Do it for me (Rosenfeld)
Show me how
Show me how you like it done
You're all mine
I'll make you feel like you're the one
La pioggia ticchettava, scontrandosi violentemente con il gelido nero dell'asfalto mentre io, titubante come solo il penisero di lui poteva rendermi, mi stringevo nel calore vuoto del mio costume invernale, lasciando che l'odore di bagnato sciogliesse la tensione che mi aveva privato del respiro. Lasciai che i miei scarponi caplestassero veementi il leggero strato d'acqua piovana, causando abbastanza rumore da avvertire gli altri pro heros presenti sulla scena del mio inquieto allontanarmi, come un muto segnale del mio essere restio dall'instaurare una qualsiasi conversazione, ma non fui abbastanza chiaro dato che Kirishima mi corse in contro vivacemente, facendomi storcere il naso. Sapevo che non me ne sarei liberato velocemente, eppure lo desideravo, impaziente per quell'incontro clandestino che non avrei dovuto bramare come invece facevo, ma ormai mi ero rassegnato al capitolare repentino nel mio cuore quando si trattava di lui e in quei momenti, non potevo fare altro che compiacermi della facilità con la quale mi abbandonavo alle sue dita gelide, ma bollenti nello sfiorarmi con delicata ira.
«Bakubro dovr-» ringhiai infastidito, il mio tempo stava per scadere e non avevo intenzione di sacrificarlo per lui, o per qualche stupido graffio che mi ero fatto durante il combattimento, per tanto troncai il discorso con qualche insulto e dicendo: «Smettila, sei fastidiosamente appiccicoso e se non vuoi che tagli fuori dalla mia vita anche te, impara a farti gli affari tuoi. Seguimi un'altra fottuta volta e non sarai più annoverato fra le mie amicizie.»
Egli rimase interdetto, forse pietrificato, magari ferito dalla fredezza con la quale gli parlai, ma non poteva importarmi di qualcuno che non fosse colui che mi stava attendendo, perché era tutto ciò di cui il mio fragile animo necessitava per torturarsi, punirsi e gioire masochisticamente nell'essere assoggettato completamente, sotto due gemme smerlado, brillanti di una misteriosa pazzia che finiva sempre con il darmi alla testa, lasciandomi in un miscoglio dolceamaro di sentimenti, ai quali non avrei mai rinunciato. A quel punto camminai a passo svelto fino a svoltare l'angolo, solo allora cominciai a correre a perdifiato, guidato dal mio intero essere che si controceva nell'attesa lacerante di giungere al luogo dell'incontro, poiché già sapevo che se non l'avessi trovato ad attendermi, in maniera sensualemente scomposta, con gli abiti eleganti che mostravano il suo fisico scultoreo, allora sarei scivolato in un baratro di disperazione dal quale non sarei stato capace di sfuggire. Perché mi mancava quando non lo vedevo, il mio sciocco animo aveva dovuto pagare un carissimo prezzo per poter riconoscere le spiene velenose dell'amore, con una paura gelida che ancora mi coglieva impreparato la notte, negandomi il riposo di cui però avevo disperato bisogno.
Mi fermai solo quando mi ritrovai davanti ad una porta in legno, sentendo le gambe cedere a causa della stanchezza mi accasciai contro il muro bagnato, trovando sollievo nel momentaneo riparo costituito dal terrazzo sotto la mia testa, eppure non mi preoccupai di disfarmi delle piccole gocce intrappolate nella mia bionda chioma ribelle. Tutto ciò che feci fu respirare stancamente, con lo sguardo puntato davanti a me, ascoltando il mio cuore battere tanto forte da giungermi alla gola, consumandomi come una candela accesa nell'attesa di scorgere i suoi riccioli verdi dirigersi verso di me, non importa quanto stanco fossi in quel momento, avevo bisogno che lui arrivasse.
E lo fece, le sue braccia mi caricarono con facilità sulla sua spalla destra, aprì tranquillo quell'anonima casa e mi lasciò con inaspettata cura sul divano in salotto, per poi tornare da me in un paio d'istanti con un kit del pronto soccorso ed espressione mista fra rabbia e preoccupazione. Mi sfilò il pesante costume, lasciandomi con solo i pantaloni addosso, poi si preoccupò di medicare i tagli mediamente profondi che avevo sulle braccia e sul petto, il tutto con una concentrazione divina, che mi permise di perdermi nell'osservare i suoi linementi marcati, le lentiggini che arrossavano quel volto serioso e le labbra carnose, premute insieme, in una smorfia d'irritazione che, se possibile, lo rendeva ancora più meraviglioso nello scarlatto riflesso dei miei occhi.
Take off your clothes
Give me your trust
Look me in the eyes and confess your lust
Get on your knees
Beg me to stop
I promise I'll love you if you do it
So do it for me
Subito dopo aver rimesso in ordine la piccola scatola si sedette al mio fianco, facendo scivolare le mani marcate da cicatrici ignote lungo il mio viso stanco, spingendomi a chiudere gli occhi in un sospirato ultimo tentativo di aggrapparmi quanto più a lungo possibile alla mia inconsistente razionalità, il quale sfumò non appena lo udii intraprendere inaspettatamente una conversazione: «Kacchan, non è da te farti ferire in questo modo...» io trattenni il fiato irrigidendomi, temendo d'aver deluso le sue aspettative su di me, d'averlo ormai annoiato e sentendomi studiare da due pozze color foresta, lasciai silenziosamente che continuasse: «Sembri stremato, la L'Unione dei Villains sta forse esagerando?» sussurrò facendo scivolare l'indice destro sotto il mio mento, obbligandomi a rispondere al suo quesito. «Continuano a saltare fuori come funghi, ma non sono così debole da farmi sopraffarre da individui di poco conto come quelli...» tenni il discorso interrotto, incerto se continuare o meno, per poi essere deliziato dalla bocca di Deku che catturò la mia in un contatto focoso, che mi strappo un gemito indesiderato nella sua irruenza, sapeva che non potevo resistergli.
Potevo sentire le sue labbra spingere veementi contro le mie, divorarle ammaliatrici come ad indurmi ancora di più nel sentiero della perdizione nel quale m'ero già da molto tempo inoltrato, poi avvertii la sua umida lingua lambiere la mia, in una sensuale provocazione che sarebbe stata più convincente del diavolo stesso, o forse dinnanzi a me, con la sua schiena curva sopra il mio corpo sfinito, non v'era altri che il principe degli inganni in una dolorosa illusione che m'avrebbe fatto discendere negli abbissi infernali, ma pensai che anche fosse stato così non me ne sarei sottratto. Sprofondare sarebbe pur stato meglio che aprire i miei occhi e scoprire che lui, l'unica ragione per la quale vivevo, fosse solo fumo che aveva preso la forma di ricordi sbiaditi, portando con se la consistenza del mio egoistico desiderio, ma venni strappato a questi torbidi pensieri dalle mani salde di Izuku, che strinsero i miei lineamenti, obbligandomi ad approfondire quel bacio paradisiaco, che interruppo poco dopo azzannando il mio labbro inferiore, senza curarsi d'averlo inciso causando un lieve sanguinamento.
Give me your hand
I'll show you things you've never done
Hold my head
I'll make you feel like never before
Io avevo il volto arrossato, il respiro spezzato mentre lasciavo che quei famelici polpastrelli tastassero il mio torace ignudo, esponendomi di fatto a lui, lasciando che conoscesse il ritmo accellerato del mio muscolo vitale che ancora correva nella vaga speranza di compiacerlo e mi dissi che a quel punto mi sarebbe andato bene tutto, semplicemente non riuscivo più a sfuggire a me stesso, all'amore che come un'incandescente lama trafiggeva il mio essere più intimo, portandomi alla disperazione che la notte non mi concedeva il lusso della quieta e con lo sguardo annacquato lo supplicai mutamente di dirmi qualche cosa, non importava cosa, mi bastava che non fosse il terrificante silenzio che ci avvolgeva. Midoriya pressò il palmo ruvido contro la carne che rivestiva il cuore e un gorgoglio sorpreso fuoriuscì dalla sua bocca socchisa nel rendersi conto del ritmo serrato con il quale il sangue veniva pompato nel mio corpo, ben conscio che non potevano essere gli strascichi del vorticoso contatto che c'eravami scambiati, essendo ormai passato abbastanza tempo perché mi calmassi, allora ghignò, forse con divertimento, non saprei dire poiché troppo perso in quel magnetico sguardo, vibrante di vita che mi s'era parato davanti quando aveva fatto congiungere le nostre fronti infuocate. Provoatorio, conscio di quanto gli fossi debole, s'inumidì le labbra, espirando piano e lasciando che i nostri respiri si mischiassero come sinuose danzatrici che si intrecciavano in una complessa coreografia e solo allora, beandosi della mia essenza fragile dinnanzi a lui mi domandò il significato di quel battito accellerato.
Lo sapeva bene, ma non mi avrebbe permesso di fuggire in quel modo o di crogiolarmi nella muta ammissione dei miei sentimenti, sapevo che amava osservare le lacrime macchiare il mio viso, piegarmi e lasciarmi impossibilitato nel nascondermi dietro l'orgoglio fastidioso al quale mi ero aggrappato per tutta la vita, dunque lo guardai con disperazione, chiamando il suo nome con la vista parzialmente offuscata, sentendo il suo calo respriro sulle mie labbra tremanti e mi arresi a lui, desiderando di mostrare il mio spiritò nella sua intera nudita, lasciandomi cadere vulnerabile ai suoi piedi, sotto quello sguardo che godeva di pura soddisfazione mentre tastava il mio corpo fremente.
«Dek... io ti amo» bisbigliai socchiudendo gli occhi, con il respiro bloccato nel petto e un terrificante timore che mi percorse completamente, attendevo impaziente, con la mia carne che guaiva scontenta desiderando di ricongiungersi a quella del ragazzo che crudelmente mi torturava con i suoi meravigliosi occhi ed un pesante silenzio. Poi discese con il capo fino a stringere fra i denti bianchi un lembo della mia sensibile pelle, strappandomi un gemito strozzato e brividi incontrollati sulla pelle, non potevo resistergli e lui ne era ben cosciente, forse voleva divertirsi ancora una volta e poi abbandonarmi, alimentare la speranza nel mio cuore ferito per poi attuare la sua meritata vendetta, lasciandomi a marcire fino a che non mi sarei spento nell'amarezza del rimpianto, ma con mia sorpresa non fu così che andò, quella gelida notte piovosa.
Le sue labbra si piegarono in un compiaciuto ghigno nell'osservarmi inerme sotto la sua corpuratura sensuale, mi scrutò per qualche istante probabilmente beandosi del conflitto interiore che ormai mi lacerava da anni e poi mi chiese: «Dunque è colpa mia se non riesci a dormire?» e ancora una volta le sue dita vagarono lungo la mia pelle nuda, solo che questa volta non si fermarono all'elatsico dei miei pantaloni, ma anzi scivolarono sorro di esso sfiorando il mio membro già parzialmente turgido nei boxer, divenui improvvisamente stretti mentre inarcavo la schiena estasiato, sospirando senza voce. «N-no» ansimai eccitato nel percepire la sua mano strattonare il tessuto del mio intimo e di quell'ultimo capo del mio costume, per lasciarmi completamente nudo sotto quegli occhi divertiti, lasciandogli godere del controllo che aveva sul mio animo e sul mio corpo, che si contorceva dal piacere ad ogni suo piccolo movimento, in tutto questo però il suo interrogatorio non si arrestò.
Take off your clothes
Give me your trust
Look me in the eyes and confess your lust
Get on your knees
Beg me to stop
I promise I'll love you if you do it
«Ah, no? Cosa c'è, non riesci ad accettare che simili sentimenti siano rivolti a me che sono diventato uno dei peggiori villain in circolazione?» nella sua voce si poteva scandire chiaramente l'amarezza, mentre dalla sua salda presa, quasi dolorosa attorno al mio membro umido, mi lasciava comprendere l'ira che improvvisamente aveva scosso il suo essere, portandomi quasi ad un piacevole orgasmo, dal quale riuscii appena a sottrarmi respirando affannosamente come un animale, scuotendo energicamente la testa in segno di negazione. «Non è nulla del genere...» ringhiai venendo poco dopo, rilansciando una quantità ingente di seme, curvandomi verso di lui, ancora scosso dall'elettrico godimento dell'orgasmo appena concluso e lasciai che le mie braccia scivolassero attorno al suo, cingendolo in una stretta rassicurante continuando il discorso: «Ho smesso di riposare decentemente molto tempo fa. Ora non riesco a chiudere occhio perché il timore che tu possa essere una meravigliosa illusione mi terrorizza, non potrei vivere se sapessi che queò giorno il tuo suicido non era inscenato e-» mi fermai con la voce soffocata da un singhiozzo, senza rendermi conto delle piccole gocce salate che avevano preso a sgorgare dai miei occhi, respirando lentamente il suo profumo per cercare di calmarmi sotto il suo sguardo sorpreso.
«E?» mi chiese corrucciato, pulendomi il volto dalle lacrime con i pollici, con una dolce carezza che in qualche modo mi rese più digeribile la valanga di emozioni che m'era precipitata addosso. «E so che non potrei sopportare una cosa del genere ancora una volta. Ho sofferto così tanto, Deku e ti ho già chiesto scusa ma lo so che non mi hai creduto, però la verità è che non posso vivere se tu non ci sei e non mi perdonerò mai per quelle cose, io- mi dispiace, mi dispaice» scoppiai in fine a piangere farfugliando ancora delle scuse gremite della mia disperazione, pronto a ricevere in risposta una risata amareggiata, tuttavia ciò che ottenni fu un abbraccio confortante e le sue mani che mi accarezzavano dolemente, lasciandomi sfogare tutto ciò che m'ero tenuto dentro fino a quel momento, inzuppandogli la spalla contro la quale mi aveva spinto per lasciarmi sentire il suo calore.
So do it for me Say my name
All I wanna do is hear you scream in pain
Say my name
I promise I'll love you if you do it
So do it for me
Lo sentii accarezzarmi la schiena, stringendomi stretto al suo corpo virile, con la mia intimità a sfiorare la sua che non m'ero accorto avesse tirato fuori dai pantaloni, ma non me ne curai, tanto perso com'ero a lasciare uscire quelle grida di pura disperazione che avevo per anni soffocato in gola, limitandomi a piangere silensiomente contro il cuscino del mio letto. «Va tutto bene Kacchan, non sparirò. Se mi prometti che non tradirai mai la fiducia che ripongo in te, non lascerò andare la tua mano, ma non credere che ripercorrerò i passi della mia strada poiché questo mondo è corrotto e necessita di un'epurazione che solo io posso concedergli, non temere che mai strapperò delle vite innocenti» mi sussurrò queste parole all'orecchio lasciandomi il mio tempo per calmarmi, ridacchiano per la maniera infantile con la quale strusciai il mio naso contro il suo collo nudo e per quanto non fosse da me, avevo bisogno di sentirlo accanto a me, ancora di più. Però mi allontanai livemente, ancora godendomi quella forte stretta che mi avvolceva accogliente dicendo: «Deku, sono diventato un eroe solo perché tu lo desideravi ed io volevo solo continuare a sorprenderti, poi l'ho fatto per continuare il tuo sogno che non avresti più potuto seguire, credi davvero che potrei mai tradire la tua fiducia? Non lo farò, perché per me, al mondo, non esiste nulla di più importante di te» lui sorrise e mi stampò un passionale bacio mentre stringeva i nostri sessi insieme, procurandomi brividi di piacere incontenibili.
Il suo modo sapiente di stimolare i miei punti più sensibili mostravano quante volte i nostri corpi si fossero precedentemente uniti alla ricerca l'uno dell'altro, cosa che mi portò a buttare la testa indietro nello stringere fra i denti quelle quattro lettere del suo nomignolo, percependolo pulsare contro di me, per poi esplodere con me in un'ondata di piacevolezza che mi lasciò stremato, sotto una sua genuina risata che da tempo immemore non udivo più. Sorrisi stancamente, percependo come avesse un fazzoletto per pulirici, mentre oscchiudevo le palpebre stanche e prima che potessi defnitivamente crollare, privato della tensione che mi sorreggeva, lo sentii lasciarmi numerosi baci sulla tempia e sussurrarmi che ero stato molto fortunato poichè si sentiva clemente abbastanza da lasciarmi riposare per quella notte ed io sorrisi allegro, molto più di quanto non avessi già fatto, sentendomi finalmente nel luogo giusto, fra quelle braccia che avevo smaniato per anni per raggiungere.
Così passarono numerosi giorni fino all'arrivo dell'estate, che ci lasciava la possibilità di stiracchiarci l'uno contro l'altro, avvolti dal fresco lenzuolo di lino che accarezzava i nostri corpi, lasciandoci sfuggire qualche ridolino e qualche piccolo bacio mentre lui, quasi stregato, si perdeva nel tracciare con le sue iridi smerladine le violacee macchie che le notti si divertiva a disseminare sulla mia pelle bianca come neve vergine e la sua voce, in un sussurro delicato, mi faceva sempre rabbrividire come le prime volte ed ecco il suo meraviglioso fascino, riusciva a cogliermi impreparato nonostante fossero anni che mi abbandonavo ad esso e sospiravo estasiato ogni volta che mi stringeva a se, mordendo sensualemente le mie labbra tremanti. Non potevamo uscire come le comune coppie per amoreggiare all'ombra di meravigliosi tramonti o per correre sotto la pioggia come non ci era stato possibile durante la nostra travagliata adolescenza, eppure non mi era mai pesato perché lo sapevo al mio fianco e mi bastava immergermi nel suo soffocante amore per ritrovare i brandelli di una gioia che avevo perso in quelli che, invece d'essere i miei anni migliori, furono i peggiori.
E fu con questi segreti incontri e i rantoli del mio cuore colmo d'amore che i villains decisero di fare la loro mossa, attaccando senza distinzioni civili ad eroi, in un ultimo disperato tentativo, simile all'ultimo rugito di un leone morente, giacché tutte le loro basi erano state ormai sgominate ed ecco che fra le lacrime, le grida laceranti e le materie mi ritrovai impiedi, rapito dalla sua sagoma che svettava in alto sull'unico palazzo ancora integro, mentre tra le dita stringeva il capo di Shigaraki, segnando la fine dei sovversivi moti di quei malvagi senza logica alcuna e con una lugubre risata si mostrò al mondo come un individuo che non si schierava né con la luce e neppure con l'ombra, ma come semplice persecutore di una sua giustizia che ormai ero giunto a comprendere e sotto sotto non potevo fare altro che condividerla, sebbene credessi che l'omicidio non fosse la strada corretta.
La sua voce, più tetra di quella che mi dedicava rimbombò nel caotico silenzio che era calato su di noi, con una tensione insopportabile che parve insinuarsi nei miei polmoni, bruciando il mio respiro preoccupato: si era esposto troppo e per quanto capce fosse quel posto brulicava di eroi pronti a catturarlo ed io non volevo che gli fosse fatto alcun male, cosa che mi portò a deglutire con difficoltà, fissandolo angosciato, ignorando lo sguardo confuso di Kirishima. «Dite di essere degli eroi ma tutto quello che fate e vivere in funzione del successo e del denaro, non per salvare le persone e guardate dove siete giunti? Avete dovuto aspettare che fosse uno di coloro che chiamate villains a salvare la situazione o sareste già stati uccisi e lasciati a marcire nel vostro sangue» sentenziò per poi scivolare giù dal tetto del palazzo, atterrando con felina eleganza a terra, saldo sulle gambe muscolose mentre scrutava impassibile il fulvo al mio fianco, Monoma, Hawks e altri presenti nella zona.
Sorrise scuotendo il capo, per poi lanciare la testa del ragazzo che teneva fra le mani a Mirio che, nonostante avesse ereditato l'unicità di AllMight riusciva a stento a reggersi sulle sue gambe, poi udii la voce di Denki dire: «I villains restano malvagi, non importa quale sia la loro ideologia» questo fece ridacchiare il riccio che, raggiungendomi con lentezza escalmò: «Quindi anche gli eroi restano eroi, non importa se distruggono la vita delle persone, non importa se abusano e maltrattano la propria famiglia come Endevour, o se come altri si dilettano a far proliferare la prostituzione o gli stupefacenti, corretto?» vidi, con la coda dell'occhio, Kirishima alterarsi, pronto a scattare verso di me, ma lo fermai guardandolo trucemente, per poi mostrargli il mio palmo bollente, nel chiaro intento di comunicargli che, se avesse mosso un solo passo lo avrei fatto saltare in aria e lui, terrorizzato mi guardava implorante.
Ma comunque nessuno ebbe il coraggio di pronunciare una sola sillabia in risposta a Izuku che amareggiato passò gli occhi su Mirio, contemplando la sua debolezza per poi aggiungere: «Non c'era altra strada che potessi prendere, tutti voi siete così acceati dall'ideale di giustizia che non lo seguite affatto.» solo a quel punto mi sfiorò delicatamente il braccio, permettendomi di rilassarmi sotto il suo tocco, lasciando che per l'ennesima volta mi perdessi nei suoi meravigliosi occhi luminosi e sorrise, questa volta con dolcezza. «Non potete pretendere, miei cari eroi, di non aver visto come le denuncie verso coloro che hanno la vostra stessa carica siano cadute in fretta poiché è impossibile che uno di voi faccia cose del genere vero? Eppure è proprio così che è andata e donne troppo deboli dopo essere state abusate si sono suicidate, vittime coraggiose sono state obbligate al silenzio con piccoli "incidenti" mentre voi continuavate a crogiolarvi nella vostra gloria ed è vero che proteggete i civili dai malvagi come quel verme che ora Lemilion ha ai suoi piedi, ma chi proteggeva le persone comuni da voi?» a quel punto mi lasciò andare prima che qualcuno notasse il contratto fra di noi, facendomi sospirare scontento.
Middoriya rise ancora una volta, solo che fu un qualche modo più genuino e probabilmente fu dovuto alla mia reazione, cosa che mi fece imporporare leggermente, ma ringrazia d'esser coperto dall'affanno del combattimento, con il costume a brandelli. «Non mi ineressa che voi capiate, ma sappiate che non sono solo nel mio cammino...» escalmò puntando la mano destra verso l'esterno, lasciando che una figura avvolta nell'ombra si rivelasse, lasciando tutti tremanti: «Shouto!» urlò Endevour furioso, ottenendo solo sufficenza dal ragazzo che si unì al mio Izuku, io mi limitai a scrutarlo freddamente senza mostrare quanto fossi contrariato dalla sua apparizione giacché non sopportavo di vederlo tanto appiccicato a lui.
Il bicolore, con voce atona disse: «Midoriya ha ragione. Mia madre si è tolta la vita a causa di un eroe e a causa di un eroe mio fratello Touya è diventato un villain» quelle furono rivelazioni che colpirono profondamente l'eroe numero uno, che nel vedere arrivare anche Dabi parve impallidire, lasciando che il più giovane dei suoi figli proseguisse: «Sei rivoltante, davvero e purtroppo certe volte la radicalità è l'unico modo d'agire e non ci fermeremo finchè la feccia non sarà debellata» a quella sua affermazione gli eroi guardarono disgustati l'uomo alle loro spalle, mentre un AllMight senza parole fissava intensamente Izuku, il quale lo salutò con la mano chiedendogli se si ricordasse di lui.
Il biondo abbassò il capo con un'ombra di tristezza innegabile ed io, ancora furente, sapevo bene cosa avesse detto al ragazzo che amavo, peggiorando la sua vitagià disastrosa, in gran parte per colpa mia, ma vennì presto richiamato alla realta da Deku che mi chiamava: «Kacchan, verrai con me? Purtroppo se rimani al loro fianco non potrò evitare che tu ti faccia male, sei quello che temiamo di più dopotutto e non voglio che ti accada qualcosa» io sospirai, aveva davvero bisogno di chiedermelo? Io sorrisi leggermente, mi guardai tristemente alle spalle sotto gli occhi increduli di tutti i presenti per poi raggiungere il fianco di Deku che mi strinse il bacino con il braccio destro, lasciandomi appoggiare la testa sulla sua spalla, ben cosciente che dentro di me avevo una certa nostalgia per i miei amici idioti, ma che non avevo comunque intenzione di abbandonarlo.
«Bakubro?!» urlarono Kirishima, Denki, Mina e Sero con le lacrime che scendevano giù dai loro occhi devastati, io scrollai le spalle, non potevo dire che ero dispiaciuto, perché il mio cuore stava galleggiando nella consapevolezza che finalmente avrei potuto viverlo completamente, senza dovermene dividere a causa dei nostri mondi opposti e chiusi gli occhi beandomi delle sue mani che scorrevano fra i miei capelli ispidi, ignorando i commenti pungenti di Dabi che ci invitava ad amoreggiare da un'altra parte, ricevendo per altgro una pessima occhiata dal riccio che lo fece zittire improvvisamente, amavo quando la dolcezza che mi riservava si opponeva alla crudeltà che mostrava a tutti gli altri poiché mi faceva sentire estremamente amato.
«In realtà, stupidi eroi, potreste evitare di essere massacrati se punite tutti i criminali disgustosi che si nascondono fra le vostre fila, partendo da quello scarto umano» ringhiò disgustato verso il genitore, lasciando poi Deku dire: «Penso che vi convenga, non vincerete e sappiate che basto io solo per sconfiggere voi tutti, nonostante io non abbia un quirk. Voglio dire, senza di me quello psicopatico di Shigaraki avrebbe vinto, siete ridicoli...», io gli tirai una gomitata guarandolo male e lui ridacchiò alzando le mani: «Va bene, va bene, quasi tutti» io sbuffai ma non potevo certo fingermi adirato con lui mentre mugugnavo in apprezzamento lasciandolo rilassarmi i muscoli del collo.
«Ehy, Bakugou, non vorrai davvero...» io puntai le iridi scarlatte sui miei amici sconcertati, facendo cenno con il capo: «Per quanto non condivida gli omicidi, non mi opporrò a Deku, anche perché ho visto con i miei stessi occhi lo schifo di cui parla» dissi riponendomi dritto sulla mia schiena avvertendo che qualche cosa non andava, non era possibile che se ne stessero tanto tranquilli senza attaccare e conoscendoli quella era solo una distrazione per lasciare che gli altri si organizzassero e tentassero di metterli in trappola, poteva vederlo dalla tensione sui corpi dei suoi amici e dal fatto che non avessero ancora mosso un passo. «Non posso crederci...» ringhiai guarandoli con rabbia mentre, senza farmi notare, raccoglievo la mia potenza di fuoco per poi lasciare due grosse esplosioni sbalzando via gli altri pro heros che avevano appena attaccato, non mi aspettavo che fossero così tanti, dunque mi ritrovai con le braccia tremanti e dolenti, con dei rivoli di sangue che lordavano il terreno sotto i miei piedi.
«Kacchan!» escalmò preoccupato Izuku, sorreggendomi, mentre con tutta la sua ira scrutava i presenti che si ritrovarono a tremare: «Lo so che avevo promesso che non avrei fatto del male ai tuoi amici, ma ti non posso perdonare chiunque ti torca anche solo un capello...» io mi aggrappai alla sua camicia tentando disperatamente di trattenerlo, ma il bastardo a metà mi tirò indietro, tenendomi fermo mentre davo degli idioti a quei deficenti dei miei amici, ma mi calmai quando Deku, sbuffando, specificò che avrebbe fatto del suo meglio per non ucciderli, anche se specificò che non poteva fare promesse perché era davvero infuriato.
Ma prima che Izuku potesse dare sfoggio delle sue abilità intervenne il presidente dell'associazione eroi che, facendo un inchino, pregò il ragazzo di perdonare l'irruenza di quei giovani eroi per poi dire: «Tramite delle accurate ricerche abbiamo scoperto che hai evitato gravissime stragi debellando il progetto nomu prima che passasse alla sua sublimazione, distruggendo la fonte prima di quel malato esperimento e oggi abbiamo avuto la conferma dell'integrità dei tuoi ideali oltrché della tua potenza e dunque, a nome di tutti gli eroi accetto il patto che hai proposto. Forniscici la lista delle persone che hanno commesso tali atti e li rinchiuderemo» fece una pausa lasciando che il capo dello stato nipponico facesse la sua avanzata, anche lui chinando il capo.
«Io ti garantisco che se passerai dalla parte della luce, smettendo di compiere dei crimini, ma operando invece sotto le leggi, tutto quello che di illegale hai compiuto fino ad ora sarà dimenticato, in onore del servizio che hai reso alla nazione» l'uomo sudava freddo mentre porgeva un foglio approvato dal governo nipponico che attestava quanto diceva, ma Izuku non pareva propenso a fidarsi di loro e dopo avermi fatto un cenno finalmente, il bicolore lasciò la presa lasciandomi avvicinare al mio ragazzo: «Dovrei fidarmi, Kacchan?» io scrutai il documento e piegai un sopracciglio assorto, sembrava valido e il marchio era stato apposto regolarmente, perciò confermai la valdiità giuridica del pezzo di carta, aggiungendo però che non significava che quei due avessero davvero intenzione di rispettare quel patto e che poteva semplicemente trattarsi di un inganno ben congegnato per catturarli tutti.
Alla fine egli si fidò e incredibilmente lo stato e l'associazione nazionale degli eroi fece spargere la lista condannando chi lo meritava alla prigione. Izuku in qualche modo finì per essere riconosciuto come eroe numero uno sotto le votazioni delle persone che avevano visto qualcuno che aveva avuto il coraggio di sfidare il sistema in favore dei più deboli e nonostnate la sua mancanza d'unicità era dannatamente forte, riusciva a mettere in svantaggio chiunque, talvolta impedendo ai suoi opponenti di utilizzare i loro quirk.
Mentre io mi ero allontanato dai miei amici, non avevo intenzione di ascoltare le loro lamentele sul mio comportamento o di come, secondo loro, avessi tradito il mio ruolo da eroe finché una sera dell'inverno che era tornato nuovamente a far nevicare sulla mia testa, mentre mi dirigevo verso casa con la busta della spesa in mano, scorsi nella penombra della via la testa rossa di Kirishima, il quale accompagnato dagli ex componenti della sezione A, io sospirai irritato pizzicandomi il ponte del naso. Ero già abbastanza stanco dal aver dovuto lavorare incessantemente per un intero mese, tutti i giorni per più di dodici ore e quella sera, sul tardi, sarebbe tornato a casa Izuku dopo una lunga missione in America del Sud, dunque non avevo la forza necessaria per reggere qualsiasi cosa fosse uscito dalle bocche di quegli idioti, motivo per il quale feci del mio meglio per ignorarli, pur sapendo che sarebbe stato inutile, di fatti mi ritrovai accerchiato, con i loro occhi puntati addosso.
«Cercate di sbrigarvi, vi do al massimo mezz'ora perché sono stanco e tornerà Deku» ringhiai arrendendomi, fermandomi sul ciglio della strada «Volevamo chiedrti scusa Bakugou! Da quando è stato accettato quel patto la criminalità mondiale è scesa a livelli irrisori e Midoriya-Kun fa davvero un ottimo lavoro come eroe» disse Uraraka appoggiata da Iida, Tsuyu e la maggioranza dei presenti, poi a prendere la parola fu Kirishima: «Bakubro, volevo chiederti scusa, a nome di tutto il nostro gruppo di amici poiché accecati dall'ida di eroicità abbiamo scordato che la cosa più importante è sempre stata proteggere la gente, cosa che quel giorno ci è stata ricordata a caro prezzo e soprattutto mi dispiace non aver provato a capirti e non essere stato degno della tua fiducia» disse a testa bassa con Mina che, sorreggendo il pancione, gli accarezzava la schiena in un muto conforto, mentre io interdetto li guardavo esterreffato.
Mi sarei aspettato ogni cosa se devo essere onesto, meno che delle scuse o della più semplice comprensione, ma forse mi ero solo preparato al peggio, non volendo farmi delle aspettative distruttive. «Va bene, non era qualcosa di facile da comprendere e in quel momento stavate solo cercando di fare il vostro lavoro. Non è strano che si tanda a non credere ad u villain, posso capirvi perciò considerate come se non fosse accaduto nulla» a quel punto fui stretto in un forte abbraccio ch quasi mi tolse il respiro, solo che poco dopo il piccolo sorriso che avevo dipinto in viso si spense quando, innocentemente Sero mi domandò perché non avessi detto mai nulla di Izuku.
«Perché credevo che a causa mia si fosse tolto la vita...» non continuiai, respirai piano scacciando dalla mente quella pesantezza che mi aveva avvolto il petto, appoggiandomi contro la gelida parete di un edificio per tentare di non scoppiare a piangere, poi una volta che mi fui ricomposto li salutai, dicendo che dovevo sbrigarmi per cucinare e che non li avrei ospitati per cena perché volevo passare quanto più tempo possibile con il mio fidanzato e corsi a casa, preparando il Katsudon, il suo piatto preferito. Ero talmente concentrato che non mi accorsi dello scatto della serratura, delle sue lamentele per il freddo o del saluto che aleggiò per tutta la casa, notai la sua presenza solo quando le sue braccia si avvolsero attono al mio bacino e le sue labbra lungo il mio collo sensibile, strappandomi un leggero gemito, allora piegai il viso lasciandomi baciare profondamente, venendo quasi divorato in quel focoso contatto che mi fece finalmente avvertire il mese d'astinenza.
«Katsudon!» esclamò lui tutto contento mentre gli davo la sua ciotola e la mia, dicendogli di apparecchiare mentre davo una temporanea sistemata alla cucina, per poi raggiungerlo sul tavolo della sala da pranzo e cenare, fra futili chiacchiere ed io che gli raccontavo dell'inaspettata scena di poc'anzi e lui, con uno strano bagliore negli occhi disse: «Ti vogliono bene, non è stato così sorprendente e poi credo che stia per accadere qualcosa di più inatteso» e mi prese la mano, dolcemente, poi avvertii qualcosa di freddo contro la pelle e quando le sue dita scivolarono lontano dalle mie vidi una piccola fedina in ora bianco, con il cuore che batteva lo guardai confuso, le lacrime pronte a strabbordare nel sentire chiaramente come mi chiedesse di sposarlo ed affiancarlo per tutta la vita.
Mi tremavano le ginocchia e tentati di non darlo a vedere, poiché non volevo dargli la soddisfazione di scorgere per intero l'incommensurabile felicità che mi stava pervadendo, così lo raggiunsi e lo baciai passionalmente, lasciando che mi conducesse fino al divano, poco distante, lasciandomi accomodare sul suo bacino in uno scambio focoso di contatti afrodisiaci che mi portarono a gemere, con il cavallo già duro dei miei pantaloni che strusciava conro il suo che ridendo disse: «Ti sono mancato?» io gli morsi il collo contrariato: «Certo che mi sei mancato, coglione» e fu così che affondammo l'uno nella carne dell'altro fra gemiti, baci, carezze e un delizioso godimento che mi fece perdere la ragione in quella notte limpida, con i cuori leggeri e gli spiriti intrecciati in un'agognata tranquillità che solo insime potevamo raggiungere.
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