Perdere per trovare
Voglio chiedervi scusa in anticipo se ci saranno degli errori ma il capitolo non è stato riletto prima d'esser pubblicato, confesso inoltre che avrei voluto dilungarmi di più ma sarebbe venuta fuori tutta un'altra storia piuttosto che una one shot.
Katsuki aveva vissuto ogni giorno della sua vita estremamente convinto della propia superiorità, di come potesse fare ogni scelta a cuor leggero, senza doverne temere le conseguenze a causa della sua singolarità estremamente potente, tuttavia la vita aveva deciso di imporgli una lezione molto ardua, che lo avrebbe scosso nelle profondità più intime di sé, sconvolgendo completamente la sua esistenza; questo però lui non poteva saperlo mentre si divertiva a rendere un inferno anche l'adolosecenza, di quello che era stato il suo adorabile amico d'infanzia, non sapeva minimamente cosa fosse il contegno e a dire il vero, forse a causa dell'incoscienza giovanile mai corretta dai professori, il biondo dalla chioma ispida non si rendeva neppure conto della gravità delle parole che sputava fuori dalle sue labbra malignamente sottili: «Ah, stupido nerd, perché non preghi di avere un quirk nella tua prossima vita e ti getti giù dal tetto? Faresti un favore a tutti.» lo disse con tranquillità, per poi uscire dalla classe lasciando il riccio solo con le sue lacrime, l'odore del tessuto bruciato della propria uniforme e qualche frammento del suo cuore ancora stretto fra le dita, singhiozzando disperato nel domandarsi quale fosse stato il suo errore, perché mai il suo fato era di soffrire a quel modo e soprattutto, si domandava la ragione per la quale il suo muscolo vitale sofferente, avesse scelto proprio Bakugou come oggetto delle sue brame, senza riuscire a separarsene.
Strinse il suo quaderno rovinato fra le braccia, si pulì il viso puntellato di lentiggini con i polsini spiegazzati, prese un grosso respiro e procedette a testa bassa fino ad abbandonare l'edificio scolastico, il suo passo era spedito ma costante, con una leggerezza che lasciava trasparire semplicemente la basta autostima che il poveretto aveva di sé a causa del biondo, non parlava però delle atrocità con le quale era stato costretto a scontrarsi sin dai suoi quattro anni, solo che Izuku non si aspettava che il picco di dolore lo avrebbe raggiunto nel giro di qualche minuto, passeggiando per la città popolosa. I suoi occhi smeraldo si piantarono sulla strada bloccata, c'era una donna civile che tentava di liberarsi dal villain melmoso, altre lacrime di cristallo abbandonarono quegli specchi sinceri quando si rese conto della sua identità, quella signora di mezza età, leggermente grassottella che si dimenava energicamente, usando la sua debole telecinesi per allontanare dalle proprie vie respiratorie il malvivente, era Inko. A tale realizzazione i suoi polmoni parvero non sopportare quella visione, rifiutandosi di immagazzinare l'ossigeno di cui l'adolescente necessitava per vivere, non poteva fare nulla paralizzato dal terrore che aveva risalito la sua spina dorsale, era troppo debole e fu così che quel disgraziato quattordicenne vide spegnersi l'unica persona che non aveva mai smesso di amarlo e supportarlo, come una stella che è troppo stanca per continuare le reazioni chimiche responsabili di quel magnifico bagliore, così lei se ne era andata. Si guardò attorno con una rabbia in petto che non avrebbe mai immaginato di provare, strinse i pugni inacidito dalla scenario: un piccolo gruppo di famosi pro heros erano impalati lì, a fissare la scena senza muovere un singolo dito per salvarla, non avevano fatto nulla, abbandonandola al suo destino, All Might compreso, scosse la testa, come aveva potuto rimanere tanto ammaliato da quelle figure in costume che di eroico non avevano nulla?
Strinse i denti così forte che lo stridore fece propagare gelidi brividi a chi gli si trovava davanti, l'ammirazione che una volta illuminava la sua personalità si era macchiata dell'odio che non avrebbe mai potuto cancellare. Gli eroi lo notarono, non era stato difficile capire tramite la somiglianza con la vittima dell'attacco e le lacrime del riccio, quale fosse la loro parentela, gli rivolsero vuote parole di conforto che alle orecchie di Midoriya giunsero distorte, come scherno del suo male, allora tirò uno schiaffo alla mano di uno di loro, lo fissò negli occhi e disse: «Delle vostre condoglianze non me ne faccio nulla, mi è bastato vedere come non abbiate fatto nulla per salvare mia madre, immobili davanti ad una vita persa. Mi fate schifo e spero davvero che quel villain vi riservi la stessa sorte della mamma» erano parole forti che pronunciò con un gelo tale da risultare minacciose nonostante il fisico esile, le macchie violecee che svettavano dall'uniforme spiegazzata e le bende che si affacciavano sui suoi polsi fini, nessuno ebbe il coraggio di dire nulla vedendolo allontanarsi con la schiena diritta, come non lo era mai stata prima, per poi sparire fra la folla numerosa che accalcava quel punto; fra loro c'era anche Katsuki, che con un peso sul cuore si disse di dover piegare il viso dall'altro lato, sebbene il cuore gli dicesse di non scherzare con il fuoco, o si sarebbe bruciato con le vampate incontrollabili che ne sarebbero derivate, ma era sciocco e troppo orgoglioso per fare caso ad una cosa del genere.
Il giorno dopo fu per tutti una sorpresa vedere il ragazzo dalla chioma smeralda entrare in classe con espressione rilassata, sedersi al suo posto e rispondere normalmente alle domande poste dai professori, intimoriti dal disagio che lentamente li aveva circondati, come a suggerire loro che qualche cosa era decisamente fuori posto, eppure la perdita estremamente difficoltosa che stava affrontando non era sembrata abbastanza per i bulli, i quali continuarono a schernirlo, dicendogli come da debole quirkless qual'era non aveva potuto fare nulla per la morte della madre. A Bakugou quello parve davvero troppo, ma non voleva vedersi associato con il riccio dunque non intervenne mai nei commenti che gli venivano fatti, la vera angoscia cominciò a chiudersi attorno a lui quando l'altro restituì in bianco il foglio delle sue scelte future, con un sorriso inquietante che rivolse ai commenti crudeli ricevuti dicendo: «Non mi importa molto di quello che fate o dite, mi rallegra il pensiero del fatto che ci sarà sempre qualcuno pronto a punire chi sbaglia, non potete davvero sapere cosa avrà in serbo la vita per voi» quella fu l'ultima volta nella quale l'adolescente dall'ispida chioma udì la voce di Deku, sebbene non fossero le ultime frasi che ebbe a sé rivolte.
Bakugou, anche se con un incontrollabile senso di colpa verso l'ex amico d'infanzia, aveva affrontato l'esame d'ammissione alla U.A. e come si aspettava in potenza aveva stracciato tutti gli altri partecipanti, anche se non s'era minimamente preoccupato di soccorrere Uraraka, che poverina si ritrovò schiacciata dall'enorme robot zero punti, scoprì solo durante le prime settimane di lezioni che sarebbe dovuta entrare a far parte della sezione A, la sua stessa, ma non aveva potuto perché aveva sofferto gravi lesioni fisiche, che neppure l'efficentissima eroina Recovery Girl era riuscita a sistemare, in più le sue condizioni economiche non erano delle migliori, perciò non fu capace di permettersi l'intervento che avrebbe potuto salvare la sua futura carriera, Katsuki trovò disgustoso come la scuola non si fosse degnata di risolvere un problema che ella stessa aveva creato, anche perché le finanze alle quali attingere non le mancavano di certo. Inutile dire che da quell'incidente un po' tutti cominciarono a guardare con sospetto sia l'accademia che i docenti lì impiegati, ma in ogni caso le lezioni proseguirono tranquillamente, tanto che riuscì a farsi degli amici veri, rispetto a quelli che aveva avuto alle medie, cosa che aveva fatto peggiorare la consapevolezza di quanto fossero stati in verità terribili i gesti che aveva compiuto verso Izuku.
Per questo motivo si recò a casa sua durante il fine settimana, era nervoso mentre stringeva la busta di plastica che si era trascinato dietro da casa sua, aveva infatti scoperto che sua madre, in pena per il figlio della sua defunta migliore amica, di tanto in tanto gli portava qualche cosa nella speranza di aiutarlo un po' con le spese, anche se suo padre che lavorava all'estero mandava costantemente un certo ammontare di denaro alla sua famiglia. Scosse la testa, se voleva essere un eroe migliore di quelli che avevano rovinato una povera ragazza della sua età doveva riallacciarsi con la vera ragione che lo aveva spinto inizialmente a diventare un eroe, non era stato il desiderio di dirsi migliore di chiunque altro e questo lo aveva compreso quando era stato schiacciato più volte da Todoroki, si sentiva a pezzi, distrutto nell'orgoglio ed incapace di migliorarsi, ragion per la quale a casa s'era interrogato su cosa poteva spingerlo a non mollare ed era saltato fuori il luminoso sorriso di Deku, ah da quanti anni non lo vedeva più... Gli dispiaceva più di quanto voleva ammettere, però doveva fare un tentativo, anche perché altrimenti dubitava che avrebbe avuto la fermezza d'evitare di ripetere gli errori del passato, lo sapeva che facendolo sarebbe incorso ancora una volta in un muro invalicabile e per quanto suonasse assurdo, anche se detto da lui stesso, aveva bisogno dell'amicizia, del tifo e dei commenti appassionati del suo vecchio compagno d'avventure infantili. Trovò finalmente la forza di bussare alla porta, ma di ritorno ebbe solo il silenzio, allora tentò con il campanello, il vuoto lo accolse, arrivato insieme al terrore che fosse successo qualcosa di grave, dunque frugò nelle vicinanze dell'uscio, sperando che l'apprensione dei due Midoriya avesse fatto loro lasciare una chiave d'emergenza da qualche parte e fortunatamente si rivelò essere così, tuttavia non fu sollevato quando mise piede in quell'ambiente gelido, innaturalmente quieto e lugubre.
Inghiottì a vuoto con lo stomaco sotto sopra, c'era qualcosa che non quadrava e un brutto presentimento gli si posò sulle spalle, facendolo procedere lentamente, chiamava a squarcia gola: «Deku?» con un'angoscia sempre crescente, tanto che giunse anche a rispolverare il suo reale primo nome: «Izuku?» eppure la situazione fu peculiare a quando aveva cercando il permesso di avanzare in quell'appartamento, non v'è ne fu una, cosa che lo spinse a piantare incerto i piedi dinnanzi alla porta della stanza del ragazzo. Katsuki per qualche ragione, non aveva acceso le luci, che avrebbero potuto rendere l'atmosfera del luogo meno disturbante, fu la prima volta in vita sua che poteva dire di avere un certo timore riguardo quello che avrebbe trovato, in cuor suo sperava soltanto che magari il soggetto della sua ricerca fosse profondamente addormentato, stretto teneramente dalla sua solita coperta a tema All Might, però quando trovò il coraggio di gettare la testa fra quelle quattro mura le trovò spoglie d'ogni forma di vita.
Le pareti ancora riportavano i segni di quei vecchi poster ritraenti l'ex simbolo della pace, ognuno di questi era stato strappato o bucato violentemente, ogni singolo oggetto che ricordava il mondo eroico era rovinato, distrutto e persino le pareti sembravano aver assistito allo sfogo di un povero ragazzino che aveva perso la madre, mentre coloro che avrebbero potuto e dovuto trarla in salvo se ne rimasero a poltrire guardando la scena, cosa che fece sentire, se possibile, Bakugou ancora peggio perché lui era là e non aveva mosso un dito per Inko. Doveva assolutamente trovarlo, sentiva che la sua mente non avrebbe sopportato l'idea che quell'adorabile ragazzino riccioluto fosse sparito senza lasciare alcuna del suo passaggio, eccetto i ricordi che si portava dietro, fu allora che notó un biglietto sulla scrivania con scritto "Non voglio che questo sia l'ultimo posto che vedrò, che tu abbia deciso di cercarmi o meno questo è un addio, Kacchan." portava la sua firma e qualche goccia di sangue, il biondo si congeló sul posto, non voleva cominciare già a pensare al peggio, ma lo stava facendo comunque.
Lasció che i suoi morbidi veli di carne celassero al mondo le sue gemme ardenti per qualche istante, con le labbra leggermente tremolanti si decise ad indagare su un probabile percorso da seguire, magari non tutto era perduto, poteva ancora trovarlo ed evitare le peggiori conseguenze, fu per questo che seguì la lieve striscia scarlatta fino all'uscio, dove però si interrompeva con chiarezza, probabilmente a causa delle bende abbandonate malamente sul piccolo mobile dove andavano posizionate le calzature, un brivido gelido lo scosse nuovamente dall'incredulità, portandolo a tremare come una foglia, con il fiato corto. Non aveva mai pensato a come sarebbe stata la sua vita senza Izuku che lo guardava con ammirazione, spingendolo a dare il meglio sempre e comunque, poteva vedere chiaramente solo in quel momento di perdita, che il motivo per il quale si era allentato tanto duramente era stato il non voler deludere le aspettative di quel ragazzo dagli occhi smeraldini, ma alla fine lo aveva fatto ed era certo di essere la seconda ragione per la probabile morte di Deku, questi pensieri lo portarono ad un attacco di panico che gli fecero perdere i sensi. Si riprese dopo qualche ora, con il prepotente odore del disinfettante che si era insinuato nelle sue narici, la testa gli girava e inizialmente non fu capace di riconoscere la sua ubicazione, a causa dell'eccessivo candore che lo circondava. Teneva gli occhi appena dischiusi per evitare che la luce peggiorasse il suo stato malmesso, tutto questo diede il tempo necessario a Mitsuki di notare il figlio sveglio, sorrise sollevata abbandonando l'angoscia che le aveva mangiato lo stomaco da quando, alle tre del pomeriggio, era rincasata con le buste della spesa fra le braccia, lamentandosi del figlio che s'era rifiutato di accompagnarla perché doveva fare qualche cosa di importante, visitare qualcuno al quale aveva preparato del Katsudon con la massima attenzione, dubitava che si trattasse di una frequentazione romanticamente rilevante, più per il fatto che il ragazzo non aveva perso tempo nel vestirsi e dunque l'unica ipotesi che le era balzata alla mente era un ragazzo timido, dalle guance lentigginose e due meravigliosi occhi smeraldo.
Curiosa riguardo la situazione, sperando che finalmente quel testardo adolescente che aveva cresciuto si fosse deciso a farsi perdonare, qualsiasi cosa avesse fatto ad Izuku, aveva sistemato sull'isola della cucina le vivande, sistemando quelle che avevano più urgenza, ovvero le cose congelate e quelle da riporre nel frigorifero, poi era sgattaiolata fuori casa dirigendosi nella vicina abitazione dove poco prima soleva trascorrere molto tempo, si asciugò velocemente una lacrima al ricordo di Inko, giusto in tempo per sentire il sangue nelle sue vene raffreddarsi alla visione di suo figlio che boccheggiava disperato, riverso a terra, con il palmo destro a stringere prepotentemente il tessuto scuro dalla propria maglietta, la bocca spalancata e qualche scintilla della sua unicità fuori controllo. La bionda terrorizzata aveva preso ad urlare il suo nome, tuttavia ebbe appena il tempo di raggiungerlo che se lo trovò fra le braccia, non rispondeva ed ella, come ogni brava madre terrorizzata avrebbe fatto, aveva digitato il numero dei soccorsi medici con quanta più velocità possibile, fu così che s'era ritrovata seduta di fianco al letto del suo figlio esplosivo, con la consapevolezza che avesse avuto un attacco di panico e che, probabilmente, ne avrebbe rischiato un altro se gli fosse tornata alla mente la motivazione del primo.
«Katsuki, come ti senti?» domandò apprensiva stringendo una delle sue mani, la trovò innaturalmente gelida considerata la sua solita temperatura corporea, più alta della norma, lui non disse nulla, niente di niente, si limitò a scostarsi dal tocco della genitrice, fissandosi le mani incredulo, come se stesse cercando di elaborare delle informazioni che il suo cervello non riusciva a reggere, nel vederlo reagire in questo modo il sollievo che la donna aveva sperimentato si dissolse, tramutandosi nuovamente in ansia, cosa che la portò a chiedere: «Tesoro, parlami, cosa c'è che non va? Dov'è Izuku?» si era premurata di non alzare la voce e limitare il suo solito modo abrasivo di porsi verso di lui, sempre più spaventata dalle reazioni di Katsuki, poiché queste non si intrecciavano con i suoi soliti modi di reagire agli eventi, non stava urlando, sbraitando o ringhiando in preda alla rabbia come invece aveva sempre fatto, nel vano tentativo di mascherare la propria temporanea debolezza, questa volta era diverso, esposto nella sua vulnerabilità e disse solo una frase, sussurrata con un tono tanto basso da risultare come l'ultimo rantolo di un moribondo: «Lui non c'è più» dopodiché non spiccicò parola per una settimana intera. Venne dimesso quando vennero terminati tutti i controlli medici, sebbene i dottori erano poco inclini a lasciarlo andare, a causa del suo stato emotivo preoccupante, non furono capaci di trattenerlo perché anche nei testi psichici non c'era stato alcun segnale di una patologia o un disturbo della personalità che avrebbe potuto giustificare un ricovero, questo però non li fermò dall'avvertire Mitsuki di prestare particolare attenzione alla salute mentale del biondo, specificando che probabilmente aveva vissuto un evento per lui estremamente traumatico e che non erano ben certi di quali potessero essere le conseguenze a lungo termine, potevano solo sperare che nel giro di un mese le cose sarebbero migliorate, tuttavia non fu così.
Infatti nonostante le continue cure e attenzioni riservategli dalla sua famiglia, i suoi amici ed i professori, la situazioni psicologica di Katsuki non faceva che peggiorare giorno dopo giorno, passando da un iniziale mutismo selettivo ad uno totale, poi cominciò a presentare comportamenti antisociali, tendenze all'isolamento ed insolita aggressività o forme di estrema ansia ogni volta che qualcuno tentava di assicurarsi che stesse bene, insomma, pareva rifiutare ogni gentilezza che gli veniva rivolta con comportamenti pericolosi per il prossimo, ma non era semplicemente questo che accadde in lui. Nessuno se ne era reso conto ma Bakugou aveva preso ad essere estremamente instabile quando era solo e non doveva nascondere i suoi repentini cambi d'umore, passava dal ridere continuamente a crepapelle, alle lacrime più amare che avesse mai pianto, divorato dai sensi di colpa e la consapevolezza, sempre crescente, d'esser stato la causa della presunta morte di Deku, fu in questo modo e con estrema abilità nel mascherare gli infortuni causati dalle sue mani, che giunse il giorno del campo scolastico.
Avere una qualsiasi interazione era ormai diventato impossibile, dopotutto se ne stava sempre rintanato nella sua stanza, con le luci chiuse, le tapparelle abbassate, seduto in un angolo della stanza, dondolandosi su sé stesso mentre si lacerava la pelle delle braccia, ricavando abbastanza sangue da riempire le pareti di scuse, confessioni e richieste di perdono, preghiere rivolte a chissà chi nella speranza di veder tornare fra le sue braccia quel ragazzo, che aveva scoperto essere per lui più importante di quanto avesse mai immaginato, se qualcuno fosse riuscito a mettere piede lì, forse avrebbero evitato i successivi eventi, rendendosi conto che ormai la salute mentale di Bakugou lo aveva abbandonato, lasciandolo in un forte stato depressivo, talvolta intervallato a violente crisi psicotiche e tendenze masochistiche, le ultime maturate probabilmente come forma di auto punizione, per soddisfare il desidero di redenzione e d'esser punito che era germogliato nel suo animo, veicolato dall'irrealistica convinzione che facendo qualcosa del genere Izuku sarebbe tornato, perché lui a differenza degli altri non aveva nemmeno preso in considerazione il fatto che potesse essere morto, il sangue era troppo poco e non avevano mai trovato il corpo, per questa sola speranza, non aveva ancora commesso qualche atrocità.
Come dicevo però, il fatto che il suo stato emotivo fosse tanto fragile lo rese un facile bersaglio per le mani di chi voleva manipolarlo e così quando le classi della U.A. vennero attaccate, i docenti commisero un gravissimo errore, dando per scontato che Katsuki fosse lontano dai pericoli, chiuso a chiave nei dormitori temporanei, considerati la parte più sicura di tutti gli edifici utilizzati. In una normale situazione avrebbero avuto ragione, ma poiché questo gruppo estremamente organizzato di criminali aveva osservato per un paio di giorni i comportamenti degli studenti, avevano individuato il biondo come perfetto componente da aggiungere alla loro squadra, sapendo che la sua unicità era estremamente forte, se fossero riusciti a convincerlo di ottenere un qualche beneficio nell'adottare la dottrina della "Lega Dei Cattivi" allora avrebbero avuto il coltello dalla parte del manico, come si suol dire. Non solo avrebbero stretto fra le dita un espediente per spezzare la sicurezza della prossima generazione d'eroi, o un ostaggio in caso quelli attuali avessero voluto tentare qualcosa di azzardato, ma sarebbero riusciti a gettare più panico e diffidenza possibile nella società, dimostrando che fra gli aspiranti heros si celavano persone come lui, fuori di testa, instabili e pronte ad unirsi ai malvagi, non era forse la situazione ideale per loro? Lo era eccome, in questo senso Bakugou era come una vincita alle slot machine e di fatto fu facile per Shigaraki ed il suo gruppo, portarselo dietro, tutto ciò di cui avevano avuto bisogno era stato di gettare un'occhiata alle pareti della stanza del biondo, che per altro non si era accorto del loro ingresso, impegnato com'era a strapparsi i capelli, in una delle più violente crisi che aveva avuto fino a quel momento e questo perché più il tempo passava, più la sua mente si sbriciolava, in assenza delle adeguate cure che avrebbero potuto evitarlo.
Himiko lo toccò leggermente su una spalla, tentando di non allarmarlo eccessivamente, gli fece un segno di saluto con la mano prima di indicare il capogruppo, un uomo dalla pelle innaturalmente pallida, screpolata e dei capelli leggermente azzurri, sbiaditi come se avanti avesse avuto davanti uno spettro, sapeva chi era, Katsuki non era un idiota, stava male, non riusciva a ragionare lucidamente o distinguere i suoi terrificanti incubi dalla realtà dei fatti, ma non ignorava l'identità di alcuni fra i più pericolosi criminali del momento, ciò però non significa che volesse combattere, era stanco, pronto a morire se fosse andata in quel modo, non si aspettava certo di essere reclutato. Tomura, inaspettatamente, allungò una mano verso di lui, con la bionda ad accompagnarlo che mimò il simbolico gesto, per poi dire: «So che stai cercando qualcuno, possiamo aiutarti e poi non vuoi vendicare la madre del tuo amico? Perché lavori al fianco di questi falsi eroi che lasciano la gente a morire, lottano solo quando l'evento è importante abbastanza da portare loro fama e denaro. Non vorresti veder crollare le cause non solo della tua disperazione, ma anche della scomparsa di Izuku Midoriya?» loro fecero quello che tutte le persone care al ragazzo esplosivo gli avevano negato in quel lasso di tempo, gli donarono la speranza di poterlo incontrare ancora, che potesse essere vivo da qualche parte e non a decomporsi in qualche anfratto del mondo e pensò che se non poteva lavare via le sue colpe, allora avrebbe potuto cercare di vendicare qualcuno dei torti che il riccio aveva subito e questo fu praticamente il motivo per il quale afferrò le femminili dita di Toga, aiutandoli a creare scompiglio e voltando le spalle a chi aveva tentato di comprenderlo in quelle lunghe settimane.
Questo è come Ground Zero, uno dei potenziali eroi più abili della sua generazione si trasformò in uno dei più violenti, spietati e instabili super cattivi, la sua ossessione a prendersela con gli heros gli aveva procurato una certa simpatia da parte di Stain "the hero killer" il quale aveva di buon grado accettato di addestrarlo ad uccidere, con una certa soddisfazione nel vederlo tagliare la gola della sua prima vittima senza il minimo segno di compassione, forse perché si trattava di uno di coloro che avevano contribuito a strappargli via Midoriya. Chiaramente la sua situazione mentale era estremamente altalenante, perciò il piano di Shigaraki di controllare il sedicenne a comando si era andato velocemente a far benedire, poiché ogni volta che aveva tentato di esercitare una qualsiasi forma di potere su Katsuki, si era ritrovato quasi con la testa staccata dal collo, peggio era stato quando s'era azzardato a stringere fra le labbra il nome del riccio, così alla fine non aveva potuto fare altro che rispettare i cambiamenti nelle propensioni della nuova aggiunta: un giorno poteva non muovere un singolo muscolo del proprio corpo, rimanendo relegato in un angolo buio della propria stanza a piangere disperatamente; quello dopo invece poteva completamente perdere la testa, ridendo senza freno alcuno e dedicarsi ai peggiori massacri mai compiuti da tutti coloro che facevano parte dell'associazione criminosa; quello dopo ancora poteva sparire per ore, tornando completamente devastato con sangue e tagli a ricoprire ogni centimetro del suo corpo, ferite che probabilmente le sue stesse mani avevano provocato, a volte per la frustrazione nel aver fallito nuovamente nel trovare Deku o magari per un sovraccarico emotivo che non riusciva a gestire. Buttarsi in quel tipo di vita senza portarsi dietro qualcuno che avesse il cuore di rassicurarlo o tentare comunque di stabilizzare la sua mente non aveva creato una grande differenza rispetto al precedente modo di passare il tempo, forse non sarebbe peggiorato in modo tanto crudele ed imprevedibile, ma sarebbe stato impossibile scorgere un suo miglioramento, più per il fatto che non credesse di meritarne uno e dunque si rifiutava di adagiarsi sulle spalle di altri alla ricerca d'aiuto.
I giorni erano proceduti in maniera piuttosto lineare, seguendo queste linee guida fino a quando la Lega Dei Cattivi aveva finalmente deciso di radere al suolo la società eroica, riversando contro la U.A. i suoi elementi migliori, fra cui proprio Bakugou, che per fortuna di Shigaraki quel giorno mostrava un ingente slancio di follia. Il combattimento ingaggiato fu devastante per gli studenti e gli eroi che si erano recati sul luogo sperando di poter contenere l'assedio, in più le telecamere delle rete televisive, pronte a trasmettere gli avvenimenti, non avevan fatto altro che diffondere panico, paura e dubbio nelle teste dei civili, che osservavano coloro che avrebbero dovuto proteggerli venir schiacciati come formiche, uno dopo l'altro e tutti riconobbero in testa al gruppo malavitoso l'ex studente, anche Mitsuki che pianse amare lacrime, sentendosi fallita come madre, incredula dinnanzi alla fredda gioia con la quale il suo bambino aveva preso la vita di All Might, colpendolo alle spalle, sotto le risate scomposte di Tomura, che urlò: «Guardate heros, uno di voi ha fatto fuori il vostro caro simbolo della pace» «Bakubro ti prego, torna indietro, puoi anco-» un grande frastuono parve spaccare il cielo, una larga lingua di fuoco si insinuò fra la folla di persone separando in due nette fazioni colpevoli ed innocenti, esatto, non c'erano solo eroi oppure solo criminali da uno o dall'altro lato, erano tutti stati giudicati secondo le loro colpe, persino Dabi si ritrovò frastornato dallo stesso lato del proprio fratello, quando uno sconosciuto vestito di nero aveva spiegato tale scissione.
«Eroi o villains è irrilevante, l'unica cosa che conta in questo mondo è il peso delle proprie azioni e oggi verrete giudicati, poiché chi permette al caos di dilagare è una piaga per questa società già marcia» la voce era ferma e solenne, mostrava chiaramente quanto l'ignoto figuro credesse in quello che diceva, alle sue spalle apparve una figura più piccola di costituzione, che tuttavia ostentava fierezza e potenza dalla posa e dal tessuto, che nonostante fosse posto in maniera da mascherare il suo fisico, non riusciva a nascondere bene la sua pronunciata muscolatura, bastò un battito di ciglia, un tempo troppo breve perché qualcuno potesse muovere un solo passo, che Shigaraki era crollato in ginocchio urlando, senza più i suoi pollici, impossibilitato nell'usare la sua pericolosa unicità e legato come un salame, tuttavia a causa della rapida fluidità dei gesti il cappuccio della mantella era leggermente scivolato, rivelando la figura semi nascosta di Izuku, dettaglio che non venne mancato dai rubini di Katsuki. Il quale sentiva una profonda gioia scalpitare nel suo petto, ma anche un terribile dolore che non riusciva a sopportare, gli doleva terribilmente la testa, come se il suo cervello si stesse dividendo in due distinte parti, ognuna con un proprio pensiero ma desideri condivisi, motivo per il quale crollò sulle sue ginocchia, con le mani fra i capelli, ormai ridotti a un ammasso rovinato e non più così folto, si strappò numerosi fili dorati ignorando il sangue che abbandonava il suo cuoio capelluto, urlò a squarcia gola come se gli stessero aprendo la scatola cranica mentre piangeva disperato, con Mitsuki che era accorsa che chiama il figlio da oltre la barricata, incapace di infilarsi nel campo di battaglia per dare una mano al figlio, il quale aveva preso a rotolarsi per terra, con lamenti terrificanti, disumani per la loro intensità, il viso arrossato dallo sforzo ed incontrollati spasmi muscolari che rendevano difficile fare qualunque cosa.
Izuku rimase paralizzato da quella visione, dopotutto non era mai stato divulgato al pubblico cosa fosse veramente accaduto a Bakugou o quali fossero le sue condizioni mentali, per questo era stato brutalmente lasciato fra i colpevoli degli eventi, sebbene realmente fosse solo una vittima della sua poca salute psichica: «Vi prego non fategli del male, lui non ragiona più, è impazzito a causa di una perdita che non è mai riuscito ad affrontare» le labbra di Kirishima, mentre pronunciava queste parole tremavano, invitando i suoi amici ad intervenire: «Non ha mai voluto dirci cosa gli è successo, ogni volta che provavamo ad aiutarlo o affrontare l'argomento ha dato di matto» Dabi, con un sospiro, si pizzicò il ponte del naso, vedere suo fratello minore disprezzare con tutto il suo cuore la propria parte di fuoco, perché ereditata da loro padre, il dolore e l'astio nel suo giovane sguardo, non era riuscito a tenersi fisso nel suo obbiettivo, era vero che aveva sofferto le pene dell'inferno per compiacere il genitore, tuttavia non era l'unico in quella famiglia ad aver patito tale trattamento e vedere come il mite ragazzino, timido e spaventato di un tempo si fosse indurito come pietra, gli aveva fatto realizzare di non essere stato migliore dell'uomo che non sarebbe mai voluto diventare, dunque si arrese e depose a favore del sofferente biondo.
«Quel tizio è completamente fuori di testa, passa dalla depressione totale, alla follia cieca verso determinate tipologie di eroi o persone, a estremi momenti di autolesionismo, una volta ero andato a controllarlo e l'ho trovato mezzo dissanguato al centro della sua camera da letto che aveva riempito pareti e pavimento con un'unica frase...» quale chiese confuso Deku, non aspettandosi qualcosa del genere proprio dal ragazzo che aveva osservato per anni e che non aveva mai dato segno alcuno di cedimento, non importa cosa avesse dovuto affrontare, in più non gli pareva che fosse morto qualcuno di importante per lui, per quanto ne sapeva l'unica persona che era sparita dalla sua vita era stato lui solamente, ma ogni dubbio si dissipò quando Dabi, ovvero Tuoya Todoroki spiegò: «Era un continuo "mi dispiace". Pare che stesse ossessivamente cercando qualcuno, che poi è l'unica ragione per la quale si è unito a Shigaraki, sperava di poterlo trovare anche se era stato dichiarato ufficialmente morto, ovviamente nessuno della lega ha mai tentato davvero di trovarlo, voglio dire, cosa gli avremmo potuto portare, un cadavere?» un dubbio terrificante ma estremamente appagante lo travolse, trattenne un sorriso macabro che si era depositato sulle sue labbra mentre suo padre, ben cosciente del passato del figlio, del rapporto con il ragazzo che ancora si dimenava sul punto di perdere i sensi ne chiese l'identità, la risposta fu quella che si aspettava, il nome di suo figlio.
Izuku, si abbassò del tutto il cappuccio rivelando la sua identità sotto gli occhi pieni di lacrime di Mitsuki, raggiunse Bakugou e disse: «Kacchan? Tutto bene?» solo i cattivi potevano vederlo, ma aveva su un'espressione di pura goduria quando lo vide scattare a sedere come un soldato, lo fissò per qualche istante come a tentare di capire se stesse avendo qualche altra allucinazione o fosse lì veramente, rimase immobile, seduto sulle proprie ginocchia, con le mani in vista puntate verso le sue cosce ed il capo basso, in una posa di totale sottomissione, singhiozzando parole sconnesse di pentimento, l'altro rise internamente, non avrebbe mai creduto di vedere un giorno le situazione fra loro due invertirsi, ma non si sarebbe preso gioco del fragile stato in cui verteva il suo ex amico d'infanzia, dopotutto anche se il suo animo s'era annerito, il suo amore non era mai svanito, sebbene fosse degenerato in un desiderio estremo di controllo, cosa che non sospettava sarebbe stato tanto facile da ottenere da qualcuno come lui. Gli accarezzò delicatamente il capo notando le nuove ferite che aveva creato, sospirò rendendosi conto di come la situazione fosse in realtà grave, poche zone di quel corpo erano prive di tagli o cicatrici, doveva fare un buon lavoro se voleva rimetterlo in piedi solo per trasformarlo nel suo cucciolo personale, ma il pensiero che solo lui sarebbe stato capace di tirarlo fuori dalla sua instabilità lo eccitava terribilmente, per questo gli sussurrò di non preoccuparsi, non lo aveva mai odiato direttamente e che se si fosse comportato bene allora gli avrebbe permesso di passare del tempo con lui, condizioni che aveva accettato senza esitazione sotto gli occhi di tutti, erano mesi che nessuno aveva più sentito la sua voce, questo però l'altro ancora non poteva saperlo.
Poco dopo arrivarono le autorità e un grosso ringraziamento venne porso alle due figure che con il loro tempestivo evento avevamo evitato una terrificante tragedia, in prima linea si era ritrovato Nezu che aveva offerto al più giovane dei Midoriya di diventare un eroe, il riccio era indeciso se accettare un meno, lo fu fino a che un poliziotto avanzò tra la folla di criminali che venivano portati in prigione, teneva saldo fra le mani un documento ufficiale che gli porse dicendo: «É una richiesta del governo, se accetterete le condizioni otterrete i privilegi qui riportati» la sua voce era annoiata, forse un po' seccata ed era ovvio che non volesse trovarsi lì in quel momento, a dover trattare con due uomini che erano ufficialmente criminali, due vigilanti per l'esattezza. Con un sospiro strinse quel documento tra le dita, trovando che in fin dei conti non si trattasse di nulla di troppo ingiusto, certo, sarebbe stato costretto a frequentare la U.A. contro la sua volontà, ma guardando alla situazione da un'altra prospettiva, questo poteva significare che sarebbe stato magari capace di cambiare la mentalità della gente dall'interno, riportando in vigore il vero significato della parola eroe, tuttavia non si decise a porre la sua firma, non prima di rendere possibile al genitore di comprendere e riflettere sulla proposta che, in maniera al quanto sorprendere, era stata rilasciata dall'apparato burocratico, che tenessero già i loro occhi su i due Midoriya?
«Cosa vuoi fare, intendo che la scelta la lascerò a te, è vero che ormai mi sono stufato di dover sempre spostarmi e non poter fare decentemente visita neppure alla tomba di Inko, ma penso che sia ben più importante la tua opinione, Izuku» Hisashi gli sorrise gentilmente passando la sua mano forte fra i ricci del figlio, avevamo la stessa morbidezza dei suoi eppure quel verde accesso lo aveva inconfondibilmente ripreso dalla madre, gliela ricordava tanto, eppure in certi modi di comportarsi gli pareva il suo riflesso, sebbene non avesse passato abbastanza tempo con lui da piccolo per poterne aver assorbito i tratti caratteriali, non gli importava un granché di come questo fosse possibile, si limitava ad essere felice.
Izuku gettò uno sguardo al biondo che tremolava come una foglia abbracciato alle sue gambe, lasciò andare un ennesimo sospiro e considerò che per poter rimanere al suo fianco, renderlo completamente suo e poter finalmente raggiungere quello che tanto desiderava allora avrebbe dovuto accettare, anche se a dire il vero lo fece più per la paura di quello che avrebbero potuto fare a Katsuki, il quale aveva dimostrato di essere ingestibile ed estremamente pericoloso in casi specifici, era certo che lo avrebbero rinchiuso da qualche parte o peggio, lo avrebbero tolto di mezzo. Fu con questa terrificante paura a scuotere le sue viscere che si affrettò a porre il suo nome sul pezzo di carta, il padre lo imitò e lo lasciò nelle mani dell'agente che se ne tornò alla stazione di polizia, confermando ai piani alti che la trattativa aveva sortito effetto.
Ci vollero un paio di settimane per sistemare l'edificio scolastico, acciuffate quei pochi che nel caos generale erano riusciti a defilarsi e far cadere ogni sorta di accusa che fosse stata rivolta ai due Midoriya, che nel mentre erano stati costretti agli arresti domiciliari nella casa che apparteneva loro, giusto per testimoniare la lor buona volontà ed evitare ogni tipo di problema che avrebbe eventualmente presentarsi a causa dell'opinione pubblica, la quale aveva fortunatamente accettato di buon grado che al ragazzo, sebbene privo di un'unicità, fosse stata data la possibilità di passare da criminale ad eroe, anche perché s'era dimostrato più valente e capace di coloro che invece avrebbero dovuto proteggerli, infatti in quei giorni miriadi di storie di persone salvate dal riccio riempirono i notiziari e l'internet, dunque sembrava che le cose stessero procedendo al meglio per tutti, beh non era proprio così.
Bakugou era stato prelevato forzatamente da degli agenti per essere condotto momentaneamente in una struttura specializzata nell'igiene mentale, qui era stato sottoposto a numerose sedute con differenti esperti che nella speranza di intuire ogni sfaccettatura della sua situazione, già chiaramente poco stabile, avevano tentato approcci in cui per lui sarebbe stato impossibile uscirsene con risposte giuste o sbagliate, usarono per esempio le macchie d'inchiostro, canzoni, fotografie e scene di film, cosa che però non funzionò bene come avevano preventivato. Il biondo si ostinava testardamente a non lasciare uscire una parola dalle labbra, preoccupati per il suo futuro i dirigenti della clinica chiamarono la madre sperando che questa potesse convincerlo, fallì ma dato che aveva assistito a quello che era accaduto alla U.A. ebbe la geniale intuizione di parlarne con Deku, il quale in una chiamata durata in un paio di minuti era riuscito a convincerlo nel essere il più collaborativo possibile, dimostrando ancora una volta che l'unico modo per poter trattare con l'altro fosse di lasciarlo nelle mani dell'ex vigilante.
In breve, quello che successe fu che Nezu, nel mentre dell'attacco, avendo visto le critiche condizioni di Katsuki, aveva fatto pressioni verso l'alto per convincere alcuni amici nel governo ad includere anche il biondo nei termini del contratto, sospettando che sarebbe potuto essere un incentivo per il riccio, unica motivazione che aveva visto approvata la sua richiesta. Per questo si sentì quasi sollevato di vedersi arrivare sulla scrivania un largo fascicolo riguardante proprio il trattamento speciale necessario per Bakugou, volendolo reintegrare nel corso di eroi e gli si spezzò il cuore quando lesse il grosso numero di problematiche che erano state riscontrate nel suo stato emotivo, perciò prima che arrivasse il giorno nel quale la scuola avrebbe riaperto, accettando fra le sue file i due protagonisti di questa storia, chiamò nel suo ufficio Izuku, che infastidito si sedette sulla poltrona dinnanzi alla scrivania.
«Perché sono qui? Non mi sembra il caso di ricevere una predica sul fatto che avrei potuto salvare determinati eroi ancora una volta...» l'animale super intelligente si limitò a stampare sul proprio viso un sorriso di scuse, offrendo una tazza di tè al giovane, gli spiegò che non lo aveva convocato per nulla del genere, pregandolo di perdonare i suoi cocciuti colleghi, poi giunse alla parte più importante della conversazione: «Come saprai sei stato incaricato di curare la stabilità mentale di Bakugou Katsuki, ho solo pensato che fosse necessario che ti venisse spiegato nel dettaglio quali sono le condizioni del ragazzo oltre che quelle che riguardano la tua sistemazione all'interno della struttura e quant'altro, in modo che non ti troverai impreparato domani» a quelle parole l'ex vigilante parve rilassarsi, mostrando una certa cortesia nel chiedere venia per la sua avventata predizione, non era più abituato a chi lo trattava come un essere umano degno di essere rispettato.
«Innanzi tutto voglio ringraziarti per prenderti cura di un mio studente e spero potrai gestire la sua terribile condizione» quelle parole sorpresero davvero Izuku mi non disse nulla: «Il suo problema purtroppo è sempre stato che le persone al suo fianco non hanno mai capito davvero di cosa necessitasse, tendeva a nascondere il suo animo più eroico di quanto volesse dare a vedere, tuttavia nei mesi in cui ha frequentato le lezioni ha dato prova innumerevoli volte di avere un cuore tenero, meritandosi l'affetto da parte dei docenti e amici, ma non credo che avrai necessità di sentire queste cose da me. Immagino di dover procedere a spiegare cosa mi è stato riferito dalla clinica nella quale è rimasto, solo domani uscirà, scortato fino a qui, purtroppo non sono riuscito a fare di meglio per lui...» «Quindi sei stato tu a permettere che Kacchan venisse inserito nei termini e ci fosse la possibilità che venisse quantomeno tutelato?» Nezu gli rivolse un cenno con il capo, sorrise all'udire il nome infantile che l'altro aveva usato con tanta tranquillità, sembrava proprio che lo avesse a cuore e che non dovesse tenere per l'incolumità del ragazzo esplosivo.
«Katsuki è stato diagnosticato con vari disturbi fra i quali: l'ansia da separazione che è una condizione psicologica in cui la persona affetta mostra un'ansia eccessiva al momento di lasciare la propria casa o di separarsi da persone a cui è particolarmente attaccato, consiste nella manifestazione inappropriata ed eccessiva paura e malessere al momento di separarsi da una specifica figura di riferimento ed inoltre può avere conseguenze estremamente negative su ogni aspetto della vita di chi ni è affetto, anche a livello di salute; in oltre ha una tendenza alla psicosi, ovvero un'interpretazione abnorme e alterata della realtà, che sarebbe la causa primaria degli eccessi di violenza mostrati in passato, come risultato del grande stress a cui è stato sottoposto, i medici ci hanno riferito che se il suo stato mentale dovesse peggiorare ancora una volta allora rischierebbe di sviluppare la schizofrenia, psicopatia o altre patologie psicotiche che sarebbero estremamente difficili, se non impossibili da trattare...» si interruppe bevendo qualche sorso della propria bevanda, tentando di fare il tempo al suo ascoltatore di metabolizzare le informazioni che aveva riversato su di lui, cercando di essere più diretto ed esaustivo possibile.
«Capisco, dunque devo tentare di tenere gli stimoli esterni o ogni fattore di stress al minimo per evitare che incorra in altre crisi psicotiche, giusto?» «Precisamente e dato che Bakugou soffre anche di ansia da separazione, palesemente legata a te, dovrai essere sempre nelle vicinanze, molto probabilmente meglio a portata di vista per evitare qualche crisi, a dire il vero pare che ne abbia sperimentate di davvero forti nel periodo obbligato d'osservazione medica. Dato che gli è stato proibito di avere un qualsiasi contatto con altri eccetto la madre, lei ha provato a mitigare la cosa con cose collegate a te, sembra che abbia funzionato per qualche giorno, ma oggi ha cominciato nuovamente ad avere attacchi di panico e problemi respiratori, fortunatamente da domani in avanti la situazione dovrebbe potersi dire risolta. Ora perdonami, non ho terminato le spiegazioni riguardo i suoi problemi...» «Ce ne sono altri?» chiese estremamente preoccupato, incredulo ma ancora estremamente felice per quello che aveva sentito, ormai Katsuki non poteva più vivere senza di lui, certo non era un bene per lui, non gli piaceva che il biondo soffrisse tanto terribilmente, ma una parte di sé provava un piacere inesplicabile.
«Purtroppo Bakugou presenta anche la depressione atipica si manifesta con sintomi quali: attacchi di panico , iperinsonnia e sonnolenza continua durante il giorno, iperfagia e aumento di peso, irritabilità, alta sensibilità al giudizio degli altri e alla perdita o al distacco da un familiare, tutti sintomi che vengono a peggiorare con l'arrivo della sera ed infine ha mostrato anche tendenze al masochismo psicologico, il quale consiste in una ricerca consapevole o meno di sofferenza fisica o mentale e può esprimersi attraverso comportamenti di auto-sabotaggio e autopunizione, si tratta di condotte autolesive ricercate dal soggetto che nel tempo è arrivato a conferire loro un significato di piacere. Il dolore diventa un modo per ottenere il piacere perché alcune condizioni passate di sofferenza sono state iscritte nella memoria del soggetto come piacevoli, per questo si rivela estremamente appagante per il soggetto. Secondo gli psicologi pare che le estreme tendenze autolesionistiche riscontrare in lui gli abbiano consentito di bilanciare il suo stato depressivo, evitando fino ad ora tentativi di suicidio... hanno espresso la loro preoccupazione in merito poiché se la situazione non dovesse migliorare anche con le terapie mediche allora c'è il rischio di...» il prese non voleva nemmeno immaginare un giorno di ritrovarsi il corpo privo di vita del biondo fra le braccia, aveva già sofferto abbastanza per quanto lo riguardava.
«Immagino di dover controllare che prenda regolarmente i suoi farmaci, oltre alle altre cose...» disse con tono grave, non immaginava quanto profondamente avesse sconvolto l'esistenza di Katsuki ed essere messo davanti all'evidenza dei fatti cancellava quei rimasugli di voglia di vendicarsi che nel tempo s'erano aggrappati ai suoi pensieri, la situazione era già terribile di per sé e non voleva rischiare di vedersi scivolare dalle dita la persona amata solo perché non era stato capace di comprendere la situazione nella quale si trovava, sospirò chiudendo le mani fra loro, fissò con serietà l'animale e promise: «Non si preoccupi preside Nezu, mi assicurerò personalmente che nulla e nessuno possa causargli il ben che minimo danno, anche si tratti di lui stesso» un sorriso gentile gli venne rivolto in risposta oltre che delle parole di sollievo, successivamente ebbero una conversazione abbastanza noiosa sui dettagli tecnici come le uniformi, il funzionamento dei dormitori implementati dopo l'attacco della L.O.V. e le varie informazioni di cui il riccio avrebbe necessitato nei seguenti anni di frequentazione, solo verso le sei di sera fu lasciato libero di rincasare, accompagnato dai due poliziotti che l'indomani, sarebbero stati finalmente liberi di evitare il turno di notte, dato che anche il padre del ragazzo avrebbe alloggiato all'interno dell'istituto, sebbene in una sezione separata. Non si aspettava mica di trovarsi Mitsuki ad attenderlo, con le mani incrociate al petto e gli occhi furibondi fissi su di lui, quella donna quando lo desiderava sapeva essere terrificante e sebbene fosse stato espressamente vietato ai Midoriya di avere contatti diretti con dei civili, le guardie non ebbero il coraggio di interrompere la bionda quando puntò con foga verso Deku, il quale intuiva cosa ella volesse dire, chiedere o quali minacce desiderasse porgli.
«Perché te ne sei andato in questo modo ambiguo, senza avvisare nessuno e soprattutto senza dire nulla a Katsuki! Hai visto come s'è ridotto a causa del tuo egoismo» fu interrotta dall'espressione a dir poco iraconda che aveva preso posto su quel volto normalmente estremamente cordiale e dal gelido modo di porsi che le rivolse nel rispondere: «Perché mai avrei dovuto avvertire la persona che capitanava i miei bulli e mi ha anche suggerito di suicidarmi? Che poi siamo onesti, che diritto hai tu di farmi una lavata di capo quando non hai neppure notato lo stato terribile di tuo figlio, non ti permetterò di usarmi come capro espiatorio per alleviare i tuoi sensi di colpa. Invece di pensare a me, perché piuttosto non ti focalizzi sul tuo di carattere, che credo sia uno dei motivi per i quali Kacchan ha tanta difficoltà ad esprimere i propri sentimenti» e proprio come si aspettava dalle labbra spalancate della madre dell'altro non uscì neppure un verso, non aveva modo di provare ch'egli avesse torto, per il semplice fatto che non era così; perciò strinse i pugni, ricacciò indietro le lacrime e soppresse il bisogno di scoppiare in un pianto sconsolato, stretta dalle braccia di Masaru che si limitava a piegare il capo in segno di scuse, mentre ella diceva: «Scusami...io non avevo idea che lui avesse...no, non è una giustificazione, non avrei dovuto incolparti in ogni caso e hai ragione. Però ti prego, prenditi cura di lui, ora so che ti ha trattato terribilmente ma-» «Non c'è bisogno che tu dica altro zia, ho esagerato anche io ma sono molto stressato in questa settimana, non ho saputo trattenermi. In ogni caso non ho mai avuto veramente intenzione di fargli del male e non permetterò che gli capiti nulla, è una promessa» questa volta aveva parlato con un sincero piegamento di labbra e una luce leggermente macabra nello sguardo, la quale non aveva una connotazione estremamente negativa, sussurrava semplicemente di una determinazione pericolosa, come se fosse pronto a distruggere ogni ostacolo sulla sua strada e si, era così.
Il giorno dopo era fermo davanti i cancelli della scuola, era arrivato mezz'ora prima per restarsene con lo sguardo fisso sulla strada, sperando che avrebbero portato prima Katsuki, si sbagliava, perciò fu costretto a subirsi le continue domande poste dagli altri componenti della sezione A, fin troppo ossessionati su come avesse fatto un senza unicità a rendere inoffensivo uno dei criminali più pericolosi del Giappone in un lasso di tempo tanto corto, un po' lo infastidì il rendersi conto che erano più fissati su quel lato che sulla sua personalità, eppure non era arrabbiato poiché erano solo genuinamente curiosi, non cercavano di essere maliziosi nel focalizzarsi tanto nell'essere quirkless. Erano fin troppo allegri, ma presto tale fermento si acquietò quando si avvicinò un'automobile al cancello scolastico, ora deserto perché le altre sezioni erano già state trascinate nelle loro classi e dormitori dai professori, non sembrava che Kirishima o gli altri, tra cui Iida e Momo, sapessero chi stava venendo trasportato lì, perciò i loro occhi si sbarrarono quando videro la familiare chioma bionda, un po' meglio messa della settimana antecedente, spuntare dalla portiera posteriore, accompagnato da due grossi infermieri, i quali stavano sorreggendo il suo corpo debole per fare in modo che non crollasse a terra, Izuku si accorse subito delle sue ginocchia tremanti, motivo per il quale si affrettò a riafferrarlo una volta che i due uomini se ne furono andati, lo chiamò in un sussurro per controllare che le sue capacità cognitive fossero apposto e che non fosse vittima di una piccola crisi psicotica, fortunatamente parve rispondergli, seppure in modo appena evidente.
«Ragazzo, ti serve una mano per condurlo nella stanza che condividerete?» domandò Aizawa, ignorando appositamente le mille domande che stavano uscendo dalle bocche dei suoi studenti, non ottenne una risposta dal riccio, che invece afferrò con pochi fluidi movimenti spalle e ginocchia di Bakugou, prendendolo in braccia a mo' di sposa scuotendo la testa: «No grazie, mi bastano delle indicazioni e credo che ora Kacchan sia sotto sedativi, potrebbe essere negativo per la sua salute dopo le ultime precauzioni essere circondato da tanta gente» il moro si trovò completamente d'accordo, si fermò per un attimo a riflettere poi ordinò a Iida di accompagnare gli altri in classe, mentre lui spiegava ad Izuku dov'era situato il dormitorio, mostrandogli la strada e il modo più veloce per contattare un docente in caso ci fossero stati dei problemi con la salute di colui che si portava appresso senza alcuno sforzo. Appena superata la porta si accorse del letto matrimoniale e a differenza di quello che il professore si aspettava non si lamentò, si limitò ad adagiare delicatamente Katsuki sul materasso, per poi cominciare a sistemare in maniera estremamente organizzata non solo i suoi oggetti, ma anche quelli altrui, terminando le ultime tracce della conversazione con l'uomo, che poi s'era affrettato a raggiungere la propria classe.
Seppur controvoglia aveva spiegato che d'ora in avanti il ragazzo dalla chioma smerldina si sarebbe preso cura di Bakugou ed ogni suo bisogno, che era imperativo non separarli ed evitare in ogni modo possibile di agitare il biondo, poiché come ovvio dai suoi scorsi comportamenti non presentava una salute stabile abbastanza per affrontare normalmente la quotidianità, mentre questo avveniva lentamente il senso di confusione provato dall'ex criminale si stava dissolvendo, di quello che era accaduto nei minuti precedenti non aveva compreso molto, era riuscito a focalizzare la sua attenzione solamente sulla presenza dell'unica persona che avrebbe potuto aiutarlo, questa fu l'unica motivazione dietro la calma che dimostrò nel tirarsi a sedere sul letto, combattendo attivamente contro la stanchezza e il mal di testa che lo aveva assediato fin dalla sera precedente. «Come ti senti Kacchan?» «Bene...» rispose chiudendo gli occhi, godendo delle dolci attenzioni che gli vennero dedicate dal tocco gentile di Deku fra i capelli ancora troppo radi, pensò che se a lui piacevano allora avrebbe fatto del suo meglio per tentare di non strapparseli più. «Ti sei davvero ridotto in questo modo solo per me?» «S-si...» balbettò nervosamente, non voleva apparire patetico davanti a lui, cominciò ad agitarsi ma terminò con il rilassarsi velocemente quando si sentì abbracciare, inspirando l'odore di muschio e menta emanato dall'altro, affondò le dita tremolanti nel tessuto della sua maglia chiara sentendolo dire: «Non prenderla male, non ti stavo schernendo, ero solo sorpreso e ora dimmi, cosa provi esattamente per me?» un rosso intenso prese a vagare per il suo volto pallido in maniera insalubre, lo aveva realizzato quando il dolore gli era calato addosso soffocandolo, aveva bisogno della sua presenza come dell'ossigeno, sentiva ormai di dipendere completamente dalla sua figura, con un senso di calore familiare a lasciarlo interdetto, poi mano a mano che i mesi erano trascorsi non aveva potuto più ignorare l'entità della sua ossessione. Faticò molto a costringersi a separarsi, seppur di qualche millimetro, dalla confortante posizione per bisbigliare: «Credo... sono abbastanza sicuro di amarti» era pronto a una grassa risata venir fuori dalla bocca dell'ex amico d'infanzia, sapeva di meritarselo e che non avrebbe potuto prendersela dopo quello che aveva fatto ed era poi diventato, per questo venne completamente stravolto dal bacio vorace che lo vide sottomesso all'irruenza di Izuku, il quale aveva afferrato le sue guance con decisione, spingendole contro il proprio volto, picchiettando insistentemente sul labbro inferiore, mordendolo anelante per approfondire quel gesto di puro peccato, così risuscì a far scivolare la lingua nella bocca dell'altro, esplorandola e strappandogli qualche sonoro gemito.
«Sono felice che finalmente ricambi i miei sentimenti, ma se vorrai cominciare una relazione con me dovrai rispettare le mie regole e fare tutto quello che ti dico, va bene?» domandò con gli occhi verdi che splendevano di un'inclinazione dominante pericolosamente seducente, passò le dita sotto il mento di Bakugou, obbligandolo a guardarlo, seppure con sguardo languido, le labbra dischiuse, impegnate in ansimi increduli, testimoni di come si fosse perso nel momento e solo per questo gli concesse una manciata di secondi prima d'esigere una risposta, la quale arrivò con una sicurezza piacevolmente inattesa: «Farò qualsiasi cosa, però ti prego, non abbandonarmi di nuovo» le preziose lacrime che sgorgarono dai suoi occhi scatenarono un caldo sorriso nel riccio, che fece un cenno con il capo, porgendogli un collare nero con un anello nel mezzo, era cambiato, indubbiamente, ma una cosa fondamentale era rimasta la medesima, il suo più grande desio era quello di possedere in maniera esclusiva il vulnerabile ragazzo che gli era davanti ed ora che ne aveva la possibilità non se la sarebbe lasciata sfuggire, voleva legarlo a sé in maniera simbolica, che fosse testimonianza viva dell'attiva sottomissione di colui che un tempo lo aveva calpestato: «Se lo metterai non potrai più toglierlo a meno che non sia io a permettertelo, significa che mi apparterrai completamente e a me soltanto ed io, finché sarai bravo, non ti lascerò più» uno sguardo rosso, come in passato, ma non più sicuro e orgoglioso, era invece timido e titubante, Bakugou non riusciva a credere che gli sarebbe bastato accettare a tali sciocche condizioni per avere la gioia più grande della sua vita: «Me lo prometti?» «Certamente» «Accetto» e fu così che Izuku cominciò ad allenare il suo amato Kacchan in un perfetto cagnolino, pronto ad eseguire ogni suo comando, dentro e fuori la camera da letto. Aveva scoperto che questo tipo di relazione, amministrando delle punizioni qualora l'altro mancasse di rispettare un suo ordine e un lavoro che doveva portare a termine, era un buon metodo per tenere a bada le sue tendenze masochistiche, in più il fatto che fossero sempre insieme aveva sanato quasi completamente la sua depressione, la sua ansia da separazione e la psicosi, certo, i farmaci erano stati importanti, ma senza la presenza di Midoriya sarebbero stati completamente inutili, questa è la storia di come Izuku è riuscito a compiere il suo sogno d'infanzia, diventando l'eroe numero uno, accompagnato dal suo amato Kacchan alla seconda posizione, che per altro non mostra segni dei quattro disturbi attualmente dormienti, che però si mostrano non appena si allontana troppo dal proprio compagno.
Izuku ha dovuto perdere la propria madre, le proprie ispirazioni per trovare il padre e una grandissima forza, che lo hanno reso il simbolo di tutte quelle persone che secondo la società non possono compiere nulla; allo stesso modo Katsuki ha dovuto perdere in un primo momento Deku, per potersi rendere conto di quanto fosse importante per lui, per riscoprirsi migliore di come s'era comportato a causa di cattive influenze, ha persino dovuto perdere la ragione per poter scoprire la parte più intima della sua personalità e alla fina ha trovato l'amore della sua vita e persone sulle quali contare. Entrambi hanno dovuto perdere per trovare.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro