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Tempting Hearts

Ci tengo a precisare che la traduzione dall'inglese all'italiano l'ho fatta io e potrebbe non essere molto fluida, poichè c'erano termini un po' complessi da convertire senza problemi, in più vorrei che non vi affidaste troppo agli avvenimenti che accadono nella linea temporale che risulterà falsata, ma siccome non è importante ai fini della trama non verrà esaminata.

Una volta finite le medie non sono riuscito più ad incontrarti, sei come sparito senza lasciare alcuna traccia della tua presenza e ad essere sincero inizialmente non me ne importò molto, pensavo che qualcuno senza unicità come te non avesse un grande peso nella mia vita, ma non avevo la più pallida idea di quanto mi sbagliassi, ora ce l'ho. Forse ero troppo giovane e avevo vissuto troppe poche esperienze per essere cosciente delle cose che contano davvero, magari avevo solo bisogno di essere riportato con i piedi per terra da avvenimenti per nulla rosei, come una secchiata d'acqua fredda in faccia che mi strappasse dal mondo di finzione nel quale ero inciampato, mostrandomi la verità di tutti i giorni e magari suona stupido, forse fuori di testa, eppure non posso fare a meno di considerarmi grato pe essere stato quasi ucciso quando i super cattivi hanno attaccato l'USJ.

Sai mia madre si è molto preoccupata vedendomi rincasare con un braccio rotto e i miei docenti hanno chiesto perdono perché sono stati incapaci di proteggermi, mi viene ancora da ridere a ripensare alla faccia che hanno fatto quando ho detto loro che l'unico colpevole sono stato io, che ho agito d'impulso senza calcolare le conseguenze delle mie azioni.
Per un po' le lezioni sono state sospese, a quanto pare il preside della nostra scuola ha deciso di costruire dei dormitori per garantire la sicurezza degli studenti, soprattutto dopo i danni che ho riportato, egli disse che nelle mura delle proprie case saremmo troppo esposti ai questi pazzi criminali,  crederesti mai che mia madre era riluttante a lasciarmi andare? Ha visto il mio temperamento mitigarsi di un po' e le era parso che io non stessi bene, a dire il vero aveva ragione ma il male che mi pervase e che ancora mi soffoca è frutto delle mie stupide azioni, come giusto che sia, poiché da vero imbecille solo ora riesco a rendermi conto di quello che ti ho fatto passare e di quanto io sia stato ingiusto con te.

Vorrei davvero avere un'ultima occasione per lasciarti scoprire come sia davvero cambiata la mia concezione della realtà, so bene di essere solo un ragazzo che ha davvero troppo margine di miglioramento e che non è poi così superiore agli altri, vorrei mostrarti che ora conosco la differenza fra bene e male e ti giuro che se avessi davanti il me stesso del passato, lo prenderei a schiaffi fino a far sanguinare le mie mani.
Da quando te ne sei andato mi sono sentito terribilmente solo e sconfortato, tutto il mio entusiasmo nel dimostrare il mio potenziale è svanito, perché per quanto sia stato difficile per me ammetterlo, senza i tuoi meravigliosi occhi liquidi, di un verde unico e brillante, senza la tua voce genuinamente eccitata a chiamare quel dolce nomignolo che mi desti durante la nostra infanzia, mi sembra tutto così noioso ed insipido. Per me è stato quasi traumatico realizzare come la mia vita sia in grossa parte influenzata dalla tua figura, quando in classe mi hanno chiesto quale fosse la mia ragione per aver scelto la carriera da eroe, prima ancora che potessi rifletterci la tua immagine è balzata nella mia mente, facendo tacere ogni mio pensiero ed ora non posso fare altro che struggermi perché ti ho allontanato io stesso e pentirmi ogni giorno di più. Oh, non credere che io sia rimasto solo e per questo ora avverta la tua mancanza, al contrario alcuni dei miei compagni di classe non si sono arresi dinnanzi alle mie urla chiassose o la mia sfrontata personalità, che non sento più mia, ma dalla quale non riesco a svincolarmi e si sono autodefiniti miei amici, solo che non sono te e non riesco proprio ad essere onesto con loro, sei l'unica persona alla quale ho permesso di vedere le mie lacrime.

«Kacchan?» all'udire questo nomignolo vengo riportato bruscamente alla realtà, mi guardo attorno spaesato sperando di trovarti al mio fianco a chiamarmi, sembro disperato nella maniera in cui scruto i visi di chi mi circonda e nel rendermi conto che il tuo non c'è sospiro, spingo i palmi contro gli occhi per trattenere le lacrime; se potessi vedermi ora cosa penseresti dopo una simile dimostrazione di quanto io sia fragile senza di te? Velocemente mi ricompongo, non ho davvero voglia di affrontare le mille domande che vogliono farmi piovere addosso e mi alzo di scatto, fisso Denki negli occhi e dico: «Non chiamarmi mai più così» poi, ignorando le lamentele di Aizawa esco dalla classe, scivolo con la schiena contro la parete del corridoio e respiro a grandi boccate, cazzo, più il tempo passa più mi sento male e non riesco proprio ad allietare il mio cuore. Ci credi che persino la notte non faccio che chiamare il tuo nome, tanto che "Izuku" è diventato l'argomento preferito di quei ficcanaso della mia classe, cercano di capire chi diavolo possa essere la persona che chiamo tanto disperatamente nel sonno.

Non ho mai più parlato a nessuno di te, non fraintendere te ne prego, è solo che mi pare che svaluterei l'importanza dei miei sentimenti se li rivelassi al mondo, come se li privassi di quella loro preziosa natura intima che ora posseggono, custoditi gelosamente nel mio petto massiccio e nei miei occhi rossi, al ricordo di quanto li amassi quando eravamo piccoli tiro su con il naso, il roso è sempre stato il tuo colore preferito.
«Si può sapere che ti prende ragazzo problematico?» mi domanda il professore, non mi ero nemmeno reso conto che fosse venuto fuori dalla classe a cercarmi, ormai mi perdo così profondamente in te che mi distacco dal mondo, come una ragazzina innamorata, ma che posso farci, anche se non appartengo al genere femminile, credo che quanto mi spinga verso di te non possa essere altro che amore.
Non ottenendo alcuna risposta l'uomo sospira, si abbandona al mio fianco e mi mette una mano sul capo scompigliando la mia chioma ispida e caotica, arriccio il naso nel figurarmi i tuoi ricci indomabili e sospiro roteando gli occhi per non piangere, lo vedi? Non riesco più a non pensare a te, anche un foglio abbandonato a terra potrebbe in qualche modo incomprensibile ricondurmi a qualche dettaglio tipicamente tuo, sono davvero senza speranza...

«Ti ha segnato così tanto l'esperienza con i villains, voglio dire hai avuto un miglioramento e ne sono felice, ma se c'è qualcosa che ti turba dovresti condividerlo...» io scuoto il capo, non voglio abbandonare la maschera di tranquillità che mi sono costruito in giovane età, a causa delle continue aspettative che tutti avevano di me, solo tu mi adoravi qualsiasi cosa facessi, anche quando ti ho mostrato la mia parte peggiore, tolgo la sua mano dai miei capelli e rispondo: «Nulla del genere, quello svitato mi ha fatto riflettere su quanto sia stato una testa di cazzo in passato» «Andiamo, sappiamo entrambi che non si limita a questo il tuo strano comportamento...» sbuffo e affermo: «E va bene, c'è una persona che ho davvero trattato male perché non aveva un'unicità. Lui e sua madre si sono traferiti quando sono terminate le medie e non sono più riuscito a contattarli, o meglio, in qualche modo ho trovato il numero di Inko ma non mi ha lasciato parlare con Deku, dice che lui non voleva sentire quello che avevo da dire, poi ha bloccato il mio numero» l'uomo mi guarda pensieroso e poi mi chiede se io voglia davvero bene a quella persona, io ricambio lo sguardo e scuoto la testa.
«Se gli volessi solo bene non sembrerei un'idiota. Non ho più voglia di fare nulla e appena qualcosa me lo ricorda mi sento troppo male, per esempio Deki prima mi ha chiamato con lo stesso nomignolo che Deku mi aveva dato...» «Oh, questo è inaspettato. Pensavo che fossi una persona del tutto incompatibile con l'amore» afferma sornione, ma io rispondo a tono:«Se sei compatibile tu può esserlo anche Tomura» lui mi tira uno scappellotto sul collo guardandomi male, io alzo gli occhi al cielo e poi lo sento dire: «Tra una settimana ci sarà il festival scolastico, verrà anche Eri che a quanto pare, per qualche incomprensibile ragione, adora giocare con te. In ogni caso, questo evento è spesso trasmesso ovunque quindi forse dovresti davvero provare ad usare l'occasione per liberarti, dire quello che vuoi che quella persona senta e se avrai fortuna, verrà da te» io fisso davanti a me per un istante, non ho nulla da perdere e magari l'idea che tu possa anche solo aver udito quello che vorrei comunicarti porterebbe un po' di tranquillità nel mio animo turbato, dunque annuisco e preciso che però voglio esibirmi da solo, lui ridacchia e mi trascina in classe.

«Bene a quanto pare avete tutti deciso cosa farete per il festival scolastico, ci sarà alla fine dell'evento un "talent show" dove ognuno potrà dare prova del proprio talento e prima che voi bambini problematici me lo chiediate, no, Bakugou non parteciperà con voi al vostro dannato spettacolo, a quanto pare si concentrerà su qualcosa che esibirà da solo durante il "talent show" quindi non interrompetelo» e così trascorre pesante questa settimana, tra le continue domande che mi vengono poste e i tentativi di spionaggio dei miei amici, i quali trovano strano che io abbia deciso di buttarmi in un'esibizione visto quanto detesto dare spettacolo di qualsiasi cosa che non siano le mie abilità combattive, ma non importa quanto possa sentirmi a disagio, voglio che questo messaggio possa giungere chiaramente a te e dunque che tu sappia quanto io sia pentito di non poter cambiare quello che è stato, di quanto io ora sia perdutamente innamorato di te.

Respiro com il cuore in gola, sono l'ultimo ad esibirsi e le luci sono tutte spente, tranne una che è puntata dritta dritta su di me, seduto davanti al piano forte che ho fatto portare sul placo, aggiusto teso il microfono affinché possa registrare correttamente la mia voce quando comincerò a suonare e mi concentro solo sugli spartiti che ho davanti, sui tasti candidi che chiamano le mie dita e il pianto del mio cuore affranto, il quale si abbandona in un latrato dolente che porta le lettere del tuo nome, mi ascolterai? Ti importerà? Mi lascio alle spalle questi quesiti senza risposta, sfiorando con indecisione la tastiera, cominciando a produrre le prime note di questa sinfonia che ho composto per te soltanto e che spero racchiuda tutta la dolcezza inespressa che vive abbandonata nel mio petto, della quale solo tu sei degni e nessun'altro.

«Quanto tempo è passato dall'ultima volta che ci siamo incontrati? Ho pensato che fossi andato da qualche altra parte, ma è venuto fuori che hai continuato a vivere nel mio cuore per tutto il tempo, accompagnando ogni mio respiro. Anche se siamo distanti... anche se non posso più sentire l'odore del tuo respiro, chi immaginava che la persistente presenza che hai lasciato fosse così profonda...» mentre canto queste parole non posso fare altro che rivivere la scena del nostro primo incontro, io fiero come sempre stavo parlando con degli idioti che consideravo amici e che poi mi si sono rivelati come insulsi opportunisti, pronti a sfruttare il nostro legame in futuro una volta che venne fuori la mia unicità potente; tu eri adorabile con le guancette paffute e l'ampia chioma boccolosa che svettava da dietro il tronco scaglioso di un albero, mi guardavi tutto sorridente, rosso d'imbarazzo, con quegli occhi mozzafiato che non ho mai più dimenticato e chissà come diventammo amici.
Passavamo i nostri pomeriggi ad esplorare la piccola zona boschiva del nostro quartiere, oppure a parlare di eroi nel parco vicino alle nostre case, per poi avvinghiarci l'uno all'altro, non volendo separarci quando le nostre madri venivano a recuperarci la sera e dopo qualche lacrima e mio esplosivo capriccio, finivamo per cenare insieme, addormentandoci sfiniti in salotto mentre guardavamo la televisione, l'uno addosso all'altro. Non credo di avertelo mai detto, ma non ho mai invitato nessuno al di fuori di te a casa mia, perché per me quello era un posto speciale dove solo tu potevi entrare ed ero felice, ricordo come fossi solito sorridere e fidati di me, in questo ultimo periodo quando sono tornato a casa e ho sentito i racconti di mia madre su di noi, ho visto le nostre vecchie foto dove sorridevo sempre, questo mi ha fatto sentire perso, vuoto, ora che non posso averti al mio fianco.

« Potrei vederti con un semplice sguardo indietro, lascia che il passato resti il passato, è troppo tardi per amarti fin dall'inizio. Come le pure nuvole bianche si attorcigliano nel cielo blu, se non possiamo essere sempre insieme, per favore, almeno dacci il coraggio di abbandonarci ai ricordi e il diritto di abbracciarci, così che io possa farti conoscere il segno che il mio cuore era innamorato di te» non penso di essere mai stato tanto sincero in vita mia, Izuku, perché ormai non posso fare altro che tormentarmi e rifuggiarmi in un passato che non tornerà mai più indietro, odio me stesso così tanto che è insopportabile perché ho lasciato fuggire la possibilità di afferrare la tua mano, sono stato così idiota da rifiutarla.
Ho dovuto ferirti come un emerito deficiente e ora sono qui a trattenere le lacrime mentre canto per te, perché ti amo così tanto che mi fa male il petto e nei giorni di pioggia posso solamente guardare fuori dalla finestra, pregando che tu sia al caldo a casa o che tu abbia portato dietro un ombrello, sperando con tutto il mio cuore che non ti ammalerai. Oh, se solo sapessi quanto sei stato e sei tutt'ora speciale per me, credo che te ne imabarazzeresti, riusciresti ad essere ancora più adorabile di quanto tu non lo sia normalmente e chissà, magari ti copriresti teneramente il volto nel sapere che ho preso lezioni di pianoforte solo perché ti ho sentito dire che ne amavi il suono, ci crederesti che questo è avvenuto durante il periodo delle medie e che io lo abbia realizzato solo dopo? Magari no, ti diresti che è solo una coincidenza, ma la verità è che non ho mai amato particolarmente questo strumento, la mia predilezione è sempre andata alla batteria, che di fatto ho imparato a padroneggiare, dunque sono certo che anche all'ora, tanto caparbio nel rifiutare la zuccherosa natura dei miei sentimenti per te, non facevo altro che prestare attenzione ad ogni tuo minimo particolare, senza neppure esserne cosciente.

«Quanto tempo è passato dall'ultima volta che ci siamo incontrati? Ho pensato che fossi andato da qualche altra parte, ma è venuto fuori che hai continuato a vivere nel mio cuore per tutto il tempo, accompagnando ogni mio respiro. Anche se siamo distanti, anche se non posso più sentire l'odore del tuo respiro, chi immaginava che la persistente presenza che hai lasciato fosse così profonda... Potrei vederti con un semplice sguardo indietro, lascia che il passato resti il passato, è troppo tardi per amarti dall'inizio. Come le pure nuvole bianche che si intrecciano nel cielo blu, se non possiamo essere sempre insieme, per favore, dacci almeno almeno il coraggio di abbandonarci ai ricordi e il diritto di abbracciarci, così che io possa farti conoscere il segno che il mio cuore era innamorato di te»  continuo a muovere agilmente i miei polpastrelli sul bianco ed il nero che si alternano sotto i miei occhi lucidi, non vedo più chiaramente a causa del velo di lacrime che sto lottando ardentemente per trattenere, magari vedermi piangere potrebbe sciogliere il tuo cuore che sono certo per me, ora, provi solo odio, ma me lo merito. Però non voglio mostrare ad altri che a te questo lato di me così vulnerabile poiché esso ti appartiene, mio angelo che hai guidato i miei passi senza saperlo, mi hai condotto fra le braccia di una via di luce che se non fosse stato per la tua radiosa presenza, probabilmente sarei capitolato in un'oscurità senza fine ed eccomi a cantare disperato come se un paletto di ferro incandescente stesse ledendo le mie umane carni, ma forse sarebbe meno doloroso, forse di più, chi può saperlo?
Sto affogando negli oscuri ricordi di uno degli ultimi giorni delle medie, mio incubo ricorrente che di tanto in tanto mi ha portato a non dormire, mi chiedo se tu possa pensare che in verità non ho poi dato il giusto peso a quelle dure parole che ti rivolsi, suggerendoti in maniera spietata e che ancora mi terrorizza, di suicidarti. La verità è che poi, una volta compreso ciò che davvero avevo fatto e quanto tu significassi davvero per me, non ho fatto altro che aver incubi ricorrenti di te che mi ascoltavi, di me che uscendo da scuola mi ritrovavo davanti il tuo esile corpo schiantato contro al suolo, grondante sangue e con le ossa scomposte a causa della considerevole caduta. Ora che la mia mente mi forza a ripercorrere questo scenario non posso che lasciar fuggire qualche lacrima, che sarà visibile soltanto a coloro che faranno particolare attenzione al mio volto afflitto, magari sarai tra loro, magari invece sarai una delle poche persone che ha cambiato canale quando ha visto il mio viso apparire sullo schermo, magari ora provi solo disgusto nel rammentarmi.

«Lascia che il passato resti il passato, è troppo tardi per amarti dall'inizio. Come le pure nuvole bianche che si attorcigliano nel cielo blu, se non possiamo sempre essere insieme, per favore, dacci almeno il coraggio di abbandonarci ai ricordi e il diritto di abbracciarci, così che io possa farti conoscere il segno che il mio cuore era innamorato di te. Ho sempre voluto incontrarti ancora, ho anche tentato di scoprire come stessi, ma è venuto fuori che hai continuato a vivere in me, proteggendo i miei ricordi... » il silenzio per me, in quest'ultimo anno, è stato peggio del chiasso di una battaglia, delle urla dei feriti e delle morti inevitabili, tutto questo potrebbe suonare esagerato ma la mia mente ha preso gusto nel ferirmi più di quanto da solo non riuscissi e quando venivo lasciato libero di pensare mi sentivo peggio del solito e mi sento tutt'ora così. Ho immaginato di incontrarti un giorno per il mondo, quando sarò diventato un eroe in piena regola e mi si è spezzato il cuore quando nella mia visione, camminavi allegramente per la strada, con le dita intrecciate con quelle di una donna carina, nella norma ma che era chiaramente innamorata di te, con due anelli gemelli simbolo del vostro matrimonio e una bambina con i tuoi meravigliosi occhi che veniva a sbattere contro le mie gambe. Quella volta ho ringraziato il cielo d'essere rimasto solo nella sala comune perché non avrei saputo giustificare le numerose lacrime che mi inondarono il volto, le labbra tremanti e i miei problemi nel respirare, come se una mano invisibile mi stesse strangolando. Si trattava della consapevolezza che tutt'ora mi rifiuto di abbracciare, non voglio arrendermi all'idea che tu sia scivolato fra le braccia d'altri perché nessuno potrebbe mai amarti quanto me, magari è stupido se viene da me che sono stato il tuo peggior carnefice, però darei la mia vita per te, mi strapperei il cuore dal petto se servisse a garantirti un ultimo breve attimo di goia, per te mi farei strappare mani e piedi, ogni altra cosa e so che nessuno, oltre a me, potrebbe.

Quando termino di suonare sono pronto a defilarmi velocemente ma Aizawa sale sul palco e mi tiene saldamente le spalle, mi guarda severamente come ad incitarmi a star fermo mentre parla: «Bene, vorrei che sapeste che questa canzone è stata scritta da questo ragazzo, ha voluto dedicarla a qualcuno che è oggi presente in questa folla e che non vede da molto tempo» io lo guardo spalancando gli occhi mentre esamino ognuna delle teste che riesco a vedere, tuttavia nessuna chioma simile alla tua è identificale, dannazione, questa dannata luce che è puntata direttamente nei miei occhi non aiuta, sono troppo concentrato per sentire le spiegazione dell'uomo su quello che è successo a noi studenti e perché, secondo il preside Nezu, era importante che il festival venisse celebrato.
Ascolto solo quando mi da il permesso di dileguarmi, riesco in qualche modo ad evitare il placcaggio di mia madre e corro verso i dormitori, prima che possa essere intercettato e fermato dai miei compagni di classe, in altre situazioni avrei riso di questo ma non ce la faccio, so che non ti rivedrò eppure quella breve speranza che è stata accesa in me poco tempo fa mi ferisce.

*La narrazione passa dal punto di vista di Izuku*

Inizialmente non avevo capito perché Aizawa mi avesse pregato in modo tanto formale di partecipare di persona al festival scolastico, dato che aveva sottolineato più volte che non si trattava di badare ad Eri, ma ha cominciato a sorgermi il dubbio quando non sono riuscito a vederti nell'esibizione della tua classe, Kacchan, non ho davvero pensato molto, ho sempre saputo che non hai mai amato le iniziative di gruppo. Tuttavia non posso negare che mi sia venuto un colpo al cuore quando quella adorabile bambina dalla chioma argento mi ha tirato i pantaloni, mi guardava tutta concentrata aspettando che io avessi terminato di parlare con il coordinatore della sezione A, per poi dire: «Izuku, adesso che ci penso assomigli tanto a quel bambino che era nelle foto della stanza di K» con la coda dell'occhio vedo il moro fissarmi con uno strano sorriso che decido di ignorare, io la guardo interrogativa mentre ella si batte per dire una nome a quanto pare troppo complesso, è allora che l'altro interviene: «Immagino che tu stia parlando di Katsuki, per qualche ragione ami giocare con quel ragazzo problematico» «K è gentile, molto quando parla di Deku, però non mi piace chiedergli le cose».

Mi viene da piangere, pensavo d'aver superato i miei sentimenti per te ma a quanto pare mi sbagliavo, basta che qualcuno faccia il tuo nome che il mio animo desidera di essere stretto dalle tue braccia anche se so che mi detesti con tutto il suo cuore e magari voglio solo che faccia più male, perché prendo la piccola in braccio e chiedo: «Come mai?» ella si acciglia aggrappandosi con le mani alla mia maglia, quasi avesse paura di cadere e risponde: «Diventa tanto triste anche se poi sorride, fa un po' paura, come Aizawa» io ridacchio ripensando all'inquietante piegamento di labbra dell'adulto che mi tira, inavvertitamente, per così dire, una gomitata. Io decido di non pensare più a te ma tu, crudelmente, ti presenti come ultimo membro del "talent show" e mentre canti mi fa male il petto, la tua voce trema appena ma non sembra che qualcuno se ne sia accorto, sono tutti troppo rapiti dalle grandi emozioni che vengono fuori dalle note che crei tanto magistralmente e non posso fare a meno di piangere, pensando che finalmente tu abbia trovato qualcuno capace di ammorbidirti e come evidente io, nonostante quanto profondamente abbia continuato ad amarti, non potrò mai essere la persona di cui hai bisogno al tuo fianco, che possa accoglierti e davanti alla quale ti puoi lasciar andare senza alcun problema, quando ti vedo versare qualche lacrima diventa troppo.
Sto per andarmene ma Aizawa mi ferma, mi trascina più vicino ancora la palco, di lato, mi dice di non avere fretta e aspettare che abbia finito e giuro che quando sento le parole del mio professore, dopo essermi perso per una manciata di minuti nei nostri ricordi, una fiammella di speranza si fa viva nel mio cuore, prima che possa venirti incontro tu scappi chissà dove ed io sospiro, ma il moro non mi lascia il tempo di tirarmi indietro.

«Ascolta Midoriya, forse non dovrei dirtelo ma Bakugou mi ha raccontato che ha provato a contattarti, è riuscito a trovare solo il numero di tua madre ma ella ha tagliato corto e ha lo ha bloccato...» «Cosa...?» «Sai, quel ragazzo ne ha passate tante, è stato preso di mira dalla L.O.V. per la sua unicità eppure non l'ho mai visto piangere per questo, tuttavia una settimana fa qualcuno lo ha chiamato "Kacchan" e lui è uscito dall'aula, quando l'ho seguito pronto a fargli una lavata di capo l'ho visto a terra che tirava su con il naso, è stato davvero strano vederlo in quello stato e l'unica cosa a cui ho pensato è stata quella di fornirgli una possibilità, quando ha fatto il tuo nome ho sperato di poter fare qualcosa per voi due teste di rapa. Guarda che non sono scemo, l'ho notato che presti fin troppa attenzione a tutte le modifiche per il costume di Bakugou e quindi ho collegato» lo guardo incredulo, un po' perché cerco di realizzare il fatto che la canzone che hai cantato era dedicata a me, un po' perché sono amareggiato dal comportamento di mia madre, che diavolo, sa bene quanto ho pianto perché non mi hai mai chiamato, credendo che ti fossi dimenticato completamente di me.

«Su, forza, che aspetti?» mi domanda lui retorico spiegandomi dove andare ed io corro a perdifiato ignorando la voce di mia madre in lontananza, con lei me la vedrò dopo, con il tesserino del professore riesco ad entrare velocemente nei dormitori e solo quando sono dentro realizzo che non ho la più pallida idea di dove andare per trovarti, allora sospiro sollevato quando sento numerose voci chiamare il tuo nome chiedendoti cosa sia successo, pregandoti di uscire fuori, allora salgo le scale con le mani un po' tremanti, silenziosamente, scorgendo in Mitsuki che prova a parlarti.
Incerto avanzo tra gli studenti, i quali cominciano a fare domande quando mi vedono, tuttavia è proprio tua madre che li interrompe tutti facendo calare ad un livello accettabile il brusio, dubito che tu stia ascoltando, sembravi così addolorato prima e ora non mi importa di nulla, voglio solo abbracciarti, la donna però mi ferma. «Non provare a sparire un'altra volta che sennò ti rincorro e ti schiaffeggio» io le sorrido vedendo come, con quel carattere tanto simile al tuo, fa allontanare tutti dalla porta, nonostante le proteste di quelli che deduco essere i tuoi amici, i quali bisbigliano che non capiscono come io potrei convincerti ad aprire la porta quando loro hanno fallito e a dire il vero me lo domando anche io. Scuoto il capo, non si tratta di me ora, ma di te, dunque prendo un grosso respiro e busso: «Kacchan» si sente un tonfo dall'altra parte della porta, come di qualcuno che è inciampato e si è ripreso all'ultimo contro di essa, sorrido leggermente nell'immaginare la scena ma dato che non accade nulla sto per riprovarci quando un biondo dice: «Non so chi tu sia, ma lui non ama essere chiamato in questo modo» io sbuffo, sono più che sicuro che invece sia proprio il contrario, giacché quando una volta, durante le elementari, ti chiamai per cognome, dato che continuavi a lamentarti del nomignolo che ti avevo dato, mi dicesti che non dovevo provarci mai più, lo stesso accadde con il tuo nome; non sei mai stato davvero onesto con me, ora che ci penso.

«Kacchan sono io, apri, sono Deku» all'improvviso la porta si blocca e mi ritrovo a terra con te addosso che mi abbracci, la tua schiena trema leggermente e la tua faccia a premuta prepotentemente contro il mio collo, non posso credere che tu stia piangendo, tocco leggermente le tue spalle e poi mi chiedo se, proprio come quando eri bambino toccarti sul capo possa funzionare, ci provo e mi stringi ancora di più e per la prima volta mi chiami con il mio nome di battesimo, facendomi arrossire senza motivo, beh, magari la tua voce dannatamente calda e sensuale potrebbe bastare come ragione, mi dico.
La risata cristallina di Mitsuki scivola lungo il corridoio e un certo panico mi attraversa quando mi rendo conto di quanto effettivamente sia imbarazzante la situazione, forse anche tu ti scuoti dal momento perché ti stacchi tirandoti in piedi, porgendomi una mano per aiutarmi a fare lo stesso, hai la testa bassa nel tentativo di nascondere a tutti la tua faccia, anche se il rossore sulla punta delle tue orecchie ti tradisce in maniera evidente, mi tiri leggermente per il polso, facendomi cenno di entrare con me nella tua camera da letto, si, è decisamente meglio parlare lì che dinnanzi a tutte queste persone che mi rendono nervoso, mi stanno fissando troppo.

«Zia, puoi farmi un favore?» lei mi sorride contenta e fa un cenno con il capo: «Se arriva mia madre puoi tenerla giù e dirle di prepararsi perché poi io e lei affronteremo una lunga e alquanto spiacevole conversazione» «Oh, con piacere. Tu prenditi cura di quel moccioso che mi ha fatto preoccupare abbastanza in questo anno» io annuisco e ti chiamo sottovoce, ti chiedo di avanzare verso la porta e tu mi tiri dentro con la tua solita mancanza di delicatezza, in qualche modo mi rallegra sapere che certe cose non sono affatto mutate,  altre invece non sono affatto le stesse, come la naturalezza con la quale mi cingi ancora una volta, disperatamente, permettendomi di bearmi della sensazione delle nostre pelli unite, ciò mi scatena una marea di brividi a pizzicarmi il retro dello stomaco, altri invece mi risalgono dispettosamente la colonna vertebrale.
Sto per cominciare la conversazione ma mi precedi, la prima cosa che fai, contro ogni mia aspettativa è chiedermi perdono per quello che mi hai fatto passare ed io sorrido, ascoltando come tu abbia pensato a me davvero molto ultimamente, dei tuoi sentimenti che credo tu stia esprimendo con tanta chiarezza per la prima volta nella tua vita e forse pensi che le tue nuove rivelazioni mi facciano vedere i tuoi passati comportamenti sotto una luce diversa, in parte è così, ma solo per il periodo delle medie, dove davvero credevo mi odiassi, tuttavia mi trattengo dal rivelarti che so bene quando menti, conosco ogni dettaglio dei tuoi comportamenti e quando eri con me, spesso tradivi le tue parole, proprio come quando mi dicesti di odiare il fatto che ti chiamassi in modo infantile.

«Izuku, la verità è che ti amo davvero troppo, penso di averlo sempre fatto ma non me ne sono accorto, anche se mi odi o mi trovi incoerente io volevo dirtelo. Capisco se la-» «Kacchan davvero?» tu mi guardi confuso, spaesato dall'espressione divertita che ho messo su e sento le tue guance andare a fuoco quando ti bacio mettendomi sulle punte, lamentandomi tra me e me della tua altezza, inizialmente ti irrigidisci ma poi ti abbandoni a questo nostro contatto che io spingo affinché si infiammi di libidine, sorrido compiaciuto sentendoti vacillare, tanto che devi aggrapparti a me per non perdere la stabilità ed è allora che mi faccio più audace nel soverchiarti completamente con la mia lingua umida, che domina e conduce la tua nelle nostre bocche bollenti, ambasciatrici di questo nostro vivo sentimento che ci ha tenuti legati nonostante questo anno di completo distacco, solo fisico.
Quando l'ossigeno inizia ad essere troppo poco ti addento il labbro inferiore, suscitandoti un dolce gemito che mi fa ardere ancora di più, non avrei mai immaginato di avere un ruolo dominante e giuro di amare questa sensazione, soprattutto perché sono certo che quest lato di te sia mio solamente e quando ci stacchiamo ti osservo, mi perdo nei tuoi rubini lucidi, annebbiati da un singolo bacio che forse immaginavi diverso, forse mi facevi più innocente ma spero che la cosa non ti destabbilizzi troppo, mi fissi completamente sorpreso, le labbra dischiuse e le dita premute contro le mie spalle, mi domando se tu abbia già notato come io abbia messo su massa muscolare.

«Kacchan, pensavo che i miei sentimenti fossero schifosamente ovvi e che per essi avessi cominciato ad odiarmi... Voglio dire, non hai trovato sospetto il fatto che non ho mai rivolto a nessun altro tanta attenzione?» tu scuoti il capo timidamente, probabilmente ancora vittima degli effetti del bacio di prima, io allora sorrido e te ne strappo un altro, tuttavia la tua espressione si scurisce improvvisamente senza preavviso, mi preoccupo e ti domando cosa ti turbi, quando mi chiedi dove sono sparito mi rilasso: «Ero in America, ma non preoccuparti, d'ora in avanti rimarrò qui, alla U.A. dato che mi hanno chiesto di entrare nel corso di supporto. Hey Kacchan, non hai notato che rispetto a prima il tuo costume è diventato molto più adatto a te? Di chi credi sia il merito?» tu sorridi e credimi, non ho mai visto nulla di più bello mentre mugugni tirandomi verso il letto, con un'adorabile propensione alle coccole, se mi avessero detto che saresti stato così dolce nei miei confronti, in modo quasi illegale, io non ci avrei creduto, ma ora che ti vedo rannicchiato contro il mio petto, non posso fare altro che sentirmi al settimo cielo.

























































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