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Il Giudizio

Annabelle era una normale ventiseienne che giorno dopo giorno lottava contro i giudizi delle persone. Già all'età di dieci anni veniva derisa per il suo aspetto poiché era leggermente più in carne delle altre ragazze che avevano un fisico invidiabile. Inoltre, non era come le sue coetanee, che si truccavano e stavano di continuo in giro a divertirsi: lei studiava e si dedicava alle proprie passioni. Perciò era derisa perché considerata strana dalla maggior parte della classe; a scuola era continuamente emarginata e veniva lasciata in disparte in ogni attività.

Ogni giorno, la giovane, prima di andare a lavoro, si guardava allo specchio e non si piaceva, perché ciò le faceva tornare in mente tutti i ricordi delle cattiverie ricevute, che la perseguitavano da anni; trovava costantemente difetti sul suo corpo o sul proprio modo di vestire, infatti cambiava spesso look per farsi accettare, ma veniva sempre giudicata asociale e brutta.

"Ormai la bellezza nella società moderna è un qualcosa di irraggiungibile e di idealizzato. Solo chi incarna determinati standard viene accettato, mentre altri vengono considerati scarti. Come potrei piacermi, in un mondo del genere?" pensava Annabelle.

Ogni mattina apriva con sconforto l'armadio per scegliere i vestiti da indossare. Compiva sempre, come un robot, tutte quelle monotone attività per apparire meno brutta. Quel giorno, però, c'era qualcosa di diverso, tanto che guardando la sua immagine riflessa i trucchi le caddero dalle mani. Con occhi sgranati continuava a osservare la sua immagine riflessa.

"C'è sicuramente qualcosa che non va" pensò Annabelle. D'improvviso si trovava piacevole. "Ma cosa mi è successo?"

Si voltò su se stessa rimirando quell'immagine con occhi sognanti e colmi di gioia. Non riusciva a distogliere lo sguardo dallo specchio, pur consapevole del fatto che avrebbe fatto tardi a lavoro. Si specchiava e si rispecchiava con aria estasiata.

All'improvviso la giovane, sentendo una voce inaspettata che la chiamava, sobbalzò. Sembrava provenire dallo specchio, ma abbandonò subito il pensiero pensando fosse impossibile.

«Sono qui» continuò la voce. Nonostante i propri timori, Annabelle si voltò nella direzione dello specchio e la voce ritornò: «Salve, sono Il Giudizio, una carta dei tarocchi.»

La ragazza, stranita, non rispose nulla, tuttavia la carta sembrò capire la sua esitazione, perché aggiunse: «Non devi avere timore di me, io ti aiuterò a riprendere in mano la tua vita e a trovare un nuovo inizio.»

«In che senso un nuovo inizio?» domandò la giovane, titubante.

«Ti aiuterò ad affrontare i giudizi delle persone e ti farò apprezzare te stessa...»

«Ecco perché prima mi sono sentita improvvisamente più bella» disse la giovane interrompendo la carta.

«Mia cara, devi sapere che io ho il potere di causare un esame di coscienza nelle persone, affinché capiscano dove esagerano e imparino la lezione. Tu sei loro vittima da molti anni e ci stai male, perciò è arrivato il momento che loro comprendano» affermò molto sicuro di sé.

«È impossibile» rispose la ragazza con tono affranto.

«Fidati di me!»

«Va bene, tanto il mio destino sarà quello di essere sempre derisa e presa in giro... Dubito funzionerà, ma possiamo provarci, tanto non ho nulla da perdere» aggiunse la giovane, convinta del fatto che nemmeno l'aiuto della carta sarebbe servito a qualcosa.

«Eh no, così non ci siamo. Devi crederci anche tu. Specchiati di nuovo e guarda quanto sei bella!»

La giovane riguardò la sua immagine allo specchio e rimase nuovamente sorpresa.

«Hai ragione! Mi vedo diversa!» esclamò saltellando con aria euforica.

«Bene, allora esci e cammina a testa alta» disse la carta, incoraggiandola.

Annabelle, così, decise di andare a fare un giro al centro commerciale. Camminava sicura di sé, accorgendosi degli sguardi d'ammirazione che qualcuno le rivolgeva, non per prenderla in giro, ma per osservare la bellezza che emanava.

Inaspettatamente incontrò un suo ex compagno delle scuole medie, che non riconoscendola le fece un complimento e la invitò a prendere un caffè. Lei ricordava perfettamente chi era quella persona. Per la giovane essere ammirata e notata era un grande traguardo, ma dopo avere riflettuto un attimo rispose: «Mmmm, no! Ti ringrazio, ma tu sei stato la persona peggiore che abbia incontrato nella mia vita. Mi hai fatto stare malissimo, quindi non accetto il tuo invito» affermò con una decisione di cui lei stessa si stupì.

Riconoscendola, il ragazzo sbiancò; iniziò a farfugliare chiedendole scusa con reale pentimento.

Annabelle corse a casa felice, desiderosa di ringraziare la carta dei tarocchi.
«Grazie!» urlò dalla gioia, di fronte allo specchio.

«Non devi ringraziarmi. Da oggi in poi potrai dire addio al tuo passato. Grazie a me chi ti ha fatto del male capirà i propri errori e  ti chiederà scusa. Hai già vissuto molte esperienze negative, quindi io, in qualità di carta dei tarocchi, ti assegno il compito di vivere una nuova vita, lontano dalle persone che ti hanno ferito.»

Da quel giorno in poi Annabelle fu debitrice alla carta "Il Giudizio", che l'aveva aiutata a superare una fase molto importante della sua vita. Ogni volta che si sarebbe specchiata, avrebbe pensato alla carta con la speranza di poterla rincontrare un giorno, per poterla nuovamente ringraziare per ciò che aveva fatto per lei.

Finalmente Annabelle si sentiva sicura di sé e non si preoccupava più del giudizio altrui. Aveva capito che la vita andava vissuta al meglio, indipendentemente dall'aspetto fisico. Grazie alla carta aveva accettato se stessa, comprendendo che era inutile cambiare in funzione degli altri, perché ad apprezzarsi e amarsi doveva essere prima di tutto lei stessa.

Storia breve scritta
per la prima prova:
"Lo specchio bugiardo"
de: "La Libreria del Cappellaio Matto"
Limite parole 1000!

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