Posso baciarti?; Pierre Gasly
Dedicata a mary2211
Il sole, l'acqua fresca a rinfrescarti ed il proprio migliore amico a farti compagnia: cosa si potrebbe desiderare di più? Le vacanze in Costa Azzurra con Pierre ormai erano diventate un must, non vi era anno in cui non ci rifugiassimo lì, nell'unico mese di vacanza che aveva. Ci conoscevamo da molto tempo, grazie a mio fratello, Charles, e da quando ci aveva presentati, eravamo diventati inseparabili e, stranamente, mio fratello non si era mai opposto alla nostra amicizia. Era geloso, talvolta addirittura possessivo, ma non lo era mai stato di Pierre, si fidava davvero molto di lui, sapeva che non mi avrebbe mai ferito. E poi, andiamo, Pierre Gasly capace di far soffrire qualcuno? Era più probabile che un meteorite mi cadesse in testa.
«Ti va di andare a fare un bagno?». Mi chiese, mentre si toglieva la maglia e notai un gruppo di ragazze dietro di noi iniziare ad osservarlo. Roteai gli occhi, era sempre la stessa storia. Pierre era bello, anche molto, ed era inevitabile che in molte gli andassero dietro. Talvolta, però, lo ritenevo eccessivo ed anche fastidioso. Alzai gli occhiali da sole ed annuii. Non avevo grande voglia, ma magari vedendomi con lui gli avrebbero tolto gli occhi di dosso. Iniziai a spogliarmi, per rimanere solo in bikini. Notai Pierre fissare qualcosa, o qualcuno, dietro di me, piuttosto infastidito. Non feci neppure in tempo a voltarmi, che mi afferrò a sacco di patate ed iniziò a correre verso il mare. Evitai di ribellarmi, non avrei ottenuto nulla. Era troppo forte e, anche se fossi riuscita a fargli male, non mi avrebbe comunque mollata, perché era rimasto molto irritato da chiunque si trovasse dietro di me. Quando ci trovammo nel punto del mare più profondo, mi gettò ed io decisi di fargli uno scherzo. Non risalii ed iniziai a nuotare più a fondo, così che non potesse vedermi. Mi nascosi dietro di lui e lentamente salii, rimanendo alle sue spalle. «Non sei divertente Stella». Esclamò ed io ridacchiai, facendolo voltare verso di me. «Credevo non riuscissi a risalire». Mi guardò contrariato ed io feci spallucce.
«La prossima volta non prendermi di peso». Affermai, sorridendo maliziosa.
«Finché ci sarà qualcuno che ti osserva, non credo proprio». Sussurrò, mentre si buttava in acqua. Sperava che non lo sentissi, ma, invece, avevo compreso ogni singola parola. Iniziai a sorridere come un'ebete, ma ben presto la mia attenzione fu richiamata proprio da Pierre. «Vieni o no?». Annuii e mi tuffai, nuotando al suo fianco. Aveva gli occhi chiusi e stava spostando il ciuffo di capelli dagli occhi ed io, quando meno se lo aspettava, mi aggrappai alla sua schiena, facendolo ridere. «Comoda?».
«Molto». Scosse la testa, divertito. Lo circondai con le mie braccia e lui afferrò le mie mani. Imbarazzata, nascosi il volto nell'incavo del suo collo. Lo sentii sorridere, ma non disse nulla. I nostri comportamenti, talvolta, andavano al di là di quelli che normali amici dovrebbero fare, infatti non era raro che ci scambiassero per una coppia. La prendevo sul ridere, ma dentro di me speravo che un giorno ciò sarebbe diventato realtà. Era evidente anche ai muri che Pierre mi piacesse, ed anche molto, ma non ero molto sicura che ricambiasse i miei sentimenti. Io ero come una sorella minore per lui, un qualcuno da proteggere, non sicuramente da amare, o, almeno, non nel senso che intendevo io. Trascorremmo gran parte del pomeriggio in mare, a schizzarci o semplicemente a parlare. Per quanto fossimo migliori amici, purtroppo trascorrevamo davvero poco tempo insieme, a causa del suo lavoro e della nostra distanza. Io vivevo a Monte Carlo e lui a Milano, non proprio a due passi. «Voglio dirti una cosa, prometti di non riferirla a mio fratello?». Alzò un sopracciglio, ma annuì, facendomi cenno di continuare.
«Non sono ancora sicura, probabilmente è solo un qualcosa di momentaneo, ma-». Mi interruppe.
«Ti sei innamorata?». Domandò, divertito, ma potevo notare una nota di fastidio nei suoi occhi.
«No, cioè, no. Volevo dire che pensavo di trasferirmi. Non so, vorrei terminare i miei studi fuori, e non a Monte Carlo».
«Trasferirti?». Annuii. «E dove vorresti andare?».
«Ho mandato due richieste, una in Inghilterra ed una in Francia, mi hanno presa in entrambe le università. Dovrei solamente decidere». Feci spallucce.
«Tu per quale saresti più propensa?». Iniziammo ad uscire dall'acqua e ci incamminammo verso il nostro ombrellone.
«Penso per la Francia, non sarei troppo lontana da mio fratello, in qualunque caso. Non so, però, se sia la scelta migliore».
«Andare in Francia?». Negai con la testa.
«Andarmene da Monte Carlo. È comunque il luogo in cui sono nata, ho molti ricordi, belli e brutti». Mi circondò le spalle con un braccio e mi avvicinò a sé.
«Ricorda che la tua felicità ed i tuoi sogni vengono prima di tutto». Mi sorrise. «Io ti proporrei anche di venire a Milano, ci sono valide università».
«E per la lingua?».
«L'italiano lo parli molto bene, sicuramente meglio di Charles». Risi. «E poi non saresti sola, se questo ti dovesse spaventare».
«Lo prenderò in considerazione». Arrivati sotto l'ombrellone, mi sdraiai sul mio lettino. Pierre si sedette sul suo, senza spostare lo sguardo da me.
«Mi farebbe piacere se venissi in Italia». Mi voltai a guardarlo.
«Come mai?». Domandai di getto, senza pensare che avrei potuto metterlo in imbarazzo. «Scusami...». Divenni rossa e mi maledissi mentalmente.
«Non preoccuparti, mi sembra una domanda legittima. Semplicemente, mi farebbe piacere vederci più spesso di quelle poche volte all'anno». Si sdraiò anche lui e chiuse gli occhi. «A te no?». Si girò verso di me ed aprì un occhio.
«Sì, certo» . Dissi semplicemente. Rimanemmo fermi a lungo, fino a quando non mi addormentai.
«Stella, svegliati». Pierre iniziò a scuotermi. Aprii gli occhi e lo fissai, ancora un po' spaesata. Scosse la testa, trattenendosi dallo scoppiare a ridere. «Si è fatto tardi, credo dovremmo tornare in albergo». Mi sollevai, sistemandomi contro lo schienale del lettino.
«Perché non rimaniamo ancora un po' qui? Sai, di notte la spiaggia è ancora più bella». Lo guardai. «Hai mai trascorso una serata al mare? Con la sola luna ad illuminare il cielo, le onde del mare che si infrangono sul bagnasciuga e le stelle, è un'esperienza da provare». Mi sorrise.
«D'accordo, rimaniamo qui, ma desideri qualcosa?». Scossi la testa. «Stella, mangi davvero troppo poco, dovresti sforzarti».
«Non preoccuparti per me, so esattamente come prendermi cura di me stessa». Con un movimento rapido della mano mi fece divaricare le gambe, così che lui potesse sedersi di fronte a me. Arrossii e ringraziai che si era ormai fatto buio e che non potesse vedermi.
«Sai che non ti credo».
«Dovresti, invece». Sbuffai. Sapevo quello che stavo facendo, non era necessaria la sua preoccupazione. All'improvviso, non ricordo neppure io come, mi ritrovai sulle sue gambe, con lui posto in una posizione leggermente inferiore alla mia.
«Davvero?». I suoi occhi si spostarono dai miei alle mie labbra. Scosse la testa e tornò a guardarmi, attendendo una risposta da parte mia. Io, dal canto mio, ero fin troppo imbarazzata dalla situazione per poter dire qualcosa. Non mi ero mai trovata così vicina a Pierre e soprattutto mai in quella posizione, fin troppo intima per due amici come noi. Ma ero poi così sicura che fossimo solo amici?
«I-Io...». Balbettai, non riuscendo a formulare una frase di senso compiuto. Il francese si allontanò, facendomi ritornare sulla sdraio, mentre lui si sollevava per infilarsi la maglietta. Ricominciai a respirare, eppure sentivo che mi mancava qualcosa.
«Tieni, non vorrei che ti prendessi un malanno». Mi passò i miei vestiti, che io prontamente indossai. Afferrai la borsa del mare ed estrassi due teli, che sistemai prontamente sulla sabbia. «Cosa stai facendo?». Mi domandò.
«Vieni qui». Mi sdraiai su uno di essi e lo invitai a fare lo stesso. «Puoi vedere le stelle così». Fece come gli avevo detto e si distese alla mia destra. Mi voltai a guardarlo e lui fece lo stesso. Ero tentata dall'avvicinarmi a lui, ma non potevo sapere come l'avrebbe presa. Temevo che qualsiasi mia azione potesse compromettere, in qualche modo, la nostra amicizia. Io non volevo perdere Pierre, non per un mio stupido errore. Questa mia incertezza, però, fu risolta proprio da lui, che prese dolcemente la mia testa e la pose sulla sua spalla, per poi tirarmi leggermente a sé.
«Ti dà fastidio?». Mi sussurrò, senza smettere di guardarmi.
«No». Risposi. «Affatto». Fissai i miei occhi nei suoi e gli sorrisi. Lui rilasciò una risata. «Cosa c'è? Cosa ho fatto?». Domandai.
«Non riesco a capire il tuo sguardo. Non comprendo se a te stia bene, o se tu mi stia prendendo per uno stupido». Si passò una mano sul mento, diventando più serio.
«Perché dovrei?».
«Perché mi piaci da impazzire e non so se tu ricambi i miei sentimenti». Quella dichiarazione mi aveva lasciata spiazzata. Per l'ennesima volta non avevo idea di come rispondergli. «Ho capito, mi ritieni uno stupido». Buttò indietro la testa, sconsolato. «Spero che quest-». Lo interruppi.
«Per me non sei uno stupido, Pierre. Anche tu mi piaci, e molto, è solo che mi hai presa alla sprovvista, niente di più».
«Sei seria?». Rialzò il capo ed io annuii. «Allora, ehm...». Si fermò, in evidente imbarazzo. «Posso baciarti?». Sussurrò, quasi per non farsi sentire, ma io lo udii ugualmente.
«Ti prego, fallo». Mi sorrise e mi accarezzò il volto con una mano. Mi chiese un'ultima volta il consenso con gli occhi ed io glielo diedi, per poi chiudere gli occhi quando le nostra labbra entrarono in contatto. Erano anni che attendevo quel momento e non potevo credere che, finalmente, si stesse concretizzando. Le schiusi leggermente, quel poco affinché le nostre lingue potessero scontrarsi. Un groviglio di nodi mi stava torturando lo stomaco, eppure era una sensazione stupenda. Mi morse il labbro inferiore, per poi tirarlo dolcemente, facendomi emettere un fievole gemito. Sorrise e, senza allontanarsi da me, mi fece posizionare a cavalcioni su di lui, iniziando a lasciare una serie di umidi baci sul collo e costringendomi ad ansimare. Afferrò i miei fianchi e, nel contempo, iniziò a risalire verso le mie labbra. Aprii gli occhi ed iniziai ad osservarlo, in attesa che mi baciasse di nuovo. Mi fece leggermente chinare e pose la sua bocca vicino al mio orecchio.
«Non ti facevo così disperata». Sapeva cosa stava facendo ed a me irritava la sicurezza che aveva guadagnato. Ero pronta a rispondergli, quando iniziò a mordermi il lobo dell'orecchio, per provocarmi. Ad un tratto capovolse le posizioni ed era lui, in quel momento, ad essere su di me. Con una scia di piccoli baci, ritornò alle mie labbra e mi baciò, di nuovo, questa volta, però, senza lingua. O, almeno, in un primo momento, perché, ben presto approfondì il bacio, ponendo anche una sua mano sul mio volto, mentre con l'altra mi accarezzava il fianco da sotto la maglietta. Dopo pochi istanti si allontanò da me, per riprendere fiato, e fece scontrare le nostre fronti. «Sei così bella, Stella». Esclamò, sorridendo. «Non sai da quanto tempo desiderassi farlo».
«Anche io, Pierre, aspettavo solo questo momento».
Angolo autrice
Perdonate la foto, ma dovevo assolutamente metterla.
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