Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Tu, mio incantevole seduttore

Piccola avvertenza: questa storia non seguirà molto leggi fisiche e biologiche, più che altro per un'esigenza di trama quindi spero mi possiate perdonare cose come delfini che non hanno bisogno di risalire in superfice per respirare, o cambiamenti di habitat, come tipi di pesci che non vivono solitamente nei fondali ma che io farò apparire lì. Detto questo posso finalmente lasciarvi alla lettura, spero che questa storia vi piaccia e no, non m'ero scordata di questa raccolta ma senza richieste da sviluppare non è facile renderla folta di os (non l'ho ancora riletta quindi vi prego di perdonare eventuali errori).


Sospiro con il viso corruciato scandagliando i fondali marini con i miei rubini furenti, esamino con estrema attenzione ogni traccia d'ombra che si estende minacciosa nel crepaccio proibito, aguzzo le orecchie alla ricerca del minimo suono e tuttavia posso distinguere solamente il nuotare veloce di alcuni pesci, ciò si amalgama armoniosamente con il tranquillo ondeggiare delle anemoni marine e le foreste d'alghe a qualche metro di distanza da dove sono seduto. Certo, questa quiete è alquanto piacevole, ma io nonostante tutto, sono impaziente e progressivamente più adirato. Non ho la minima idea di dove diavolo tu sia finito ed inevitabilmente un'angosciosa preoccupazione si affaccia dispettosamente nel mio animo in subbuglio, ringhio nervoso nel percepire qualcuno raggiungermi lentamente, di soppiatto ma a causa degli impacciati colpi di coda che odo, posso già figurarmi Kirishima e Kaminari che tentano un qualche tattico atto di spionaggio, sono pronto a scomettere che la mandante di questa scrausa missione sottocopertura, misramente fallita, sia stata quella vecchia impicciona di mia madre, digrigno i denti alterato, non riesce a capire che a me non interessa minimamente il fatto d'esser principe nel Reame Rubino?

Suppongo proprio che in quella testa dura non farà neppure filtrare l'idea di potermi lasciare in pace a far quello che voglio, che poi non posso dire di comprendere il suo malato modo di ragionare, questo perché finché bighellono in giro per il reame, senza dar notizie di me e standomene beatamente a far nulla, poltrendo nelle distese coralline o esplorando qualche cedevole relitto, potenzialmente pululante di briganti e chissà cos'altro non si lamenta, neppure cerca di capire dove io possa essere andato a ficcarmi, tuttavia appena ha sentito di come io spesso mi dirigga verso nord, più precisamente nella zona confine tra il nostro dominio e le Terre Smeralde, allora ha perso la testa, decisa a farmi seguire dalle guardie imperiali che ho seminato giungendo qui. Ora mi pento però d'aver tralasciato  d'occuparmi di questi due scocciatori, i quali ancora sperano di farmi prendere un colpo nel comparire alle mie spalle, urlando come dei deficenti, beh, non sarà un termine chissà quanto elegante, ma trovo sial'unico che rispecchi fedelmente la loro natura più intima e poi, ad esser sinceri, ho cominciato a curare un poco la maniera nella quale mi esprimo grazie agli incontri abituali con te, eppure nonostante tu non m'abbia detto nulla non ti vedo più da qualche giorno, scuoto la testa e ridacchio nel pensare a come tu non ami particolarmente la maniera colorita nella quale posso argomentare anche dei discorsi apparentemente salvi da qualsiasi imprecazione.

«Non provateci nemmeno, so che siete voi capelli di merda e pikachu. Avete fatto talmente tanto casino che penso v'avrebbe sentito anche il vecchio pazzo che vive nelle antiche rovine e si che lui non percepisce il minimo suono, neppure quando do il meglio di me nelle mie colorite urla» mi volto serio in volto, assottiglio lo sguardo facendo loro intendere che non troveranno una briciola di buon uomore ad attenderli quando mi froteggeranno, tra qualche istante, cosa che li porta a deglutire tesi come corde di violino, avvicinandosi cautamente, con il capo inclinato come forma di sottomissione. Sono degli illusi se credo che, mostrando d'esser dispiaciuti, io avrò la bontà di far scivolare il loro essere opprimente, sono nervoso per l'improvvisa iperprotettività di mia madre e a questo si può anche aggiungere l'angoscia che mi corrode velenosa da quando non ti vedo, insomma, questi due fattori sommati al mio pessimo carattere mi rendono ben più simile di quanto vorrei ammettere ad una bomba pronta a scoppiare. «Ti prego Bakugou non prendertela, eravamo semplicemente preoccupati poiché sappiamo che ti dirigi sempre tanto vicino al crepaccio proibito, al suo interno vi vino mostri inaffrontabili e siamo semplicemente preoccupati di non vederti tornare» escalma il fulvo con un'espressione insolitamente priva di qualsiasi traccia di diversione, è sincero ma ciò non basta ad addolcirmi come invece sperava, ecco dunque intervenre Kaminari che dice: «Già! Sappiamo che sei forte ed intelligente, che nel nostro reame non v'è nessuno capace di tenerti testa, tuttavia noi siamo tuoi amici ed è nostro compito preoccuparci, anche perché sei una testa calda impossibile da trattenere, come potremmo non pensare che prima o poi ti metterai nei guai?» mi acciglio ancora di più, la mia espressione si converte in un qualche cosa di spaventoso a giudicare dal loro improvviso tremore, sto per divorarli vivi, in maniera meno figurata di quanto sia consono che un enorme esemplare femmina di Orca sguscia fuori dall'socurità, accasciandosi ferita accanto a me, cosa che mi porta a corrugare la fronte, distrendomi dalle mie intenzioni criminose.

Mi bastano un paio d'occhiate per determinare che si tratti di un esemplare gravido, che però ha delle gravi lacerazoni sulla schiena e lungo i finachi, in più le nuovole rossastre che si amalgamano all'acqua mi lasciano intendere chiaramente che se non riceverà le cure adeguate, molto presto sia lei che i cuccioli non ancora nati non riusciranno mai a scorgere la superficie, dunque prendo la decisione di lasciare da parte il pestaggio che avevo programmato e chiamo Kirishima, il quale ancora stupito osserva perso l'animale sofferente, gli tiro un sono schiaffo per richiamarlo alla realtà poi ordino: «Vai a chiamare mia madre, presto, se farà storie dille di non lamentarsi e pensare a tutto quando sarà il momento. Su, sbrigati inutile idiota!» lui riesce a muoversi solo dopo una manciata di minuti e schizza via ad una spropositata velocità, fortunatamente quella testa vuota ha usato tutto il tempo che avrebbe dovuto dedicare agli studi per migliorare le prestazioni della sua coda, almeno questo mi garantisce che potrà arrivare a palazzo in un massimo di trenta minuti, sospiro teso, ora mi devo concentrare per vedere se c'è qualche cosa che posso fare mentre attendiamo i soccorsi. Dei suoni poco rassicuranti giungono da oltre l'oscurità che copere il dirupo e l'altro reame, dunque spingo Denki a darmi una mano a trascinare l'orca da qualche parte, più vicino alla civiltà ma non tanto da peggiorarne le condizioni, semplicemente mi assicuro che chiunque sia dall'altro lato non possa raggiungergi facilmente, con la favorevole copertura della foresta di alghe alle nostre spalle possiamo finalmente trovare un poco di quiete.

Solo a questo punto mi decido ad osservare con maggiore attenzione l'aspetto di questo mammifero che mi pare tanto familiare, scuoto la testa e mi do dei colpetti sulle guancie dicendomi che non ho proprio il tempo di scivolare in qualche misteriosa valle gremita dei miei pensieri, dunque con le dita tremanti, tentando l'approccio più delicato del quale io sia capce, estraggo le schegge d'osso raffinate e pietra che erano rimaste impigliate nella carne lacerata, ciò provoca un lamento soffocato alla madre in dolce attesa, tuttavia non si muove bruscamente come ci si aspetterebbe da una bestia selvaggia, anzi, pare fin troppo familiare con creature della mia razza: sirene e trirtoni. Le accarezzo il muso in un muto conforto, scivolo lungo la sua pelle macchiata di bianco e nello sfiorare la zona del collo noto un collare che prima m'era sfuggiro, mi sporgo dunque per leggerne le incisioni e leggo due nomi, uno è quello dell'animale: Mors ma non sono quelle quattro lettere a farmi rimanere estremamente perplesso, bensì è il nome del suo padrone a farmi gelare il sangue nelle vene: Izuku Midoriya.

«Hey Katsuki che ti prende? Va tutto bene? Perché improvvisamente sei divenuto pallido come un fantasma?» non rispondo al biondo che continua a gettarmi addosso occhiate preoccupate, deglutisco a fatica con un gelido brivido che mi risale la schiena, un brutto presentimento si appollaia sulle mie spalle, come una murena che s'è attorcigliata attorno al mio collo minacciosamente, tremo per qualche istante e poi con voce ferma, nonostante le mie emozioni in subbuglio chiedo: «Mors dimmi, è accaduto qualcosa a Deku?» l'orca emette dei suoni striduli, strani per qualcuno della sua razza e comprendo attraverso di essi uno stato di profondo turbamento, simile a quello che s'è diffuso in me non appena l'idea che tu possa esserti fatto del male, o peggio che qualcuno te ne abbia fatto m'ha travolto come una corrente fredda. Ignoio a vuoto lasciando vagare i miei occhi tormentati lungo il passaggio che potrebbe permettermi di giungere da te, sto davvero valutando di rischiare la mia vita per superare quel dannato spacco gremito di bestie pericolose, mettermi contro il mio ed il tuo regno pur d'accertarmi che tu sia sano e salvo, che non ti sia stato fatto alcun male e forse questo mio pensare è fin troppo visibile sul mio volto dai lineamente induriti dal terrore, quello di perderti, poiché anche quell'idiota di Denki nota il turbamento del mio cuore urlando: «Eh no! Katsuki non pensarci nemmeno, quello sguardo non mi piace e per quanto sia sollevato nel vederti preoccupato per qualcuno, non puoi fare qualcosa di così pericoloso e poco calcolato, non pensare che me ne starò qui con le mania in mano a permetterti di morire perché sei una testa calda!» grugnisco infastidito ben conscio che ora le mie opportunità di defilarmi in un momento di distrazione sua o dei rinforzi che già sento arrivare svanisce, dirà sicuramente a tutti quanti di quello che paio voler fare e dunque mi rassegno a poter solamente pregare che tu esca vittorioso da quella dannata oscurità.

A guidare una squadra medica e delle guardie imperiali, come in realtà avevo già messo in conto, è la mia insopportabile genitrice, con le sopracciglia contratte, lo sguardo che ribolle di nervosismo e le labbra pressate in una contorta linea, espressione che esprime tutta la sua ira per il mio continuo rifiuto nel rispettare la sua decisione di non avvicinarmi ai confini delle Terre Smeralde, tuttavia non ho la minima intenzione di lasciarmi sgridare da uno dei suoi lunghissimi monologhi, non sopporto di dovermi surbire le sue lamentele senza che lei si adoperi minimamente per ascoltare quali possano essere le mie ragioni, insomma posso capire che come adulta cerchi semplicemente di fare le scelte migliori per me, tuttavia trovo comunque sbagliato che non si preoccupi d'ascoltarmi, dando per scontato che sia un ragazzino idiota che fa determinate cose semplicemente come fase di ribellione,è la cosa peggiore di lei, davvero. Appena arriva i medici si chinano sull'orca sofferente che però si rifiuta d'allontanarsi da me, io dal mio canto non pongo a mostrarmi confortante ed affettuoso verso il mestoso mammifero, nonostante tutto quella vipera che ha i miei stessi tratti ha intenzione di armi una grattata di capo, almeno, avrebbe voluto prima d'esser interrota da Kaminari che dice: «Regina, sapete che non amo fare la spia sulle azioni sconsiderate che Katsuki vuole compiere, tuttavia prima l'ho visto fin troppo ponderante riguardo all'andare a controllare cosa fosse successo dall'altra parte del confine...» si morde la lingua trattenendo le informazioni su di te, cosa che trovo alquanto stupida poiché si renderanno tutt presto conto della targhetta che penzola contro la pelle di Mors, dunque sono io a prendere la parola e spiego: «Non farò nulla del genere, tanto so che adesso mi controllerai anche quando vado in bagno con la gente che mi fissa mentre sto a farmi i cazzi miei» la fisso con seria minacciosità, cosa che per una volta le fa tenere il becco chiuso.

«Aspetterò un anno, uno solamente e se non vedrò Izuku varcare quel maledetto confine potete anche provare a fermarmi come volete, io andro a cercare il suo culo verde. Ora ascoltami bene mamma, non me ne frega un cazzo della tua merdosa opinione, soprattutto perché non ti sei mai presa l'impegno di capire il motivo per il quale non avessi intenzione alcuna di ascoltare le tue disposizioni sul non andare più al confine con le Terre Smeralde, dunque non iniziare ora con dei discorsi moralisti completamente inutili, sarebbe solo molto patetico ed ipocrita...» faccio una piccola pausa accarezzando il muso di Mors che emette dei suoni goiosi contro la mia mano callosa, ah tutte quelle ore di pratica con la spada mi torneranno utili se tra un anno non potrò vederti, perdonami se ho proposto un lasso ttemporale tanto lungo ma confido nelle tue abilità e sono certo che se non avessi dato degli estremi ragionevoli quella vecchia impicciona non avrebbe neanche avuto la decenza d'ascoltarmi. «Prima che tu lo chieda si, conosco Izuku Midoriya, si lo so che è il principe dell'altro regno e questa è la sua orca, si chiama Mors e si ancora, la conosco, infatti ogni volta che c'incontravamo lei lo accompagnava e fortunatamente sembra che io gli sia piaciuto da subito» vedo mia madre pronta a tirarmi uno schiaffo, come suo solito crede di poter risolvere tutto in questo modo, che diavolo, perché mio padre non è ancora tornato dal suo fottuto viaggio?

Prima che posso anche solo avicinarsi abbastanza l'animale coricato contro la parte superiore della mia coda scarlatta si muove in un moto avvertimento, mi sta proteggendo nel modo in cui avresti fatto tu, dannazione, adesso non posso fare a meno d'essere più angustiato per la tua sorte incerta, lei, i medici e le guardie non hanno altra scelta che indietreggiare , dunque decide finalmente di affrontare un dialogo con me: «Stupido marmocchio credi di sapere tutto? C'è un motivo se quel luogo è proibito e attraversalo tanto tranquillamente non è possibile, dovresti farti delle domande su quel principe, credi che sia sicuro avere dei rapporti del genere con un reame estero che ha mire espanzionistiche da anni? Quel giorno di tanti anni fa non ho rischiato la vita per proteggere la tua solo per vederti sacrificarla» io mi faccio scuro in viso, ascoltando come Kirishima e Deki tentino di addolcire la mia genitrice che ha una lingua fin troppo affilata, eppure sono dell'idea che se mira a giocarsela sulla curdeltà allora dovrà essere ripagata con la sua stessa moneta. Mina e Jiro che fanno parte della squadra di cura si portano una mano sul viso nel sentire quelle parole, è chiaro a tutti come mia madre stia tentando di usare i miei senzi di colpa per il braccio sinistro che non riesce più a muovere bene, io però non demordo, se si tratta di te non ho intenzione di mostrare neppure il più piccolo accenno di debolezza e rispondo velocemente: «Oh davvero? Allora penso tu l'abbia fatto per non perdere la faccia più che per un vero interesse, altrimenti invece di sparare cazzate, colpirmi e basta avresti avuto la decenza d'ascoltare le mie ragioni. Ma in fondo sono abituato al tuo disinteresse, quando mai hai ascoltato una qualsiasi cosa che avevo da dirti? Ecco perché certe volte penso d'avere solo un padre e non una madre, almeno lui cerca di capirmi e venirmi incontro e vuoi sapere la cosa migliore? Lui era perfettamente a conoscienza del perché venissi qui e chi incontrassi, sono anni che lo faccio e tu quando te ne sei accorta, qualche settimana fa, quindi sentiamo con quale diritto osi importi?» l'aria è satura di tensione, posso chiaramente vedere le lacrime ai lati dei suoi occhi rossi, tuttavia la cosa non mi lascia minimamente sconvolto, pensava di poter usare il senso di colpa, spero che abbia imparato la sua lezione.

«B-bakugou stai esagerando...» bisbiglia il fulvo aggrappandosi al mio braccio contratto, io lo sguardo gelidamente, nessuno di loro è mio alleato in questa faccenda, molto bene, sospiro rilassando le spalle, non è un problema in fin dei conti mi aspettavo questo tipo di situazione, lei è la regina, nessuno osa mettersi contro di lei e poi siamo onesti, a parte te nessunaltro ha avuto il coraggio o la sensibilità di scavare più affondo nella mia persona, solo tu, speciale gemma fra il lezzo della realtà, hai avuto l'ardore di non soffermarti sul mio brutto carattere anche perché il nostro primo incontro è stato terrificante. Io m'ero spinto sino ad una zona vicina ai confini e non appena ti ho visto oltrepassarla ti ho puntato un pugnale al collo, tua ridacchiato con una luce che non avevo mai scorto negli occhi di altri, mi hai mostrato un meraviglioso sorriso di una bellezza unica, ti sei presentato e hai confessato d'esser fuggito allo sguardo della tua amata Inko, fin troppo apprensiva, solo che non pensavi che la tua orca ti portasse, in un tentativo di fuga, nel Reame Rubino, io lo travai curioso o forse troppo ingenuo e lo lasciai stare, senza aspettarmi che curioso volesse pararmi e così cominciai segretamente ad attendere con impazienza di poterti rivedere giorno dopo giorno, non solo perché potevo scorprire cose che non conoscevo, ma anche perché nonostante l'aspetto innocente eri un ottimo combattente e non ero riuscito a vincere una sola volta contro di te, se non le prime due, come se non bastasse avevo segretamente apprezzato il modo in cui eri gentile verso di me, con una dolcezza che non ho mai visto in altri se non mio padre rivolgermi, mi hai fatto sentire a casa, finalmente mi sono sentito di poter avere qualcuno che credesse davvero in me. Non importa quanto fosse stata dura la tua giornata, quando ero nei miei periodi peggiori mi ascoltavi sempre, riuscivi inaspettatamente a palcare quella furia cieca che era nata nel mio cuore a causa di tutto lo stress, le aspettative e la freddezza di qualla che doveva essere per me una madre, quando tutti mi voltavano le spalle o si prendevamo gioco del mio carattere, sapevo di poter trovare in te un appiglio incrollabile, un tocco gentile e una valanga di semplici ma sentiti complimenti e sebbene ti dicessi come fosse fastidioso il tuo straparlare o lo sguardo omicida che mettevi su quando ti raccontavo di episodi poco felici, non facevo altro che perdermi in te con letizia.

Respiro piano avvertendo il naso bruciare in modo fastidioso e gli occhi bruciare, non pensavo che avrei più avvertito il bisogni di piangere dopo che, appena scoccati i miei otto anni, mi resi conto che non importa quanto sorridessi, quanto fossi bravo negli sport, con la scherma o quanto mi impegnassi in tutto, a lei non sembrava mai importare, eppure eccomi qui, a stringere disperatamente le mie mani attono a una delle pinne di Mors nel tentativo di portare al mio cuore un poco di sollievo, dannazione Deku,non puoi farmi questo, non puoi lasciarmi qui a rodermi spaventato per la tua sorte, affidando tutta la mia speranza alle divinità che alloggiano nel cielo vasto, mi sento così impotente che mi risulta difficile persino respirare. Torna da me, te ne prego, sei stato il mio punto di forza dino ad ora, per anni, siamo quasi cresciuti insime in questi sei anni, se lasci andare la mia mano io cadrò. Finalmente il flusso distruttivo dei miei pensieri viene spezzato dalla bionda che si degna di rispondere: «Ritira subito quello che hai detto e forse potrei ancora perdonarti» la guardo attonito, pongo sulle mie labbra un sorriso amaro scuotendo la testa ribattendo: «Quindi sono io che devo scusarmi adesso? Bene, è fantastico come tu riesca a rigirarti la situazione in tuo favore ogni fottuta volta, davvero ridicolo» lei mi guarda, senza nascondere il dolore che il mio tono sprezzante continua ad umentare nel suo cuore e dice: «Katsuki, se continui smetterò di riconoscerti come mio figlio, non ho intenzione di ascoltare altre cattiverie uscire dalla tua ingrata bocca» «Mi consideravi tuo figlio? Non devo essermene accorto, bene, tantomeglio se lo fai, non avrai alcun diritto di fermarmi» ringhio ma prima che lei possa aggiungere altro un tridente d'oro scintillante, con incastonati dei rubini si posa tra me e lei, sorrido, finalmente mio padre è tornato.

Masaru si avvicina a me e mi mette una mano sulla testa scompigliando la mia chioma bionda, poi mi stringe in un abbraccio che non rifiuto, lasciando senza parole i presenti, ogni volta che loro hanno provato a rivolgermene uno li ho scanzati con disgusto e spero che questo faccia sorgere delle domande nelle loro bacate testoline. Vedo la rabbia prevalere sulla sua solita gentilezza mentre punta lo sguardo castano sulla moglie: «Non posso credere che tu abbia il coraggio di dire certe cose Mitsuki, capisco che tu sia dell'idea di lasciarlo maturare da solo, ma come credi possa venir su un ragazzo che pensa d'essere del tutto indifferente alla madre? Ho provato a fartelo capire così tante volte ma a quanto pare neppure questo mio ultimo tentativo di lasciarvi soli e migliorare il vostro rapporto ha portato buoni frutti» sospira pizzicandosi il ponte del naso mentre lei dice: «Oh sai bene che non ho fatto altro che preoccuparmi del suo futuro, come principe avrebbe avuto fin troppo la vita dura se si fosse troppo affidato agli altri, non potevo mica viziarlo come hai fatto tu, non mi avrebbe mai dato retta altrimenti» «Eppure a me dice tutto, mi ascolta quando gli chiedo qualcosa o gli proibisco qualcosa, eppure mi considera suo padre Mitsuki, vinci il tuoo orgoglio e ammetti lo sbaglio finché sei in tempo per salvare qualcosa della vostra relazione, oppure dubito che Katsuki ti considererà mai più» lei mi guarda con espressione devastata, io non voglio neppure osservarne il viso ora, rammentandomi di tutte quelle volte che ho piante segretamente o che mi sono fatto male sperando di portare a casa dei risultati che avrebbero attirato la sua attenzione, dunque giro il volto verso mio padre, cosa che a quanto pare le da uno schiaffo abbastanz aforte da farle mettere piede nel modo reale, tanto che china il capo e mi domanda se fosse tutto vero, io annuisco: «Era comodo pensare che la mia fosse solo una fase di ribellione adolescenziale vero? Peccato che sia perché tutti i miei sforzi sono sempre stati inutili, quindi perchè avrei dovuto continuare a farti regali per le festività se ai tuoi occhi non contavano nulla, perchè seguire i tuoi consigli o accettare le tue offerte se erano solo un obbligo sociale?» lei singhiozza, non l'ho mai vista piangere e dunque mi volto, ammetto di non provare dispiacere dinnanzi a questa scena e so che probabilmente ti arrabieresti con me, per essere tanto ostinato, ma so anche che saresti dalla mia parte, sai quanto ho sofferto.

«Katsuki ascoltami bene, io ho sempre tenuto a caro i regali che m'hai fatto sin dall'infanzia e Masaru può testimoniare quanto sia gelosa della scatola in cui li tengo. Non pensavo d'averti ferito tanto profondamente, credevo di star agendo nel modo migliore ma alla fine non ho fatto altro che privarti di un'adolescenza spensierata, io volevo solamente che tu non crescessi con il mio carattere, la mia rabbia continua e la mia eterna diffidenza nei confronti della gente poiché sono stata troppo buona ai tempi, tuttavia non ho fatto altro che portarti a questo. Voglio chetu sappia che ti ho sempre amato profondamente e che ho sempre fatto attenzione a tutto quello che facevi, dunque ora non posso fare altro che chiederti perdono» «Quello che ha detto è vero, solo che non è mai stata brava ad esprimere i propri sentimenti Katsuki, credei che con un po' di tempo riuscirai a perdonarla» rimango in silenzio mentre penso, io non vorrei davvero avere nulla a che vedere con lei, ma tu, se fossi qui non me lo permetteresti, dunque cedo, non voglio turbarti una volta che sarai tornato da me, perché devi farlo. «Non vorrei davvero, ma so che Deku mi spingerebbe a farlo, quindi posso sempre provarci» all'udire quelle parole mio padre si rabbuia, mi stringe in un abbraccio e dice: «Ascolta Katsuki, so che non ti piacerà quello che sto per dire ma le Terre Smeralde sono in preda alla guerra civile, Hisahi è morto da poco e suo fratello ha scatenato il proprio esercito contro l'attuale liniaggio di sangue e per quanto mi piacerebbe non posso davvero intervenire, il nostro regno rischia d'essere annientato e non voglio permtterti di andare, ma se tra un anno la faccenda non si sarà risolta ti permetterò di cercare Izuku, se lo troverai io manderò le nostre truppe ad attaccare, sono certo che riusciremo ad essere pronti fra un anno, che ne dici?» sbianco e mi aggrappo alle sue spalle, non c'è davvero nulla che io possa fare ora come ora, sono debole, devo attendere e farmi più forte, in oltre con il supporto della milizia imperiale potrei davvero dare una mano, invece per quanto vorrei correre da te, se ti raggiungessi sarei solo un possibile ostaggio, ah, odio la dannata politica.

«Va bene, ma ho una condizione, voglio vivere qui, devo essere pronto se si fa vivo» il castano annuisce con un sorriso triste e mi dice mogio: «Mi spiace davvero di non aver migliori alternative da proporti, so quanto lui sia importante per te» io scuoto il capo, come può lui esserne al corrente se neppure io sono sicuro dei miei sentimenti? Dannazione, sei davvero dovuto sparire proprio mentre avevo iniziato ad avvertire un certo calore pervadermi quando ti pensavo, un'angoscia piacevole nel contare i secondi che ci separavano dal nostro prossimo incontro, lasciandomi con una tale confusione in testa da non sapere bene neppure come muovermoi con la mia solita ostentata sicurezza. Nel giro di un paio di settimane la mia famiglia ha fatto ergere una piccola villai a qualche passo dall'abisso proibito e io mi ci sono trasferito senza guardare in faccia nessuno, anche se sono stato costretto a trscinarmi dietro i miei amici, nonostante fossi piuttosto inacidito nei loro confronti dato che non avevano voluto prendere le mie difese, dunque sono nuovamente seduto sulla sedia a dondolo posizionata nella veranda, mi dondolo con la schiena rigida, fissando con fin troppa ossessiva attenzione la sabbia candida del fodale, i pesci che nuotano spensierati e Mors che gira stupidamente su se stessa, lasciando che il suo cucciolo, partorito da qualche giorno, faccia un poco di pratica, mi chiedo dove siano gli altri membri del pod, la sua famglia matriarcale, ho sentito che le femmine della sua specie vivano con qualche femmina più anziana ma sterile, il maschio e i cuccioli, mi chiedo se anche gli altri membri della tua famiglia abbiano come fidati compagni delle orche, ma vengo distratto dai miei pensieri dal suono di qualcuno che si avvicina nuotando con titubanza, sensi di colpa suppongo.

Tutta la squadra si siede silenziosamente a terra dinnanzi ai miei piedi, spero non sia un loro tentativo d'impietosirmi poiché significherebbe che di me non hanno afferrato molto, il primo a prendere la parola è Kirishima che racconta della desolazione che ha preso in scacco il suo cuore da quando ha scoperto del mio profondo turbamento, che per altro ignorava fino alla fatidica conversazione avvenuta con mia madre, nonostante sia cresciuto con me, più o meno gli stessi concetti vengono ripetutti da tutti quanti lasciandomi con un sapore agrodolce sulla lingua, da un lato sono estremamente contento di sentire che in fin dei conti qualcosa nei loro cuori valga, tuttavia il modo in cui sono rimasti silenti non mi va giù e quasi m'avesse letto nella mente è il mio migliore amico a dire: «Quando ti ho detto di star esagerando, era perché in parte ancora non avevo compreso quando grave la situazione e in parte ero proccupato che più ti fossi mostrato irriverente più Mitsuki sarebbe stata dura nei tuoi confronti e conoscendola non sarebbe stato così assurdo pensare che avrebbe potuto gettarti in prigione per farti sbollire la rabbia» si aggiunge poi Mina: «Io parlo solo per me quando dico che temo di poter peggiorare la situazione se mi fossi intromessa nella conversazione, trattandosi della regina e del suo brutto temperamento non volevo causarti ulteriori problemi» alle sue parole gli altri annuiscono quasi a volermi comunicare d'aver avuto lo stesso pensiero, cosa che mi porta a sospirare rumorosamente, so che non mi stanno mentendo tuttavia ho bisogno di stare soli, probabilmente lo intendono dal cenno che faccio loro con il capo, piombando nuovamente nel silenzio.

Non so ancora come denominare l'agitazione che mi coglie nel rammentarti fiero, con quella tua lunga coda smerladina dai riflessi d'orati, nuotare agilmente e veloce come pochi al modo, tendendo i tuoi perfetti muscoli scolpiti macchiati qua e là da meravigliosi granelli di bronzo, riflesso delle adorabili lentiggini che dispettose danzano attorno al tuo sguardo vivido, luminoso, attrabersando il tuo naso come fosse un ponte, capace di collegare una pozza smeraldina all'altra. Neppure so cosa provochi il piacevole quanto inarrestabile formicolio che scuote il mio povero stomaco quando ripenso a quel tuo modo genuino di sorridermi allegramente, quando ci rivedevamo sembrava quasi che in me avessi scorto un qualche cosa di meraviglioso e ricordo perfettamente quella volta che, capriccioso, volesti farti toccare i capelli da me che, con una strana indecisione, affondai le mie dita impreparate nei tuoi ricci morbidi, godendo di quel piccolo contatto che mi scatenò una miriade di brividi, tanto che arricciai le pinne della coda, anche se in modo incomprensibile. E mentre i mesi scorrono lenti, pieni della mia angoscia, del terrore di non vederti più, mi perdo nella distesa infinita dei miei pensieri dolorosi e lentamente mi approprio di ciò che è sbocciato, come un timido fiore, nell'animo che tanto credevo arido e sussulto avvolto dal silenzio quando mi rendo conto d'amarti così profondamente da sentirmi mancare l'aria, è stata una cosa improvvisa nella sua progressività dunque io sbigottito, con i sensi alterati, asfissiati da questa inaspettata consapevolezza, mi guardo intorno, per poi sorridere mestamente ancora più determinato di quanto non fossi prima a stringerti ancora in un abbraccio.

Allungo la mia coda davanti a me, la scuoto un poco avvertendola indolenzita e non mi curo di qualche piccola scaglia che abbandona la mia pelle robusta, distendo le mie pinne e mi lancio in avanti, nuotando accanto alla villa per liberare la mente e riprendere a ragionare lucidamente, combattendo l'imbarazzo che sento bruciare sino alle mie gote nel rendermi davvero conto di quanto io desideri stringerti a me, senza abbandonarti più per un solo istante a causa di questa asfissiante attesa che, lentamente, mi sta logorando. Improvvisamente mi figuro davanti agi occhi il tuo bellissimo viso sorridente e vengo scosso da una improvvisa voglia di baciarti che mi s'avvinghia addosso come un parassita che non ha alcuna intenzione di staccarsi, cosa che mi porta a dimenarmi come un'anguilla sfuggente, sino a che sfinito mi abbandono a quel brutto masso poroso dove solevo sedermi quando t'aspettavo, pronto per vederti sbugare con Mors che mi raggiunge stranamente attiva, con il cucciolo che la segue velocemente. Si ferma accanto a me emettendo dei suoni di bassa frequenza che allentano la spossatezza che mi ha momentanemante colto, sospiro appoggiando la testa contro il fianco del mammifero bisbigliando: «Manca anche a te, vero?» dopo poco, mentre stavo finalmente per addoremntarmi, dopo l'ennesiama notte nella quale non ero riuscito a trovare riposo, un fruscio giunge ovattato alle mie orecchie, ancora intontito alzo la testa cercando di capire da dove quel familiare suono venisse e quando ti vedo supero l'orca in velocità, spingendoti in un abbraccio che certamente da me non ti saresti aspettato neppure tu, eppure per quanto orgoglioso io possa essere non riesco a fermare i singhiozzi che fanno muovere la mia gola. La tua mano, più grande e forte di come la ricordarsi, scivola dal mio collo lungo le spalle, solca con lascività la mia spina dorsale per poi trovare pace nella curva del mio bacino e sussurri: «Kacchan, che ci fai qui? Va tutto bene, ti sono mancato tanto?» mi limito ad annuire attorcigliando la mia coda lunga attorno al tuo busto, solo in questo frangente mi rendo conto che in questi mesi ti sei fatto più uomo, tu ridacchi dinnanzi al mio stupore e inarchi un sopracciglio indicando il modo in cui mi sia attaccato a te, impedendoti di muoverti.

«Sai che c'è stata una gerra civile?» «Si, avrei voluto raggiungerti ma da solo non sapevo come fare, in più rischiavo d'esser preso ostaggio senza poter fare davvero nulla e le milizie del nostro regno non erano ancora pronte. I miei hanno detto che non mi avrebbero lasciato andare e che in un anno si sarebbero preparati per essere pronti, io ho accettato a patto che avessi potuto rimanere qui per controllare, ma mi hanno affibiato quei deficenti dei miei amici come se avessi bisogno di una babysitter» ridacchi accarezzando la mia chioma bionda dicendo: «Sono contento che tu non abbia tentato nulla di sciocco perché mio zio sa bene quanto io ci tenga a te, ti avrebbe sicuramente usato per impedirmi di rivolatrmi e tra tutte le guardie che ha mandato al confine saresti stato sicuramente catturato, beh, fortunatamente siamo riusciti ad eliminare tutti coloro che lo hanno sostenuto, militari, nobili e sudditi, dunque la pace è tornata e fortunatamente mia madre non ha subito troppi danni apparte qualche spavento e taglietto» mi sorridi ed io sospiro toccando la grossa cicatrice che deturba il tuo meraviglioso petto: «Non ti sei risparmiato vero? Dannazione, ero così preoccupato che anche Mors mi guardava male e dimmi che non lo sta facendo perché questa volta l'ho preceduta» ridi e scuoti la testa: «Penso sia troppo contenta di rivedere gli altri membri della sua famiglia ai quali sta presentando il cucciolo, beh chiamarlo cucciolo non mi pare proprio adatto ora, comunque sono felice che ti sia preso cura di loro due» finita questa conversazione mi sono calmata, dunque realizzando l'imbarazzante situazione ti libero dalla mia stretta mormrando un paio di scuse.

Tu in risposta mi baci, catturi le mie labbra con le tue in un contatto inaspettato, io mi stringo a te afferrando le tue spalle salde, tu invece spingi il mio bacino contro il tuo, lasciando che a causa della mia sorpresa io spalanchi le labbra, permettendo in questo modo alla tua lingua umida di raggiungere la mia, forse ti sorprendi nel percepire in me una reciproca bramosia e non un rifiuto di questo passionale contatto che mi fa perdere fra le tue braccia, quando ci stacchiamo appoggi la tua fronte contro la mia, mi fissi con due pozze gremite di stelle e mi sussurri: «Kacchan, ti amo da molto tempo sai...» sospiri sfiorando il mio naso con il tuo, aggiungendo: «Ormai avevo perso ogni speranza e invece quando sono tornato mi stavi aspettando e hai anche ricambiato questo mio sfrontato gesto, se fai qualcosa del genere come potrebbero le mie speranze non arrivare più in alto del cielo» io ti osservo a metà tra il rapito, ancora incredulo di poterti finalmente stringere a me ed il divertito per la faccia preoccupata che hai messo su, no, sono troppo esausto per punzecchiarti e rispondo: «Se non fosse perché ti amo credi che avrei sopportato delle condizioni del genere, tra l'insonnia, l'eccessivo casino che fanno quei decelebrati dei miei amici, l'angoscia di vivere accanto al confine con un territorio in piena guerra civile? Allora sarei stato proprio fuori di testa» ridacchi e mi prendi fra le tue braccia come fossi stata una sposa, cosa che mi fa arrossire contro la mia ferma volontà mentre mi riveli d'aver notato la mia stanchezza, insieme alle occhiaie scure che macchiano il mio volto chiaro, dunque mi obblighi a condurti fino alla mia stanza da letto dove mi corichi e dopo un paio di mie richieste cedi, stendendoti al mio fianco e circondandomi la vita con le braccia, sorrido e mi abbandono al calore piacevole che si propaga velocmente nel mio petto, mi accoccolo contro di te e poco prima di crollare ti sento dire: «Dormi ora Kacchan, ho intenzione di restare sempre al tuo finaco d'ora in avanti quindi riposa, avremo tutto il tempo del mondo per parlare».

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro