo solito, va bene, ti risponderò dopo che tu mi avrai tolto una curiosità... Da quando hai visto i messaggi che avevo lasciato, quanto tempo ci hai messo a capire che ero io» Katsuki sorrise nostalgico, si mise dirtto sulla scihena e fissò lo sguardo cinabro in quello speranza del suo interlocutore: «Non più di dieci secondi, la tua scrittura la riconoscerei ovunque» questa risposta parve piacere particolarmente al riccio, che si stiracchiò contento, lasciandosi cadere con la schiena contro il tronco dell'albero, non gli pareva vero che Bakugou avesse in mente i più  piccoli particolari che lo riguardavano, anche se non era una sorpresa che gli importasse di lui, in fondo per anni lo aveva visto tornare esausto dal lavoro, farsi una doccia e poi riesaminare i file della sua scomparsa, per poi segnare aree su una mappa  che puntualmente usciva a controllare e poi barrava, non aveva mai smesso di cercarlo.

«Ho chiesto di te perchè sei la persona più importante per me. Volevo solo la certezza che sarei riuscito a parlarti un'ultima volta» Katsuki si accigliò, non gli piacque il modo in cui quella frase suonava, quindi con un respiro profondo a precederlo si affrettò a spiegare: «Non andrai in prigione, Nezu vuole far attivare il programma di riabilitazione per criminali e tu sarai il primo. La tua esistenza per ora è conosciuta solo da pochissime persone e rimarrà così fino alla fine del progetto. Se vuoi sapere la mia, quella sottospecie di ratto ti trova interessante e conoscendolo spera di trovare in te un degno rivale sul piano intelletuale. Temo che avrai davanti a te diverse ore di scacchi» un verso sorpreso fischiò fra le labbra carnose di Izuku il quale, giocondo lo tirò verso di sé, in un abbraccio intimo, lamentandosi di quanto odiasse quello gioco così noioso. Certo non si aspettava le braccia del biondo che lo strinsero dolcemente, con ogni riguardo, o il capo che morbidamente si era rilassato contro il suo petto, lasciando che il rumore accellerato del suo cuore gli riempisse l'udito e con un silenzio pesante a separarli.

Quel comportamento non calzava il biondo, certo era migliorato, ma la sua personalità non aveva subito una rivoluzione completa e, stando a quanto aveva potuto osservare, la predisposizione del giovane uomo verso i contatti fisici e le effusioni era rimasta quella del rifiuto o, talvolta, del disgusto. Però prima che la curiosità potesse aver avuto la meglio su di lui, la voce profonda e calda dell'altro, leggermente soffocata dalla posizione e forse da un singhiozzo magistralmente celato, spiegò: «Ho avuto paura. Non riuscivo a trovarti e quando fu ritrovato il cadavere di tua madre il parere che tutti assunsero fu che tu non avevi fatto una fine diversa...» le sue mani strinsero con più decisione la pelle calda di Deku, era lì, era vivo e doveva calmarsi, lo sentiva il suo corpo tiepido e scolpito contro il suo ed il batticuore che rimbombava nella sua cassa toracica, contro la quale premeva l'orecchio. «Scusami Kacchan, non pensavo ti saresti preoccupato tanto e lo so che mi hai cercato di continuo, ti vedevo passare le notti in bianco e per quanto mi sarebbe piaciuto farti sapere che stavo bene non potevo rischiare, dovevo portare a termine quello che avevo cominciato» si premurò di non dirgli che qualche volta lo aveva visto dormire e gli si era spezzato il cuore quando aveva scorto sul suo viso dolorante delle lacrime amare, mentre chiamava disperatamente il suo nome.

«Ormai  abbiamo poco tempo» «Lo so» fu solo allora che Bakugou si sollevò leggermente, gli occhi gli tremavano e splendevano sotte le stelle, lucidati da quelle gocce di disperazione che non aveva l'ardore di lasciar fluire. A quella vista Izuku non seppe più controllarsi e dunque afferrò con gentilezza i suoi zigomi maschili, avvicinando i loro volti impazienti finché le loro labbra non si unirono in un bacio profondo, con le bocche che si toccavano smaniose di sfiorarsi, le loro lingue allegre che danzavano ipnoticamente nelle loro bocche, un ballo seducente che li fece stringere ancora di più l'uno al calore dell'altro, con una dose di sollievo e letizia nei loro cuori che quasi li portò a rotolare giù dal tronco stretto, troppo stretto per la loro frenesia. Fortunatamente però, l'eroe aveva puntato con una certa violenza le ginocchia nel legno, impedendo ad entrambi di cadere, fu più una questione di non voler interrompere il loro bacio appassionato,  che quella di temere il dolore. Però era tutto troppo sbiadito, le loro dita presto desiderarono poter indagare quelle parti che non avevano concesso quasi a nessuno, solo a pochi fortunati che erano stati volti vuoti, solo corpi privi d'anima che erano loro serviti per qualche sperimentazione genuina, ma per entrambi l'esito era stato uguale: era sembrato fuori posto, sbagliato, un gesto vuoto che portava insieme alla soddisfazione delle carni, una mancanza terrificante, ma quel tipo di sensazione parve solo un ricordo lontano, tastandosi, divorandosi in quella scarica di contatti furibondi si sentivano rincuorati, a proprio agio, come se si fossero finalmente ritrovati dopo essersi smarriti per fin troppo tempo.

E se solo avessero avuto tempo non si sarebbero costretti a separarsi con solo qualche succhiotto sulla pelle, ma non potevano e ne erano coscenti: «Verrò a trovarti, spesso» sussurrò come se fosse stregato, ancora guardava languidamente la bocca altrui, respirando affannosamente, con le dita premute nelle sue spalle muscolose, si  sentì accarezzare il viso, i loro nasi si sfioravano e Midoriya deglutì a vuoto, lo fissava come si guarda il proprio piatto preferito ed era chiaro quanto faticasse a tenersi separato da colui che aveva bramato fin da quando aveva memoria: «Lo so che verrai, ma promettimi che finalmente riposerai» «Ci proverò» «Mi basta. Tra quanto verranno?» Katsuki guardò amareggiato l'orologio che portava al polso, come se fosse responsabile dello scorrere stesso del tempo, poi disse: «Quindici minuti prima di agire, ma facciamo dieci» l'altro capì, era un criminale a tutti gli effetti e il caldo sentore del sangue sulle mani non gli era estraneo, lo strinse a sé, affondando il viso nella piega del suo collo, beandosi della dolce fragraza del biondo che tanto cozzava con la sua personalità abbrasiva e sorrise: «Rimaniamo così, fino ad allora» «Va bene» ciò detto si sentì afferrare le mani piene di cicatrici da quelle callose dell'uomo che amava, con le loro dita che si attorcigliavano e trovò buffo che non avevano ancora trovato il tempo di rivelarsi verbalmente i loro sentimenti, ma era bello sapere che tra loro non c'era stato bisogno di conferme, le parole erano futili, quando si erano guardati negli occhi già ognuno aveva capito i desideri dell'altro.

Era  rilassante quella situazione, avvolti dal loro calore condiviso con la gentile brezza serale che rifrescava l'ambiente dalla calura estiva, lo era tanto che i due stavano quasi per addormentarsi quando dei passi cauti, ma comunque ben udibili a delle orecchie esperte, si posizionarono dietro i tronchi degli alberi, a qualche metro di distanza dalla coppia. Si stiracchiarono irritati, ma comunque si misero in piedi sulle loro gambe senza difficoltà, con la vita che conducevano si erano ormai abituati a scacciare in un istante i fumi del sonno, chi per un motivo, chi per un altro e camminarono tranquilli, l'uno affianco all'altro, parlando in maniera rilassata come se ad aspettarli non ci fossero i migliori eroi di tutto il Giappone, pronti a saltare addosso al riccio al primo movimento sospetto. «Penso che una volta dovrei presentarmi dai tuoi» «Come se ce ne fosse bisogno, sai che preferivano te a me» «Solo per un po', sono certo che se non ti avessero avuto attorno per un bel pezzo, con me che ero tutto tranquillo, sarebbero impazziti» «Già, quella vecchiaccia ha sempre amato fare casino. Forse dovrei chimare, sono anni che mi rifiuto di farlo e ora potrò ignorare i suoi tentativi di farmi capire che devo lasciar perdere e blah blah blah» l'altro rise scuotendo la testa: «Lo sai che è solo molto preoccupata, Kacchan, dopotutto tu e lei avete lo stesso carattere, perciò non mi risulta difficile interpretarne i comportamenti» l'altro annuì e lo accompagno davanti agli eroi, i quali, diffidenti, mantenevano una posa parzialmente guardinga, pronti a scattare.

Nezu si fece cautamente avanti, portato in spalla da All Might che ormai non riusciva più a mantenere la propria forma muscolosa neppure per un istante e Izuku, che da anni ne conosceva il segreto, lo riconobbe subito:  «Io sono Nezu e lui-» «Lo sa già, mi ha visto trasformarmi, sono sorpreso che non abbia detto nulla» «Oh, bene, vorremmo innanzitutto chiederti perdono in nome di eroi perché abbiamo fallito sotto molti punti di vista. Non abbiamo mai affrontato seriamente la disicriminazione subita dalle persone sprovviste di unicità o che ne avessero una considerata debole e perché uno di noi ha spezzato i tuoi sogni» «Non è molto convincente quando circa il novanta percento dei presenti mi tiene sotto tiro. Comunque accettate un consiglio, la prossima volta che pensate di arrivare di soppiatto siate più discreti» uno sguardo  severo venne destinato a tutti da Enji Todoroki, Aizawa, All Might, Nezu e Bakugou. Nessuno si sarebbe aspettato di vedere l'attuale eroe numero uno chinarsi di novanta gradi: «Volevo ringraziarti. Le tue parole mi hanno aiutato a capire che genere di persona ero diventato e mi stanno spronando a migliorare e sono coscente che se non mi avessi affrontato in combattimento probabilmente non ti avrei ascoltato e l'ho capito guardando altri tuoi scontri, non hai mai cercato di uccidermi» «Ho visto della speranza anche in qualcuno che sembrava non averla, dopotutto se critico chi spezza il futuro degli altri come potrei comportarmi allo stesso modo, se vedo la possibilità di una luce?» «Non ti sembra di essere troppo poetico sta sera?» «Kacchan, sarà l'atmosfera» l'altro rise, era così raro che Bakugou lo facesse che i suoi amici e conoscenti lo guardarono sbigottiti.

Il preside finse un colpo di tosse e chiese: «Quindi per le condizioni per accettare di entrare nel programma? Farò il possibile» «A dire il vero mi interessa solo di poter ricevere visite e poter leggere, voglio dire , il mio scopo è terminato con la morte di All For One ed era il mio intento di non fare resistenza fin dall'inizio» «Allora perché hai voluto vedere Katsuki?» chiese una ragazza, Izuku ebbe una smorfia di fastidio impercettibile quando la sentì usare il nome del suo uomo, come fossero intimi, tuttavia rispose tranquillo: «Ero sicuro che sarei stato eliminato o portato al Tartaro. In entrambi i casi le possibilità che mi avessero lasciato interaggire con qualcuno erano pari a zero, quindi mi sono creato l'occasione» ammise tranquillamente scrollando le spalle, per poi aggiungere: «Ormai mi sono abituato a come la gente tratta quelli senza un'abilità, non mi aspettavo neppure un minimo di comprensione dopotutto» gli eroi presenti avvertirono improvvisament un forte senso di pesantezza addosso, non immaginavano che qualcuno potesse vivere in terribili condizioni e fino a quel momento avevano creduto che tutti i criminali dovevano essere semplicemente delle persone crudeli, a volte completamente fuori di testa, tuttavia fu allora che compresero che magari, alcuni, erano costretti a crearsi una vita nei modi peggiori o a farsi giustizia da soli.

Nei seguenti due mesi tutti furono sorpresi dal fatto che Izuku non avesse tentato di scappare ma che anzi si fosse impegnato e avesse velocemente superato tutti gli esami che a loro avevano affrontato in tre anni di superiori per poter diventare eroi, fu dunque evidente che fosse un giovane uomo estremamente intelligente verso il quale la vita era stata terribilmente ingiusta, questo generò una certa curiosità negli ex studenti della sezione A, tanto che alcuni di loro, conoscendolo, finirono con il diventare sui amici e per questo presero a  visitarlo di frequente. Dunque la relazione tra il riccio e Bakugou li insospettì, in fin dei conti il biondo non si era quasi mai mostrato affettuoso verso gli altri, aveva sempre disdegnato il contatto fisico e tendeva sempre a nascondere con urla e una certa violenza le proprie emozioni, però quando li avevano visti assieme, egli si comportava in maniera completamente differente, addirittura sorrideva e questo fece scoppiare una certa gelosia in Ochaco, la quale s'era infatuata di Katsuki durante il festival scolastico del primo anno, ma fu costretta a rassegnarsi quando li beccò a baciarsi con foga.

Non ebbe però tempo di superare il suo cuore spezzato che una chiamata d'emergenza la condusse nella periferia della città, dove un gruppo di terrificanti criminali aveva causato igneti danni, distruggendo case, negozi e persino un asilo. La vista delle macerie, l'odore del sangue e i pianti dei bambini le fecero male, non importa quanto si fosse abituata ai disastri, ai feriti o alla vista di persone che morivano durante degli attacchi, non riusciva a sopportare la situazione e se normalmente questa sarebbe stata una debolezza, nel suo caso la spingeva a fare del suo meglio e riportare il sorriso su quanti più volti possibili. Perciò si rimboccò le maniche e condusse moltissimi civili al sicuro, fortunatamente non fu sola a lungo, in fatti in una manciata di minuti venne raggiunta dai due che aveva visto scambiarsi un passionale contatto e rimase a bocca aperta nel vedere quanto naturale sembrasse per loro lavorare insieme, quasi fossero stati un essere solamente e questo fece sollevare le sue labbra: se erano felici non c'era alcun problema e sopratutto c'erano tanti uomini al mondo, avrebbe trovato quello giusto per lei, che l'avesse amata tanto quanto lei avrebbe fatto.

Questi eventi furono fondamentali per la riduzione del tempo di riabilitazione che Midoriya fu costretto a sorbirsi, non gli dava noia il dover essere confinato alla U.A. senza poter uscire dal piano che gli era stato dedicato, in fin dei conti non aveva alcun luogo che fremeva per visitare e le persone che voleva vedere potevano andare a trovarlo tranquillamente, in oltre grazie alla sua curiosità non era stato sfiancante l'intenso percorso di studi che Nezu aveva pensato per lui, anzi, in questo modo aveva riscoperto il sano piacere della competizione intelletuale che aveva assaporato scontrandosi contro la brillante mente del preside, ma se c'era qualcosa che proprio non sopportava, erano le ore obligatorie di consulenza psicologica. Non aveva disturbi della personalità ne problematiche di alcun tipo, era coscente delle sue azioni e del fatto che All For One sarebbe potuto essere fermato solo se eliminato in quanto già una volta era scappato e aveva tentato di creare un successore per la sua malvagia abilità, fortunatamente però lui era arrivato in tempo per evitare che accadesse e non se ne pentiva affatto, perché sapeva di aver salvato innumerevoli vite. Alla fine di quell'anno fu grato di non doversi più sottoporre a quelle noiose sedute e sorrise ancora più allegramente quando venne stretto dalle braccia del biondo, il quale teneramente affondò il naso nella sua spalla, sussurrandogli che era felice del fatto che finalmente avrebbe potuto spendere tutto il tempo che desiderava con lui, senza doversi preoccupare del limite dell'orario di visite che era stato deciso.

«Che ne dici, andiamo a trovare Mitsuki?» Bakugou dbuffò contrariato ma non si oppose quando il riccio gli afferrò la mano conducendolo verso la stazione, per raggiungere la cittadina poco distante da Tokyo, fu nostalgico per lui ripercorrere la via di casa sua, perciò non riiuscì a fare a meno di sorridere tristemente alla vista della propria casa che ormai non gli apparteneva più, ricolma dei ricordi che aveva con la madre. Vedendo questo Katuski gli rubò un bacio, stringendo la presa con le dita, rincuorando Izuku che lo strinse in un abbrraccio sussurrandogli per la prima volta: «Ti amo» questo fece avampare le guance del biondo, che preso di sorpresa non trovò il coraggio di rispondere, ma cercò comunque di ricomporsi quando la porta di casa sua venne aperta da sua madre e la prima cosa che disse fu che aveva ragione lui, Izuku era vivo. La donna non potè trattenersi e lo avvolse in un abbrraccio stretto, sollevata di essersi sbagliata sia perché a lui voleva bene come se fosse suo figlio, sia perché era cosciente che se mai fosse stato ritrovato il cadavere di Midoriya, Katsuki non sarebbe riuscito a sopportarlo, non quando si era tanto disperatamente aggrappato alla più remota speranza.

«Come stai?» «Tutto bene, ora sono un uomo libero dopotutto» «Cosa intendi?» chiese curioso Masaru, mentre tornava a sedersi sul divano del salotto dopo aver fatto accomodare gli ospiti, ben cosciente che se avesse lasciato le cose nelle mani della moglie, il suo entusiasmo li avrebbe lasciati tutti sul portico. «Beh ero in un programma di riabilitazione per criminali» disse scrollando le spalle, voltandosi poi verso il biondo: «Credo tu lo avessi detto ai tuoi genitori?» l'altro in risposta scrollò le spalle, appoggiando incosciamente la sua mano destro sul ginocchio del riccio che sorrise appena, spiegò dunque in breve quello che era accaduto in quegli anni e come si era ritrovato ad essere un cittadino libero, potendo finalmente scegliere la propria strada e poi diete un suggerimento velato della sua relazione con Bakugou cosa che fece urlare la madre: «Ah, lo sapevo che sarebbe finita così prima o poi» il maritò sembrò condividire la sua gioia e si raccomandò perché i due vivessero cautamente e sopratutto felici da quel momento in poi.


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