The Ghost Pianist - Jeon Jungkook
Avevo già pubblicato questa One Shot e potete trovarlo sul mio profilo.
Io lo aggiungo lo stesso nella mia collezione.
La figlia del pianista più famoso di tutta la Corea del Sud era cieca.
La figliola del pianista era stata operata agli occhi, oggi si dovevano vedere i risultati togliendo le bende.
Il padre era riunito insieme ai dottori, che con tanta lentezza tolgono le bende.
E finalmente il dottore tolse definitivamente l'ultimo pezzo di stoffa.
«Apra gli occhi pian piano, fai con calma signorina Kim» disse il dottore.
La fanciulla apre pian piano gli occhi per poi aprirle del tutto.
«Yuna vedi qualcosa?» chiese il padre aggitandosi.
«P-papà qualcuno ha spento le luci? Non vedo.» alla risposta della ragazza capirono che é stato fallito l'operazione.
«Ci dispiace signori, ma i suoi occhi non possono più essere operati, ormai è impossibile operarli.» avvertì il dottore.
«Senta, io ho pagato l'operazione e voglio che gli occhi di mia figlia possano ammirare i colori.» disse il padre prendendo la camicie bianca del dottore.
«Si calmi signore.»
«Come posso essere calmo se non mi avete fatto un buon lavoro!?» rispose con rabbia l'uomo.
«Papà non fare così. Non é colpa del dottore, é colpa mia.» disse la ragazza sradaiata sul letto vedendo tutto nero.
«Senta, io voglio un'altro chirurgo che riesca ad curare mia figlia! Avete capito!?»
«Abbiamo provato con due migliori chirurghi, ma non é stato utile signore. Non abbiamo altri chirurghi più specializzati di loro, ci dispiace.» rispose dispiaciuto.
«Me ne infischio delle tue scuse! Voglio subito e adesso un chirurgo che la guarisca.» urlò di nuovo l'uomo dalla collera.
«Ci sarebbe un dottore molto specializzato, un ragazzo di 23 anni, ma é in viaggio di lavoro per un po' di mesi indefiniti. Ma quando arriverà vi prometto che vi telefoneremo.» rispose il dottore.
«Bene! Aspetto il meglio da questo dottore. Pago il triplo se è necessario.» disse il pianista.
«Si fidi di noi signor Kim. Manderemo una email e vi diremo la sua risposta.»
«Bene, e non deludetemi!»
L'uomo si girò per guardare la figlia ceca che assunse un'aria alquanto cupa.
«Yuna, tesoro, non preoccuparti. Finché ci sarà papà tutto andrà a gonfie vele. Promesso.»
Yuna guarda un punto indefinito e cerca la mano del padre ed stringerla.
«Promesso?» alza il mignolo, per fare il mignolino della promessa.
«Promesso.» intreccia anch'esso il mignolo.
Quella stanza era chiusa e si sentiva solo un forte odore di medicina.
Yuna era con gli occhi spalancati, senza poter vedere niente, solo una cosa poteva vedere, l'oscurità. Era tutto nero.
Non vedeva la luce gialla che trasmette il sole, ma poteva sentire il suo calore grazie al tatto.
Era sola nella sua stanza. Una stanza come se fosse la sua cella.
«Voglio guarire, per favore. Voglio di nuovo vedere colori e persone care, ti prego. Desidero essere abile come qualsiasi normale persona.» prega Yuna mentre scendono lacrime di tristezza negli occhi. Con la mano cerca il suo viso e asciuga le gocce salate.
I giorni all'ospedale passavano come le lancette dell'orologio, lentamente.
Ma fu proprio quando la lancetta schiocca il giorno in cui può ritornare a casa sua, può abbandonare quella stanza bianca.
Con molta fatica cerca di alzarsi, aiutata dal padre e finalmente riuscì ad entrare nell'auto e sedersi aspettando che arrivino.
«Tranquilla tesoro, vedrai che questo dottore poi ti curerà. Fidati Yuna.» assicurò il padre mentre le accarezza la mano con molto affetto.
«Grazie, papà. Io voglio di nuovo vederti papà, voglio vedere il sole e colori. Voglio vedere tutto.» rispose guardando un punto innesistente della macchina.
«Te lo prometto Yuna. Papà farà di tutto.» promette l'uomo abbracciandola.
Scese con molta fatica dalla macchina, ma arrivò con molta cautela davanti alla grande porta della imponente villa del grande pianista.
Cerca la maniglia, ma non la trovò.
«Faccio io tesoro.» disse il padre con un bagaglio.
«No, papà. Voglio provarci da sola. Io non sono disabile, non lo é mai stato nessuno e nessuno lo sarà.» una frase così giusta e illegale, ma esprimeva coraggio e fiducia in tutti noi.
Prova di nuovo e con fatica finì per prendere la maniglia per poi spingerla.
Entra dentro accolta dal cameriere.
«Ben tornata signorina Yuna. Serve aiuto?» disse il cameriere per poi prenderla sotto braccio per tenerla.
«Non mi serve, grazie. La prego di lasciarmi e di farmi andare in camera mia da sola.» rispose togliendo con delicatezza la presa del cameriere.
«Ma i vostri occhi, signorina?» chiese preoccupato il cameriere sapendo che era ceca.
«Io non ho problemi agli occhi! Sono solo diversamente abile.» rispose un po' seccata che la trattavano disabile.
Dalla risposta non ci fu più altro.
Con lentezza sale una per una le scalinate senza fare danni, soprattutto a lei stessa.
Arriva a destinazione.
«Yuna cara, sei stata bravissima. Sei così coraggiosa.» disse il padre raggiungendola per poi darle un bacio sulla fronte.
«Grazie, papà. Ti prego, non aiutatemi più in queste cose, posso farcela. Non sono disabile, non lo sono mai stata.»
«Certo figliola, ma almeno da vicino qualcuno ti deve guardare per sicurezza, ok?» propose.
Lei annuì sorridendo, ma dentro sentiva una fitta enorme di pugnalate e tristezze.
Entra nella sua stanza e cerca con pazienza il letto. Si siede e con il tatto sente le morbide coperte.
«Chiamerò una cameriera per disfare la tua roba, ok?»
Lei annuisce.
«Brava.» gli diede un'altro bacio sulla fronte e si allontana dalla sua stanza.
Dopo che la cameriera mise tutti gli indumenti ai loro posti, Yuna era in compagnia con il silenzio e l'orologio appeso sul muro che produceva tocchi delle lancette.
Sommerse da un onda di solitudine.
Non aveva amici e nemmeno un ragazzo che ha avuto una possibilità di conoscerla o perché non avevano una vera passione per delle ragazze con problemi fisici come la sua.
Era considerato un vero oltraggio.
«Sarò mai in grado di vedere ancora? O sarò per sempre così?» disse tra se e se, mentre scese una lacrima.
Notte con luna e un tappeto di stelle brillanti.
Dorme beata, ma fu disturbata da delle note di un pianoforte.
Era suo padre? Ma non aveva da fare per tutta la mezzanotte?
Sarà uno dei camerieri della villa?
Per scoprire la melodia melodiosa alza le coperte e si alza con cautela per poi camminare altrettanto con molta cautela fino alla sala del pianoforte.
Attraversa il corridoio a pieni nudi.
Prende un bel respiro e apre pian piano la porta. Ecco che sente la melodia molto vicino a lei.
Con lui che suonava aveva un tocco magico, fine e sentimentale.
«C-chi va là?» chiese senza sapere la direzione giusta.
La musica si ferma alla domanda chiesta da lei.
«Rispondi. Chi sei?»
Nessuna risposta.
Sente solo una risata leggera, allo stesso momento dolce e soave proprio come le note che aveva suonato.
«Sei bellissima.» sussura quella voce così orecchiabile e docile.
«C-chi sei?» chiese ancora preoccupata.
«Non é importante il mio nome, l'importante sai che le note del mio tocco sarà sempre la tua routine.» rispose sussurando come sempre.
Non capiva le sue parole e soprattutto non sa chi é.
«Cosa intendi? Chi sei, soprattutto?» chiese di nuovo molto confusa.
«Chiamami K.» rispose sussurando.
Con fatica prova ad andare avanti con qualche passo, ma sentiva dei passi e sente un corpo davanti a lei, anche se non riesce a guardare, ma sente tutto.
«Prendimi il braccio.» disse K.
Lei un po' insicura gli prende il braccio e segue i suoi stessi passi per poi sedersi sul sedile di legno del pianoforte.
Tocca i tasti con un tocco leggero e sorrise. Amava suonare il pianoforte, fin da piccola.
«Ti piace il pianoforte?» chiese K toccandogli la mano calda.
Yuna sentiva la sua mano sulla sua fredda, ma sentiva lo stesso caldo. Chi é veramente K? Cosa ci fa a casa sua? Perché solo lei ha potuto sentire le note?
Erano tutti i dubbi che aveva.
«Sì, mi piace.» rispose.
«Vuoi suonarmi qualcosa?»
Lei annuì e mette in posizione le dita per poi premere i tasti con molta dolcezza e suonare il bellissimo brano Beethoven "Moonlight Sonata".
Era un brano che amava molto Yuna, esprimeva i stessi sentimenti che sentiva lei. Dove una luna splendente suona una melodia così soave da far sentire un ondata di sentimenti che si prova tutt'ora. La luna é magica, splende di notte quando il cielo è di un bluastro quasi nero ricoperte da piccoli puntini scintillanti.
K conoscendo il brano suona insieme a Yuna.
Rimase sopresa da come suonava K, era molto esperto, sapeva suscitare i veri emozioni della canzone e del pubblico. Ha un tocco magico.
Il brano finisce con una delicatezza assurda e ritirano le mani dai tasti bianchi e neri.
«Sei molto brava, ma qualcosa mi dice che sei molto triste. Perché hai paura di non rivedere più i colori del mondo e le persone a te care?»
In quella domanda dovrebbe essere molto arrabbiata, ma con lui sente qualcosa di sicuro e dolcezza, qualcosa che non ha mai provato.
«Sì, ma so di farcela. Ma tu chi sei K? Ti prego, dimmelo.»
«Ti dico che solo tu e io riusciamo a sentire la musica prodotta da me o viceversa, e ti dico anche che sono qualcosa di intoccabile e invisibile davanti agli occhi degli altrui, ma solo tu sei un eccezione. Puoi sentirmi e toccarmi.» gli prende la mano e la accarezza, con l'altra mano accarezza la sua guancia come un sussurro.
Yuna si fa travolgere da un oceano di affetto.
Aveva il cuore che palpita come un tamburo americano.
«Sei un fantasma?» chiese con molta sicurezza di sé.
«Possiamo dire anche così.» era il padrone della voce più bella del mondo, così rassicurante e prottetivo.
«E poi come fai a sapere il nome?»
«Sono una sottospecie di angelo custode.»
«D-davvero?»
Gli lascia un bacio sulla mano e lei come reazione arrosisce leggermente.
«So che sei forte Yuna, sei una ragazza così sublime, intelligente e soave come una rosa appena colta in un fioraio. Puoi guarire, tu non sei malata, hai solo paura dell'oscuro che stai vedendo, devi aver coraggio di sconfiggerlo e aprire veramente gli occhi. In questi mesi starò accanto a te. Il mio tocco sarà la tua routine notturna.»
Si avvicina e gli lascia un bacio sulla guancia sinistra.
Era imbarazzata da quel tocco così dolce.
Sente che si alza in piedi e poi sente che gli sta mettendo qualcosa di sottile intorno alla testa fino a coprire gli occhi.
Era una seta che copriva i suoi occhi.
«Un piccolo regalino e ricordo. É seta bianca con una rosa rossa.» descrisse il regalino.
Era stato davvero gentile a farlo, anche il regalo, ma soprattutto descrivere il regalo, sapendo che ha problemi alla vista.
Rimase scioccata dal suo gesto così altruista.
Sentiva il sonno pesante per poi addormentarsi.
«Buona notte principessa.» l'unica cosa che sente prima di addormentarsi del tutto.
Sente uccelli cantare e auto che passavano e andavano.
Sente il letto e le coperte. Era nella sua stanza.
«Sarà stato solo un sogno.» disse tra se e se, ma tocca qualcosa di sottile, era la seta.
«Allora era tutto vero. Quindi K esiste davvero. Un fantasma custode? Dice di essere una specie di fantasma e angelo custode dove solo io posso vederlo.»
Era confusa, ma ricordava i minimi dettagli della nottata di ieri.
Si tocca la guancia sinistra, dove lui gli lasciò un esile bacio.
«Buongiorno tesoro.» disse il padre entrando nella stanza dove era ancora seduta sul letto.
«Ti senti carica?» si siede sul letto.
Lei annuì soltanto.
«Che cos'è?» tocca la seta agli occhi.
Si allontana per non far toccare a nessuno quel regalo a lei troppo costoso.
«Niente, papà.»
«Ok, tesoro. Non toccherò più la tua roba promesso.» fece per poi sfiorare il suo naso con il dito.
«Papà, voglio cambiarmi.»
«Certo, tesoro....CAMERIERA!!»
«Si, signore?» si inchina.
«Faccia cambiare mia figlia.» ordina.
Annuisce.
«Non serve. Io sono capace di cambiarmi da sola. Potete uscire?» ferma Yuna.
Il padre aveva promesso proprio ieri di non trattarla da ceca.
«Va bene tesoro, ma fuori deve stare la cameriera, così se hai bisogno o é successo qualcosa può aiutarti.»
Lei annuisce.
Il padre varca la porta e il cameriera resta fuori sorvegliando.
Era di nuovo da sola nella sua stanza.
Prende la maglietta appoggiata su una sedia e se la mette con un po' di fatica, ma alla fine ce l'ha fatta e questo fu anche per la gonna con i bottoni.
Si avvia in bagno, si lava la faccia e pettina i capelli.
Esce dalla stanza.
«Signorina Yuna, la prego di prendermi il braccio.» disse la cameriera che é restata tutto il tempo alla porta.
Quella frase era la stessa che diceva K. Quella notte era stato qualcosa di magico e speciale.
Prese il braccio della cameriera facendo finta che fosse lui e sente il suo odore di narcisi.
Era seduta fuori dal prato della villa. C'era sole, sentiva che emanava calore.
Non vedeva l'ora che arrivi la notte.
«Stia attenta signorina Yuna.» disse la cameriera facendola sedere pian piano sul letto.
«Grazie, adesso può anche andare.»
«Sì, signorina. Vi auguro buon notte.» si inchina e se ne va.
Si addormenta con la seta stretta tra le mani.
Arriva la mezzanotte e sente lo stesso brano di ieri. Era lui.
Si alza ma subito le note si fermano, confusa si alza, ma sente una mano fredda toccargli il braccio.
«Non faticarti troppo. Starò io questa volta nella tua stanza. Ti ho anche portato il pianoforte.» disse K in un sussuro.
«Come hai fatto?»
«Esiste qualcosa detto "magia" o come lo chiamate voi.»
Gli sfiora i capelli.
«Sei bellissima.» a quelle parole lei provò qualcosa di forte e intenso.
Cos'era? Amore? Si è innamorata di qualcosa che nessuno può vederlo e toccarlo?
I mesi passavano e Yuna era felice di stare in compagnia di K. Si divertivano a suonare il pianoforte e parlare. Più il tempo passa più sa che prova un forte sentimento nei i suoi confronti, non le importava che aspetto avesse, voleva soltanto lui.
Ma ahimè il tempo ha anche una fine.
Una di quelle notti...
«Yuna...» chiama K.
«Sì?»
«Devo andare.» disse dispiaciuto.
«C-cosa!? Perché?» si agita prendendo la sua mano.
«Il mio tempo è finito. Però ti prometto che ci rincontreremo di nuovo. Promesso.»
Prese il mignolo di Yuna e il suo per poi incrociarli.
«Molto presto.» sussura.
«Promesso?» voleva un giorno dirgli i suoi sentimenti che provava per lui.
«Sì, promesso.» ultime parole che sente per poi sparire.
Era andato via.
Rimase sola in quella stanza tra le mani stringeva la seta.
Lo sa che lo rivedrà di nuovo.
Erano passato un mese e fu il giorno dell'operazione agli occhi dal dottore Jeon.
Yuna era seduta sul letto non ancora operata, aspettava suo padre.
Si apre la porta mostrando il padre felice.
«Buone notizie tesoro. Il dottore è arrivato e si opera adesso. Sei contenta?» disse d'un fiato.
«D-davvero!?» scese una lacrima di gioia.
«Sì, tesoro. Adesso l'infermiera ti porterà in sala operatoria.»
E così fu.
Sentiva un tocco familiare, mentre gli operava gli occhi.
Finalmente finì. Doveva tenere la benda per due settimane.
Quel giorno finalmente arrivò.
Si apre la porta mostrando il dottore Jeon, ma Yuna non poteva ancora vederlo.
«Allora come stai?» chiese il dottore. Quella voce, era molto familiare, era soave.
«B-bene.»
«Adesso ti tolgo le bende.» era rassicurante la sua voce e si sentiva il sorriso quando parla.
Pian piano sfila la benda bianca dagli occhi, e finalmente tolse l'ultimo strato.
«Adesso apri lentamente gli occhi.» disse quella voce così familiare.
Apre gli occhi lentamente fino ad aprirli completamente.
«Tesoro, vedi qualcosa?» chiese il padre impaziente.
«Papà.....hai una bellissima cravatta rossa.» rispose piangendo dalla gioia.
«Yuna!!» urla il padre dalla felicità, fino ad abbracciarla.
Si staccarono.
Si gira e vede il viso del dottore. Era lui. Anche se non sapeva il suo aspetto, era sicuro che fosse lui. Era bellissimo.
«Grazie, K.»
Lui sorrise.
«Si chiama dottore Jeon Jungkook.» disse il padre ringraziandolo infinite volte.
Finalmente sa il suo vero nome.
«Può anche uscire dall'ospedale.»
Quel sorriso, era bellissimo vederlo dal vivo invece di immaginarlo.
Finalmente l'aveva incontrato.
Tornata alla villa, può vedere quanto era bella e spaziosa.
Sarà una bella vita.
Era notte e lei dormiva beata sul suo caldo letto, all'improvviso le note di un pianoforte suona.
Lei lo riconosce, è lui.
Si alza in un colpo con la seta tra le mani e apre la porta del pianoforte. Lo vide. Era lui.
«K.» lo chiama.
Ferma le note e guarda sorridente Yuna.
«Ciao, Yuna. Chiamami Jeon Jungkook. Devi sapere che ti ho sempre amata Yuna.» quelle parole erano le stesse che voleva dire lei.
Si avvicina a lui appoggiando la seta sopra il pianoforte accanto al vaso di rose rosse.
«Anch'io ti ho sempre amato Jungkook.»
Schiocca un bacio pieno di passione e amore.
In compagnia della luna il vento fa fluttuare le tende trasparenti della stanza e fa volare i petali caduti dalle rose rosse in aria, creando un atmosfera magica.
The End
•Spero che sia stato del vostro gradimento. Grazie.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro