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Tornado

(Prima traccia della gara "Sfida Wattpad")
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Il mio momento perfetto, da sola sul mio piccolo veliero ad esplorare angoli di mondo ancora sconosciuti. Da sola? Più precisamente con i miei fidi "compagni". La Barca, anche se ora scricchiola infastidita per le onde che si frangono contro la sua prua. Il Cielo, anche se è carico di nuvole nere che si rincorrono sempre più veloci. Il Mare, anche se ora è colore del piombo fuso e ribolle come se vivesse di vita propria. Il Vento, anche se sta diventando sempre più forte di minuto in minuto.

Respiro quest'aria carica di elettricità e mi sento meravigliosamente viva, pronta alla prossima manovra per fronteggiare la furia del mare.

All'improvviso tutto si placa: il vento cessa e il mare diventa piatto come una tavola. Il veliero si immobilizza e dondola piano, come in attesa.

Sto iniziando a chiedermi cosa stia succedendo, che la situazione cambia radicalmente un'altra volta.

Le nuvole diventano nero pece e dal cielo scende un cono vorticante che non appena tocca la superficie del mare, inizia a spostarsi sempre più rapidamente sollevando muri di acqua.

Un tornado! E punta dritto verso di me, quasi avesse preso la mira!

Cerco di virare e tenere le vele in favore di vento per prendere velocità e togliermi da quella traiettoria mortale, ma è troppo tardi: il cono nero travolge la mia imbarcazione e io mi sento catapultata verso l'alto a velocità pazzesca. Riesco a formulare un'ultimo pensiero di speranza di riuscire a salvarmi, quando all'improvviso la folle corsa verso l'alto cessa, il veliero si frantuma in mille pezzi e l'ultima cosa che percepisco è l'inizio di una discesa a precipizio. Poi il buio mi avvolge.

***

La prima sensazione che ho quando riprendo conoscenza è di stare fluttuando nel vuoto. Mi tornano in mente il mare in burrasca e il tornado e ricordo di esserne stata risucchiata insieme al veliero. Sono ancora viva e incolume, a quanto pare, e la caduta sembra essersi fermata.

Con cautela socchiudo un occhio, poi l'altro... Per spalancarli un attimo dopo dalla sorpresa.

Sono distesa su una nuvola soffice a pochi metri dal suolo e intorno a me si stende un immenso prato verde punteggiato di fiori coloratissimi e interrotto da enormi massi piatti poggiati qua e là. Sullo sfondo noto un agglomerato di strane abitazioni molto alte e circolari: sembrano quasi trasparenti e la luce del sole fa su di essi uno strano effetto, facendole apparire e sparire a seconda dell'angolazione con la quale le si guarda.

Mi siedo poggiando le mani sulla nuvoletta: è candida e sembra quasi fatta di cotone.

In che razza di posto sono finita?

All'improvviso, da un punto imprecisato vicino alle costruzioni, odo una voce dire qualcosa di incomprensibile. Giro lo sguardo verso l'origine di quelle parole sconosciute e vedo che chi le pronuncia sta arrivando verso di me come trasportato dal vento.

In men che non si dica è di fronte alla mia nuvola e continua a parlare senza che io capisca neppure una parola.

È simile a me, ma direi che non appartiene alla razza umana: è molto sottile, con la pelle diafana, grandi occhi neri e capelli candidi che gli arrivano quasi in fondo alla schiena. Indossa una tunica che sembra fatta di luce e fra le mani a tre dita tiene un piccolo bastone che pulsa lievemente come se fosse dotato di vita propria.

È evidente che mi sta dicendo qualcosa di importante, ma parla una lingua mai sentita prima.

Io faccio un cenno di diniego con la testa e mi tocco le orecchie, fissandolo. Spero che i gesti che ho fatto abbiano un significato universale, sennò non so proprio come fare a fargli capire che non so cosa stia dicendo.

L'essere tace per un attimo, poi porta il piccolo bastone alla gola e riprende a parlare.

"Mi comprendi adesso, umano?"

"Oh sì! Finalmente! Grazie!"

"Bene. Mi chiamo Orf e ti dò il benvenuto. Immagino vorrai sapere cos'è successo e dove ti trovi."

"Beh sì, decisamente. Te ne sarei grata. Io sono Hero e stavo navigando vicino a un tratto di costa inesplorata, quando sono stata risucchiata da un tornado formatosi all'improvviso. Tu ne sai qualcosa, vero?"

"In effetti sì. Vedi, noi siamo elfi meteorologi e viviamo in una dimensione parallela rispetto alla vostra e di solito non ci sono punti di contatto. Ma oggi i nostri giovani, per far vedere di essere già in grado di gestire gli elementi, hanno spostato uno dei grandi massi che vedi qui in giro e così hanno creato una connessione spazio-temporale che, nel vostro mondo, si manifesta sotto forma di tornado."

"Vuoi dire che ogni volta che sulla Terra se ne forma uno significa che qualcuno ha aperto una connessione fra i nostri due mondi?"

"Non ogni volta, ma quasi."

Sta per procedere con la spiegazione, quando altri tre elfi, almeno all'apparenza più giovani, fluttuano velocemente verso Orf investendolo con un fiume di parole per me incomprensibili. L'unica cosa evidente è che dev'essere successo qualcosa di grave che li spaventa moltissimo.

Inizia un rapidissimo fuoco di fila di domande da parte di Orf e risposte concitate da parte dei tre giovani che mi vede come involontaria spettatrice. Non fosse che l'accaduto è senz'altro di una certa rilevanza nonché fonte di notevole preoccupazione, starei estasiata a guardarli per ore: il loro linguaggio è molto simile a una stranissima musica, in più le loro vesti cambiano colore a seconda di ciò che prova chi le indossa e infine loro stessi sembrano emanare una luce più o meno intensa a seconda se siano arrabbiati, impauriti, tranquilli...

Sono talmente persa nella loro contemplazione che non mi rendo conto che si sono girati tutti verso di me e mi stanno fissando con insistenza.

"Qualcosa non va, Orf?" mi azzardo a chiedere.

"Purtroppo sì, è accaduto un fatto molto grave. Ert, Sikub e Wast sono venuti a raccontarmelo e a spiegarmi il perché è stato causato il tornado che ti ha portata qui: non per dimostrare la loro bravura... Hanno aspettato che tu fossi vicina per scatenarlo ed essere sicura che ti avrebbe risucchiata e portata qui."

Sono senza parole.

"Cosa?! Lo hanno fatto apposta? Ma perché? Mi conoscono? Io davvero non..."

Orf alza una mano e mi zittisce all'istante.

"No, nessuno qui ti conosce. Sei arrivata semplicemente perché sei umana e passavi in quel braccio di mare in quel momento."

"Ah. Fantastico. Che fortuna..." mi lascio sfuggire, poi osservo per un istante Orf, tirando mentalmente un sospiro di sollievo perché, a quanto pare, non ha capito che parlavo in senso ironico. Sono già in una brutta situazione, mi manca solo di far arrabbiare il mio ospite.

"Per te è indubbiamente un grande onore, perché hai la possibilità di risolvere un problema enorme che per noi sarebbe impossibile eliminare."

"Spiega." Sul grande onore ho decisamente qualche perplessità ma la curiosità ha la meglio: ora Orf ha tutta la mia attenzione.

"Sono stati rubati i Piani di Gestione Clima, che pianificano tutto ciò che a livello meteorologico dovrà accadere sulla Terra nel prossimo anno, che corrisponde circa a trecento anni del vostro calendario. Non possiamo permetterci di perderli, sono frutto di uno studio attento e lunghissimo per preservare il giusto equilibrio fra gli Elementi e affinché l'ordine naturale delle cose non sia sovvertito. Se non dovessimo recuperarli, per la Terra sarebbe la fine e noi avremmo fallito nella nostra missione di custodi. Oltre al fatto che, se andassero nelle mani sbagliate... non ci voglio pensare."

"Capisco... Ma io come posso aiutarvi?" Sono veramente perplessa, siamo sicuri che non sia un sogno, o meglio un incubo?

"Ert ha scoperto che si trovano in un luogo al quale noi non possiamo accedere... Ma un umano sì. Te la senti?"

"Cosa dovrei fare?" credo che dalle mie parole sia impossibile non sentire tutti i dubbi che mi affollano la mente in questo momento.

Orf si volta verso uno dei tre giovani e appoggia la bacchetta che tiene in mano sul suo collo: evidentemente sarà lui a spiegarmi le cose.

"A combinare il guaio è stato Vigorf, un apprendista come noi che è stato scartato dagli istruttori quando hanno scelto chi avrebbe partecipato alla Preparazione alla Primavera della prossima settimana. Dopo al selezione, mentre riportavamo i Piani nel Centro Climatico, in un momento di rabbia ha buttato il cilindro che li contiene nell'Antro dei Venti, gettandolo dentro da una fessura nel terreno. Il problema è che nessun elfo ci può entrare, per cui adesso non possiamo recuperarlo senza andare dagli Anziani a raccontare ciò che è successo... siamo tutti nei guai, in guai grossi!"

Il giovane si sfrega le mani mentre la veste diventa di un color rosso acceso, segno che è molto preoccupato. Tante cose del suo discorso mi sono sconosciute, per cui mi volto verso Orf con aria interrogativa.

"Questi giovani elfi fanno parte degli Apprendisti, gruppo scelto di giovani che viene preparato per gestire in futuro i Cambiamenti Climatici. Sono sottoposti a un durissimo tirocinio e non sono ammessi né errori né mancanze. È evidente che una cosa del genere, anche se è stata fatta da uno solo di loro, farebbe perdere a tutti il grado acquisito perché non hanno impedito che accadesse. Solo se riusciranno a recuperare i Piani potranno salvarsi dall'onta e dal disonore, ma da soli non hanno modo di farlo. Qui entri in gioco tu: come umana non hai i nostri limiti e puoi entrare nell'Antro dei Venti a recuperarli. Allora, lo farai?" Termina Orf, osservandomi attentamente.

"Non so cosa sia questo 'Antro dei Venti' ma sì, cercherò di recuperare i Piani. Portatemi sul posto, prima che cambi idea."

Orf, senza una parola, mi prende per mano e subito tutti e cinque siamo avvolti da una nebbiolina opalescente che ci solleva da terra. Una brezza leggera sembra trasportarci nell'aria e poco dopo cala dolcemente consentendoci di toccare nuovamente il terreno senza danni.

La nebbia si dirada e mi guardo intorno. Siamo all'interno di un boschetto formato da grandi alberi dalle foglie lilla e da arbusti gialli e viola, mai visti sulla Terra. Un buon profumo aleggia nell'aria e in sottofondo si sente un lieve sibilo unito al lontano scrosciare di una cascata. Di fronte a noi c'è la parete di una collina rocciosa formata da enormi massi che sembrano caduti da chissà dove tantissimo tempo fa e cementatisi fra loro dai detriti rimasti per anni e anni fra l'uno e l'altro.

"Ecco." Dice Orf indicando l'ammasso di rocce. "qui dentro si trova l'Antro dei Venti. Per entrare devi salire su quel masso sporgente e infilarti nel pertugio che vedrai non appena ci sarai sopra. Una volta dentro dovrai cercare i Piani caduti facendo attenzione a non farti trascinare via dal vento che soffia lì dentro: per evitarlo dovrai spostarti strisciando. Ricorda, non alzarti mai, sennò non avrai scampo!"

Deglutisco a vuoto. Non sembra semplice per niente.

"Orf... sarà buio lì dentro? Come farò a trovare questi Piani? E se fossero volati via?" chiedo parecchio preoccupata.

"Ti darò la mia bacchetta, ti consentirà di vedere. Per quanto riguarda i Piani, dovrebbero essere caduti dentro rotolando sul terreno, per cui dovrebbero essere per terra. Noi staremo qui fuori, se hai problemi sfrega con le mani la bacchetta e dì ciò di cui hai bisogno, noi ti sentiremo."

Inutile perdere altro tempo, non vedo l'ora che questa cosa sia finita. Orf mi consegna la bacchetta e rapidamente mi arrampico sul masso che mi è stato indicato mentre sento l'elfo dire agli altri tre qualcosa che ha a che fare con "Vigorf": deve aver detto loro di portarlo qui perché uno dei giovani si allontana velocemente senza voltarsi.

Intanto sono salita sul masso. Il pertugio si spalanca nero davanti a me come se fosse la bocca di un qualche animale mostruoso. Anche da fuori si sente il vento che soffia all'interno. 'Se ci rifletto ancora non entrerò mai' penso fra me e me. Così faccio un bel respiro e mi lascio scivolare in quel buco nero. Sorprendentemente la pietra è liscia, forse a causa dell'erosione del vento, così non faccio fatica ad entrare nella caverna. Il vento è decisamente forte, ma se non mi alzo lo sento scivolare su di me senza rischi.

Subito la bacchetta si illumina e, da stesa, mi guardo intorno. La caverna è enorme, quasi circolare e dalle pareti nere e lucide senza la minima scanalatura o appiglio. Mentre scivolo lentamente verso il fondo della caverna mi domando come farò a fare la strada al contrario.

Finalmente la mia discesa termina e mi guardo intorno alzando la bacchetta. Devo tenerla con tutte le mie forze perché lì il vento è talmente forte che rischio di farmela strappare di mano e questa è l'ultima cosa che deve succedere, se voglio uscire da qui sana e salva.

Poco distante da me un bagliore attira la mia attenzione: eccolo! Muovendomi sulla pancia, lentamente arrivo lì e osservo l'oggetto: un grande cilindro di quella che sembra madreperla riluce debolmente alla luce della bacchetta. Allungo una mano per prenderlo, ma resto bloccata a mezz'aria: è incastrato in una crepa del terreno! Provo a tirare ma non si muove, fra l'altro dev'essere pesante. Stare stesa non mi aiuta per niente nell'operazione, così cerco di sollevarmi un po' e subito sento il vento che cerca di ghermirmi. Non ho alternative, devo rischiare di sedermi per un attimo mentre tiro con tutte le mie forze.

Con una presa il più salda possibile, tenendo la bacchetta in bocca, ruoto le gambe e dalla posizione prona in cui mi trovavo sono ora a pancia in su con il cilindro alla mia destra. Devo fare rapidamente. Mi siedo e tiro con tutte le mie forze e per fortuna, con un rumore secco, il cilindro si stacca dal terreno e mi arriva addosso.

Non faccio in tempo a gioire per avercela fatta che un soffio di vento particolarmente forte mi solleva in aria.

Sono terrorizzata ma cerco di rimanere lucida. La cosa positiva è che il vento soffia in modo circolare, per cui non rischio di andare addosso alle pareti nere della caverna. Cercando di tenere saldo il cilindro con una mano, mentre caracollo per aria sempre più veloce, con l'altra tolgo dalla bocca la bacchetta di Orf e cerco di sfregarla sulla guancia. Mi pare che cambi colore, così grido con quanto fiato ho in corpo:

"IL VENTO MI HA PRESA! AIUTO!"

Dopo poco dalla bacchetta odo una voce: Orf! Con difficoltà la porto all'orecchio per sentire cos'ha da dirmi:

"Puntala verso l'uscita e grida 'Torna da ORF', ti porterà fuori. Ma ricorda, se indirizzi la bacchetta nel punto sbagliato, non sentirà la mia presenza e non farà niente!"

Facile a dirsi. La velocità del vento aumenta sempre di più, mi gira la testa e le forze stanno per abbandonarmi, concentrata come sono a non perdere il cilindro contenente i Piani.

Dopo qualche giro, faticosamente individuo il pertugio dal quale sono entrata, ma ci vogliono svariati tentativi prima di riuscire a indicarlo correttamente. Non ce la faccio più, sono decisamente allo stremo quando mi sembra di aver indicato la direzione giusta, così grido "TORNA DA ORF!"

Subito una forza ancora più potente del vento della caverna mi strappa letteralmente dal suo abbraccio mortale e dopo pochi istanti mi trovo stesa sul prato sotto ai grandi alberi lilla, con Orf e gli altri chini su di me.

L'elfo sta indubbiamente sorridendo. Consegna il cilindro di madreperla ai giovani, che subito si allontanano visibilmente sollevati, poi mi fa bere uno strano intruglio dal sapore indefinibile ma che mi fa sentire subito meglio. Il mondo non girà più, finalmente.

"Ce l'hai fatta, grazie. Ti ricorderemo nei nostri canti e nelle nostre ballate. La bevanda che ti ho dato ti farà riprendere rapidamente e ti farà tornare nel tuo mondo. Non ricorderai nulla, ma sappi che noi invece ricorderemo e veglieremo su di te sempre."

Inizio a protestare, vorrei restare un po' con loro, conoscerli meglio e poi comunque ricordarli... ma gli occhi si fanno sempre più pesanti e in men che non si dica sprofondo in un sonno senza sogni.

* * *

La luce del sole mi solletica le palpebre e lentamente apro gli occhi. Sono in riva al mare in una cala deserta ed evidentemente mi ero stesa a riposare prima di riprendere la traversata per tornare a casa.

Sbatto le palpebre e noto il mio caro veliero all'ancora poco distante da riva. C'è qualcosa che galleggia in fondo al mio cervello, qualcosa che dovrei ricordare ma mi sfugge non appena cerco di afferrarlo.

Avrò sognato.

Archivio il pensiero e mi tuffo in mare per raggiungere la barca. Una volta salita a bordo isso le vele, tiro su l'ancora e riparto.

Non so perché, ma spesso mi guardo intorno. Mi sento osservata. Non è una brutta sensazione, anzi, mi dà l'idea di essere... protetta. Si vede che ho fatto un bel sogno.

Con un sorriso enorme stampato sul viso, riprendo il mare e mi dirigo verso casa.

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