Sta' zitta e baciami; Daniel Ricciardo
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Dedicato a mary2211
Vivere con un coinquilino è difficile, soprattutto se questi è un pilota ed è Daniel Ricciardo, conosciuto per essere l'anima del paddock ed il più dongiovanni di tutti. Festini, settimane in solitudine, nuove ragazze ogni fine settimana sono solo un assaggio della vita che ti riserva questo tipo di compagnia. Andiamo molto d'accordo, anche se siamo completamente l'opposto, ma a volte diventa davvero difficile reggere il suo stile di vita, quando, invece, preferirei semplicemente godermi una bella lettura sul divano in assoluta tranquillità.
Sicuramente vi starete chiedendo come sia possibile che io, Stella, una normale ragazza, mi sia ritrovata a Monte Carlo, nello stesso appartamento di Daniel Ricciardo. Be', è molto semplice, ci conosciamo da quando eravamo bambini e fuggire da Perth era sembrato ad entrambi la scelta migliore per il nostro futuro. Anche se, devo ammettere, non mi aspettavo che avrebbe preso questa piega. Non che dubitassi delle capacità di Daniel, mai fatto, sempre saputo che fosse davvero talentuoso e che fosse solamente questione di tempo prima che entrasse in Formula 1, ma non credevo che potesse cambiare fino a questo punto. È sempre stato piuttosto estroverso e socievole, a differenza mia, ma negli ultimi tempi la sua serietà sembrava essere scomparsa. Non potevo più parlargli di un mio problema di cuore, che lui mi liquidava, prendendola sul ridere o, ancora, se gli domandavo di trascorrere un fine settimana in tranquillità, mi derideva dandomi della gelosa. Inizialmente avevo finto che tutto andasse bene, sperando, anche e soprattutto, che con il tempo il suo atteggiamento ritornasse quello di prima, ma sapevo che il nostro rapporto di amicizia ne sarebbe uscito logorato. E così era stato. Litigavamo continuamente, lui non tornava più la sera a casa ed io non sapevo più cosa fare. Odiavo quella situazione ed odiavo quel Daniel. Non era quello che conoscevo e neppure quello di cui mi ero innamorata. Perché sì, io amavo Daniel, nonostante cercassi di nasconderlo. Se lo avesse scoperto, non avrei avuto più il coraggio di guardarlo per il resto della mia esistenza.
«Fingere che non esistano, non li farà scomparire all'improvviso. Lo sai, vero?». Mi domandò Max, mentre passeggiavamo per le strade di Monte Carlo.
«Certo che lo so, Max, ma cosa dovrei fare? Andare da lui e dire "Ah, Daniel mi piaci, ma non avevo il coraggio di dirtelo"?». Storse il naso.
«Sei davvero pessima nel confessare i tuoi sentimenti. Se fossi Daniel, dopo una dichiarazione del genere, non ti parlerei più fino alla fine dei miei giorni». Mi prese in giro ed io gli colpii un braccio con il pugno. Finse un'espressione di dolore, per poi sorridere. Scossi la testa e ridacchiai.
«Comunque non esiste, non gli confesserò proprio un bel niente. L'ultima cosa che desidero è essere derisa da lui. Già bastano le litigate quotidiane». Sospirai.
«Non siete ancora riusciti a trovare un punto di incontro?». Lo guardai negli occhi e lui comprese.
«Daniel non è esattamente il tipo da punto di incontro. È fin troppo estremista e lo sai meglio di me». Annuì.
«È più una testa di cazzo». Parlò senza mezzi termini. Mi trattenni dallo scoppiare a ridere.
«Direi che su ciò siamo d'accordo».
«Fammi indovinare, appena entreremo ti farà il quarto grado su dove sei stata e con chi?». Mi domandò, quando ci trovammo di fronte al nostro palazzo.
«Oh, ormai non lo fa più. È talmente preso da se stesso da non rendersi neppure conto della mia assenza». Sogghignò.
«L'hai proprio sfiorata». Gli sorrisi. «Comunque lo sai, siete entrambi miei cari amici e non ho alcuna intenzione di vedervi così distanti, soprattutto se ciò avviene perché siete troppo ciechi da rendervi conto che provate gli stessi sentimenti». Mi salutò con un cenno della mano accanto alla testa e se ne andò, senza neppure darmi il tempo di controbattere.
Con ancora le sue parole che rimbombavano nella mia mente, entrai nel palazzo ed iniziai a salire le scale per giungere al mio appartamento. Ad un tratto qualcuno mi spinse ed io fui costretta a tenermi alla ringhiera per non cadere. Mi voltai e vidi Daniel con una ragazza, mentre si esploravano le bocche, e feci un'espressione disgustata. Lei non sembrò notarmi, mentre notai lui gettarmi uno sguardo, prima di continuare a salire verso il nostro appartamento. Grandioso, un'altra serata a sentire due conigli darsi alla pazza gioia. Feci per seguirli, fino a quando non mi venne un'idea magnifica.
«Non credevo che sarei giunto a fare questo per te». Disse l'olandese, subendosi il mio secondo disturbo della giornata.
«Ed io non credevo che sarei giunta a chiederti di fare questo per me». Feci spallucce.
«Ho paura di non uscirne vivo da questa storia».
«Come sei melodrammatico».
«Non sono melodrammatico, non sono mica come Lewis che dice che le gomme sono morte per poi fare venti giri veloci di seguito. Tu non conosci Daniel e non sai quanto detesti l'idea di me e te insieme, ma pur di fargli comprendere le stronzate che sta facendo, ti aiuterò». Lo abbracciai di slancio. «Anche se dopo mi dovrai un intervento». Roteai gli occhi e mi staccai. «Allora, qual è il tuo piano?».
«Oh be', è molto semplice in realtà. Tra un'oretta, più o meno, Daniel manderà via quella ragazza e si metterà sul divano a seguire qualche programma strano dei suoi. Noi entreremo in casa, cerca di essere affettuoso o almeno prova ad essere interessato a me in quel senso, lui ci vedrà andare in camera mia e poi ne usciremo dopo un'ora. Non faremo nulla, ma dovremo fare abbastanza rumore perché lui creda che, invece, sia tutto vero».
«Questa è la cosa più folle che io abbia mai fatto in vita mia». Scosse la testa.
«Dai, almeno sono originale». Scherzai e lui rise.
«Su questo siamo d'accordo». Ad un tratto si bloccò ed iniziò ad osservarmi.
«Cosa succede?».
«Se entrassimo nel tuo appartamento proprio quando lei se ne va, sarebbe troppo facile comprendere che è fatto di proposito».
«E quindi, cosa proponi?». Mi mostrò il suo sorriso malizioso e capì che la sua idea sarebbe stata sicuramente migliore della mia.
«Non saremo noi ad andare da lui, ma lui da noi». Alzai un sopracciglio. Avvicinò la sua mano a me e mi fece cenno di passargli il cellulare. Lo sbloccò e scrisse un messaggio a Daniel. Come faceva a conoscere la mia password e cosa gli aveva scritto? «Ecco fatto». Me lo porse nuovamente. «Daniel mi aveva chiesto se avessi intenzione di uscire con lui stasera, ma io avevo detto di no. Ora gli ho scritto, con il tuo cellulare, che non tornerai in appartamento questa sera, perché hai avuto un appuntamento». Mi spiegò. «Ti ha vista salire le scale ed i nostri due appartamenti sono allo stesso piano, inizierà a porsi delle domande e verrà qui, d'altronde ha le chiavi. Ci troverà insieme e tu avrai ottenuto la tua piccola vendetta».
«Tu la notte, invece di dormire, architetti questi piani?». Fece spallucce.
«Probabile». Scherzò. «Ora vieni. Credo si sbarazzerà di quella ragazza piuttosto in fretta, non dobbiamo farci trovare impreparati». Mi fece cenno di entrare. L'imbarazzo da parte di entrambi era palpabile. Eravamo grandi amici, ma niente di più. Né lui provava qualcosa per me, né io per lui.
«Cosa dovremmo fare?». Chiesi e lui si grattò la testa.
«Attendere?». Sembrò più una domanda che una affermazione, segno che neppure lui era molto sicuro.
«Ho decisamente bisogno di alcol». Esclamai e lui mi appoggiò. «Hai qualcosa qui, in casa?». Annuì.
«Se vuoi ho un po' di whisky, oppure-». Lo interruppi.
«Vada per il whisky». Andò a prendere dei bicchieri ed iniziò a versare l'alcolico.
«Cerchiamo di contenerci e di non ubriacarci completamente, il giusto per far svanire l'imbarazzo».
«Certo, capitano». Ridacchiai, afferrando il bicchiere che mi stava porgendo. Iniziammo a sorseggiare, fino a quando, ad un suo cenno, non buttammo tutto giù d'un colpo. Ne bevemmo un altro bicchiere, per poi fermarci. Io non reggevo molto l'alcol, a differenza di Max, quindi già mi sentivo disinibita. «Non credo sia stata una scelta molto saggia». Iniziai a ridere. Riuscivo ancora a parlare perfettamente, nonostante la mia mente fosse leggermente annebbiata.
«Neanche io lo credo». Mi seguì, per poi avvicinarsi a me. Sentimmo dei rumori provenire dal mio appartamento. Mi gettò uno sguardo ed io annuii. Prese il mio volto con entrambe le mani ed iniziò a baciarmi, in modo meno casto di quanto mi aspettassi da lui. Afferrai la sua maglietta e lo tirai a me, noncurante della situazione attorno a noi. La sua lingua aveva iniziato una lotta con la mia per la dominazione, per poi vincere. Presa da troppe emozioni, mi lasciai andare. Stava iniziando a sfilarmi la maglietta, quando qualcuno ci staccò all'improvviso. Ci voltammo e vedemmo Daniel, arrabbiato come non lo avevo mai visto. «Come cazzo ti sei permesso di toccarla, uh?». Si avvicinò a lui. Non lo sovrastava in altezza, ma era abbastanza intimidatorio. Lo spinse e Max colpì il muro con la schiena. Iniziò a ridere.
«Amico, non mi risulta che siate fidanzati o qualcosa del genere, quindi nulla mi impedisce di baciarla o, ancora, di-». Lo interruppe prima che potesse terminare la frase. Aveva stretto il pugno e le nocche erano diventate bianche.
«Ti. Ho. Detto. Di. Non. Toccarla». Sibilò tra i denti, guardandolo in cagnesco. «Non lo ripeterò».
«Daniel, smettila, ha ragione Max, non siamo nulla». Si voltò a guardarmi e si avvicinò a me pericolosamente, costringendomi ad indietreggiare.
«Dopo ne ho anche per te, ragazzina». Fece per ritornare da Max, ma lo trattenni per un braccio.
«Non ti azzardare a fargli del male. Torna in casa e finiscila con questa pagliacciata». Mi ascoltò ed uscì dall'appartamento, sbattendo la porta.
«Perdonami Max, non credevo fosse capace di fare questo». Fece spallucce, noncurante.
«Non è la prima volta che si arrabbia con me, anche se questa, forse, sarebbe stata la volta buona in cui avrei rimediato un bell'occhio nero». Ridacchiò. «Ora vai da lui e non spaventarti. Daniel è tutto parole e pochi fatti». Gli lasciai un bacio sulla guancia e mi avviai verso il mio appartamento. Tirai un sospiro e poi aprii la porta. Vidi l'australiano aspettarmi con le braccia incrociate ed un piede che batteva per terra.
«Cosa avevi intenzione di fare lì da Max?». Incrociai anche io le braccia.
«Non credo sia di tuo interesse». Liquidai e feci per tornarmene in camera mia. Si posizionò dinanzi a me, impedendomi di passare.
«No, mia cara, non così in fretta». Roteai gli occhi e lo guardai negli occhi.
«Il tuo comportamento non ha alcun senso, Daniel. Io sono libera di baciare chiunque io voglia, non sei tu a decidere per me. Non sei mio padre, né mio fratello, né tantomeno il mio ragazzo. Sono indipendente». Aprì la bocca, ma lo interruppi. «E sono stanca di questo tuo modo di fare. Mi ignori, passi il tuo tempo nei festini o a divertirti in modo discutibile, litighiamo praticamente sempre ed ora pretendi che io sottostia a ciò che vuoi tu? Mi dispiace, non funziona così. Io ho 27 anni e della mia vita posso farne ciò che voglio, siamo d'accordo?». Mi guardò con un sorriso sornione e desiderai prenderlo a schiaffi.
«E cosa vuoi farne della tua vita? Sentiamo».
«Sicuramente non le farei fare la stessa fine della tua». Si innervosì, nuovamente, ma si contenne. «Comunque, credo che questa convivenza non possa più funzionare. Penso di trovare un nuovo appartamento ed andarmene, così che entrambi possiamo avere più spazio per noi stessi». Mi sbatté al muro, posando la mano dietro la mia testa, affinché non la sbattessi.
«Non andrai proprio da nessuna parte».
«Tu non decidi per me».
«Non. Andrai. Da. Nessuna. Parte». Usò lo stesso tono che aveva già usato con Max.
«Non sopporto più il tuo stile di vita e la tua poca serietà. Non è questo il Daniel che ho conosciuto e con cui ho deciso di traferirmi, sei un'altra persona. Ed io non ho più intenzione di-».
«Sta' zitta e baciami». Mi impose ed io lo guardai con un sopracciglio alzato.
«Come scusa?».
«Sta' zitta e baciami». Cercai di scorgere del divertimento nei suoi occhi, ma non vi era nulla. Era serio. «Non lo ripeterò». Lo guardai negli occhi e lui lo prese come un invito a prendere l'iniziativa. Circondai il suo collo con le mie braccia ed iniziai ad accarezzargli i capelli, mentre lui mi prendeva in braccio. Le nostre lingue si scontravano ed i nostri respiri si facevano sempre più irregolari, mentre tentavamo di non lasciarci andare troppo in fretta ai nostri istinti. Gli morsi il labbro inferiore e lui si lasciò ad andare ad un'imprecazione. Buttò indietro la testa mentre passavo a baciargli il collo. Per una breve frazione di tempo puntò il suo sguardo nel mio e, dopo un mio cenno della testa, iniziò a condurci nella sua camera. Mi fece stendere sul suo letto e si sistemò sopra di me, ricominciando a baciarmi. Passai le mie mani sul suo petto e sulle sue braccia, per poi iniziare a privarlo della maglietta. Capovolsi le posizioni ed adesso ero io su di lui, che mi spogliava. Entrambi eravamo mezzi nudi ed entrambi abbastanza determinati a far durare quel momento. Sbottonai i suoi pantaloni e lui li sfilò, per poi liberarsi degli ultimi indumenti. Ben presto fece lo stesso anche con me. In fretta mi ritrovai nuovamente sotto, con Daniel che mi baciava e, nel contempo, mi stimolava nel punto più sensibile. Mi sorrise sulle labbra, quando mi lasciai andare ad un gemito, non appena inserii due dita in me. Arcai la schiena ed iniziò a lasciarmi dei baci sui seni. Aumentò la velocità del movimento, per poi scendere con la testa e soddisfarmi con la sua lingua. Chiusi gli occhi e buttai la testa all'indietro, per poi posare una mia mano sul suo capo. Mi guardò e si fermò. Emisi un mugugno. Afferrò le mie mani e le sollevò sopra la mia testa. «Non muoverle». Annuii. Tornò nuovamente tra le mie gambe ed i miei gemiti divennero sempre meno sommessi. Aggiunse anche le dita ed ero ormai quasi giunta al limite. «Lasciati andare». Raggiunsi il culmine. Le mie gambe iniziarono a tremare ed il mio respiro tornò ad essere più regolare. Daniel risalì per baciarmi e capovolse la situazione, senza allontanarsi da me. Iniziò a rovistare nel comodino al suo fianco, ma io lo fermai.
«Prendo la pillola». Mi sorrise e mi guardò negli occhi, per chiedermi il consenso. Annuii. Essendo io sopra di lui, fui io a sistemarmi e lo vidi buttare indietro la testa non appena fu completamente dentro di me.
«Cazzo, Stella». Iniziò a spingere, prima lentamente, per farmi abituare, poi sempre più velocemente. Mi posai sul suo petto, ricominciando a baciarlo.
«Dan». Mi guardò ed io cominciai a muovermi più velocemente, per soddisfare entrambi. Posò le sue mani sui miei fianchi e mi aiutò nei miei movimenti.
«Ti amo Stella, cazzo se ti amo». Esclamò mentre continuava a spingere sempre più a fondo. Ero sempre stata una delle ragazze contrarie al ti amo durante il sesso, ma sapevo quanto fosse difficile per Daniel dire quelle due parole e quindi il mio cuore saltò un battito alla sua affermazione.
«Ti amo, Dan». Mi lasciò un bacio ed in quel momento entrambi raggiungemmo l'apice ed io mi accasciai su di lui, che continuava a dare dei lenti colpi, per poi uscire da me.
«Ritieni ancora che io mi diverti in modo discutibile?». Mi sorrise.
«Potrei aver cambiato idea». Sorrisi e gli lasciai un bacio sulle labbra.
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