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❤️USHITEN | CHERĪHĀTO

FANDOM: Haikyu!!

SHIP: Wakatoshi Ushijima x Satori Tendō

PAROLE: 6.113

RATING: ❤️ nsfw

TW: Yaoi ✶ Lemon Smut ✶ Spoiler (post Time-Skip) ✶ Canon Divergent ✶

❀˜°•°˜❀

* * * ATTENZIONE * * *

QUESTA STORIA CONTIENE SCENE E LINGUAGGIO ESPLICITI

- - - ADATTA PER UN PUBBLICO ADULTO - - -

❀˜°•°˜❀

Ahhh, la primavera, che meraviglia!

Adoro passeggiare su questo soffice tappeto rosa, il profumo intenso dei fiori di ciliegio che mi invade le narici.

Non riesco a non sorridere mentre cammino senza fretta lungo il parco.

Con le mani in tasca, osservo questo panorama fiabesco che invade tutti i miei cinque sensi.

Ok, il sapore che ho in bocca è dovuto al nuovo cioccolatino che ho mangiato giusto prima di uscire di casa, una mia creazione che voglio lanciare domani, all'inaugurazione del mio nuovo Store, al centro commerciale qui vicino al parco.

Approfitto proprio della fioritura dei ciliegi, che qui a Tokyo è un evento spettacolare e molto sentito da tutti suoi abitanti, e il lancio del mio Cherīhāto (Cuore di ciliegia) sarà l'attrazione principale dell'inaugurazione.

Quando l'ho fatto assaggiare a Toshi, ha masticato per due minuti con gli occhi chiusi e poi mi ha detto:

- Buono, Satori. Però l'hanno già fatto. -

- Eh, no, tesoro. – gli ho risposto – Il Mon Chéri è cioccolato ripieno di ciliegia, mentre il mio è ciliegia ripiena di cioccolato! – ho cercato di spiegargli.

- Ma il sapore è lo stesso. Però è buono. – ha concluso, prima di tornare a leggere l'ultimo numero di Shōnen Jump, una passione che ha dai tempi del liceo.

Il mio adorabile Toshi! Non capisce proprio nulla di marketing.
Anche la forma è importante!
Ma domani gli dimostrerò che queste meravigliose palline carminie, lucenti e profumate, attireranno i clienti come mosche sul miele!

In fondo la clientela di Parigi le adorava. Devo dire che accoglievano con entusiasmo tutte le mie creazioni. Il negozio stava davvero andando una meraviglia.

Ma l'amore è l'amore!

Non potevo non tornare a Tokyo con Toshi dopo quella notte in cui ci siamo dichiarati.

E da allora la mia vita è di nuovo qui, in Giappone, con l'uomo che amo e l'opportunità di fare quello che mi piace.

Cos'altro potrei desiderare?

Leggero e spensierato, attraverso il parco in un baleno, e arrivo al centro commerciale.

Salgo al primo piano; i negozi sono disposti attorno ad una corte che si affaccia all'area food del pian terreno.

Osservo con un moto di orgoglio la vetrina completamente nascosta dai cartelloni che annunciano l'inaugurazione di domani, lo stomaco contratto dall'emozione.

Il mio negozio di cioccolato, qui in Giappone. L'insegna al neon rosa un po' retrò.

"Chokorēto Satori"

Dopo aver parlato con lo staff e verificato che sia tutto ok, mi concedo di fare un giro per negozi.

In effetti, avrei voglia di un vestito nuovo per domani, non tanto per l'inaugurazione dove indosserò comunque la divisa da pasticcere, ma per il party che abbiamo organizzato per la serata.

Non voglio certo sfigurare di fianco a Toshi, che ha addirittura conquistato la copertina di VOGUE come giocatore più elegante della nazionale.
La verità è che voglio farmi bello per lui. Anche se lui mi dice che sono bello sempre, anche in casa, in pantaloncini e t-shirt.

In effetti il mio look è sempre un po' casual; quando non ho la divisa da lavoro mi piace stare comodo, come oggi, ad esempio, dove indosso i jeans stracciati e una t-shirt nera con tanti funghetti disegnati con colori fluo.
I capelli mi stanno di nuovo crescendo, Toshi mi ha detto che le mie ciocche lunghe e spettinate gli piacevano, gli ricordavano le fiamme di un fuoco che arde, e da allora non li ho più tagliati. Li tengo spettinati, ora, e tra un paio di mesi saranno come ai tempi del liceo.

Mi rendo conto che la vetrina in cui mi sto specchiando, è proprio quella di un negozio di abbigliamento maschile, a pochi metri dal mio.

Penso che stupirei tutti se domani mi presentassi con un abito di questa foggia classica.
Mi piace stupire, mi diverte fare sempre il contrario di quello che la gente si aspetta da me.

- Buongiorno. – comincio a guardarmi un po' in giro, gironzolo lentamente tra i manichini e gli stand che corrono lungo le pareti, con appesi giacche, pantaloni e camicie, rigorosamente divisi per tessuto e colore.

- Buongiorno, desidera? – un commesso mi viene incontro un po' impettito ed uno sguardo arcigno sul volto. Hai capelli neri e indossa un abito elegante grigio scuro, dello stesso colore della cravatta.
Avrà la mia età, più o meno, e mi domando subito quali brutte cose gli sono capitate nella sua vita per fargli assumere un'espressione così acida.

Senza perdere un centimetro del mio sorriso, gli rispondo.

- Stavo solo dando un'occhiata... - continuo a camminare con le mani dietro la schiena, mi avvicino ad un manichino e tasto il bavero della giacca.

Il commesso si precipita al mio fianco.

- Cercava qualcosa di particolare? – mi domanda, palesemente infastidito dalle mie mani sul tessuto delicato.

- Qualcosa di classico. – rispondo – Questo quanto viene? – domando, giusto per farmi un'idea.

- Non lo vedo indosso a lei. – interviene alle mie spalle un altro commesso, che si affianca al primo e mi osserva anche lui come se fossi una zanzara spiaccicata sulla visiera del casco.

- Non ho chiesto come mi starebbe. Ho chiesto quanto costa. – rispondo, ora un po' infastidito dal loro atteggiamento supponente.

- È un capo molto costoso. – risponde ancora il secondo commesso dai capelli castani ordinatamente pettinati con la riga di lato, e un abito gessato color carta da zucchero.

- Non si preoccupi, ho soldi da spendere. – rispondo fissandolo dritto negli occhi.

I due si scambiano uno sguardo d'intesa, e ammetto che provo pena per loro.

Non hanno idea contro chi si stanno mettendo.

Adoro le sfide, adoro gli stimoli nuovi, mi diverto da impazzire ogni volta che riesco a trovare qualcuno che mi osteggia apertamente.

Ma poi, un barlume di razionalità prevale sul mio istinto belligerante; in fondo mi sto avvicinando ai trent'anni e non ho nessun interesse a creare subito problemi con i negozi vicini al mio.

- Sentite, forse abbiamo cominciato col piede sbagliato. Mi presento, sono Satori, Satori Tendō, e sto aprendo il negozio di cioccolato qui avanti. Stavo cercando un abito per l'inaugurazione di domani. Mi farebbe piacere se passaste anche voi al negozio, domani, ad assaggiare il mio cioccolato. –

Sorrido di nuovo allegro, in fondo è primavera, la vita è bella, vivo con un uomo meraviglioso e sto aprendo il negozio che ho sempre sognato qui in Giappone.

Queste persone non riusciranno a scalfire il mio buonumore.

Vedo che si guardano di nuovo, un'espressione di sgomento su entrambi i loro volti anonimi.
Poi l'ultimo arrivato si rivolge a me con un sorriso tirato e mi porge la mano.

- Benvenuto Satori-san. Io sono Dayu e lui è il mio socio, Jun. –

Stringo la mano ad entrambi ma mi accorgo che anche Jun fa fatica a sorridermi.

E sono pure i titolari del negozio...
Non mi stupisco che non sia entrato nemmeno un cliente da quando sono qui, non hanno un minimo di capacità di relazione.

- Vuoi provare questo vestito? – mi chiede Dayu, pensando forse che, se sto aprendo il negozio, a dispetto del mio aspetto un po' bizzarro, i soldi ce li ho.

- No, grazie, come ho detto prima, stavo solo guardando. Grazie comunque, vi aspetto domani allora! – E mi incammino verso l'uscita senza nemmeno voltarmi e salutandoli con la mano.

Che brutta gente i miei vicini, speriamo che i commessi degli altri negozi non siano tutti così scontrosi.

Scendo al pian terreno e mi compro un bubble tea.
Ho fatto colazione tardi, non ho fame quindi credo che salterò il pranzo per farmi un giro anche qui al pian terreno e cominciare ad ambientarmi un po' in questo centro commerciale che, da domani, sarà la mia casa.

Risucchio senza fretta le mie gustosissime perle di tapioca, mentre guardo l'esposizione esterna dell'edicola. Ho diversi manga arretrati da comprare, a Parigi era difficile trovare le ultime uscite in giapponese delle serie che leggo, e sono rimasto un po' indietro.

- Ma davvero non l'hai riconosciuto? – la voce arriva da dietro la parete volante che divide l'edicola dal fast food che le sta accanto, e sulla quale sono esposti i manga.

Riconosco che è uno dei due titolari del negozio di abbigliamento.

- Mi sembrava... Ma sei sicuro che fosse lui? – risponde il collega.

- Certo. Tendō. Me lo ricordo. E comunque non potrei mai scordare qui capelli rossi e quegli occhi da pesce palla! – e ridono sguaiatamente entrambi.

Mi pietrifico col bicchiere in mano e faccio esplodere una perla di tapioca tra i denti.

La parete di manga copre completamente la mia figura, ma sono davvero ad un metro da loro e posso sentire tutto quello che dicono.

- Chi l'avrebbe mai detto che ce lo saremmo ritrovato tra i piedi dopo tutti questi anni. – dice il primo.

Ma quindi mi conoscono. Io li conosco?

E poi, la parola che riattiva un ricordo che speravo fosse definitivamente archiviato.

- Mostro era, e mostro è rimasto! – e ridono di nuovo senza curarsi di chi possa sentirli.

- Speriamo che non ci faccia scappare tutti i clienti... - ancora risate, che si perdono nel fischio che mi sta trapanando i timpani.

Getto il mio bubble tea ancora mezzo pieno nel cestino, e ruoto i tacchi per uscire dal centro commerciale e andare a casa.

❀˜°•°˜❀

- Ah. Sei qui. – Wakatoshi entra nel bagno, e mi trova a mollo nella vasca.

- Mi spoglio e vengo dentro con te. – aggiunge infilando un dito nell'acqua – Ma è quasi fredda. Da quanto sei lì dentro? – mi chiede.

- Non so. Da un po'. – rispondo, continuando a guardare le piastrelle color crema della parete davanti a me.

- Allora aggiungi acqua calda mentre mi spoglio. – mi dice Toshi lasciandomi da solo nel suo enorme bagno.

Torna dopo un attimo completamente nudo, e mi rendo conto di quanto il mio morale sia basso perché nemmeno la vista del suo corpo perfetto, dei suoi pettorali da urlo e i suoi addominali scolpiti, riesce a distrarmi dalle piastrelle che ho davanti.

Si infila in acqua dalla parte opposta, la vasca è talmente grande che devo solo piegare un po' le ginocchia per fargli spazio. Poggia le braccia sul bordo della vasca, e sospira poggiando la testa sulla pila di asciugamani ordinatamente piegati sul bordo dietro di lui.

- Sei stanco? Come sono andati gli allenamenti? – gli chiedo, riscuotendomi un attimo dalla mia autocommiserazione per occuparmi dell'uomo della mia vita, che non merita che io lo ignori solo perché ho avuto una brutta giornata.

- Un po'. Tutto bene. – risponde, puntuale, alle mie domande.

Ma dopo un istante, forse per il mio silenzio, forse perché si è accorto della mia espressione, mi chiede.

- Satori, tu stai bene? –

- Sì. – rispondo.

- Ah, ok. – e richiude gli occhi per godersi il tepore del nostro bagno.

Wakatoshi è una di quelle persone semplici e cristalline; lo conosco da tanto tempo e so bene che per lui certe sottigliezze come il linguaggio del corpo o la mimica facciale, hanno davvero pochissima rilevanza nelle relazioni interpersonali.

Non è insensibile, anzi, a volte lo è fin troppo.
Si è accorto che non sto bene.
Me lo ha chiesto, e gli ho detto di sì, quindi per lui è sì.
Punto.

- No, non sto bene. – gli dico dopo un attimo, perché tutto sommato mi rendo conto che ho bisogno di sfogarmi con lui.

- Mi sembrava. – risponde, e poi aspetta che sia io a raccontargli dell'incontro di oggi con i due teppistelli delle medie che gestiscono il negozio che dista due vetrine dal mio.

- Perché non li hai picchiati? – mi chiede al termine del mio racconto.

- Perché non avrei risolto niente. – rispondo ancora mesto.

- No. Certo. Ma ti avrebbe fatto sentire meglio. –

Rido.

Finalmente la mia bocca torna a sorridere per la prima volta da questa mattina.

Anche Toshi sorride.

- Vieni qui. – mi dice, e non me lo faccio ripetere due volte.

Ruoto su me stesso cercando di non fare uscire l'acqua dalla vasca, e mi infilo tra le sue gambe, la schiena appoggiata al suo petto, e reclino anch'io la testa di fianco alla sua, contro la pila di asciugamani.

Sospiro per il tepore dell'acqua e soprattutto per il contatto col suo corpo.

- Perché, dopo tanti anni, questa cosa ti fa ancora così male? – chiede.

A volte le sue domande così dirette e schiette sono anche incredibilmente calzanti. È andato dritto al punto cruciale di tutta la faccenda.

Come è possibile che dopo tanto tempo, due stronzetti che facevano i bulli con me alle medie, riescano ancora a ferirmi?

- Perché dentro di me ho sempre pensato che avessero ragione. – ammetto, forse per la prima volta anche con me stesso.

- Su cosa? – chiede Toshi, che forse si è un po' perso nel discorso.

- Sul fatto che fossi un mostro. – rispondo paziente.

- Tu sai che cosa dice il vocabolario alla voce "mostro"? – mi domanda il mio istruitissimo ragazzo, che da anni ha preso l'abitudine di aprire ogni giorno il vocabolario su una pagina a caso, di scegliere una parola e di memorizzarla.

- No, cosa dice? –

- Essere che si presenta con caratteristiche estranee al consueto ordine naturale e come tale induce stupore e paura. –

E poi mi fornisce una seconda definizione.

- Prodigio, portento, persona che possiede certe qualità, positive o negative, in misura straordinaria, molto superiore al normale. –

- Ok... e quindi? – gli domando.

- Non noti niente in queste due definizioni? – mi chiede, come se fosse ovvio.

E forse lo è anche, e magari sono io che oggi proprio non ci arrivo.

- No, Toshi. Me lo spieghi tu? – gli domando con dolcezza.

Wakatoshi intreccia le sue dita alle mie, la sua mano destra con la mia destra, e la sua sinistra con la mia sinistra.

- Le parole "naturale" e "normale". Come fai a rapportarti con qualcosa che è indefinito a sua volta? – mi dice.

- In che senso? Scusa ma non ti seguo... - e davvero mi sento un po' confuso da questo discorso surreale.

- Quello che è normale, o naturale, per me, può non esserlo per qualcun altro. – mi spiega – Definire questo come criterio di riferimento, è troppo soggettivo. –

- E quindi? – gli chiedo, sempre più confuso.

- E quindi non ha senso. –

- Non ha senso, cosa? – ora sono io che mi sono proprio perso.

E allora il mio amato Toshi me lo spiega tutto daccapo.

- Non ha senso prendersela. Non ha senso sentirsi diverso a confronto di qualcosa che è già diverso da persona a persona. E comunque "diverso" non è solo negativo, è anche positivo. Ma in entrambi i casi, fa paura. La gente ha sempre paura di quello che non capisce. –

Mi spiega paziente, con quella che credo sia una delle frasi più lunghe in assoluto che mi abbia mai detto, seconda forse solo alla sua dichiarazione d'amore a Parigi.

- Un po' come te con Hinata, all'inizio... - gli faccio notare e sento la mia schiena vibrare per la risata che gli esce spontanea. Quasi un miracolo.

- Sì. Hai ragione. – mi dice.

Ok, forse sto capendo un po' di più quello che mi vuole dire. E poi va avanti.

- Io credo che al posto di parlare di "diversità", dovremmo parlare di "unicità"*.
Perché è assoluto. Non è relativo. E se c'è una cosa di cui sono davvero sicuro è che tu sei unico, Satori.
Meravigliosamente unico. –

Resto ancora una volta incantato da Wakatoshi.

Mi ha appena detto una cosa bellissima e romanticissima, facendomi un ragionamento tanto logico e razionale.

Credo che sia l'unica persona al mondo che riesce a razionalizzare i sentimenti.

- Anche tu sei unico e meraviglioso, Toshi. – gli sussurro ruotando la testa verso il suo viso, a cercare le sue labbra che non esitano un solo istante a posarsi sulle mie.

- Ti amo, Satori. – mi dice ancora dopo un istante, con la sua voce profonda. E continua.

- Ti amo proprio perché sei speciale. Io mi sono innamorato solo di te, nella mia vita. E ricordati che non sono l'unico a pensarla così. Hai tanti amici che ti vogliono bene. –

Ha ragione.

Forse non sono "tanti", piuttosto sono pochi ma buoni.

Kenma, ad esempio, con cui ci siamo scritti anche quando ero a Parigi, e che ha voluto finanziare il mio negozio; Hinata e Kageyama, ed alcuni altri compagni della nazionale che giocano ancora con Toshi.
E Oikawa, con cui siamo davvero molto uniti e ci siamo visti spesso da quando sono tornato.
E ovviamente, i vecchi compagni di squadra...

- Grazie Toshi. –

- Stai un po' meglio? – mi domanda premuroso.

- Sì. – e questa volta è vero.

Cerco ancora le sue labbra ruotando la testa, e lui mi abbraccia, tenendo le sue dita intrecciate alle mie, e portando le mie braccia ad abbracciare me stesso.

E mi sembra che l'acqua tiepida della vasca si stia impercettibilmente riscaldando.

Mi sposto un po' di lato per baciarlo meglio, mentre Toshi libera la mano sinistra dalla mia e scende nell'acqua ad accarezzarmi il petto, e poi sempre più giù fino ad accarezzare la mia erezione che si sta timidamente risvegliando.

Ma non è ancora passione, è piuttosto un dolce languore; il suo bacio lento e sensuale e l'acqua calda che ci avvolge, la sua mano che accarezza pigra il mio sesso, più per consolazione che per lussuria.

Mi sento come la pallina di tapioca nel bubble tea, galleggio nel tepore dell'acqua profumata della vasca, i miei sensi appagati da questo abbraccio avvolgente, la mia lingua che lambisce lentamente la sua, la sua mano su di me, il suo corpo caldo che mi sostiene.

Mi stacco da questo bacio solo perché sono davvero scomodo e mi fa male il collo.

Sorrido a Toshi e lentamente mi sollevo in piedi nella vasca. Anche Wakatoshi si alza e mi accarezza le spalle bagnate posandomi un lieve bacio sulla nuca.

- Come sei bello, Satori. –

Le sue mani indugiano sulle mie braccia, mi accarezzano piano partendo dalle spalle.

Ho freddo, ma i brividi che sento non sono solo per quello.

È Toshi.

La sua presenza imponente a pochi centimetri da me, le sue labbra sulla mia pelle, le sue mani sul mio corpo.

- Sei bello. Guardati. Guardaci. – sussurra.

Osservo i nostri corpi riflessi nello specchio, così vicini ma ancora separati.

Il corpo di Toshi è oggettivamente bello. Perfetto, proporzionato, muscoloso.

Il mio è più sottile, magro, ma ancora flessuoso, più femminile forse, con alcune rotondità inevitabili dovendo assaggiare cioccolato tutti i giorni.

Stiamo bene insieme.

I nostri corpi stanno bene insieme.

Non sono un mostro.

Non per lui.

Non per me.

Mi volto verso Toshi e gli poso i palmi delle mani aperti sui pettorali. Mi cinge i fianchi con le sue mani grandi e mi attira contro di sé mentre appoggio la fronte al suo viso.

- Andiamo in camera. – sussurra.

Ci asciughiamo alla svelta e, tenendoci per mano, ci spostiamo nella sua grande camera da letto, che sto cominciando a sentire anche un po' mia nonostante siano poche settimane che viviamo insieme.

Riprende a baciarmi in piedi davanti al letto.

È ancora un bacio lento, profondo e attento. Premuroso nel volermi dare tutte le attenzioni che ritiene che io meriti. E non solo oggi, lo fa sempre.

Mi accarezza il volto con una mano, mentre con l'altra traccia arabeschi sulla mia schiena ancora un po' umida. Le mie braccia attorno al suo collo, la mia lingua che spinge nella sua bocca, il mio bacino che si sfrega col suo.

Mi sto infiammando.

Lo spingo sul letto, e lo osservo. Ancora. Non mi stanco mai di guardarlo.

Toshi mi prende per il polso e mi tira sopra di sé, a cavalcioni. Mi prende per i fianchi e mi muove, mi spinge piano avanti e indietro e chiude gli occhi.

Mi poggio sul suo petto con le mani e lo bacio.

Vorrei divorarlo.

Vorrei tutto e subito.

Sono fatto così.

Lui no. Lui assapora, gusta, si prende il suo tempo per ogni effusione che fa e che riceve.

Quindi mi trattengo un po', cerco di adeguarmi ai suoi ritmi, e ho scoperto che mi piace, mi appaga ancora di più, poi, alla fine.

Stiamo ancora imparando a conoscerci, sotto questo aspetto, ed ogni giorno è una meravigliosa scoperta.

E un'altra cosa che ho scoperto è quanto Toshi sia sensibile al sesso orale.

La prima volta che l'ho preso in bocca mi ha dovuto fermare; mi ha davvero chiesto di fermarmi.
Non era capace di gestire la sensazione, troppo nuova ed invadente per lui, abituato alla sola masturbazione nei suoi momenti di autoerotismo.

Ho dovuto farlo abituare, poco per volta.

È stato divertentissimo ed eccitantissimo per me.

Perché davvero per Toshi io sono il primo ed unico, non ha mai sperimentato il sesso con nessuno, uomo o donna, prima di farlo con me.

Mi riscuoto e torno a dedicargli l'attenzione che merita.

Scendo a leccargli i pettorali, e poi mi accuccio tra le sue gambe e traccio con la lingua una lunga scia di saliva fino alla folta peluria scura del suo inguine.

Cerco con lo sguardo i suoi occhi, per vedere se posso osare. Ma Toshi non mi sta guardando, tiene gli occhi chiusi e le mani tra i miei capelli.

Lo prendo per un sì.

Apro le labbra e lentamente le avvolgo attorno a lui, il sapore del bagnoschiuma speziato di poco fa ancora presente.

Sento che geme, muove lentamente il bacino per incontrare meglio la mia bocca, e mi spinge la testa con le mani.

È concentrato, totalmente preso della sensazioni che prova e che io adoro fargli provare.

È un Toshi nuovo, per me, che allenta la presa sulla realtà, quello che accantona la razionalità per farsi trasportare dalle sensazioni del suo corpo.

Adoro essere in grado di fargli questo.

Muovo la testa, lentamente e poi sempre più veloce, col ritmo dettato dalle sue mani, seguendo le spinte del suo bacino, adattandomi al ritmo dei suoi mugugni.

Le mie mani sulle sue cosce, sento i muscoli che si contraggono, tremano, vibrano.

Le spinte sempre più a fondo, le mie labbra lo accarezzano, un filo di bava che cola e bagna le lenzuola sotto di noi.

Aumento ancora il ritmo, e avvolgo una mano a coppa attorno ai suoi testicoli contratti.

E quest'ultima sensazione lo trascina definitivamente verso l'orgasmo.

Gli ultimi affondi più forti e poi i muscoli che si rilassano, le mani che si sciolgono dai miei capelli e cadono inermi sul letto.

Toshi si copre la faccia con le mani e cerca di normalizzare il respiro. Non ci mette molto, è pur sempre un atleta.

Allunga la mano verso di me e so che mi vuole al suo fianco, così mi spalmo accanto a lui e gli accarezzo il petto, la testa posata nell'incavo della sua spalla.

- Bello. – mi dice dopo un istante. E leggo in questa parola tutto il suo smarrimento, la sua difficoltà a gestire sensazioni così nuove per lui, emozioni forti che prima non aveva mai provato.

Con una punta di curiosità mi domando quanto sia diverso questo dalla masturbazione, per lui, e forse un giorno gli chiederò di spiegarmelo.

Non oggi.

Perché adesso abbiamo altro da fare.

Toshi mi racchiude nel suo abbraccio e cerca la mia bocca, che comincia a baciare con voracità. La riduzione dei suoi freni inibitori dovuta all'orgasmo che ha appena avuto, è ancora presente, e lo rende avventato e passionale come non l'ho mai visto.

Mi viene il sospetto che, in fondo, in queste settimane di relazione, anche lui abbia dovuto imparare ad abbandonarsi alle sensazioni, che il suo modo di amare così misurato e metodico in realtà non sia solo una peculiarità del suo carattere. Forse deve semplicemente imparare a lasciarsi andare, a conoscermi in questa veste, a conoscere sé stesso.

Ora è lui che scende con la lingua sul mio addome, e che prende in bocca la mia erezione.

Ma non indugia più di tanto, perché dopo poco mi soleva le gambe, e si fa strada ancora più giù, verso la mia apertura che lambisce subito con la lingua.

Con la mano sinistra indugia in lievi carezze, unisce le dita alla lingua, e io ricevo un insieme di sensazioni dissonanti e fortissime quando, con la mano destra, impugna la mia erezione.

Mi punto con i talloni sul letto ed inarco la schiena, mi aggrappo alle lenzuola con le mani, incapace di trattenere ancora questo bisogno che ho di sentirlo dentro di me.

Lo prego. Lo imploro.

- Dentro... Toshi... Ti prego... -

Ma non commette l'errore della prima volta, dove ha cercato di penetrarmi davvero non appena glielo ho chiesto.

Ora sa che deve comunque prepararmi, quindi entra piano con l'indice della sinistra, la sua mano dominante, e lo muove cercando subito quella zona più sensibile che sa che mi fa impazzire.

Mi contorco sul letto, mi aggrappo alle lenzuola perché tutto è troppo.
Troppo.
Il suo dito dentro, la sua lingua fuori, la sua mano davanti.
Troppo.

Toshi si stacca da me per prendere il lubrificante dal comodino.

E poi, due dita; due dita lunghe, due dita grandi, due dita inesperte ma capaci di generare in me brividi in tutto il corpo e spasmi in tutti i muscoli.

Sono davvero al limite della sopportazione.

- Dentro.... Adesso! – gli dico ancora.

E questa volta sa cosa deve mettere dentro.

Completamente dentro di me, la sua enorme lunghezza, il suo diametro estremo.

Cerca la mia bocca mentre lo accolgo tra le mie gambe. Mi stringe tra le braccia e io mi aggrappo al suo collo mentre comincia a muovere il suo bacino contro il mio.

È una sensazione indescrivibile, mi sento riempire in maniera quasi disumana, e ogni singola parte di me è totalmente soggiogata da questa sensazione che mi travolge e mi trascina al di fuori del mio corpo.

Le ondate di piacere ad ogni singolo affondo.

La sua voce che grugnisce ad ogni spinta.

I miei gemiti sempre più acuti che rimbalzano tra le pareti di questa stanza.

E poi, un attimo di sospensione, prima dell'esplosione che mi annienta e mi scaraventa frantumato in mille pezzi.

Mi accascio letteralmente, i miei muscoli contratti fino allo spasmo che si rilassano senza essere in grado di compiere più nemmeno un singolo movimento per una lunghissima manciata di minuti.

Toshi è crollato su di me, anche lui sfatto da questo orgasmo che ci ha portati insieme a congiungerci nell'intimo dei nostri corpi e delle nostre anime.

Esce da me piano, e si sposta sul fianco, e di nuovo mi abbranca tra le sue lunghe e forti braccia, mi circonda completamente e mi respira, mi bacia, mi guarda, mi tocca.

E lo capisco, lo percepisco che mi ama davvero.

Restiamo fermi in questo abbraccio, non mi serve altro né serve a lui.

Il mio respiro che torna piano alla normalità, il battito che si regolarizza, e questa sensazione meravigliosa di avere tutto quello di cui ho bisogno.

❀˜°•°˜❀

L'inaugurazione è stata un successo!

È da questa mattina che un sacco di gente, attratta dai cartelloni e dalle bellissime hostess che stanno distribuendo volantini in tutto il centro commerciale, passa in negozio incuriosita.

Assaggiano un paio di pezzi al banco che abbiamo allestito apposta per la degustazione, e immancabilmente comprano.

I miei inutili vicini del negozio di abbigliamento non si sono visti per tutto il giorno, ma francamente dopo la chiacchierata di ieri con Toshi, e dopo che abbiamo fatto l'amore, non me ne frega più di tanto.

Il catering è appena arrivato, e stanno disponendo il buffet per la festa privata che ho organizzato per gli amici e per farmi un po' di pubblicità.

In realtà, è stato Kenma ad organizzare tutto questo.
Lui e il suo staff appositamente adibito al lancio di tutte quelle iniziative che di tanto in tanto ama sponsorizzare.

E infatti, da questo momento in poi, devo solo andare nel retro del negozio, indossare lo smoking che Kenma ha fatto noleggiare per me, e godermi la festa.

Mi assicuro però che tutti gli invitati abbiano sempre il bicchiere pieno e che prendano, prima di andare via, la "confezione lancio" che abbiamo preparato, contenente una selezione delle varietà di cioccolatini che ho in vendita.

Un vociare che si propaga per tutto il centro commerciale, annuncia l'arrivo di personalità in vista.

Toshi è meraviglioso nel suo smoking uguale al mio, che Kenma ha fatto recapitare questa mattina ad entrambi.

Credo che Vogue dovrebbe dedicargli un'altra copertina, perché nessuno calza lo smoking perfettamente quanto lui.

Anche Bokuto, che cammina accanto a lui, fa la sua figura con il completo elegante blu notte, uguale a quello che indossa Akaashi. Ci sono anche Hinata e Kageyama, e tutti gli altri compagni della nazionale di pallavolo giapponese al gran completo.

Non so bene se la presenza dell'intera squadra sia dovuta all'amicizia con Toshi o all'influenza di Kenma, ma in ogni caso, per lanciare la mia attività, è sicuramente un grande richiamo.

Manca solo Tōru, che ha promesso di fare un intervento dedicato sul suo canale YouTube.

Ma, si sa, le "prime donne" sono sempre in ritardo.

Toshi si avvicina al mio orecchio con discrezione.

- È quello il negozio dei due stronzi? – mi domanda facendo cenno alla vetrina illuminata poco dopo il mio negozio.

Annuisco.

- Vieni, andiamo. –

Prende due delle confezioni lancio e si incammina a lunghe falcate verso il loro negozio.

Comincio ad avere paura delle sue intenzioni.

Ma se è stato proprio lui, ieri, a convincermi che non ne vale la pena...

Entra con passo deciso nel negozio, tenendo in mano i due pacchettini.

Io resto un passo indietro a lui.

I due soci, di cui al momento ho scordato i nomi, stanno chiacchierando tra loro poggiati al bancone, uno seduto dietro vicino alla cassa, e l'altro dalla nostra parte che ci dà le spalle.
Quest'ultimo si volta al "Buonasera" di Toshi, e il sorriso che stava preparando per quello che sperava fosse un graditissimo cliente, gli muore sul viso quando riconosce Toshi e riconosce anche me al suo fianco.

Lo vedo che sbianca, e indietreggia appoggiandosi al bancone.

- bu... buonasera... - risponde.

Toshi si avvicina ai due con passo deciso e sicuro, e posa le due confezioni sul bancone, quindi si rivolge al tizio coi capelli neri che è di fianco a lui.

- Voi non siete stati gentili con Satori. – annuncia con la sua voce profonda, resa ancora più minacciosa dall'espressione truce che gli ho visto poche volte, e solo in campo contro un avversario particolarmente ostico.

Apre una delle confezioni e prende due cioccolatini a caso.

- Aprite la bocca. – intima ai due, e ammetto che sono spaventato io per primo dalla sua aria minacciosa.

Faccio un passo verso di lui ma Toshi mi intima con uno sguardo di lasciarlo fare.

Faccio un passo indietro.

Intanto i due si sono scambiati un'occhiata timorosa, e il socio dietro al bancone interviene.

- Ushijima-san, non so cosa abbia... - ma Toshi lo fulmina con lo sguardo e blocca subito la sua stupida protesta.

- Ho detto di aprire quella cazzo di bocca! –

È un sibilo minaccioso accompagnato da un'occhiata glaciale.

I due aprono la bocca.

Potrebbero essere cioccolatini avvelenati, potrebbero essere pieni di vermi, per quel che ne sanno loro.

Ma aprono la bocca, perché quando Wakatoshi Ushijima ti ordina in quel modo di fare una cosa, tu la fai.

Toshi infila nella bocca di ciascuno un cioccolatino.

- Mangiate. – ordina.

Vedo che masticano a fatica il cioccolatino, e poi Toshi domanda.

- Com'è? –

- bb... buono... - dice lo stronzo moro.

- Sì, buonissimo. – aggiunge lo stronzo castano.

- Ecco. Lui è la persona meravigliosa che sa fare queste cose buonissime! – dice indicandomi col dito.

I miei occhi si stanno riempiendo di lacrime, ma le ricaccio indietro perché, per quanto il mio cuore si stia sciogliendo per il gesto di Toshi, non voglio che questi due stronzi mi vedano piangere.

Non faccio in tempo ad aggiungere altro che il negozio viene letteralmente invaso da una folla vociante capeggiata da un uragano in smoking blu con i risvolti di pailettes, e un paio di occhialoni sfumati.

- Satori, tesoro! Ti cercavo... -

L'ingresso trionfale di Oikawa.

Hinata lo segue mezzo metro indietro e sta riprendendo tutto col cellulare. Attorno a loro, una ventina di ragazzi e ragazze che cercano di avvicinarsi ma vengono tenuti a bada da Bokuto e Kuroo.
Iwaizumi chiude il corteo, quasi annoiato e a braccia incrociate.

Tōru mi si avvicina, e voltandosi di tre quarti verso Hinata affinché riprenda la nostra chiacchierata, mi domanda.

- Ma cosa ci fai in questo negozio dozzinale e antiquato? –

E poi senza darmi il tempo nemmeno di rispondere, si avvicina ad un manichino e osserva con attenzione il completo scuro con aria disgustata. Prende la cravatta tra le mani e si rivolge a Hinata.

- Ok, ragazzi, se venite ad assaggiare le bontà di Satori, state alla larga da questo negozio. Non c'è proprio niente qui dentro che valga la pena, non dico comprare, ma nemmeno guardare! – e lancia il capo della cravatta sopra la spalla del manichino.

Torna da me, mi posa un braccio sulla spalla, stando sempre ben attento che Hinata riesca a riprendere tutto, e mi dice.

- Ok, Satori. Adesso vogliamo andare? Sono venuto qui per mangiare la tua divina cioccolata... -

Un ultimo cenno a Hinata, che finalmente abbassa il cellulare, ridendo come un matto.

Toshi nel frattempo si avvicina a noi due.

- Grazie Tōru. – gli dice solo.

- E di che? Per gli amici questo ed altro! – sorride prendendo sottobraccio entrambi, e ci tira verso l'uscita.

Ma prima di uscire si ferma, e volta la sua chioma ondeggiante verso i due che sono ancora basiti al bancone, un sorriso diabolico sulle sue bellissime labbra.

- Hei, stronzi! Lo sapete, vero, che dopo che il mio servizio andrà in onda sul mio canale YouTube, dovrete chiudere baracca e burattini? –

E con un sorriso trionfale sul viso, ci trascina fuori.

Torniamo al mio negozio, e raggiungiamo Kenma e Akaashi che ci aspettano davanti al buffet con il bicchiere in mano.

- Allora? – domanda Ken.

- Tutto a posto. Li ho sistemati! – annuncia Tōru, fiero ed orgoglioso della sua performance, mentre prende un calice dalla hostess che sta distribuendo da bere a tutti.

- Dovevate vederlo! – interviene Hinata – Penso davvero che il negozio fallirà nel giro di poche settimane! –

- Nel caso, fatemi sapere che ci penso io a farli fallire. – risponde Kenma con un sorriso perfido sul volto, e non voglio sapere con quali mezzi i suoi avvocati riuscirebbero nell'impresa, ma non ho nessun dubbio che lo farebbero.

- Mandami il video che più tardi lo monto insieme agli altri della serata, e lo pubblico subito. – ricorda Tōru a Hinata.
E poi aggiunge, con un sorrisetto malizioso e impudente.

- Certo, sempre che Iwa-chan me lo lasci fare.... Non è molto felice quando monto qualcosa che non sia lui... -

Osservo i miei amici che ridono e si cambiano battute, e sento una sensazione di calore che mi avvolge, che parte dal centro del mio petto e si propaga ovunque.

Mi avvicino a Toshi, accosto la bocca al suo orecchio.

- Grazie. – gli dico – Sei stato dolcissimo. -

- Prego. Te lo meriti. Hanno voluto tutti aiutarmi. Ti vogliono bene. –

E poi fa tintinnare il suo bicchiere contro il mio.

Mando giù un sorso di champagne, le bollicine che mi solleticano il naso, il calore nel petto per il gesto dei miei amici, e l'euforia per questa meravigliosa primavera di nuovo a Tokyo.

A proposito di primavera, corro a prendere il vassoio speciale che ho preparato sotto al bancone e lo poso al centro del tavolo attorno a cui sono radunati i miei amici.

- Questo è il mio nuovo Cherīhāto! Che ve ne pare? –

- Wow! Bello! – esclama subito Hinata.

Tutti si sporgono e lo assaggiano.

- È anche buonissimo! – aggiunge Kageyama.

Vedo sguardi di intesa che passano tra gli altri ragazzi.

- Buono... - dice Iwaizumi, lasciando la frase in sospeso.

- ...ma è uguale al Mon Chéri! – conclude Bokuto con una sonora risata.

- Lo dicevo. – sentenzia infine Toshi, suscitando di nuovo l'ilarità generale.

Ok, devo spiegare anche a loro che la forma è importante... ma forse hanno ragione loro, la forma non è poi così importante, lo è sicuramente di più la sostanza.

Loro lo sanno. Toshi lo sa.

E ora lo so anch'io.

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* piccolo omaggio a Drusilla Foer. 😊

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PUBBLICATO: 16/02/2022

RIPUBBLICATO: 31/05/2022 

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