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Mărţişor

Il giorno tanto atteso dai cittadini era finalmente arrivato. Tanti preparativi, troppo lavoro dietro, si sperava che tutto sarebbe andato per il meglio.

Il 21 maggio era giunto portando con sé la primavera e la tanto attesa "festa dei fiori". Quella celebrazione sarebbe durata una settimana e avrebbe coinvolto tutti i cittadini.

La maggior parte degli abitanti erano davvero felici di questo evento, ci mettevano tutti se stessi e ci lavoravano mesi per la buona riuscita, ma non tutti la vedevano così.

Katrina era una ragazza di origini rumene, ma italiana a tutti gli effetti. Lei, ecco... lei odiava quella festa. Nessuno capì mai il motivo di tale odio, nemmeno i suoi genitori adottivi o i suoi amici, i pochi che aveva. Si sapeva solo che la riteneva insignificante e inutilmente chiassosa, nulla di più.

Nel frattempo la città era addobbata a festa con scenografie di fiori da lasciare tutti col fiato sospeso, una settimana di vera e propria immersione nella natura.

Quell'anno ci sarebbe stato un nuovo evento: "la Sfilata di Moda petalosa".

Katrina era stata invitata, sarebbe stata una modella importante, avrebbe indossato l'abito di punta. Lei non era entusiasta, ma sapeva di essere bella, il suo fisico faceva invidia a molte ragazze del paese.

Alta, magra, capelli lunghi e biondi, occhi di un azzurro magnetico. Una bellezza che faceva battere i cuori di molti ragazzi, anche se fino a quel momento nessuno era riuscito a conquistare il suo.

La città era addobbata con ogni tipo di fiore in ogni angolo, anche nei più bui. La giovane percorrendo le stradine del paese guardava quei boccioli con molta tristezza, poi sussurrò: «mi ricorda così tanto voi», mentre continua ad osservare tutti i colori esposti.

Una lacrima solitaria cadde da quegli occhi malinconici, percorrendo tutto il suo viso.
«Mi mancate tanto» continuò, non accorgendosi di avere una persona accanto a sé.

«Cosa succede? Perché questo bel visino è così triste?» Intervenne un ragazzo.

Katrina osservò quegli occhi castani e quel viso che le aveva appena rivolto la parola e qualcosa l'aveva rapita, tanto che non riuscì a pronunciare neppure una parola.

«Tutto a posto?» Continuò il ragazzo in modo apprensivo.

«Sì» rispose con tono secco, mentre osservava il giovane allontanarsi, poco dopo, da lei.

Dopodiché continuò a vagare e inconsciamente sperava di trovare di nuovo quel ragazzo misterioso.

Per la prima volta qualcuno si era preoccupato di sapere come stava e il suo obiettivo non era corteggiarla; quel ragazzo che l'aveva guardata negli occhi in modo molto angosciato. Pochi istanti e l'azzurro limpido degli occhi di Katrina erano diventati un tutt'uno con quelli castani della persona anonima.

"Chi sarà mai?" pensò fra sé e sé, mentre guardava una rosa rossa e si inebriava del suo effluvio.

Girovagò un altro po' fra quei vicoli ricchi di profumi fino a quando si accorse che il sole stava per tramontare e decise che era arrivato il momento di incamminarsi per rientrare a casa.

La sera passò in fretta, ma nella testa di Katrina ancora c'era il pensiero fisso di quel ragazzo.

"Perché mi sta succedendo questo... Chi sei?" si domandò nei suoi pensieri.

Il giorno seguente la giovane si alzò presto per uscire, mentre i genitori guardavano quella scena molto sorpresi.

«Cosa sarà successo?» domandò la madre di Katrina al marito.

«Sicuramente qualcosa. Nostra figlia ha sempre odiato questa festa, stava sempre il più possibile chiusa dentro durante questa settimana... ora, invece, si è persino alzata presto per uscire» rispose alla moglie, cercando di riordinare i pensieri per capirne qualcosa.

«Starà cambiando idea in merito a questi giorni? Starà iniziando ad amare anche lei questa festa?» continuò la donna con fare speranzoso.

«Non so dirti, amore, ma sicuramente qualcosa in lei sta cambiando» rispose l'uomo, mentre indossava il cappotto per andare a lavorare.

Katrina, nel frattempo, era già a percorrere le strade del paese vestite tutte da fiori e piante di varie forme e colori, mentre osservava anche tutte le varie iniziative sbocciate per far conoscere le piante; far interagire i bambini con la natura...

Ma all'improvviso qualcosa distolse i suoi pensieri verso quelle attività che si stavano svolgendo in piazza, iniziando a scrutare un punto fisso di una bancarella.

La ragazza si avvicinò sempre più, come per accertarsi che avesse visto bene. Prese in mano quel piccolo amuleto confezionato con dei fili bianchi e rossi che formavano un fiocco e lo osservava, lo girava e rigirava fra le mani, mentre rifletteva e allo stesso tempo si poteva notare la sua espressione incredula.

«Le posso essere d'aiuto?» intervenne d'un tratto una voce.

La giovane balzò nell'udire quella voce, le sembrava di averla già sentita, ma non si ricordava in quale circostanza.

Si voltò e vide di nuovo quegli occhi castani chiari fondersi nella limpidezza dei suoi azzurri.

Il ragazzo, quando i loro sguardi si incrociarono, fece un'espressione che sembrava un po' risentita dal comportamento della fanciulla, ma dopo poco lei disse: «Piacere, Katrina» porgendogli la mano.

«Piacere, Boris» rispose guardandola con un'espressione meravigliata e porgendole nello stesso momento la mano.

«Scusami per ieri» continuò con un tono amareggiato.

«Tranquilla, forse sono stato io troppo invadente, ma ti avevo visto in quello stato e mi ero preoccupato» rispose il ragazzo rassicurandola.

Lei gli mostrò un sorriso bello e spontaneo, poco dopo si voltò di nuovo a guardare l'amuleto e l'espressione malinconica, che aveva qualche minuto fa, riprese possesso di lei.

«Sai cos'è quello?» chiese il giovane.

Questa volta fu la ragazza a guardare Boris con aria sorpresa, non poteva mai pensare che qualcuno che si trovava a quella festa potesse sapere quello che conosceva lei.

«La tua espressione mi fa capire che sai cos'è» affermò con aria scherzosa per smorzare un po' la tensione e la tristezza di Katrina.

«Vieni con me» disse, mettendole una mano sulla spalla.

«Ivan, mi raccomando lascio a te la bancarella, tanto sai già tutto.»

«Tranquillo, vai!» rispose l'uomo facendogli l'occhiolino.

I due si allontanarono insieme, trovando un posto appartato per loro due... un posto tranquillo dove poter parlare, così giunsero in riva al mare.

Dopo un po' di imbarazzo fra i due, Boris iniziò a parlare cercando di far capire alla fanciulla che poteva essere se stessa e non doveva preoccuparsi di nulla.

«Sai, io sono di origini rumene... conosco anche io il "mărţişor", purtroppo qui tendono ad imitare la festa, ma non conoscono le vere tradizioni.» Si fermò per ponderare bene le parole e subito dopo riprese a parlare: «Sai perché metto questi amuleti sulla mia bancarella?» domandò guardando la giovane accanto a lui.

«No» rispose in modo flebile, ma curiosa di sentire la risposta del ragazzo.

«Perché qui fanno questa festa, ma a me piace ricordare le mie tradizioni, anche se tutte le persone che si fermano a comprarli pensano che siano dei normali gadget da regalo, non conoscono il significato che hanno.»

«E noi sappiamo cosa simboleggiano» continuò Katrina, interrompendo Boris.

«Sappiamo che viene regalato come augurio di buona fortuna e che è composto da fili bianchi e rossi, di cotone o seta; inoltre, a questo cordoncino viene appeso un ciondolo portafortuna di diverse forme simboliche» riprese il discorso interrotto poco fa.

«E chi lo indosserà sarà fortunato e in salute tutto l'anno» continuarono all'unisono.

«Il bianco che richiama la trasparenza e la limpidezza dell'acqua e le nuvole, rappresenta la saggezza dell'uomo» disse cercando lo sguardo di Boris.

«Il rosso che simboleggia il sole, il sangue e il fuoco rappresenta la vita, quindi viene attribuito alla donna» continuò incrociando gli occhi azzurri di Katrina.

Dopo questo dialogo fra i due seguirono minuti di silenzio, mentre continuavano a camminare lungo la spiaggia.

«Sai, io odio questa festa come viene celebrata qui» disse di getto la giovane.

«Non devi! Non devi odiarla, so che qui è diversa, ma non devi dimenticare le tue tradizioni, mai. Fanno parte di te!» esclamò sicuro di sé.

«Hai ragione, è solo che questa festa mi ricorda molto i miei genitori... Prima di finire in collegio festeggiavo questa ricorrenza sempre con loro. I miei genitori adottivi si domandano sempre il motivo per cui io odi tale festa, ma non possono saperlo» disse mentre alcune lacrime iniziarono a rigarle il viso.

Boris istintivamente si avvicinò e l'abbracciò forte, facendole sentire tutta la sua vicinanza e il suo calore, mentre lei si adagiava sempre più fra le sue braccia fino a calmarsi completamente.

Quando si staccarono dall'amplesso lui cercò di rassicurarla maggiormente, dicendole: «Prova a ricordare quei momenti col sorriso... i tuoi genitori sono sempre con te.»

Katrina guardò Boris e gli sorrise.

Il giorno passò in fretta tanto che il sole stava già tramontando e la giovane doveva rientrare a casa. I due si salutarono e il ragazzo le disse che se aveva voglia domani l'avrebbe aspettata di nuovo alla bancarella.

Katrina se ne andò felice sapendo che il giorno seguente avrebbe rincontrato quel ragazzo così sensibile che l'aveva fatta stare bene.

La settimana passò velocemente e i due si avvicinarono sempre di più, mentre Katrina, giorno dopo giorno, si convinceva del fatto che odiare quella festa immersa nei profumi e nei colori della natura era davvero inutile.

Il giorno della sfilata era arrivato e la giovane aveva un compito davvero importante: indossare l'abito di punta. La sfilata era tutta a tema floreale: la passerella era arricchita da una moltitudine di fiori; le modelle avevano i capelli acconciati con margherite; le stoffe dei vestiti richiamavano la natura; e infine c'era Katrina con quello più importante... l'abito realizzato interamente da fiori.

Era così bella: il vestito metteva in risalto le sue gambe alte e snelle, il suo fisico; i suoi occhi azzurri vennero messi in risalto da un trucco contrastante con il colore chiaro; i suoi lunghi capelli biondi furono acconciati in una treccia alla francese e in mezzo erano inserite delle piccole margherite rosse e bianche... quasi non ci credeva che quei colori la stessero seguendo.

Il momento di uscire in passerella era arrivato; Boris era sotto il palco a guardarla.

L'ansia prese il sopravvento, ma poi Katrina incontrò gli occhi di Boris e si fece coraggio. Iniziò a camminare lungo la passerella e ogni tanto ricercava lo sguardo del ragazzo che le aveva fatto cambiare completamente idea su quella festa.

Seguirono una moltitudine di applausi per l'abito e per la modella, tutto era andato per il meglio e la giovane appena scesa dal palco poté tirare un sospiro di sollievo.

«Woow! Mi hai lasciato senza fiato, sei di una bellezza infinita» disse Boris con gli occhi sognanti e la voce che tremava.

Katrina non ebbe tempo di rispondere che il giovane si fiondò sulle sue labbra. Inizialmente rimase sorpresa, non si aspettava quel gesto, poi ricambiò il bacio.

Quando i due si staccarono da quel bacio così dolce, si guardarono negli occhi, si sorrisero e subito dopo Boris la prese per mano e le disse: «Vieni con me.»

Katrina mano nella mano si faceva trasportare dal ragazzo che la stava portando verso un luogo a lei molto familiare: la spiaggia.

«È qui che tutto è iniziato» disse mentre guardava le labbra della ragazza, desideroso di un altro suo bacio.

«Rosso e bianco: l'unione fra l'uomo e la donna. Il congiungersi di due forze che determinano il nuovo ciclo della vita» disse tutto d'un fiato, dopodiché mise le mani in tasca e prese il "mărţişor": «vuoi essere la mia fidanzata?» chiese con aria speranzosa.

La giovane era incredula, ma felice, molto felice, tanto che presa dall'entusiasmo si fiondò sulle labbra del giovane di fronte a lui.

Questa volta il bacio era diverso: le loro lingue erano vogliose l'una dell'altra, si intrecciavano e si fondevano in una sola; le mani che si cercavano fino ad unirsi; i corpi così vicini che niente poteva passare fra loro, nemmeno un filo d'aria. Poco dopo, le mani si sciolsero e iniziarono a vagare sul corpo dell'altra persona; il bacio che diventava sempre più intenso e passionale; le mani che viaggiavano sul corpo l'uno dell'altra. Un bacio voluto, ardente e pieno d'amore.

Dopo minuti i due si staccarono dal bacio e lei disse: «Sì, voglio essere la tua fidanzata» prendendogli la mano e intrecciandola nella sua.

Così Boris prese la spilla a forma di cuore e gliel'applicò sulla maglia.

«Grazie a te ho iniziato ad amare di nuovo questa festa e mi hai fatto capire che i miei genitori sono sempre con me.»

«E poi... ora come potrei odiarla: è proprio grazie ad essa se ti ho conosciuto» aggiunse Katrina dandogli un bacio a stampo.

«Ti amo, amore» disse Boris guardando la sua amata negli occhi.

I loro occhi fusi in un tutt'uno e poco dopo Katrina aggiunse: «Ti amo» abbracciandolo forte a sé.

Storia breve scritta
per il Contest:
"10 Racconti"

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