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Se non posso amarti, che senso ha vivere?

Rido disperatamente, come un pazzo che è oramai stato consumato dai demoni che infestano la sua mente deteriorata, fisso poi inespressivo il mio riflesso nello specchio, storco il naso in un sospiro nel riconoscere lo spettro del dolore sul mio viso stanco, affaticato dalla mancanza di sonno, gli occhi arrossati e gonfi dalle lacrime che hanno riempito le mie ultime notti, ma ecco che di nuovo le mie labbra rovinate finiscono per piegarsi in un sorriso compiaciuto, dalla natura tetra al pensare che non dovrò più affrontare queste giornate maledette, asfissiato dal pensieri che lui abbia usato le mie parole per stare con te, che quel posto al tuo fianco, labbra contro labbra e dita intrecciate non sia mio, ma suo.

Apro lo sportello del bagno, cerco incurante dei flaconi di pillole che cadono rovinosamente al suolo, con ticchettii ritmici, rimbalzando nelle loro confezioni arancioni, arresi al loro fato di non essere rialzati dalle mie mani tremanti, le quali paiono trovare quiete solo nel momento esatto nel quale fra le dita stringono la plastica della confezione di lamette da rasatura che tenevo qui, quale miglior uso che quello di esser tinte di liquido vitale, che appartiene a te soltanto e se non lo desideri, allora, perché dovrei tenerlo con me? Che senso ha per me vivere se non posso amarti? Rido ancora infilando una mano fra i miei ricci, che poi tiro abbastanza violentemente da lasciarne cadere qualche ciocca contro il lavello, insieme a poche gocce scarlatte, come preludio del mare rosso che invaderà la mia stanza, spero almeno che con la mia fastidiosa esistenza sarò capace di regalarti un magnifico spettacolo, degno del colore dei tuoi meravigliosi occhi, sarai felice di non avermi più tra i piedi, Kacchan?
Sbatto la porta con violenza senza curarmi del suono che probabilmente è scivolato fuori dalle pareti della mia stanza, mi siedo sul letto pensieroso inclinando il capo, mi mordo il labbro inferiore chiedendomi se devo fare qualcosa prima di diventare un corpo morto, allora rifletto profondamente e mi dico che, sebbene non abbia speranza alcuna d'esser ricambiato, dovrò comunque provare a farti conoscere tutto quello che si cela nel mio povero stanco e ferito cuore, raccontarti di quello che mi hanno fatto i tuoi ed i miei amici, delle bugie sulle quali basi quei lievi contatti che ho visto scambiarti con Kirishima, Dio solo sa se il disagio che ho inteso invaderti fosse reale o frutto solo della mia invidia, non importa ora. Non importa più nulla perché tu non mi appartieni come avrei voluto, ho vissuto solo per te, quindi ora posso consegnarti la mia vita.

Scuoto la testa irritato, mi gratto nervosamente la base del collo lasciandovi sopra graffi evidenti che bruciano a contatto con l'aria, sorrido leggermente nel rendermi conto che alla fine non è rilevante cosa mi possa accadere in questo tempo che mi concederò per regalarti le mie ultime parole senza valore, ho già deciso che non vedrò il sole sorgere, che alle mie narici non giungerà il tipico aroma delizioso della cucina con il quale mi desto, poiché non solleverò questi teli di pelle che mi separano ogni istante, per qualche secondo, dal mondo crudele nel quale vivo, non mi sveglierò, per me non esisterà alcun futuro. Frugo nei cassetti della mia scrivania e prendo i fogli che mi paiono più adatti a conservare intatti un messaggio serio, poi dopo aver arraffato con una smania inspiegabile la mia penna nera, mi siedo dinnanzi alla scrivania cominciando a comporre frasi e parole che spero avrai la decenza d'esplorare, anche fosse solamente per quella tua adorabile curiosità che tenti a tutti i costi di tenere celata, ma che io conosco perfettamente a causa del lungo tempo passato ammaliato dalla tua figura forte e fiera, meravigliosamente crudele nei miei confronti e che pure in questo mio cuore non è riuscita a generare neppure una goccia soltanto d'odio, che io sia fuori di testa lo sapevo già.

Rifletto brevemente sulle tante cose che mi piacerebbe tu sapessi, per poi riprendere la stesura che si rivela stranamente scorrevole e perfetta al primo tentativo, che il desiderio di morire mi avrebbe reso più preciso non me lo aspettavo proprio, sospiro contento del risultato domandandomi se ci sia davvero il bisogno di lasciare la mia firma o meno ed ecco che una folle idea mi balena in testa, il mio sorriso si allarga, forse in maniera esagerata dato il doloroso tirare della mia pelle ma poco importa, batto le mani eccitato nell'aver avuto questo inaspettato colpo di genio, un ultimo drammatico tocco di stile che sicuramente renderà quell'ultima testimonianza, frutto di queste mie mani, indimenticabile per te, anche nel caso non ti importasse minimamente della mia dipartita, afferro una delle lame sfuse che ora sono riverse un poco fra le coperte verdi e un poco lungo il pavimento, poi con religiosa attenzione spingo la parte più affilata contro la mia tenera carne già decorata da innumerevoli cicatrici, nel farlo osservo come rapito da una incommensurabile gratificazione nello scorgere l'argento vivo tingersi di sangue, il quale si fa copioso nel suo percorso verso il pavimento. Dopo quale istante mi tiro una sberla contro la fronte recuperando una matita dal mio portapenne, la intingo nel viscoso liquido firmando finalmente la lettera che ti ho dedicato, poi la abbandono affianco al foglio perfettamente ordinato, mi siedo a terra con la schiena contro il letto fissando la porta che pare muoversi in maniera innaturale a causa delle ombre che aleggiano fra queste quattro mura, o magari è perché dovrei prendere i miei farmaci ma non l' ho ancora fatto, non che ne abbia particolarmente bisogno.

Raccolgo un altro pezzo della mia morte dal pavimento lesionando le vene anche del mio altro polso, ma non mi basta, mi piace questo dolore, lo trovo estremamente rilassante, come se finalmente io abbia il controllo su quello che accade alle mie mortali spoglie, gemo fra il dolore ed il piacere della carne recisa buttando indietro il capo, spalanco la bocca in completa incredulità mentre mi procuro altri numerosi tagli sugli avambracci, rendendomi conto di come io sia troppo abituato alle ferite, sia a causa degli allenamenti, delle battaglie che dei tuoi continui abusi di cui è stata costellata la mia esistenza, è triste, lo so bene, dovrei versare tante salate lacrime eppure non riesco a smettere di ridere come un maniaco isterico, ecco questo era lo scopo ultimo dei miei giorni, torno serio improvvisamente, con le dita che non rispondono ai miei comandi e la debolezza che risale minacciosamente verso di me, su per i miei arti più lontani mentre rifletto, la paura della morte non la ho, deduco dunque che sia la consapevolezza del fatto che tutto sta per finire che rende la mia mente tanto lucidamente attiva: eccomi, gioisci Kacchan, ho finalmente esaudito quello che m'è parso essere il tuo desio più sentito per tutto il periodo delle medie, perdonami se ho impiegato tanto tempo a capire d'essere completamente inutile, che in fin dei conti non ho alcuna speranza di essere felice e che per te non sarò mai nulla di più che un sasso fastidioso capace di farti perdere l'equilibrio, però rallegrati, non hai bisogno d'angustiarti oltre per la mia insistente presenza perché ho deciso di cancellare la mia esistenza per me, riuscirò finalmente ad essere la causa del tuo sorriso?

Respiro lentamente chiudendo gli occhi, sono ancora ben vispo ed è dunque ovvio che la mia fine non sia ancora così vicina, tuttavia dal freddo che inizia timidamente a scivolarmi addosso posso dedurre che in un tempo accettabile avrò finalmente smesso di dover soffrire, spero solo che non vengano a controllare il mio stato in tempo per salvarmi la vita, già immagino il fastidio che questo potrebbe procurarti, sapere di essere andato così vicino a liberarti di me...

Sono certo che non ti ricordi di quei giorni allegri e spensierati nei quali eravamo io e te soltanto a giocare nella parte più profonda del parco, non c'erano gli altri bambini che poi ti anno deviato in una versione diabolica di te che ha lasciato in me ferite che non si potranno mai chiudere, sorridevi spesso all'epoca, amavi tendermi la mano e trascinarmi energicamente verso dei piccoli mucchi di fiori colorati che facevano contrasto con la pienezza dei fili d'erba, amavamo buttarci in quel mare morbido, ridacchiando allegramente con la promessa di essere sempre insieme, che non ci saremmo mai divisi e che tu m'avresti sempre protetto, eppure poco dopo sei stato tu a mandare in frantumi quel patto stretto con tanta emozione, quel clima paradisiaco che tanto continuo a bramare ed ecco che comincio a piangere, lacrima dopo lacrima le gemme del mio dolore si mescolano con il rosso vivo di cui è pregna la mia maglia, il lato della coperta sul quale sono appoggiato ed il pavimento, comincio a singhiozzare senza freni, boccheggio dolorante rendendomi conto che perso nei ricordi non ho udito gli schiamazzi ed i colpi contro la porta. Mi sentiranno se non smetto di piangere, ma non ce la faccio, ho cercato di spingere via i segni della mia depressione troppo a lungo ed ora si stanno liberando come fiumi in piena, la mia felicità costruita si è spezzata come vaso di vetro nel quale è stato colato del metallo incandescente e sono rimasto miserevole, abbandonato alla domanda che mi ha perseguitato per tutti questi anni: perché mi hai abbandonato e hai sempre voluto scegliere gli altri a me, Kacchan?

Lo so che ai tuoi occhi non valgo nulla, che sono solo un errore che avresti preferito non commettere, nonostante questo ho continuato a sperare, fino ad oggi, che sarei riuscito a sfiorarti, a stringerti fra queste braccia che ora sono inutilizzabili, che rifiutano qualsiasi movimento mentre io mi inoltro nel torpore mortale della fine della mia vita. Non riesco neppure ad aprire bene gli occhi quando un forte frastuono giunge alle mie orecchie, vedo solo la porta ridotta in pezzi contro il suolo lercio del mio sangue e la tua figura allucinata correre verso di me con gli occhi grondanti di lacrime, mi stringi urlando il mio nome con disperazione, credo che tu non sia stato tanto afflitto neppure dalla dipartita di AllMight dunque non posso fare altro che chiederti: «Perché stai piangendo, Kacchan?» la mia intenzione è quella di parlare normalmente ma un sussurro riesce appena a portare qualche lettera della frase iniziale, tu in qualche modo lo comprendi comunque e mi appoggi la mano contro la guancia facendomi credere di star sognando quando rispondi: «Stupido Deku, non provare a morire, non te lo permetto hai capito?! Se provi a chiudere i tuoi fottutti occhi non ti perdonerò» singhiozzi senza prestare attenzione alle tue lacrime mischiate con le mie ormai cessate, questo è l'effetto che hai su di me, spezzi la mia risolutezza facendomi piegare ad ogni tu desiderio: «Non voglio...» non posso accettare di essere odiato, voglio credere che tu non lo faccia e dunque lotto per non crollare, non avrei mai pensato di poter essere la causa delle tue lacrime, non vorrei deluderti anche adesso, davvero, però non posso farcela: «Mi dispiace, non ce la faccio» balbetto con le mie ultime forze prima di arrendermi al bisogno di riposare, questa volta per sempre.

                                                                                    ...

Quando Recovery Girl giunge sul posto cerca di non pensare al fatto che, quel ragazzino tutto pepe, abbia potuto compiere un gesto tanto estremo ad autodistruttivo, la donna si trova davanti Bakugou lo stringe contro di sé urlando il suo nome con una disperazione tanto evidente da essere destabbilizante, soprattutto addosso a lui che negli anni aveva fatto del suo meglio per non mostrare neppure un solo briciolo di debolezza. L'anziana donna trattiene il pianto che brucia dietro ai suoi occhi e fa quel che può per stabilizzare le condizioni del riccio e fortunatamente riesce a salvare la sua vita, si sarebbe sicuramente svegliato ma non può davvero dire quando, le ferite sulle sue braccia sono spaventosamente profonde ed il fatto che se le sia procurate senza fare un fiato la preoccupa terribilmente, chiede aiuto ad alcuni componenti della classe del paziente per riuscire a trasferirlo in infermeria, dove sa di poterlo monitorare adeguatamente per prevenire ogni sorta di problema e sebbene abbia stimolato la produzione di sangue, non è ancora sufficente per dire che ce la farà, ha bisogno di una trasfusione urgente che però è certa di poter eseguire senza problemi.

Katsuki è l'unico che non si è schiodato dalla posizione nella quale si trova, osserva incredulo non solo i suoi palmi sporchi di sangue, non solo le lamette sudice sparpagliate vicino a dove qualche istante prima stava stringendo il corpo del riccio, ma si ferma su una cosa che, in tutto il caos che era stato scatenato in quelle quattro mura, attira la sua completa attenzione, un unico foglio posto sulla scrivania che porta incisi i caratteri del nomignolo che l'altro gli aveva affibbiato in tenera età, ha paura di scoprire cosa gli abbia lasciato scritto, tuttavia deve sapere e solo per questo riesce a traballare sulle sue gambe instabili fino al mobile, leggendo quelle righe estremamente curate che portano con loro le caratteristiche del suo nerd preferito e comincia a leggere, con una stretta al cuore che si fa sempre più dolorosa per lui:

"Caro Kacchan,

Non sono sicuro che tu voglia davvero leggere le ultime cose che mi passano per la mente, però penso che sia giusto lasciare una testimonianza di me e raccontarti di quelle cose che avrei voluto dirti a voce ma che non avuto il coraggio, o magari la possibilità di rivelarti, quindi eccoti qui quelle cose che vorrei davvero tanto tu sappia:

In primo luogo ho il profondo desiderio di chiarire i miei sentimenti per te, forse potresti pensare che sono un masochista, che sono pazzo per questo (cose non del tutto sbagliate) ma non ho mai provato verso di te qualcosa di negativo come odio oppure rabbia, la verità è che ti ho amato fin dal nostro primo incontro e proprio non riesco a indietreggiare su questo sentiero che non mi ha lasciato altro che ferite, ma non è colpa tua, sono io che avrei dovuto accettare la situazione prima di lasciarmi sopraffare dalla mia depressione, ecco, questo è il secondo punto della lista. Io soffro di depressione clinica, diagnosticata ed in cura con farmaci antidepressivi e spero davvero che questo possa spiegarti perché di tanto in tanto rifiutavo le tue gentili offerte di allenarci insieme, non arrabbiarti, va bene? Nessuno lo sa, neppure mia madre o AllMight, sono riuscito a convincere lo psicologo al quale ho chiesto aiuto di non dire nulla, soffro di "depressione sorridente" un tipo che non è facile da notare, poiché il soggetto sembra sempre estremamente felice e positivo, anche se nel suo intimo prova cose completamente opposte, ma in fin dei conti non poteva che andare in questo modo, sono sempre stato debole. La terza cosa che vorrei tu sapessi è che ho scelto di diventare un eroe non per l'ammirazione che ho verso AllMight, ma più per quella che ho sempre nutrito nei tuoi confronti e per il desiderio di non rompere quella promessa che ci scambiammo tanto tempo fa, quando ancora ricordavo cosa fosse la gioia, perdonami, non credo tu te ne ricordi, è una cosa così stupida e priva di valore che solo un nerd patetico come me poteva aggrapparsi alla sua esistenza, in un tempo bruciato che non sarà mai più mio, eppure nel briciolo d'egoismo che ancora possiedo voglio sprecare il tuo tempo per dirti un'ultima importantissima cosa.

Forse non ci crederai, perché dovresti dato che non hai mai potuto sopportarmi? Beh comunque te lo dico lo stesso: la dichiarazione d'amore che Kirishima ti ha fatto l'ha rubata al mio diario, erano quelle parole, fra le tante, di cui ho scritto in uno dei miei quaderni sperando che non vedessero mai la luce poiché sapevo bene che non avrei avuto la ben che minima speranza con te, però fa male sapere che qualcuno le ha sfruttate per avere quello che io non potrò mai e forse, la parte peggiore, è che i miei stessi amici non hanno voluto aiutarmi, secondo loro i miei sentimenti erano tossici, anche se a parlare credo sia stato il loro egoismo. Uraraka qualche giorno dopo mi ha confessato il suo amore, io l'ho rifiutata capendo perché si sia schierata dalla parte di Kirishima, Iida credo che non sapesse cosa fare e alla fine s'è fatto convincere dal discorso di Todoroki su come aveva paura che finissi in qualche modo in una situazione simile a quella di sua madre, mentre Tsuyu era via quindi non ha saputo nulla, disperato com'ero ho provato allora a parlare con Mina che ha detto queste testuali parole: "Mi dispiace davvero per te, però credo che non stareste bene insieme, soffrireste e basta, quindi se ti venisse l'idea di dire qualcosa io sarò dalla parte di Kirishima, insieme a Denki, Uraraka, Iida e Todoroki, lui non ti crederà". Questa mattina, a scuola, Kaminari mi ha stretto in un abbraccio chiedendomi scusa fra le lacrime, mi ha fatto sentire male, quanti problemi causo, ma mi ha fatto sentire un po' meglio quando mi ha detto che, se avessi deciso di dire il vero, si sarebbe schierato con me, però io avevo già preso la mia decisione, ho deciso di morire perché non ce la faccio a vivere sapendo che la persona che amo da quando ho memoria, oltre ad odiarmi non mi guarderà mai nel modo in cui desidero e se non posso amarti, che senso ha vivere? Spero almeno di farti felice, ti libererai da una palla al piede.

Mi dispiace di averti rubato tanto tempo.

-Deku."

Quando il biondo finisce di leggere altre gocce salate bagnano il suo viso pallido, il suo sguardo si scurisce a metà fra risentimento e odio, come poteva quell'angelo dalle cote puntellate di stelle amarlo dopo tutto il male che gli aveva fatto? Come poteva credere, che in tutta la sua perfezione, potesse in qualche modo non meritare d'esser felice, o credere di essere patetico, quando in verità è straordinario agli occhi di Katsuki? Ora soffre, odia e prova rabbia, perciò quando sente le voci preoccupate dei suoi compagni di classe mormorare, per poi chiamare il suo nome confusi nel vederlo fisso in piedi con un pezzo di carta fra le dita, non riesce proprio più a trattenere le esplosioni che scoppiano con grande violenza verso la faccia del rosso, come ha potuto fare una cosa del genere proprio a Izuku, quel bastardo è una delle cause principali per il gesto disperato del ragazzo che ama e che credeva, fino ad ora, lo odiasse. Kirishima riesce ad attivare la sua unicità giusto in tempo per evitare i danni più gravi, tuttavia le sue condizioni sono tutto meno che buone, non comprendendo la situazione i presenti tentano di fermarlo, ma è impossibile, ciò che hanno davanti differisce completamente dal solito spericolato Bakugou che combatte veemente, ciò che si dimena ringhiando come una bestia selvaggia è un giovane uomo che ha completamente perso la ragione, che non cerca semplicemente di sopraffare il nemico, ma di ucciderlo e non gli importa chi deve ferire per riuscirci, si scuote leggermente dalla sua violenta reazione solo quando si rende conto di essere stato sbattuto al suolo da una familiare sciarpa bianca, Aizawa sensei è intervenuto con espressione seria davanti al crollo inaspettato del ragazzo dalla chioma ispida. «Bakugou, capisco che tu ora sia sotto-» «Tu non capisci un cazzo!» sbraita imbizzarrito, inviando le peggiori occhiate di cui è capace ai diretti responsabili della situazione, con sé stesso se la prenderà presa più tardi, come fa da un anno a questa parte, ma prima loro devono pagare: «Primo o poi non riuscirai a tener cancellata la mia unicità e quando ciò accadrà ucciderò con queste fottute mani quei dannati bastardi, non me ne frega un cazzo se mi manderete in prigione» ringhia furibondo mordendo aggressivamente ciò che lo blocca contro il freddo pavimento, non ha tempo da perdere con i giochetti del moro, che confuso gli promette che lo lascerà andare se gli spiega il motivo della crudeltà utilizzata, fissa quello che doveva essere il suo ragazzo con odio, nota il dolore e la confusione nei suoi occhi, bene, avrebbe spiegato.

«Deku mi ha lasciato una lettera del perché ha...» sospira, non riesce neppure a dire una singola parola, il solo rammentare il suo gelido corpo coperto di sangue basta a farlo scoppiare nuovamente in lacrime, eppure si ostina a non far tremare la sua voce, ha un compito da portare a termine: «Io non so, davvero non riesco a capire come abbiate potuto fare una cosa del genere a lui, cazzo, soprattutto non voi che dovreste essere i suoi migliori amici. Cristo, avrebbe fatto meglio a non aiutare Todoroki, non te lo meriti, così come Iida non meriti la vita che lui ha protetto al costo della sua e cazzo Uraraka, tu nemmeno»  Shota capisce subito dalla gravità della voce di Katsuki e dal fatto che non abbia usato i suoi soliti soprannomi, che qualche cosa non quadra, dunque gli permette di muoversi, stando però sempre attento ad evitare una reazione inaspettata da parte sua, ascoltandolo attentamente: «Onestamente avete fatto peggio di me e cazzo, non pensavo fosse possibile. Lui si è fidato di voi, ha rischiato più volte il culo per le vostre facce da cazzo e voi come lo ripagate? In questo modo? Oh ma lo so che probabilmente sono tardo io che non ho notato nulla, dannazione, avrei dovuto prestare più attenzione, come ho potuto non vedere quanto stesse male...» crolla a terra in lacrime nuovamente, questa volta la sua voce rauca fuoriesce come urli terrificanti mentre indica con una mano il bagno della stanza, preoccupata Jiro va a vedere e torna pallida in viso, spiegando di aver trovato dei flaconi di farmaci contro la depressione e delle frasi che fanno pensare che in passato, Izuku, si fosse già fatto del male, ma che era fiero di essere riuscito a fermarsi da solo quando era entrato alla U.A. senza l'aiuto di nessuno e senza farlo soprattutto notare.

«Katsuki ascolt-» tenta di dire il rosso, quasi volesse salvare la situazione «Chiudi quella fottuta bocca Kirishima, penso sia ovvio ma non voglio mai più vedere la tua disgustosa faccia, tanto vale per voi altri bastardi che vi siete ritrovati ad aiutarlo e non vi azzardate a usare mai più il mio primo nome, sono Bakugou-san* per voi» ringhia senza curarsi del liquido che ancora inumidisce la sua pelle, scuote la testa e prende profondi respiri stringendo fra le dita quel foglio, come se fosse la cosa più importante di tutta la sua vita, deve calmarsi, non ha tempo da perdere con tutte quelle fastidiose comparse, vuole raggiungerlo il prima possibile, parlare con lui e tentare, per quanto possibile, di trovare un modo di spiegare le sue azioni ed i suoi veri sentimenti a quel vitale ragazzo dalla chioma verde, ignora il cuore che gli duole orribilmente nel petto e chiede all'insegnante: «Posso andare da Deku?» Aizawa lo osserva per qualche istante, sorride leggermente facendo un cenno d'assenso con il capo, sperando di vedere riappacificarsi quelle due teste calde, le quali secondo lui hanno tanto litigato negli anni per il semplice fatto che continuassero a negare a loro stessi di stringersi come avrebbero voluto. Lui lo ha capito tempo fa che l'uno, senza l'altro, sarebbe completamente perso, impossibilitato nel combattere anche solo un'ultima battaglia, è solo quando sono insieme, volenti o nolenti, che danno il massimo di loro, proteggendosi a vicenda e comunicando senza sprecare una sola parola, bastano gli sguardi carichi che si rivolgono, con la fiducia che condividono. Katsuki non aspetta un solo attimo prima di correre lungo il corridoio, scendere le scale e superare l'ingresso del dormitorio per dirigersi il più velocemente possibile da Recovery Girl, si asciuga le amare lacrime che ha continuato a piangere silenziosamente durante il tragitto, non vuole rischiare di far peggiorare Deku, è certo che dopo quell'estremo atto commesso la sua mente debba essere estremamente fragile e si, per la prima volta nella sua vita il biondo si sta mostrando preoccupato di qualcuno, considerando lo stato mentale altrui, come biasimarlo? Si sente un idiota, questo perché ha sempre, profondamente disprezzato le persone che, per comprendere quello che anno, necessitano di perderlo, ciò nonostante in questo preciso momento fa parte di questa categoria, o meglio, lui ha compreso la vera natura dei suoi sentimenti da un po' di tempo a questa parte, però non ha mai avuto il coraggio di dire nulla, la paura gli ha sottratto la voce finché s'è reso conto, ritrovandosi a sorreggere il corpo gelido e sanguinante del suo amato, che non può vivere un solo altro giorno in questo modo, deve dirgli ogni cosa e sperare per un finale felice, anche se non lo meriterebbe per come lo ha ridotto.

«Dove state andando?» chiede serio e con una punta di delusione nella voce il moro, fissando rigido il piccolo gruppo di studenti, incrocia le braccia al petto con fare austero, mentre attende con evidente impazienza e nervosismo una risposta, a parlare è Uraraka che dice: «Vogliamo assicurarci che Deku-kun stia bene» la sua voce esce delicata, tremolante dinnanzi al viso cupo dei suoi compagni di classe che osservano, non solo lei, con disappunto, scuotendo le loro teste in completa disapprovazione, poi Kirishima si aggiunge: «Devo assolutamente parlare con Katsuki» l'uomo si pizzica infastidito il ponte del naso, non riesce a credere alle sue orecchie e di fatti le sue emozioni si mostrano aggressivamente dalla durezza con la quale afferma: «Sono certo che Midoriya non abbia la ben che minima voglia di avere a che fare con voi e poi, Kirishima, Bakugou è stato chiaro sul fatto che non voglia avere più interazioni con te, conoscendolo t-» «Posso raggiungere Midoriya?» domanda improvvisamente Kaminari non riuscendo più a trattenersi, l'uomo annuisce e permette al biondo di correre via, poi spiega solenne: «Purtroppo non posso punirvi solo per aver avuto un comportamento estremamente disgustoso, ma posso farlo per essere causa del tentato suicidio di un vostro compagno di classe, per ora siete sospesi fino a nuova segnalazione» poi se ne va, lasciando il gruppo preda del giudizio e del disgusto degli altri componenti della sezione A,  i quali tramite i loro aspri commenti riescono a far insinuare il senso di colpa in loro, non è stato necessario per il rappresentante di classe che s'è sentito morire fin da subito, sentimento condiviso da Todoroki, il quale piangendo ripete delle parole di scuse, non avrebbe voluto far succedere tutto questo, voleva solo proteggere il suo migliore amico, l'unica persona che fosse riuscito a capirlo e mostrargli del calore.

E mentre tutto questo accade davanti alla stanza ormai scarlatta di Midoriya, Bakugou trattiene faticosamente altre gemme di dolore che tentano di scendere giù dalle sue pozze color rubino, tiene il capo contro il petto del riccio, assicurandosi che il suo cuore batta ancora e con le mani tremolanti si aggrappa perso a quelle gelide dell'altro, come un naufrago a qualche asse di legno che può salvargli la vita, non è detto che il biondo dalla chioma ispida riesca a sopportare questa attesa abbastanza a lungo da non smarrirsi nei pensieri negativi che lo stanno assalendo come bestie affamate, ha bisogno che Izuku si svegli, di vedere i suoi meravigliosi occhi luminosi e confortanti, di sentire la sua voce chiamarlo "Kacchan" ancora ed ancora, lo sente, sta impazzendo ma lo ignora, nulla ha più senso per lui, ansima, è questo che si prova a perdere una persona amata, si domanda angosciato non permettendo a nessuno di entrare in quella stanza, eccetto Recovery Girl, la quale lascia in sala d'attesa l'ex simbolo della pace ed il povero ragazzo elettrico dicendo: «Da quanto ho visto ora anche Bakugou è in una situazione precaria, il fatto di essere in contatto con Midoriya lo sta tenendo abbastanza calmo, quindi mi dispiace ma devo chiedervi di aspettare fuori...» sorride gentile la donna accarezzando i capelli di Kaminari, sa bene che il povero studente si sta gettando addosso tutta la colpa, probabilmente chiedendosi se le cose sarebbero andate in maniera diversa se avesse rivelato tutta la verità al biondo che ora è chiuso da mezz'ora in quella stanza. «Sono un fallimento...» bisbiglia Toshinori con le lacrime che minacciano di cadere, ma si dice di non avere il diritto di piangere ora dato che non si è reso conto di nulla, l'anziana donna sospira: «Toshinori, per quanto tu possa essere abile come pro hero non sei una divinità, sei solo un uomo come tutti noi e non potevi sapere della situazione di Midoriya, sono davvero curiosa di sapere chi diavolo è lo psicologo dal quale il ragazzo s'è rivolto, che irresponsabile è stato nel non rivelare nulla alla madre o agli insegnanti...» scuote la testa amareggiata: «Q-quando si sveglierà?» domanda l'uomo, lei sorride leggermente notando dei piccoli movimenti nelle dita del paziente e bisbiglia: «Non ne sono sicura, forse anche tra poco visto che vedo le sue dita muoversi. Potrebbe sentirne l'intorpidimento a causa della grave perdita di sangue, se è così è eccezionale, in casi comuni ci si impiegherebbe almeno un paio d'ore se non di più, spero che non sia forza dell'abitudine per lui» ciò detto il silenzio torna ad aleggiare fra i tre che attendono muti.

Il riccio sente un calore piacevole avvolgere la sua mano destra ed il suo petto, non sa cosa sia, non riesce a capirlo, ancora confuso dalla situazione, lentamente, come se una fitta nebbia abbia cominciato a diradarsi, gli tornano in mente gli ultimi avvenimenti, si domanda il motivo delle lacrime del biondo, del suo desiderio di non vederlo morire, ah giusto, deve svegliarsi oppure Kacchan non lo perdonerà e così apre faticosamente i suoi occhi chiari, gemendo infastidito a causa della luce che lo sorprende ed il mal di testa che lo attacca senza preavviso, avrebbe fatto meglio a starsene sopito ancora un po', borbotta fra a se stesso cominciando a mettere a fuoco i contorni della stanza, per lui fin troppo familiare, sospira leggermente pensando che stava davvero dando un bel da fare a Recovery Girl, poi un inaspettato movimento lo sorprende, Katsuki ha tirato su la testa di scatto nel sentirlo e ha urlato il suo nome stringendolo in un abbraccio, così stretto che avrebbe potuto soffocarlo. «Stupido nerd, non provare a fare mai più una cosa del genere....io....non farmi più preoccupare così...» la voce gli trema con grande sorpresa del riccio, che incerto ricambia il contatto passando i suoi palmi contro la schiena ricurva del biondo, stava piangendo? «Kacchan?» lo chiama sempre più confuso dalla situazione, non riesce davvero a capire la sua reazione ma prima che possa chiedere qualsiasi cosa viene interrotto dalla voce rauca, leggermente distorta dai singhiozzi trattenuti dell'altro: «Ascoltami bene, ok? Prima di tutto non pensare mai più che io non ti voglia fra i piedi perché non è assolutamente così, la verità è che se non ci fossi io non saprei più come fare e...» sospira teso allontanandosi leggermente, asciuga il sudore dei suoi palmi sui pantaloni, assicurandosi d'evitare di scatenare piccole esplosioni inavvertitamente: «... è da circa un anno che mi sono messo a riflettere, sul passato e volevo davvero parlartene quindi ti va di ascoltarmi?» Deku annuisce dubbioso, ascoltandolo dire: «Io non ti ho mai odiato Deku, la verità è che da quando siamo piccoli non ho fatto altro che guardarti con invidia, si esatto, invidia, certo io ero forte e sapevo fare tante cose, ma tu riuscivi sempre a capire cosa dire, cosa fare e come comportarti per aiutare gli altri, non importa la situazione, che tu ti facessi male o meno, il tuo primo istinto è sempre stato quello di aiutare gli altri e questo a me mancava, hai sempre avuto l'animo da eroe, ciò mi ha fatto sentire inferiore...» si morde nervosamente l'unghia del pollice mentre spiega: «Vedendo che volevi diventare un eroe mi sono preoccupato, non potevo superarti se ci fossi riuscito e in più avevo cominciato ad avere paura, se ti fosse successo qualcosa? Se mi avessi lasciato indietro una volta superatomi? Cosa avrei fatto io, come avrei potuto continuare? Lo so che sono ragioni stupide, ma voglio che tu le sappia e soprattutto che tu sia cosciente del fatto che mi dispiace davvero tanto per quello che ho fatto, anche se non risolverà nulla...» si interrompe teso, ha altro da dire ma pare non sapere se sia un bene o un male farlo ora, Bakugou non ha il coraggio di guardare dritto negli occhi il nerd, è certo che perderebbe tutto il coraggio che è riuscito a stringere faticosamente fra le sue dita, ecco la ragione per la quale non si rende conto del gentile sorriso ad illuminare il suo viso pallido, o di quel paio di lacrime che sono sfuggite alle due valli smeralde.

«Ecco io, in verità ho accettato la dichiarazione di Kirishima più per le parole che ha utilizzato che per chi me le avesse rivolte, sapevano di te ed io ero certo che non avresti mai potuto ricambiare i miei sentimenti dopo tutto quello che ti ho fatto passare... se le parole che mi hai rivolto in quella lettera sono ancora valide, allora... vorrei chiederti di cominciare una relazione con me...» un dolce rosso si impossessa delle sue gote, il riccio ancora incredulo lo fissa con le labbra dischiuse, magri è morto davvero ed è finito in paradiso, sbatte più volte le palpebre facendo muovere delicatamente le sue ciglia scure, poi scuote il capo pizzicandosi non con poco sforzo l'avambraccio, oh faceva male, quindi probabilmente era vivo, non stava sognando e non stava avendo alcun tipo di allucinazione, respira profondamente domandandosi se fosse un bene credere a quelle parole, si morde il labbro, non vuole davvero sentire una risposta alla domanda che pone: «Sei serio, intendo, mi stai davvero dicendo che tu provi dei sentimenti per me?» non c'è rabbia o malizia nella sua voce, solo una genuina forma di sorpresa, Katsuki sorride appena dinnanzi a quel viso da bambino stupito e risponde: «No, idiota, sto dicendo che sono innamorato di te, non ho dei semplici sentimenti per te» a quelle parole il ragazzo dalla chioma ispida si ritrova avvolto dolcemente dalle braccia ancora deboli e poco funzionanti del più basso, che gioioso non riesce più a trattenere le lacrime, che questa volta sono di felicità estrema, beatitudine e letizia: «Io amo davvero Kacchan».

Nel giro di qualche settimana il povero Izuku è stato costretto ad affrontare una sfilza interminabile di controlli, cosa ovviamente necessaria data la disastrosa situazione nella quale aveva vissuto per anni, tuttavia grazie alla presenza ben salda di Bakugou al suo fianco, sebbene non abbia completamente superato la sua fase depressiva, è riuscito a districarsi in maniera promettente fra i suoi pensieri, assaporando per la prima volta dopo molto tempo la natura dell'umana vita, quella che chiamiamo spensierata felicità, ora si trova nella sua stanza ad osservare il soffitto come se fosse la cosa più interessante di tutta la sua vita, è nervoso ma ha comunque deciso di confrontarsi con le persone che tanto lo hanno turbato, sta solo attenendo che il suo amorevole fidanzato le conduca da lui, per questo quando sente dei passi nel corridoio si mette seduto compostamente, sistemando in maniera decente la sua capigliatura scompigliata, giusto in tempo per vedere la porta spalancarsi con poca grazia ed essere avvolto dalle braccia forti del biondo, che con sguardo minaccioso scruta il piccolo gruppo di persone. Il primo a parlare è Iida, che fa un passo avanti, per poi inginocchiarsi a terra, puntando la fronte contro il pavimento, nella classica dogeza* nipponica, simbolo massimo di pentimento per poi dire: «Sono estremamente spiacente per il mio comportamento, penoso come amico e come aspirante eroe. So che queste sono solo vuote parole e non hanno alcun valore davanti ai fatti avvenuti. Tuttavia sono qui per fare ammenda e promettere che non lascerò più succedere nulla del genere, pensavo d'agire nel giusto ma ancora una volta ho fallito» a lui subito dopo si affianca Todoroki, che imita il suo gesto: «Midoriya, sono stato davvero irresponsabile. Mi dispiace veramente di non aver compreso l'entità delle mie azioni, io davvero non avevo brutte intenzioni, non sono bravo con i rapporti umani. Avevo solo pensato che non volevo vederti cadere come mia madre...» la sincerità nelle loro voci strappa un sospiro dalle labbra del più basso, che con la sua solita gentilezza decide di perdonarli, non volevano far male a nessuno e soprattutto non hanno agito per egoismo o tornaconto personale, ma più per la preoccupazione che nutrivano verso di loro, li abbraccia consolando il pianto in cui sono esplosi e poi torna ad accoccolarsi al biondo, che contrariato assiste all'ennesima prova d'aver trovato un angelo, non un meraviglioso ragazzo umano.

Uraraka abbassa il viso dispiaciuta, sussurrando fra le lacrime delle scuse incomprensibili, così fanno Mina e Kirishima, ancora scossi al pensiero che la loro stupidità ha rischiato di portare via una vita, sperano però di poter anche loro tornare nelle grazie del riccio, per loro sfortuna però egli non è disposto a riallacciare i rapporti, spiega che non ha intenzione di covare odio nei loro confronti, questo non significa però che dimenticherà l'accaduto, subito dopo interviene la voce rauca di Katsuki: «Per quanto riguarda me, è meglio che non mi contiate più come vostro amico o anche solo compagno di classe, non devo esistere perché sennò rischio sul serio di finire in prigione» è più forte di lui, non può perdonare coloro che gli hanno quasi portato via il suo raggio di luce, quell'adorabile nerd che ora che sono soli, affonda dolcemente il suo naso fine nel suo collo, sonnecchiando come un piccolo animale morbido; lo sa, ha fatto tanti errori ma ha intenzione di fare del suo meglio per imparare ad essere più sincero e promette, accarezzando la schiena del proprio ragazzo, che non permetterà più a nessuno di torcergli anche uno soltanto dei suoi capelli.

Note: 1) il suffisso San in Giappone ha due connotazioni: la prima è quella formale di rispetto verso un superiore o riservata comunque a qualcuno con il quale non si ha un rapporto intimo. In questo caso Bakugou sta facendo un passo indietro nel rapporto con i ragazzi, come a dire loro di considerarlo uno sconosciuto.
2) la dogeza è la forma più formale e seria di scuse applicabile in Giappone, secondo l'etichetta bisogna innanzitutto inginocchiarsi a terra con i piedi paralleli al terreno, piegarsi sui talloni, allungare la schiena fino a toccare il pavimento con il capo e posizionare le mani in maniera da fare toccare le punte delle due, con le braccia a formare una linea dritta (è una posizione piuttosto complessa da spiegare quindi chiedo perdono se non sono riuscita a rendere bene l'idea) nel paese del fior levante viene visto come un gesto estremamente umiliante per chi lo compie, dunque assume una connotazione solenne e molto seria.

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