Per te piegherò le leggi del mondo
Ci tengo a fare una precisazione per i lettori di questa raccolta: io tendo a prediligere in questa coppia Deku come figura dominante, di conseguenza ci saranno numerosi casi di questo tipo. Se desiderate invece vedere Katsuki prendere le redini, allora vi invito a scriverlo nei commenti e vi prego di non essere timidi, se avete qualche idea che vorreste vedermi sviluppare, proponete pure ed io farò il possibile. Spero mi perdonerete questa piccola nota, io ora vi ringrazio per l'attenzione e vi lascio alla lettura.
«No! Non voglio andare a dormire ora, voglio che me la racconti di nuovo, non mi addormenterò se non lo fai!» urlò il bambino sbattendo freneticamente gli arti contro le coperte che lo proteggevano dal gelo invernale, in risposta una lieve risata echeggiò fra le mura bianche della cameretta,l'artefice di quel suono cristallino si fermò appoggiandosi allo stipide della porta, per poi gettare uno sguardo di compassione sull'altra persona lì presente, la quale appariva chiaramente esasperata a causa dei capricci notturni del piccolo.
«Oh andiamo, raccontagli quella storia e falla finita. Certo che questa piccola peste ha preso proprio da te... Trovo incredibile come riusciate a fissarvi sulle cose più sciocche: lui sul voler sentire un racconto che già conosce a memoria, tu ne non volerlo ripetere...» sospirò appena massaggiandosi il ponte del naso, lasciò la frase in sospeso facendo presagire che aveva altro da aggiungere: «In tutto questo però, c'è qualcosa che non stai mettendo in conto» «Cosa?» «Lui è un bambino, tu sei un adulto» all'udire quelle parole pronunciate con scherno, il suo interlocutore arricciò il naso, non sapendo come controbattere, ma alla fine fingendosi offeso mormorò un "tanto prendi sempre le sue difese" per poi decidersi a soddisfare le richieste del piccolo spettatore.
«Allora bisogna cominciare dal principio, da un tempo molto lontano...» la narrazione aveva un tono solenne, chi se ne stava occupando non si preoccupò di celare il proprio godimento nel riportare alla mente quegli avvenimenti, cosa che provocò un'altra lieve risata dalla figura celata dall'oscurità del corridoio, la quale scosse la testa di fronte all'irragionevolezza dell'improvvisato cantore, tuttavia non disse una parola e si limitò a sedere ai piedi del piccolo letto.
La storia cominciava quando gli esseri umani erano semplici creature prive di ogni abilità, tuttavia improvvisamente iniziarono a nascere degli individui con caratteristiche particolari e nel giro di pochi mesi il fenomeno si diffuse su larga scala per l'intero globo, obbligando l'umanità spaesata a riconoscere tali peculiarità come delle mutazioni che parevano inspiegabili. Alcuni scienziati tentarono d'analizzare quello che stava accadendo con quanta più oggettività possibile, ciononostante non poterono che rimanere sbigottiti nel notare che i nuovi nati avevano la struttura del D.N.A. alterata rispetto a quella comune. Non si trattava di una comprensibile e non così rara attivazione anomala di alcuni geni costituenti, fu invece il caso di uno stravolgimento nella disposizione delle basi azotate, della presenza di fattori genetici prima assenti e persino d'un migliorato processo di duplicazione dell'acido disossiribonucleico (DNA), cosa che si tradusse con una più lenta decadenza dell'organismo con l'aumentare degli anni. Il fattore responsabile dell'invecchiamento era già stato identificato molto tempo prima grazie all'analisi della struttura genetica e cellulare, la scienza all'epoca aveva compreso che questo processo di declino del corpo era dovuto all'accumulo di numerosi errori che si collezionavano negli anni nella duplicazione del D.N.A.. Per capire meglio questo concetto ci basta immaginare i nostri caratteri costituenti come una stampa a caratteri mobili (si tratta di una primitiva forma di stanza che aveva degli stampi in legno che potevamo essere predisposti in schemi differenti per creare delle parole), a forza di utilizzarli nel ripetere la stessa identica disposizione di lettere dell'originale disposizione, si possono accumulare degli errori e gli attrezzi si usurano, ciò provocherà un progressivo deterioramento della qualità della stampa, finché questa sarà illegibile.
Le improvvise mutazioni si fecero sempre più presenti nell'umanità, mano a mano che le generazioni si susseguivano, facendo sfumare come vaghi ricordi quei tempi antichi in cui non potevano volare, non possedevano ali ed erano privi di unicità oltre che della loro seconda natura. Grazie ai miglioramenti tecnologici infatti fu possibile eseguire test e ricerche avanzate, capaci di mostrare come si fosse sviluppata delle branche secondarie nel codice genetico degli esseri umani e a causa delle incredibili somiglianze con delle figure mitologiche già esistenti, queste presero il nome di: angeli e demoni.
I primi presentavano, almeno nella maggior parte dei casi, una debole pigmentazione come le popolazioni che erano solite vivere nel nord Europa, prima della manifestazione di questi cambiamenti s'intende. Dunque non è difficile immaginare che la maggior parte di questi individui avesse la capigliatura dorata o comunque di qualche tinta poco intensa, le iridi solitamente erano dello stesso colore del cielo terso in estate, oppure rimandavano al caldo sangue appena versato, caratteristiche completamente in armonia con la pelle diafana, l'aureola posizionata sopra al capo ed in fine con le ampie ali di un bianco purissimo. Gli angeli risultarono avere una grandissima affinità con la natura, terapeutici per l'ecosistema, tanto che l'equilibrio biologico della Terra venne completamente ristabilito, anche se ad aver in gran parte contribuito è che la maggior parte dei mezzi di trasporti divennero superflui; per questa ragione questi si stabilirono nelle zone rigogliose, dal clima caldo o mediterraneo, sebbene la loro presenza portasse la natura ad una crescita quasi incontrollabile ed eccessiva.
I demoni invece avevano caratteristiche generalmente opposte: presentavano una forte pigmentazione nella capigliatura e nelle iridi, tuttavia per quanto guardava l'epidermide potevano presentare differenti colorazioni, ma sempre più scure di quella dell'altra categoria sebbene non fosse troppo rara la presenza di diavolo albini. Tutti gli appartenenti a questo sub genere avevano un paio di corna scure che spuntavano dalla fronte o dai lati del capo, le pupille degli occhi solitamente erano allungate come quelle dei gatti, potevano anche presentare delle zanne appuntite oltre che a delle larghe ali da pipistrello e delle code di variabile lunghezza, più grande debolezza del genere domoniaco. I diavoli non si opponevano agli angeli solo a causa del loro aspetto ma anche a causa delle loro abilità, infatti ovunque andassero la natura deperiva, motivo per il quale si spostarono nelle zone più inospitali del globo, dai deserti ai poli terresti, ciononostante furono in grando di procurarsi dei capi di bestiame che, non senza fatica, riuscirono a trasformare in allevamenti capaci di saziarli.
E nonostante queste due nuove razze rispettassero le definizioni presenti nella cultura religiosa, l'appartenenza ad una di questa non delineava i comportamenti e neppure la personalità degli individui, cosa che permise di stabilire un rigido sistema di leggi che venivano fatte rispettare dal grande arcangelo e dal re dei demoni. Questa ripartizione del potere era principalmente dovuta al fatto che la prima legge nel codice angelico e demoniaco era che le due diverse categorie non potevano interagire per alcuna ragione superati i quindici anni; ciò fu dovuto al fatto che quelle creature eteree erano risultate essere un cibo prelibato per gli istinti inarrestabili dei diavoli e dopo numerosi incidenti s'era optata per questa decisione, allora perché aspettare una decade e mezza?
La risposta si trova in uno degli elementi più inspiegabili di queste mutazioni: gli studiosi notarono piuttosto velocemente che le caratteristiche presentate dai bambini o i loro antenati non erano indicativi della natura secondaria che avrebbero poi sviluppato una volta arrivati alla prima maturazione che avveniva per l'appunto alla soglia dei quindici anni. Ciò significa che un bambino nato con le corna sarebbe potuto diventare un angelo in base a come si sarebbe sviluppata la mente dell'individuo, basandosi sugli istinti sprigionati dalla natura sua più intrinseca, che poi avrebbe permesso il pieno sviluppo come una di queste due razze. A pensarci bene, il fatto che i bambini crescessero insieme e che fosse loro consentito mantenere vivo il legame, sebbene in maniera strettamente telematica dopo la maturazione, era una buona soluzione per evitare il razzismo e le diseguaglianze. Fu precisamente quello che permise la continua pace fra le due popolazioni, ma questo non significa che non ci fossero dei lati negativi in queste convivenze e divisioni. Poteva infatti succedere che coloro che avevano genitori di un sub genere si sviluppassero diventando dell'opposto, cosa che forzava il bimbo a staccarsi dalla propria famiglia per ritrovarsi in un ambiente culturalmente differente, per non parlare delle numerose sofferenze causate da amori impossibili.
Fu in questa realtà che nacquero Katsuki Bakugou ed Izuku Midoriya, due bambini che non potevano essere più differenti l'uno dall'altro: il primo era sicuro di sé, dalla personalità travolgente, quanto prepotente che si divertiva nel mortificare chi gli era inferiore, deridendo gli altri da dietro i suoi occhi rubino, la pelle nivea e le ciocche bionde; il secondo gli si opponeva nell'ostentare una certa timidezza ed insicurezza nel compiere qualsiasi azione, era gentile con chiunque non importa i torti che subiva o con quanta acidità veniva deriso, lasciava tutto scorrere con un ampio sorriso ad illuminargli il viso lentigginoso e gli occhi smeraldini.
I due si incontrarono nel territorio neutrale, le due specie non erano mai riuscite a trovare un accordo su come denominarlo.
Quando i piccoli raggiungevano l'età di quattro anni venivano accompagnati in questo luogo dai loro genitori, che lasciavano loro qualche bagaglio riempito con le cose più importanti in loro possesso giacché erano gli insegnanti ed il personale lì presente ad occuparsi di tutte le necessità dei bimbi, facendo in modo che questi avessero un'equa esposizione sia alle conoscenze demoniache che angeliche, in modo da potersi sviluppare correttamente, evitando qualche strano incidente.
I protagonisti di questo racconto si videro per la prima volta nella classe che condividevano e ben presto Katsuki si fece notare, con quel piccolo corno che forava la sua fronte diafana, come un monello irreprensibile dalle spiccate doti fisiche e magiche, che però aveva un pessimo temperamento, motivo per il quale risultava estremamente popolare tra coloro che venivano dalle famiglie demoniache. Ben presto egli dimostrò una tendenza inspiegabile nel tormentare il ragazzino timido dalla chioma riccia che sedeva sempre al primo banco, egli non parlava molto con gli altri ma faceva quello che poteva per aiutarli quando ne avevano necessità, sorrideva sempre sotto quelle dolci lentigini che, come stelle, gli puntinavano il volto e risultava piuttosto capace nello studio, tuttavia non aveva nessuna caratteristica che lo identificasse come un diavolo o come una creatura celeste, ne tantomeno aveva mostrato doti fisiche o abilità particolari, ritrovandosi bersagliato dai bulli.
Il povero Izuku si rattristò molto nel notare come progressivamente l'atteggiamento di Bakugou, che inizialmente era stato amichevole nel suo continuo schernirlo, fosse peggiorato assumendo risvolti sempre più violenti ed indomabili, tanto che le volte nelle quali il corpo del più basso si riempiva di lividi arrivarono ad una frequenza allarmante. Nonostante ciò però, non venne considerato dal personale del territorio neutrale, dato che il bambino sembrava presentarsi come un comune essere umano, una forma debole e obsoleta di vita che, ai loro occhi non aveva valore, dunque perché curarsene se la sua esistenza sarebbe stata breve come un battito di ciglia?
Era così giovane eppure dovette ingoiare un amaro boccone che la vita lo obbligò ad addentare, gli si palesò come le differenze non venissero mai accettate, come ci si mascherasse sotto un velo di falsa gentilezza ed ipocrita pace. Izuku Midoriya si accorse che tutto dipeneva sempre e solo dalla propria forza e dalla capacità del singolo di impiegare la sua astuzia nel piegare i nemici. Egli crebbe in questo clima crudele nel quale per sopravvivere dovette sviluppare un arguto occhio critico, che lo rese abile nel distinguere facilmente i punti deboli dei suoi numerosi aggressori, riuscendo in qualche modo a svignarsela dalle situazioni peggiori, tuttavia questo non fece altro che piantare il seme dell'ira nel suo animo, originariamente puro come la bianca luce degli alstri nel cielo. Si trattò di un cambiamento obbligato che riuscì miracolosamente, tanto che al compimento dei suoi dodici anni fu persino capace di mettere in imbarazzo il biondo, usando la sua debolezza al clima gelido dell'inverno per avere la meglio su di lui, cosa che gli fece guadagnare il rispetto di questultimo e in premio ottenne di poter trascorrere i suoi ultimi anni lì tranquillamente.
Katsuki rimase interetto dall'improvviso mutamento che scorse in colui che aveva denominato Deku, la verità era che negli anni aveva sempre seguito con lo sguardo quella figura impacciata e tanto docile di natura, era come se una parte di sé fosse stata incapacitata di distrarsi dallo studiarlo. Ciò lo lasciò con un miscuglio fra rispetto, ammirazione o forse qualcosa di più simile alla gelosia, che nel suo petto si erano mescolati in un'icomprensibile baraonda di sussurri, che non riusiciva a districare e che nella sua immaturità giovanile, tradusse come pura rabbia, scaricandogliela addosso senza riguardo alcuno. Fu solo quando il riccio calpestò senza pietà il suo orgoglio che Bakugou riuscì a scorgere un mutamento irreversibile in quello sguardo, una volta acceso, ch'era degenerato invece in una palude melmosa pronta a risucchiare chiunque avesse fatto l'errore d'inciamparvi e una stretta al cuore lo colse impreparato, scendendo pericolosamente lungo il suo busto, per poi sottrargli il respiro e l'appetito. Cosa era successo a quella luce vitale che brillava come il cileo notturno? La risposta a quella domanda il biondo la conosceva bene, tuttavia nel suo ostinato egosimo tentò di sviare la propria attenzione dall'angosciosa sensazione di rimorso che aveva preso a diffondersi fra i suoi pensieri, mutandoli arrivando a corroderli completamente nel passare del tempo, fino a quando non gli divenne impossibile continuare a fuggire dalla realtà dei fatti.
In questo modo giunse il tredicesimo compleanno di Deku ed incredibilmente quel giorno tutti lo avevano festeggiato, ormai le sue abilità erano ovvie a tutti, così nessuno ebbe più il coraggio di maltrattarlo e neppure d'ignorare la sua esistenza, cosa che agli occhi del ragazzo parve essere estremamente ridcola, ma con un sorriso fasullo accolse le attenzioni, ormai conscio d'aver compreso quanto sudicia fosse la società nella quale era stato gettato. Nonostante ci fosse una festa in suo onore sfruttò l'agitazione generale per dileguarsi dalla piazza della citadina nella quale risiedeva, si allontanò dalla falsità che lo aveva asfissiato, dalla musica troppo alta e dalle occhiate curiose delle persone inopportune che lo scrutavano in maniera irritante, poi con un sospiro sollevato passeggiò per le strade notturne, ammirando il firamento oscuro, macchiettato da piccoli diamanti, lasciando che i suoi piedi decidessero dove condurlo, senza far sapere nulla alla sua mente amareggiata dalla consapevolezza.
Midoriya si destò dai propri pensieri solo quando si accorse che le sue gambe s'erano fermate, allora curioso sporse in avanti il capo e scrutò il paesaggio che lo avvolgeva come le morbide pennellate di un quadro di Van Ghogh. Notó d'essere immerso in una quiete quasi surreale, inebriato dal profumo dell'erba umida che solleticava le sue narici, odore che accompagnava il suono rilassante delle placide acque del fiume, le quali scorrevano sinuose come una fila armoniosa di danzatrici, che si esibivano liete sotto un pubblico di piccole lucciole, che come gocce d'oro liquido illuminavano quello spettacolo incantevole , rivelandosi come un balzamo calmante per il suo spirito ormai irrequieto e scontroso.
Respirò senza fare rumore, come se il più piccolo dei suoni avesse potuto infrangere quel raro momento d'equilibrio, dunque chiuse per un breve attimo gli occhi desiderando di potersi crogiolare nella piacevolezza di quel fugace istante, percependolo correre come sabbia fra le sue dita, le quali disperate tentavano di trattenere quelle minuscole parti che un tempo erano state pezzi di montangne insormontabili e quando li aprì non si aspettò di ritrovarsi con il fiato sospeso nei polmoni immobili, ammaliato come fu Ulisse dal canto delle sirene. Una nuova sensazione cominciò a strisciare nel suo animo oscurato, portando un raggio di letizia dove da anni risiedeva solo un'acidità implacabile e fu come se il tempo si fosse fermato, catturandolo in quel magico momento, capace di far formicolare ogni cellula del suo essere, lasciandolo impietrito, confuso e scosso da una piacevole agitazione, la quale si manifestò pizzicandogli in maniera irregolare il retro dello stomaco, con una vampata di rassicurante tepore che gli concesse di non gelare sotto al freddo spirare della brezza estiva.
E fra gli alti alberi dai tronchi irregolari, la complessità di quel magnifico paesaggio, che però appariva solo come uno sbiadito elemento secondario ai suoi occhi stregati, riconobbe la figura di Katsuki che si ergeva fiera nell'emergere dall'acqua, accarezzato dai raggi della Luna che con malizia aveva fatto splendere la sua pelle come fosse stata un prezioso gioiello, tanto che Deku sentì il cuore palpitare violentemente nel suo torace. Avvertiva il muscolo irrequieto nel pompare fin troppo sangue nel corpo che gli si fece bollente, quasi smanioso nel muoversi ed avanzare, anelante nell'ammirare più da vicino quel fisico statuario nonostante la loro giovane età. Non desiderava avere con lui alcuna interazione, spaventato che la poesia di quel singolo attimo sarebbe potuta andare persa, come divorata dalle fiamme che in quel preciso istante erano divampate nel suo essere. Bruciando vive come mai prima d'allora consumavano tutto quel nero che aveva nascosto il suo io più intimo e rimase lì fermo per un tempo inquantificabile, neppure lui seppe quanto lungamente fosse stato catturato da quell'erculeo essere dalla chioma dorata, prima che le sue iridi scarlatte si posassero su di lui, distogliendolo dal confuso miscuglio d'emozioni che erano sgorgate fuori dal suo cuore, come l'eruzione d'un vulcano.
A quel punto parve esserci una scintilla quando il suo verde, rinato di una nuova luce e il rosso altrui si scontrarono ed in risposta a questo l'atmosfera parve elettrizzarsi in un'inspiegabile tensione, desiderosa di trasformarsi in vivaci lingue di fuoco. Izuku deglutì interdetto, con i sensi inebriati da quella novità che lo aveva sconvolto come un uragano, ciò nonostante trovò la risolutezza per ordinare alle gambe di muoversi, d'alternarsi senza rivelare la sua inconcepile impazienza e ad agio raggiunse la sponde del fiume, senza mai liberare gli occhi del biondo da quel contatto ch'avevva folgorato entrambi, spingendoli a cercare una vicinanza che era ingiustificata, incomprensibile data l'astiosa natura del rapporto che avevano coltivato negli anni. Ma per quanto fosse irrazionale e fuori d'ogni logica, in quel solo istante di pura onestà i loro spiriti parvero intrecciarsi e bramarsi in una maniera che due giovani cuori non potevano ancora comprendere.
Bakugou rimase con i bicipiti gonfi appoggiato a terra, non si mosse di un solo centimetro nonostante venne attenagliato improvvisamente da un agoscioso bisogno di muoversi e lanciarsi verso quel ragazzo che ora era dinnanzi a lui, ciononostante le gambe gli sembrarono diventare di carta sotto quegli occhi brillanti, più vivi e ricolmi di una passione che mai aveva colto prima,sembravano nuovamente essere esplosi di vita dopo un periodo di desolazione, come una fenice ch'era diventata cenere per poi risorgere con più vitalità di quanta ne avesse in precedenza. Fu destabilizzante percepire in sé il forte desiderio di avvicinarglisi e dall'altro lato la paura anche solo di continuare a sfiorarlo con lo sguardo, l'incapacità di comprendere cosa stesse avvenendo era frustrante, questo perché ogni sua sensazione s'annullava a contatto con il suo opposto, in un caotico silenzio che gli permise d'udire come il suo muscolo cardiaco avesse accellerato nel suo moto, lasciandolo rabbrividire in un effimera fuga dalla consapevolezza che già inconsciamente aveva abbracciato. Ancora una volta fu Deku, con un suo movimento, a far riprendere l'incessante scorrere dei secondi, assecondando il proprio istinto, tendendo al biondo la propria mano, che a sua volta, incapce di ragionare, si mostrò onestamente sincero nell'accettare, abbandonando l'acqua che celava la nudità della sua incantevole figura e rabbrividì, non per il freddo contro la pelle umida, ma per il bruciore che lo avvolse, macchiando lievemente le sue guance, mentre tentava di coprirsi.
Bakugou si morse lievemente il labbro inferiore lasciando che questo s'arrossasse, diventando quasi invitante nell'ottica dell'altro, che ormai non riusciva più a stupirsi del suo mutevole pensiero, arresosi ad esso che ormai lo trascinava con la stessa amorevole crudeltà del pianto d'Apollo sulla povera Dafne. Così pervaso dalla confusione udì la sua voce roca e graffiante fendere l'aria, raggiungendolo, deliziandolo con le vibrazioni del suo basso timbro nel rivolgergli delle parole sconecertanti, soprattutto perché provennero da lui: «Buon compleanno Izuku... mi... mi dispiace per come mi sono ccomportato, è stato così stupido e non so onestamente cosa mi sia passato per la testa...» appena disse questo che gli risultarono tanto pesanti da pronunciare si vide posta una domanda inaspettata: «Allora cosa ti passa per la testa ora?».
Una scia elettrica d'ignota causa parve percorrerlo improvvisamente, boccheggiò confuso non avendo idea di come potersi rapportare a quel quesito tanto banale che però, in quel preciso istante, gli appariva tanto arduo. Eppure nello scrutare nel suo sguardo un'incrollabile brama di conoscenza afferrò quelle piccole briciole di coraggio ch'era riuscito a scovare e rispose: «Io non lo so... le uniche cose di cui sono certo è che ho errato. Ho tanto decantato la mia forza eppure sono crollato dinnanzi alla mia debolezza, sfogando la mia frustrazione su di te, che meno lo meritavi giacché sei sempre stato pronto a difendermi quando si parlava male di me. Forse vedere il mio orgoglio frantumarsi nel perdere in maniera tanto plateale ed il troppo tempo che ho avuto per riflettere in quest'ultimo anno mi hanno portato giovamento» «Perché mi stai dicendo questo proprio ora?» domandò corrugando le sopracciglia, come fosse inciampato e precipitato in un burrone costituito da infiniti pensieri. «Io, io non lo so...» grugnì il più alto portandosi la mano destra all'altezza del cuore, affondando i polpastrelli contro la dura muscolatura nel percepire una live fitta, fu solo per un istante ma il pensiero che quegli smeraldi potessero tornare ad essere privi di luce lo ferì.
Non aveva alcun senso quello che stava succedendo, non era possibile che fino a una manciata di minuti prima egli avesse preferito perdere un dito che mostrarsi vulnerabile, confuso o anche solo pentito delle proprie azioni in maniera tanto onesta ed evidente, poi d'improvviso lo aveva visto fissarlo da lontano in un modo strano, enigmatico e travolgente modo e fu ababstanza per fargli mancare la terra sotto i piedi, costringendolo a lasciare la presa su tutto quello che aveva stretto con le unghie e con i denti. Era bastato un singolo scontro di sguardi che tutte le sue certenzze illusorie erano svanite in una nube di fumo che presto s'era dissipato, obbligandolo a stare saldo sulle sue gambe dinnanzi ad una tempesta furiosa che pareva volerlo trascinare nelle profondità dell'oceano, ad accompagnare la superbia d'Odisseo nello sfidare i limiti costituiti dalle colonne d'Ercole.
«Mhn, va bene, immagino. Posso essere certo del fatto che tu non mi stia mentendo dato che i tuoi occhi sono così espressivi. Tuttavia ho un'ultima domanda da porti: cosa intendi fare ora?Vuoi che tentiamo un'altra volta d'esser amici?» l'altrò replicò forse più velocemente di quanto avrebbe desiderato: «Si» e ciò provocò al riccio un piccolo ma luminoso sorriso bagnato d'una semplice sincerità che gli sciolse il cuore. Katsuki ne fu stranamente abbastanza sollevato dal finire con il concedergli d'usare nuovamente il nomignolo che Izuku aveva dato molto tempo prima. Quella conversazione lasciò ai due uno strano sapore in bocca, una sensazione dolceamara che fu difficile da mandare giù: da un lato furono entrambi sollevati da un peso opprimente e parve loro d'esser stati colti da una pioggia di pura gioia, tuttavia una fastidiosa e pesante insoddisfazione si decise a piazzarsi silente sulla bocca dei loro stomaci, attendendo che maturassero, lasciando che per il momento si dirigessero nei dormitori, che il biondo si ascigusse e che i due potessero confrontarsi e relazionarsi l'uno all'altro con una comprensione totale.
Per tutto l'anno seguente continuarono a fare progressi nella loro relazione, che si faceva sempre più intricata ed incomprensibile ai due che ne sarebbero dovuti essere autori, ma che si sentirono dei semplici spettatori, osservando come la mano invisibile del destino tracciasse gli sviluppi delle emozioni che s'erano radicate nei loro cuori da molto, ma che solo da breve tempo avevano cominciato a sperimentare ed il primo fra loro ad accorgersene fu Midoriya, che all'inizio del suo penultimo anno in quel luogo scorpí dei nuovi cambiamenti nella sua natura più intima e nella sua istintività.
Era un pomeriggio dal cielo infuocato, lui era reclinato su un'amaca che aveva costruito sul bordo del fiume e se ne stava con gli occhi chiusi ad ascoltare i suoni nei dintorni, c'erano fruscii e strepitii continui, tuttavia riconobbe subito l'andatura sgraziata di Kacchan e sorrise nell'immaginarselo mentre affondava i piedi nel terreno, con le mani nelle tasche ed il volto imbronciato che si rilassava solo quando erano solo loro due. Poi sentì la sua voce bassa e rauca chiamarlo ma non disse una parola, consapevole che in questo modo si sarebbe sporto su di lui per scuoterlo, lo sapeva bene perché durante il resto dell'estate trascorsa insieme, quella per lui era diventata una piacevole abitudine. «Fottuto nerd, è mai possibile che quando sei su questa dannata amaca non mi senti mai?» domandò retoricamente Katsuki stizzito, osservando come lentamente quelle liquide pozze d'un vibrante verde gli si rivelassero, incorniciate dalle tenui lentiggini ch'erano più in alto del normale a causa del grosso sorriso che aveva stampato in viso, allora curioso gliene chiese il motivo e fu la prima volta nella quale il riccio realizzò che il merito era tutto del biondo, sebbene non glielo disse. Gli fece spazio fra il morbido tessuto, lasciando che i loro corpi s'avvicinassero l'uno contro l'altro mentre chiacchieravano spensierati, osservando le nuvole candide nel cielo terso, cosa che portò Bakugou ad esclamare: «Tch. Perché dovrei giocare a degli schifosi videogiochi con quegli extras quando posso starmene lontano dalle loro inutili urla?» l'altro ridacchiò scuotendo appena il capo: «I tuoi amici sono davvero vitali ma non penso sia una brutta cosa, sono così opprimenti perché raramente accetti le loro proposte e loro ti hanno chiaramente a cuore. Sono simpatici...» constatò voltandosi leggermente per poterlo scrutare mentre ribatteva: «Sono degli idioti ma sono i miei idioti...» «Sono sorpreso che oggi tu sia così onesto Kacchan!» escalmó strabiliato, ritrovandosi il viso furioso del biondo a pochi centimetri dal suo.
Deglutì a fatica, realizzando per la prima volta che l'odore dolce della nitroglicerina derivatagli dalla sua abilità, si mischiava in maniera perfetta a quello speziato che solitamente emanava, creando un connubio divino che pareva invitarlo a goderne ancora più profondamente, ma in qualche modo riuscì a trattenersi dall'affondare il naso contro quella sua pelle perfettamente bianca. Nonostante i suoi sforzi la situazione peggiorò quando vide le sue morbide labbra apparire meravigliosamente sinuose nel muoversi, impegnate nell'affermare d'esser sempre oneste. Izuku respirò profondamente, poi espirò rumorosamente nel percepire una bollente sensazione risalire dal suo basso ventre, le sue membra fino alle dita,sotto forma di formicolanti brividi che tuttavia ignorò, proseguendo la conversazione ironicamente, ricevendo in risposta una gomitata fra le costole.
Un paio di giorni dopo i suoi desideri s'erano fatti ben più accesi, non riusciva proprio a non pensarlo, a non sognare di stringerlo contro il suo corpo e divorarlo di baci, con un'intensità che di molto esulava dalla castità, e gli parve come se i suoi sentimenti fossero improvvisamente saltati fuori, quasi fosse diventato incapace di nasconderli sotto falsi nomi, essendo dunque costretto a riconoscerli come ciò che erano, ovvero un intenso quanto travolgente amore. In più sospettava che i suoi improvvisi sbalzi d'eccitazione che lo lasciavano in bagno durante le pause, la sua eccessiva gelosia ed il dolore costante che percorreva il suo corpo, fossero il preludio di quel cambiamento che da bambino tanto aspettva, ma che in quel momento rifiutava con ogni sua parte. Non gli importava poi molto di quello che poteva accadere al suo corpo o dove avrebbe vissuto, semplicemente temeva che il fato lo avrebbe spinto lontano da colui che s'era accorto d'amare ed il solo pensiero di una cosa del genere lo destabbilizzava completamente, motivo per il quale passò l'inverno mogio, sotto lo sguardo preoccupato di alcuni suoi amici e di Katsuki.
La situazione trascorse immutata sino al 20 aprile, il quindicesimo compleanno di Bakugou e quella mattina i suoi amici lo accerchiarono eccitati sperando di vederlo sbocciare come un meraviglioso demone, dato che loro sicuramente lo sarebbero diventati e anche lui lo desiderava con tutto se stesso. Fu avvolto da una tensione insopportabile fino a quando il corno sulla sua fronte cadde, venendo sostituito da una ragiante aureula e da quattro ampie ali candide come neve appena caduta, cosa che gli scatenò una terribile reazione portandolo ad abusare delle sue esplosioni, si allontanò dall'edificio scolastico e nessuno fu capace di trovarlo.
«Bakubro deve essere rimasto davvero deluso da quello che è successo, ma sono davvero preoccupato...» affermò Kirishima tirando la chioma fulva, lasciando che Mina, non molto più calma di lui, tentasse di portare una briciola di tranquillità nel ragazzo, che poi disse: «Hey Midobro ti prego, hai qualche idea di dove potrebbe trovarsi? Sono così in ansia...» il riccio storse il naso, incapace di celare ancora a lungo la gelosia che lentamente s'era fatta spazio nel suo cuore verso chiunque fosse vicino al suo amato Kacchan, si alzò in piedi ed afferrò le sue cose pronto per abbandonare la classe. «Passi molto tempo con lui, dovresti aver imparato ormai che se non vuole farsi trovare allora non riuscirete a capire dove si è cacciato... Tuttavia non posso dire che la cosa si applichi a me, perciò non preoccupatevi, credo di sapere dove trovarlo. Ci parlerò io e tenterò di calmarlo» nel pronunciare quelle frasi non si curò neppure di celare la minacciosa occhiata che diresse verso il migliore amico del biondo e si incamminò.
Con passo lento calpestò l'erba verdeggiante che ricopriva le sponde del fiume, lo seguì per una mezz'ora buona prima di fermarsi dinnanzi alla rumorosa cascata nella quale questo culminava, sospirò lentmante nel rendersi conto che avrebbe dovuto scalare la parete rocciosa dell'altura a mani nude, ma trattenne la propria lingua dal compiere un qualsasi suono e riuscì a raggiungere la piccola apertura dietro l'incessante massa d'acqua in una ventina di minuti, evitando di tagliarsi inavvertitamente. Sorrise appena sentendo l'eccheggiare dell'inconfondibile calpestio di Katsuki, era certo di trovarlo in quel luogo che avevano casualmente scoperto, in cerca di un'oasi di tranquillità nella quale rifugiarsi per sfuggire alle idesiderate attenzioni di quelle persone eccesivamente curiose e lo raggiunse silenziosamente, stando attento a non farsi notare.
Aveva imparato a conoscerlo profondamente, abbastanza da sapere che se qualcuno gli si fosse avvicinato egli avrebbe represso le proprie lacrime, trattenendo tutta la proprio tristezza nel suo cuore e questo non era certamente quanto Izuku desiderva per lui, fu per questo che gli avvolse il busto con le proprie braccia gentili, sebbene fossero più massicce di quanto l'angelo ricordasse, ma riconoscendo quel tocco tanto familiare non fu capace di ritrarsi in sé stesso, dunque s'abbandonò a quel dolce conforto. Ciò nonostante proseguiva nel suo futile tentativo di non lasciar fuoriuscire il tormento che gli si era aggrovigliato attorno al cuore, per questo si morse violentemente il labbro inferiore, eppure il suo sforzo non impedì al dolore di sgorgare fuori dall'oceano di sangue che aveva al posto delle irid e lacrime scesero come cristalli corrosivi lungo il suo viso mascolino. Il ragazzo, ormai sconfortato, abbandonò il capo pulsante contro la spalla sinistra di Midoriya, rendendosi conto di come questi fosse cresciuto un poco in altezza e lo fissò in viso, tentando di mettere a fuoco la visuale, stregato da quanto meraviglioso apparisse ai suoi occhi. Si lasciò calmare dal lento respiro dell'altro, tuttavia la posizione si rivelò alquanto scomoda, portandolo a girarsi dentro quel piacevole abbraccio, per poi adagiarsi contro il petto muscoloso del riccio, che con un lieve sospiro decise di lasciare al biondo la possibilità di rendersi conto di quello che provava per lui. Cosa che però non accadde nonostante il suo battito cardiaco di Deku avesse rimbombato nelle orecchie di Bakugou, ancora troppo scosso dall'aver scoperto quella notizia per potersi curare di quello che stava accadendo, poi come se non bastasse, un soffocante presagio di una sventura ancora maggiore gli si presentò, agitandolo abbastanza d'annebbiare la sua mente solitamente limpida.
Il biondo non ignorò però i propri sentimenti che in quella caotica esplosione che c'era stata nel suo animo decisero di alzarsi ben presenti in lui, fu come se una voce assordante avesse cominciato a gridare nella sua anima quanto profondamente fosse innamorato di colui che, con le lunghe dita, percorreva delicatamente la sua schiena contratta e fu solo allora che, con il fragore dell'acqua che cadeva a fare da sottofondo, cominciò ad undire un suono più alto, più vicino che giungeva in qualche modo ovattato al suo udito, riportandolo lentamente alla realtà. Era un qualcosa di ritmico e ripetitivo, che non si fermava ma che pareva accellarere di un poco ogni tanto, era qualcosa di angoscioso ma allo stesso tempo estremamente rilassante che lo fece sentire protetto e rasserenato abbastanza da fuggire dalla sua mente fin troppo attiva, fu per quei troppi pensieri che gli aleggiavano nella mente che impiegò tanto tempo nel rendersi conto che quello era il cuore del suo Deku che batteva all'impazzata per lui. Questa consapevolezza gli procurò un brivido ellettrico che lo percorse lungo la spina dorsale, per poi stringere il suo corpo in un abbraccio bollente che gli fece venire il batticuore, conducendo il sangue fino alle sue gote solitamente bianche per tingerle di un tenero rosa, che quasi pareva stonare con la sua personalità esplosiava e che Bakugou sperava di poter celare nella penombra di quella grotta. Tuttavia Midoriya si accorse velocemente del cambiamento che c'era stato non solo nella muscolatura dell'altro, che s'era rilassata, ma nel modo in cui pareva essersi rifuggiato contro il suo petto, spingendo ostinatamente il viso contro di questo, cosa che fece spuntare sul suo viso sorriso malinconico, conscio di dover affrontare una situazione dalla quale avrebbe voluto allontanarsi, negando quel dubbio che nutiva ma che sarebbe stato ingiusto tacere all'amato, a meno che non avesse desiderato illuderlo di una felicità che gli sarebbe poi stata strappata brutalmente via.
Questo fu il motivo per il quale si obbligò a separarsi da quel contatto tanto delizioso per i suoi sensi, percependo nelle profondità della sua essenza qualcosa muoversi, protestare e fremere in modo famelico per assaporare quella musolatura rilassata contro la sua, cosa che lo portò a sospirare avvertendo una tensione non indifferente cogliero alla sprovvista, mentre sorrideva dolcemente nello scorgere Katsuki aggrapparsi più ostinatamente alla sua maglietta, non volendo abbandonare quell'abbraccio confortevole e suo nascondigli. Per quanto avesse trovato adorabili quei capricci improvvisi, così inaspettati da qualcuno come lui, non poteva rimandare oltre quella conversazione ch'era imperativo ch'avessero, dunque con voce salda, mentre lo obbligava a fronteggiarlo, disse: «Katsuki, dobbiamo parlare». Il biondo nell'udire il suo nome pronunciato in quel modo trasalì, tuttavia percependo la serietà usata dal più alto si arrese alla situazione, lasciando da andare quel caldo gentile che aveva calmato il suo spirito, si allontanò di qualche centimetro per poter fronteggiare quelle iridi smeraldine che vide macchiate di un desiderio ignoto, provocandogli una trepidante impazienza che non riusciva a spiegarsi, un qualcosa che gli aveva serrato lo stomaco, fatto formicolare le punta delle dita e spinto il cuore a battere come a voler sfondare la sua cassa toracica, lasciandolo confuso.
«Io molto probabilmente diventerò un demone» espose direttamente quelle parole, credendo che in ogni caso non sarebbe riuscito ad addolcire la pillola, trovando dunque innecessario affrontare l'argomento con interminabili giri di parole, poi continuò: «So che stai per dire, la mia personalità non si addice a qualla di un diavolo, ma la verità è che sono mutato molto nel corso degli anni e se fossi stato il vecchio me stesso allora non avrei masi sfruttato il gelo per batterti dinnanzi a tutti. E poi non lo sai ma non mi curo più molto di chi mi circonda, sei l'unica persona che realmente abbia il mio interesse, ma se tutto questo non fosse sufficente a farti credere al mio presagio ecco l'ultimo segno rivelatore: i miei istinti sono sempre più famelici e battaglieri. Mi spingono a un desiderio così travolgente da farmi sentire come se la mia razionalità possa strapparsi impsovvisamente, lasciando che ogni mia brama, gelosia e ossessione fuoriesca impetuosa come un fiume in piena» sospirò appena trattenendo un ringhio nelle profondità della gola, si portò una mano fra la chioma scura nel tentativo di non perdere la ragione, cosa che l'altro notò chiaramente, con un inconcepibile brivido d'eccitazione.
«Ne sei convinto?» chiese l'angelo senza lasciar trasparire alcuna emozione, ricevendo in risposta un cenno del capo, eppure non si allontanò come Deku si aspettava, anzi gli si avvicinò con un passo di una lentezza snervante, poi allungò le proprie braccia a cingergli il collo mentre con le soffici labbra rosse sussurrò contro la sua bocca: «Vai al punto, Deku» in risposta il riccio afferrò il suo bacino spingendolo contro il proprio per poi baciarlo voracemente, quasi avesse voluto divorarlo completamente in quel solo istante, spingendo veemente contro quei morbidi cuscinetti di pelle, beandosi del sapore perfetto che quell'unione aveva generato. Quando riuscí a far scivolare la lingua umida in quel focoso contatto, non fu vapace a reprimere il ghigno che gli si dipinse in viso nel rendersi conto del gemito mal trattenuto ch'era sfuggito a Bakugou. I due rimasero intrappolati in quel momento così intimo per una manciata di minuti, con il gli schiocchi delle loro labbra che eccheggiavano in quel luogo, mentre la mancanza d'ossigeno bruciava piacevolmente nei loro polmoni, i quali parevano risentire del battito cardiaco accelerato dei loro proprietari, che avrebbero per altro continuato quello scambio vorticoso e fin troppo intenso, se non fosse stato per Izuku, che riconoscendo un dolce aroma stuzzicargli il naso, come d'un invito a strappare via la purezza della creatura che cingeva fra le sue braccia, si rese conto di come la situazione sarebbe potuta precipitare. Ecco spiegato il motivo per il quale s'allontanò di malavoglia da quella guerra di baci che aveva fatto dolere le bocche di entrambi, tuttavia non si risparmiò la possibilità d'addentare in maniera provocatoria il labbro inferiore del biondo, che con un gemito più evidente si aggrappò sulle sue spalle, temendo che le gambe non avrebbero potuto supportare il suo peso dopo una cosa tanto sconvolgente che aveva soffocato ogni suo pensiero, lasciandolo completamente in balia dell'amato.
«Kacchan, io ti amo...» bisbigliò improvvisamente il riccio, respirando a pieni polmoni la fragranza maschile dell'altro, trattenendosi faticosamente dal piombare nuovamente contro di lui per divorarlo, lo desiderava in un modo tanto profondo che quasi gli doleva il cuore, poi mentre faceva scorrere le dita lungo le sue guance imporporate aggiunse: «Anche se non potremmo stare insieme non credo che cesserò di nutrire questi sentimenti per te, perciò concedimi un favore, ti prenderesti cura di mia madre per me?» «Io... va bene Deku, tu però fai lo stesso per la vecchia strega e quello smidollato di mio padre...» bisbigliò con voce flebile, non volendo cedere alla fitta che aveva colpito il suo petto nel realizzare che le loro nature parevano inconciliabili. Tuttavia non si negarono la possibilità di afferrare quegli attimi di felicità che il destino aveva loro concesso in quei pochi mesi antecedenti al quindicesimo compleanno di Izuku e fecero quanto possibile per passare la maggior parte del tempo insieme, beandosi del caldo tocco altrui sulla pelle, delle farfalle che dispettose svolazzavano nei loro stomaci e di quella occasionale gelosia che sfociava sempre in lunghe discussione, risolte infine con una scarica di vorticosi baci tutto furché casti.
E per quanto avessero desiderato che quel giorno non giungesse, il quindici di giungo trascinò con se la pesante tristezza generata da una separazione che sarebbe stata obbligata loro, cosa che fece scendere sulla coppia un mal umore terribile che li rese inavvicinabili per tutta la giornata, ma come potevano essere biasimati quando la vita aveva lasciato che si incontrassero ed innamorassero, per poi separarli bruscamente facendo spuntare sulla schiena del più alto due grandi ali scure e sulla sua fronte due evidenti corna. Katsuki trascinò con sé il proprio ragazzo nonappena le lezioni furono terminate, senza dire una singola sillaba lo fece giungere in quel luogo un po' isolato dove qualche anno prima, per la prima volta s'erano entrambi ritrovati a fronteggiare sensazioni sconosciute e terrificanti nella loro irruenza: si trattava del fiume, più precisamente di un piccolo scorcio di esso, appartato e poco frequentato.
«Deku, non mi interessa se ci separareremo, non posso pensare di amare nessuno che non sia tu, perciò ti prego, promettimi che ci manterremo in contatto e, ho una richiesta da farti...»pronunciò l'ultima parte della frase con un cenno d'insicurezza che da un lato incuriosì il demone, ma dall'altro lo fece preoccuparare nel notare quel coportamento insolito da parte sua, eppure lasciò che egli si prendesse tutto il tempo del quale necessitava per raccogliere le idee o magari trovare il giusto modo d'esprimersi, attesa che terminò dopo qualche minuto con il biondo che, dopo aver emesso un profondo sorriso, disse: «Sai bene che ti amo profodamente sebbene, come uno sciocco, abbia tentato quanto più a lungo possibile di ignorare questi miei sentimenti, perché alla fine per quanto mi vanti, non sono altro che un codardo. Tuttavia oggi non ho alcun dubbio sulla nostra relazione ne tantomeno su questi sentimenti che ardono nel mio cuore come fiamme inestinguibili e che mi fanno provare un dolore lancinante nel solo immaginare gli anni di lontananza che ci aspettano d'ora in avanti. Ti prego, non guardarmi in questo modo, non ti sto lasciando o chissà cosa la tua malata mente ha elaborato. Questo discorso l'ho fatto come semplice preambolo per una richiesta che voglio tu sappia essere stata ben ponderata da parte mia, so cosa significa e ti prego di non squotere la risoluezza che sono riuscito a raccimolare in queste ultime settimane...» si concesse una breve pausa per calmare i nervi per poi esclamare: «Te ne prego, macchia la mia purezza, prendi la mia verginità e con essa ogni possibilità ch'io possa avere di concendermi ad altri. Lo so bene cosa comporta questa mia scelta, sono ben consapevole che questo significa che non potrò avere un compagno di vita all'infuori di te e che per te non sarà la medesima cosa, ma mi va bene, perché ti amo».
Non pianse, ma per Midoriya che aveva imparato a comprenderlo perfettamente in tutte le sue sfaccetatture era come se dei rivoli invisibili avessero preso a scavare le sue gote arrossate e sebbene avesse pensato di domandargli di rinunciare al loro amore, nello scorgere nelle sue gemme infuocate una determinazione incrollabile acconsentì, promettendogli però che non avrebbe mai potuto amare nessuno che non fosse stato lui e mentre il cielo terso si riempiva di scarlatte lingue di fuoco portate dal sole morente, i due cominciarono ad assaporarsi con lentezza, gondendo della profondità di quel momento nel quale i loro spiriti si intrecciarono, non potendo più essere districati. La bocca affamata del più alto che finalmente poteva dare sfogo al suo appetito si mosse repentinamente, abbanondando le invitanti labbra tremanti dell'etereo uomo che s'era appoggiato alla fresca erba, trattenendo a stento qualche gemito provocatogli dalla bianca dentatura acuminata del diavolo che aveva perforato la sua candida pelle del collo, lasciando che qualche rivolo di sangue scorresse lungo la sua fisicità scultorea. Trattene un sospiro nel fondo dei suoi polmoni e strinse le gambe con vigore nell'avvertire un'inapettata ondata di calore travolgerlo, in un modo talmente prepotente che neppure la calura estiva aveva potuto asfissiato tanto, poi tremò ed inarcò la schiena spalancando gli occhi lucidati dalla lussuria nel percepire come i suoi capezzoli venivano leccati, addentati e stritolati, fu come se non fosse più stato padrone del prorpio corpo e a quel punto gemette a causa dei fiotti di piacere che gli stavano già annebbiando la mente.
Bakugou aveva letto che un rapporto tanto intimo con un demone poteva causare negli angeli delle reazioni di estremo piacere, come forma d'analgesico nell'aspettativa d'esser divorati da qualcuno della razza opposta, solo che non s'era preparato ad uno stravolgimento completo, tanto che temette di bagnare il proprio intimo ancora prima che le attenzioni del proprio ragazzo venissero riservate alla sua zona più sensibile. E mentre sprofondava nella perdizione dei sensi, naufragando in quel mare di peccato, Izuku gioiva di quella piacevole visione, si brava estasiato di quell'aroma dolciastro che gli aveva invaso la bocca, trattenendrosi a stento dall'affondare veemente le dita nella morbida carne del biondo, lasciandovi segni violaceii per poi profanarlo, dunque ringhiando fece muovere le proprie mani intraprendenti lungo il suo busto, successivamente scese ancora, stringendo con vigore il membro turgido dell'altro che in un gridolino eiaculò.
Le iridi rubino del demone si ubbriacarono dell'incantevole visione che si dispiegò sotto di esse per le ore successive, con le loro pelli nude a contatto l'una contro l'altra, con il sudore a bagnarli, il piacere a dominare le loro menti ed i loro corpi aggrovigliati come fili che non avrebbero mai desiderato separarsi. Fu una lotta gremita d'erotismo fra baci, succhiotti, carezze, morsi e i loro sguardi incatenati che mai s'erano separati, come ammaliati da quella sensazione di completezza che li pervase al termine di quel movimentato e violento contatto carnale, il quale lasciò sulle loro membra i segni della loro impronunciabile passione.
Si trattòun'esperienza che delle semplici parole non avrebbero potuto spiegare, un legame profondo fra i loro cuori che li aveva fatti scivolare l'uno sotto la carne altrui in brevi ore di pura onestà, in una muta conversazione nella quale s'erano urlati i loro pensieri continuamenti nascosti e con dei piccoli sorrisi malinconici s'erano abbandonati ad un sonno risanatore, con la promessa d'appartenersi per sempre.
Quando le prime luci dell'alba sfiorarono quei bollenti corpi gremiti di graffi, macchie scure e ulteriori lasciti della notte precedente, il riccio era già desto che percorreva con il dorso della propria mano il viso rilassato del suo Kacchan, osservandolo mentre dormiva pacificamente, accoccolato contro il suo petto, respirando tranquillo fra quelle braccia rassicuaranti che lo cingevano con amorevolezza. Fu allora che Izuku prese la decisione di diventare il re dei demoni, non lo faceva per fama, potere o chissà quali nobili ideali, voleva semplicemente stringere fra le mani abbastanza potere da potersi permettere di assaporare quando avesse desiderato quella labbra, che ormai sapeva essere caratterizzate da un retrogusto speziato e giurò, con il Sole a fargli da testimone, che sarebbe stato ben disposto a sacrificare tutto quello che avrebbe potuto per quel folle amore che gli era sbocciato in petto.
Attese silenziosamente di poter scorgere nuovamente quei meravigliosi rubini, sempre capaci di lasciarlo senza fiato e gli rubò un bacio profondo, coccolandolo con una dolcezza infinita che fece sentire l'angelo protetto e tranquillo come non lo era mai stato in tutta la sua vita, con una gioia che sapeva bene essere caduca, ma che voleva illudersi sarebbe durata per sempre, rifuggiandosi nella passeggera letizia di quei giorni che ancora rimanevano loro prima di separarsi definitivamente, almeno che, risoluti com'erano, non fossero riusciti a spezzare le catene imposte dalle loro avverse nature e si promisero che prima o poi avrebbero potuto toccarsi ancora.
"Addio, campi felici
dove la gioia abita eterna!
Salve orrori, salve mondo infernale, e tu, profondissimo inferno, accogli il nuovo possessore: uno la cui mente non può mutare secondo tempi e luoghi.
La mente è luogo a se stessa, e in se stessa
Può fare dell'inferno un cielo, del cielo un inferno."
Quando i due innamorati furono costretti a sciogliere le loro dita intrecciate parve loro di morire, tuttavia strinsero i denti impedendo alle lacrime di bagnare ancora una volta le loro guance e si dissero un arrivederci che costudiva la speranza di un nuovo incontro, in quella che si rivelò essere una visione straziante per le loro famiglie e amici, che tentarono d'essere più presenti possibili, convinti di poter comprendere il loro tormento, senza però afferrare la nera disperazione che attimo dopo attimo li corrodeva dall'interno.
In qualche modo riuscirono a tirare avanti nella disperazione che li aveva avvolti, giungendo a quei ruoli che s'erano entrambi ripromessi di raggiungere: Midoriya mostrò di poter essere più crudele di chiunque altro se qualcuno osava frapporsi fra sè e l'uomo che amava, diventando uno fra i più temuti re dei demoni, il cui potere si rivelò tanto soverchiante da sottomettere anche gli anziani del gran consiglio; Bakugou invece tramite la sua intelligenza era riuscito ad utilizzare l'inflessibilità della società angelica per scavarne le vette che poi aveva dominato con la sua potenza incontrastata, ottenendo in questo modo il titlo di arcangelo supremo, che per altro era la posizione più elevata. Ciò nonostante pareva sempre che quello che riuscivano a compiere non fosse abbastanza per lasciarli essere finalmente felici, infatti delle fazzioni estremamente conservatrici cominciarono ad istillare dei moti di rivolta da entrambe le parti.
Purtroppo la situazione politica nelle due regioni degenerò in una sanguinosa ed inevitabile guerra che non si vide più distinta fra le due razze, ma fu uno scontro tutti contro tutti e ne risultò un terrificante il numero di vite che andarono perdute, il tutto per un malato gioco di potere da parte di coloro che avevano sfruttato il caos per tentare di farsi seguire, per questo tale periodo fu ricordato come uno dei peggiori.
Ora, la domanda che potrebbe venire spontanea a voi, che siete spettatori di questa narrazione, potrebbe essere: come si è concluso questo scontro se non si sapeva più per cosa si combatteva?
Il punto a quella guerra venne messo quando Katsuki e Izuku si presentarono sul campo di battaglia e si sporcarono del sangue di coloro che, stupidamente, avevano continuato a fomentare quell'insostenibile perdita di vite che aveva coinvolto l'intero mondo. Senza esitazione attraversarono tutti i continenti per tentare di riportare la pace, finché finalmente non si ritrovarono dopo interminabili anni d'agonia e si baciarono, ignorando le grida, i colpi che rimbombavano forti nella distanza e le ferite che ancora zampillavano sangue dai loro corpi sfiniti.
Ci furono molti che assistettero a tale commovente riunione, ai caldi sguardi pieni d'amore che si scambiano nell'abbracciarsi febbrilmente e in qualche modo la scena viaggiò di bocca in bocca, riportando serenità nel cuore di coloro che la udirono, aiutandoli nel giro di qualche anno nel femare ogni parvenza di violenza, cosa che non fu affatto facile. Era incredibile pensare che per delle sciocche ideologie politiche volte all'accrescimento del potere di piccoli gruppi avessero decimato la popolazione e forse lo era ancora di più che nella confusione che s'era creata, bastò un singolo bacio, frutto d'una riunione anelata per fare tornare la quiete negli animi di tutti.
Indubbiamente quello fu un avvenimento terribile, ma come tutte le guerre portò con sé alcuni pregi, infatti una nota positiva del grande massacro fu che finalmente le due razze si resero conto che non era giusto imporre ai propri genitori di separarsi dai figli, oppure dividere coloro che si amavano solo perché alcuni non erano stati capaci di tenere a freno i propri istinti e grazie all'esempio dato dai due protagonisti della storia, che per altro usarono il loro potere per ricostruire due nazioni pacifiche e collegate fra loro, mostrando alla maggioranza di come la divisione potesse solo portare inevitabilmente al decadimento e che c'era bisogno d'equilibrio nel mondo, dunque se gli angeli generavano la vita naturale, cosa che certe volte avveniva con troppa irruenza, i demoni potevano porvi dei freni, in un meccanismo che si rivelò funzionare perfettamente.
«Dannazione, non importa quante volte ti sento raccontare questa storia... mi continuo a chiedere come tu abbia il coraggio di parlare di te stesso in terza persona e credo che certi dettagli avresti potuti risparmairteli» sbuffò Katsuki, osservando divertito il bimbo che s'era addormentato mentre sorrideva felice, con i ricci biondi, spruzzati di verde, sparpagliati sul cuscino dalla fodera chiara.
Dopo un po' decise di alzarsi silenziosamente e lasciarlo riposare tranquillo, seguito dal marito che lo accompagnò in salotto, lì Deku ancora imbronciato disse: «Ehy, se devo raccontare lasciamelo almeno fare per bene, mph» Kacchan ridacchiò leggermente inarcando un sopracciglio per poi ricordargli che era lui quello riluttante al narrare la storia, ma subito dopo lo baciò dolcemente, lasciando che il buon umore tornasse a caratterizzare quel demone irragionevole del quale aveva preso il cognome, non s'era ancora abituato a sentirsi chiamare "singor Midoriya" doveva ammettere però che la cosa non gli dispiaceva.
E mentre pensava questo si ritrovò avvolto fra le braccia del re dei demoni che strofinò il naso nell'incavo del suo collo, per poi far scivolare le sue labbra sulla pelle sotto al lobo, strappandogli un gemito strozzato, tremando leggermente nel comprendere che solo una notte focosa avrebbe potuto far rinsavire l'uomo che amava, il quale in maniera del tutto incomprendibie ai suoi occhi, si mostrava geloso del suo stesso figlio, cosa che però era strettamente legata con l'instintività dei diavoli e che dunque li rendeva quasi simili a degli animali con l'esigenza di mostrare la propria dominanza.
Per quanto Katsuki avrebbe amato lamentarsi in maniera provocatoria di quel suo aspetto, il biondo non ne fu capace perché in fin dei conti non c'era modo che non desiderasse di sprofondare in un piacere senza fine, che per loro due era la forma più intima di comunicazione.
Innanzitutto spero che la storia vi sia piaciuta, è stato davvero difficile sintetizzare quanto mi sono immaginata per questi due personaggi :).
La parte in corsivo è tratta dal discorso di Satana di John Milton, è ciò che mi ha inspirato e avrei voluto magari porre uno scorcio più ampio, tuttavia ne sarebbe nata una One shot che avrei fatto prima a trasformare in una storia a capitoli.
Ebbene spero che mi perdonerete la lunghezza forse eccessiva con qualche bella foto. O almeno mi piacerebbe ma Wattpad ha deciso di no. :((
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