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❤️SAKUATSU | PICCOLI PASSI

Questa One Shot è arrivata di soppiatto, mentre pensavo a come realizzare la richiesta di Light5091.

Come spesso mi succede, ha iniziato a girare nella mia testa come un film, e... niente, eccola qui!

Light5091, spero che tu sia soddisfatta di come è venuta; ti ringrazio molto per avermi messo la pulce nell'orecchio e avermi fatto venire l'ispirazione su questa coppia che ha, a mio parere, tanto potenziale.

≧^◡^≦

Buona lettura.


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FANDOM: Haikyu!!

SHIP: Sakusa Kiyoomi x Miya Atsumu

PAROLE: 7.755

RATING: ❤️ nsfw

TW: Yaoi Lemon Smut  Spoiler (post Time-Skip)


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* * * ATTENZIONE * * *

QUESTA STORIA CONTIENE SCENE E LINGUAGGIO ESPLICITI

- - - ADATTA PER UN PUBBLICO ADULTO - - -


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"Omi-omi... dammi una mano qui, per favore!"

Lo sbuffo di Sakusa riecheggiò nella palestra vuota.

Erano rimasti solo loro a terminare lo stretching dopo gli allenamenti dei MSBY Black Jackal, e come sempre Sakusa si era posizionato dal lato opposto del campo.

"Cosa vuoi, Miya?" chiese mentre si buttava l'asciugamano al collo e raccoglieva la borraccia.

"Spingimi giù. Solo un attimo..."

Seduto a terra a gambe divaricate, Miya cercava di abbracciare il suo stesso ginocchio.

Dopo un istante di tentennamento, Sakusa si avvicinò, posò la borraccia e, con le mani sulle sue spalle, lo spinse verso il basso senza tanti complimenti.

"Piano! Così mi spacchi!" si lamentò.

"Magari!" rispose Sakusa, mentre alleggeriva comunque la pressione.

"Mmmhhhh... Sì... Così..." mugugnò Atsumu mentre finalmente appoggiava la guancia sul ginocchio.

"Miya, sei disgustoso!" commentò Kiyoomi, l'accenno di un sorriso sulle sue labbra, ma tanto Miya non poteva vederlo.

"Ahhh, grazie Omi!" gemette ancora Atsumu, i muscoli che bruciavano piacevolmente a quello stiramento estremo "È stato bellissimo!"

Provava un gusto sadico e perverso a stuzzicare sempre Sakusa, come se davvero si sentisse realizzato ad attirare gli insulti del compagno.

Restò quindi assolutamente stupito quando Sakusa non rispose alla sua ennesima provocazione. Spinse indietro con le spalle e si tirò seduto, ruotando la testa per guardarlo. Omi lo stava fissando, un'espressione concentrata e seria nei suoi occhi di ossidiana.

Atsumu ebbe un brivido, forse aveva esagerato.

"Miya, hai da fare adesso? Ti va di bere qualcosa al bar all'angolo?"

Ad averlo saputo, Kiyoomi avrebbe usato quella frase molto prima, visto l'effetto ottenuto. Miya lo aveva fissato, sorpreso e stupito, aveva annuito e non aveva più aperto bocca. Aveva fatto la doccia velocemente e si era vestito senza più dire nulla, la sua mente troppo concentrata ad arrovellarsi per cercare di indovinare il motivo dell'invito di Sakusa.

E ancora le domande scorrevano rapide dietro ai suoi occhi, brillanti e inquieti come la cioccolata che stava mescolando nervosamente ormai da qualche minuto.

Sakusa aprì la sua lattina di caffè dopo averla accuratamente disinfettata con una salviettina; lo schiocco della linguetta di alluminio riscosse Atsumu, che tornò a fissare il suo compagno di squadra seduto al tavolino di fronte a lui.

"Vado dritto al punto, Miya." esordì Sakusa.

Aveva tutta la sua attenzione, il cucchiaino sospeso che rilasciava grosse gocce dense direttamente sul piattino.

"Il mio terapista dice che dovrei provare con la ERP. Sai di cosa si tratta?"

"Ehm... no..." rispose Atsumu titubante.

"Esposizione con prevenzione della risposta" spiegò, paziente "è una tecnica per gestire i DOC, i Disturbi ossessivo-compulsivi."

"Ah, ok. Ne ho sentito parlare." Atsumu abbassò lo sguardo e riprese a mescolare la cioccolata. Si sentiva decisamente in imbarazzo; di tutti i film mentali che si stava facendo da quando Omi lo aveva invitato al bar, il più lontano e improbabile era che gli parlasse dei suoi problemi comportamentali.

"Bene. Questo mi facilita il compito." proseguì asciutto "Sarà più facile spiegarti quello che ho in mente."

Dieci minuti dopo, Atsumu ancora ruotava meccanicamente il cucchiaino nel liquido ormai tiepido.

"Omi, scusa se te lo chiedo, ma perché hai pensato a me?" lo sguardo di Atsumu era serio e solenne, ogni traccia di strafottenza era già sparita da tempo e stava riflettendo seriamente sulla proposta del suo compagno di squadra.

"Il dottore mi ha suggerito di provare con una persona con cui ho confidenza, ma Motoya è mio cugino. E ci siete solo tu, Bokuto e Hinata che conosco dai tempi del liceo." rispose rifuggendo il suo sguardo, la sua attenzione totalmente rivolta alla lattina di caffè.

Atsumu non l'avrebbe definita proprio confidenza, visto che nemmeno lo chiamava per nome.

Sakusa continuò a spiegare.

"Ma Bokuto è... troppo" aggiunse, come se bastasse a giustificare il suo ragionamento "e Hinata... beh, sono stato a casa sua, e dopo aver visto in che situazione si trovava la sua cucina, l'ho escluso automaticamente."

Atsumu fece fare ancora due giri al cucchiaino, quindi raccolse un po' di cioccolata e se lo infilò in bocca. Una smorfia di ribrezzo gli increspò le labbra alla bevanda ormai fredda, o forse era la consapevolezza che Omi avesse fatto a lui quella proposta solo per esclusione.

Sakusa sembrò non recepire la sua espressione mentre tirava fuori il cellulare dalla tasca; armeggiò un istante e poi volse lo schermo verso Atsumu.

"Queste sono le tappe della terapia. Piccoli passi, da fare uno dopo l'altro."

Atsumu strizzò gli occhi per leggere le minuscole scritte sullo schermo, e poi li spalancò di colpo. L'ondata di rossore salì rapida dal collo alle guance, fino a interessare perfino la fronte che cominciò a stillare qualche goccia di sudore.

"Dimmelo subito se vedi qualche problema, Miya. Se non te la senti posso sempre cercare qualcun altro." commentò Sakusa. Non gli era evidentemente sfuggita la reazione di Atsumu che deglutì visibilmente e spostò gli occhi dallo schermo del telefono a Kiyoomi stesso.

La sua espressione era impassibile, come se gli avesse proposto di alzare la palla due centimetri più in su o un nuovo esercizio di defaticamento.

"Nessun problema." confermò, la sua voce un sussurro.

Riprese a mescolare la cioccolata.


∘↫✪↬∘


"Allora, questi sono con gli umeboshi*, questi col tonno, e qui in mezzo il salmone."

Miya dispose i vassoi al centro del tavolo, e prese due birre dal frigorifero prima di sedersi.

"Ringrazia Samu da parte mia." disse Sakusa prima di afferrare un paio di onigiri** con umeboshi, i suoi preferiti.

"E che cavolo, Omi! Perché lui è Samu e io sono Miya?"

Sakusa sorrise mentre addentava un onigiri, senza degnarsi di rispondere.

Atsumu lo guardò, ancora faticava a credere che Sakusa stesse passando il sabato sera con lui. E la cosa più incredibile erano i sorrisi che, di tanto in tanto, Kiyoomi si lasciava sfuggire, anche per le cose più futili.

Togliere la mascherina era stata il primissimo passo della terapia, quando erano loro due da soli, e questo aveva consentito ad Atsumu di accorgersi di alcune sfumature nelle sue espressioni che non aveva mai potuto notare prima. Non che esternasse granché, in generale, ma stava cominciando a fare caso al modo in cui allargava le narici quando era spazientito o stringeva le labbra quando si tratteneva dal fare qualche commento sarcastico.

Quando aveva visto la lista sul suo telefono aveva seriamente pensato di rifiutarsi. Non aveva ben chiaro cosa fosse quel metodo che Sakusa gli aveva spiegato in poche parole, quell'ERP, che più o meno era "fallo anche se non ti va, e poi rifallo ancora finché non ti abitui". Credeva che la misofobia*** di Sakusa fosse qualcosa di ben più radicato di un semplice disturbo ossessivo-compulsivo, ma si era reso conto in breve tempo che lui davvero non ne sapeva un cazzo dei DOC così come dei metodi per trattarli. E tutto sommato, fino a quel momento il suo compito si era rivelato più semplice e piacevole del previsto. Sakusa era molto arguto e sottile, addirittura divertente quando non si impegnava a fare lo stronzo, cosa che, a dir la verità, non accadeva spesso.

"A cosa pensi, Miya?" calcò sul cognome, ma la domanda era seria. Aveva colto l'espressione concentrata e pensierosa di Atsumu con la coda dell'occhio, e quel silenzio durava da troppo tempo. Miya non stava mai zitto. In realtà aveva dovuto ammettere con sé stesso di non disdegnare la sua compagnia; era piacevole e divertente e, soprattutto, aveva preso con molto impegno il suo compito di assisterlo in questi piccoli passi della terapia.

Sakusa sapeva di non essere stato onesto con lui, la sua risposta alla domanda che gli aveva fatto al bar, perché avesse scelto lui, non era la verità, e Atsumu stesso era rimasto evidentemente deluso da quello che Kiyoomi aveva imbastito in quattro e quattr'otto. Ma non se la sentiva di dirgli la verità. Non ancora perlomeno. Omi stesso era abbastanza confuso su quello, e non capiva perchè toccare Atsumu non gli desse nessun fastidio, mentre con tutto il resto del mondo, Motoya compreso, era tutta un'altra faccenda. Lo aveva realizzato in un istante quando lo aveva spinto per aiutarlo con gli esercizi, e aveva avuto un'illuminazione sul fatto che potesse essere lui la persona giusta per quel tentativo che il suo terapista ormai da mesi lo spingeva a provare.

"Niente, niente, Omi. Ecco, prendi la tua birra." Atsumu stappò entrambe le bottiglie e ne porse una a Kiyoomi.

Sakusa la fissò per un attimo trattenendo il fiato, la condensa lucida e tremolante si raggruppava in minuscole goccioline che colavano lungo il vetro appannato per il freddo.

Ancora una volta scacciò dalla sua mente l'immagine di tutti i microbi che potevano esserci sopra, delle mani sudicie che l'avevano toccata, della polvere nei depositi di stoccaggio, per non parlare degli insetti che potevano essercisi posati sopra. Era ormai un mese che faceva quell'esercizio, e stava diventando quasi facile riuscire a combattere la sensazione.

Prese la bottiglia e se la portò direttamente alla bocca.

Il primo sorso di birra ghiacciata: uno dei piccoli piaceri della vita!

Posò sul tavolo la birra ormai a metà e tornò con lo sguardo ad Atsumu.

Miya lo fissava sorridendo, fiero e orgoglioso della velocità sempre maggiore con cui Kiyoomi vinceva l'impulso di pulirla e se la portava alla bocca.

Kiyoomi rispose al sorriso.

Fare la proposta a Miya era stata una splendida idea!

"Allora, Omi-kun, cosa ti va di guardare, un film o una vecchia partita degli Adlers?" chiese mentre cominciava a sparecchiare.

"Un film, direi. Non ho voglia di rovinarmi il sabato sera con Ushiwaka." rispose ridacchiando, mentre si spostava in soggiorno.

Sakusa scelse il film e si mise comodo sul divano. Era ormai un mese che passavano le serate libere insieme, e si stava davvero abituando alla vicinanza di Atsumu, ai contatti fugaci sul divano, alle parole sussurrate al buio per commentare un passaggio del film. Una sera Atsumu si era perfino addormentato, la sua testa era ciondolata per un po' prima di appoggiarsi sulla sua spalla. Sakusa aveva sorriso, e lo aveva lasciato dormire. Anche quello faceva parte della terapia, anche se in cuor suo Sakusa si sentiva un po' un impostore per quella parte dei tentativi che richiedevano un contatto tra di loro e che, tra tutti, non gli costavano davvero nessuno sforzo, se non quello di voler mantenere una certa immagine.

Atsumu arrivò dopo qualche minuto con un barattolo di Häagen-Dazs al caramello salato, il suo preferito, e un solo cucchiaio.

Sakusa lo guardò perplesso, stava per fargli notare la dimenticanza, ma l'espressione di Miya gli suggerì che era del tutto voluta.

Non gli diede il tempo di replicare.

"Andiamo, Omi, è arrivato il momento di fare un altro piccolo passo."

Il sorriso sfacciato di Atsumu sembrava indicare che l'idea di condividere con lui lo stesso cucchiaio non gli creasse nessun tipo di imbarazzo.

Sakusa sentì il rossore salirgli sulle guance ma in fondo lo sapeva che, prima o poi, quel momento sarebbe arrivato. Avevano già fatto tutti i piccoli passi facili di quella stupida lista, e ora restavano quelli più difficili. E a voler essere precisi, aveva scelto Miya proprio per quello. Aveva pensato che non avrebbe avuto problemi anche con le cose più imbarazzanti, visto l'effetto strano, neutro, che Miya gli faceva. E invece, si accorse in quell'istante, l'idea di condividere lo stesso cucchiaio con Atsumu gli aveva accelerato il battito senza nemmeno capire il perché.

Fare la proposta a Miya era stata una pessima idea!

Atsumu non disse altro, si sedette sul divano accanto a Sakusa e fece partire il film che aveva scelto Omi. Tolse il coperchio, e cominciò a tracciare dei piccoli solchi col cucchiaio sulla superficie, intanto che il gelato si ammorbidiva al calore delle sue mani. Raccolse qualche ricciolo e se lo portò alla bocca, mugugnando di piacere.

Omi non riuscì a trattenersi.

"Miya sei pessimo. Se pensi di farmi ingolosire così, ti sbagli di grosso." si appoggiò allo schienale, incrociò le braccia e rivolse la sua attenzione al film. O almeno, ci provò.

Atsumu prese un cucchiaio colmo di gelato ormai morbido, e lo appoggiò, rivolto verso il basso, direttamente sulla sua lingua che aveva tirato fuori dalla bocca.

"Mmmmhhh..."

Poi ricominciò a scavare col cucchiaio sulla superficie, raccogliendo una porzione ricca di caramello, lucido e brillante ai bagliori che provenivano dalla tv. Tenne il cucchiaio sollevato davanti a sé, e quindi si voltò verso Omi avvicinandolo al suo viso.

"Sicuro che non ne vuoi un po'?" sussurrò. I suoi occhi a mezz'asta lo fissavano, intensi e provocanti, e Sakusa ebbe un attimo di smarrimento, l'impulso di prenderlo a pugni che combatteva con quello di aprire la bocca.

"Cosa dirai lunedì al terapista?" aggiunse "Questa settimana non hai ancora fatto nessun passo nuovo..."

Atsumu era un bastardo e, Omi ricordò a sé stesso, era anche per quello che gli aveva chiesto di aiutarlo. Sapeva che sarebbe andato fino in fondo anche nei passi più difficili, che lo avrebbe tormentato fino a piegarlo. Era quello che gli aveva chiesto, in fondo.

Aprì la bocca e chiuse gli occhi, regalando ad Atsumu un'immagine tanto rara quanto sconvolgente di arrendevolezza, che davvero lo sorprese.

Avvicinò il cucchiaio alle labbra di Sakusa e si concesse di giocare un po', sfiorando il labbro inferiore col cucchiaio prima di ritrarlo e poi tornando ad infilarlo lentamente tra le sue labbra.

Kiyoomi chiuse la bocca e trattenne il gelato mentre Atsumu sfilava il cucchiaio con una lentezza anche fin troppo eccessiva.

"Mmmhhh" era stato Atsumu a mugugnare ma non sembrava una presa in giro, quanto piuttosto un incoraggiamento a manifestare il suo apprezzamento.

"Buono, Omi?" chiese ancora in un sussurro, in risposta al silenzio del moro.

Sakusa non rispose, fissò Atsumu con astio, ma dischiuse appena le labbra.

Miya prese un altro cucchiaio pieno di gelato, e lo portò alla bocca di Omi.

"Mmmhhh" disse ancora, mentre Kiyoomi chiudeva le labbra sulla crema fredda, il contrasto del dolce e del salato che gli esplodeva in bocca e che gli rendeva difficile trattenersi dal mugugnare lui stesso.

Il film stava andando avanti da una manciata di minuti, ma nessuno dei due sembrava fare caso a cosa succedesse sullo schermo.

Il silenzio tra loro era ormai interrotto solo dai mugugni di Atsumu, che fissava Omi come ipnotizzato anche quando portava il cucchiaio alla sua stessa bocca. Nemmeno gli occhi di Sakusa riuscivano a staccarsi dal viso di Atsumu, il quale alternava un cucchiaio per sé e uno per Omi, mettendoci dentro sempre meno gelato, forse per prolungare un po' di più quel gioco che lo stava mandando su di giri.

Troppo su di giri, si disse, cercando di ricordarsi che stava solo facendo uno dei passi della terapia: condividere una posata con un'altra persona.

A quel pensiero, la mano gli tremò un po' mentre infilava ancora il cucchiaio tra le labbra di Sakusa, e sporcò il labbro inferiore di Omi con uno sbaffo di gelato.

Il suo primo impulso fu di leccarlo via.

Deglutì, e prese un profondo respiro.

Si stava facendo prendere troppo la mano. Doveva ricordarsi che quello non era un gioco di seduzione, Omi stava soffrendo nello sforzo di assecondarlo, probabilmente gli faceva davvero schifo l'idea della saliva di Atsumu sul cucchiaio.

A dispetto delle sue considerazioni, allungò d'istinto la mano e col pollice ripulì lentamente il baffo di gelato dalle sue labbra. Fu un gesto spontaneo quello di portarsi poi il pollice alla bocca e succhiare il gelato dal suo stesso dito. Alzò svelto gli occhi a incontrare quelli di Sakusa, certo di leggerci il disgusto e forse anche la rabbia. Ma vi trovò lo smarrimento.

Gli occhi di Omi erano sgranati e sorpresi, la sua bocca ancora socchiusa e leggermente tremante, il respiro affannato.

Si alzò rapido dal divano.

"Meglio che vada, si è fatto tardi." disse mentre si precipitava al genkan.

"Ringrazia ancora tuo fratello da parte mia per gli onigiri." e si richiuse la porta alle spalle.


∘↫✪↬∘


Sakusa non degnò Atsumu nemmeno di uno sguardo agli allenamenti del lunedì, così come ridusse allo stretto indispensabile le loro interazioni durante quelli del martedì.

Perciò Atsumu fu tanto più sorpreso quando, martedì sera, si trovò Sakusa fuori dalla porta.

Aveva ormai dato per scontato che la loro collaborazione fosse stata interrotta per cause di forza maggiore, cioè la sua enorme, incredibile, irrefrenabile stupidità. Non si capacitava di essere stato così idiota, si era messo a flirtare con Sakusa dimenticandosi completamente del motivo per cui lo stava facendo, e si meritava di restare da solo come un cane per il resto della sua vita, cosa che peraltro Samu gli ripeteva di continuo.

Ringraziò quindi tutti i Kami per quella seconda possibilità, e fece accomodare Sakusa velocemente prima che cambiasse idea.

Kiyoomi entrò senza dire nulla, gli occhi bassi e le mani strette a pugno. Ancora non era così bravo a leggerlo, dopo tutto, pensò Miya; poteva essere nervoso, imbarazzato, arrabbiato, o tutti e tre insieme.

Atsumu lo precedette in salotto. L'ansia gli stingeva la gola e dovette appoggiarsi al tavolo aspettando che Sakusa smettesse di camminare nervoso avanti e indietro, e lo guardasse.

"Ok, ho fatto l'errore di lasciarti condurre i giochi, Miya" esordì Kiyoomi senza tanti preamboli "ma adesso decido io i prossimi passi."

Prese un lungo respiro e lo guardò dritto negli occhi.

"Togliti la maglietta."

Atsumu non aveva realmente compreso la sua richiesta finché Omi non lo ripeté.

L'espressione di Kiyoomi era ancora una volta indecifrabile, e Miya non poté che obbedire e sfilarsi lentamente la t-shirt.

Sakusa fece altrettanto. Lanciò la sua maglietta sul divano, quindi fece un passo verso il tavolo.

Il cuore di Atsumu batteva già furiosamente da qualche minuto, e lo sguardo deciso e determinato di Sakusa gli fece tremare le gambe.

Kiyoomi allungò la mano e prese la maglietta di Atsumu che ancora penzolava inerme dalle sue mani, e se la infilò. Quindi chiuse gli occhi, e rimase per un istante come paralizzato al centro del salotto. Cercava di rallentare il battito, di regolarizzare il respiro, come se la t-shirt di Atsumu potesse bruciare di autocombustione da un momento all'altro e incenerirlo sul posto.

E forse era davvero quello che Omi temeva, pensò Atsumu, ricordando improvvisamente che uno dei primi punti della lista era quello di indossare un capo di abbigliamento già usato da un'altra persona. Al momento non gli aveva dato peso, non riusciva davvero a vederlo come una cosa neanche lontanamente fastidiosa, forse perché abituato da sempre con Samu a scambiarsi tutto, vestiti usati compresi.

Ma il volto di Sakusa in quel momento gli diceva che per lui non era così semplice.

Dopo qualche attimo, comunque, sembrò essersi calmato, il suo respiro era tornato regolare e aveva riaperto gli occhi.

"Vuoi... qualcosa da bere?" gli chiese Atsumu, più che altro per rompere quel silenzio che premeva ormai insopportabile sui suoi timpani.

"No. Grazie, no." Sakusa fece un passo avanti e azzerò la distanza tra di loro allungando una mano e posandola sulla spalla nuda di Atsumu.

"Per favore" la voce di Kiyoomi era roca e vibrante "non mi fermare finché riesco a trovare il coraggio."

Il suo sguardo era nero e profondo, sembrava risucchiare la luce e l'aria intorno a loro, e Atsumu dovette prendere un lungo respiro mentre assentiva con la testa.

Kiyoomi scese col palmo aperto sul petto di Atsumu, e abbassò lo sguardo alla sua stessa mano, mentre un evidente rossore si diffondeva su tutto il suo viso.

La sua mano era calda, bollente, e Atsumu la sentiva letteralmente bruciare su di sé. Il suo cuore già fuori controllo accelerò ed era sicuro che anche Kiyoomi potesse sentirlo spingere direttamente contro il suo palmo. Le sue guance bruciavano e cercò di respirare a fondo per calmare il battito; era da tempo che sapeva cosa ci fosse scritto sulla lista, ma non pensava che Sakusa avrebbe bruciato le tappe, facendo addirittura due passi insieme.

Tre passi, si corresse, in un ultimo pensiero lucido, prima che Sakusa gli mettesse l'altra mano dietro la nuca e posasse le labbra sulle sue.

Atsumu sgranò gli occhi, la sorpresa era tale che sussultò e si ritrasse bruscamente, come se le labbra di Sakusa lo avessero ustionato.

"Scusa..." balbettò, e poi tornò a cercare la sua bocca.

Il cuore di Atsumu ormai correva furioso, poteva sentirne il battito nelle orecchie e aveva il volto in fiamme. Era quasi certo che Sakusa si sarebbe staccato subito, ma invece lo soprese rilassando le spalle e ammorbidendo le labbra sulle sue.

Miya era frastornato e confuso; nonostante fosse mentalmente preparato - conosceva bene quello che c'era scritto sulla lista - non riusciva a sganciarsi dai segnali intensi e vibranti che il suo corpo gli mandava. Stava ormai perdendo il controllo, si stava lasciando andare a quella sensazione così nuova e inebriante; il corpo di Kiyoomi così vicino al suo, quelle mani grandi e forti posate direttamente sulla sua pelle, le labbra morbide che si muovevano piano sulle sue.

Non sarebbe stato in grado di dire chi avesse trasformato quel bacio, ma dopo un istante si trovò a cingere la vita di Sakusa con delicatezza, mentre le loro lingue si incontravano in un movimento lento e titubante.

Atsumu era grato al tavolo dietro di sé, aveva le gambe di gelatina e si sentiva emozionato come se quello fosse stato il primo bacio di tutta la sua vita.

Cioè, wow, era Omi... poco importava che lo stesse facendo per la sua terapia, che lo avesse dichiaratamente scelto per esclusione, che riuscisse a malapena a sopportare la sua compagnia.

Lentamente Sakusa si staccò dal bacio e allontanò il volto; aveva ancora gli occhi chiusi e non si decideva ad aprirli, come se temesse quello che avrebbe visto davanti a sé. L'impronta delle sue mani bruciava sulla pelle di Atsumu quando fece un passo indietro, aprendo finalmente gli occhi a fissare i suoi stessi piedi.

Il suo volto era arrossato, le labbra tremanti e umide, ed era dannatamente bello, pensò Atsumu, con la sua t-shirt nera che gli tirava impercettibilmente sui pettorali.

Il silenzio nella stanza era carico d'imbarazzo; quel bacio, quel contatto a pelle, aleggiavano su di loro già da tempo, una muta minaccia (o promessa) che si sarebbe prima o poi avverata, anche se sembrava evidente che nessuno dei due avesse previsto le reazioni che avrebbe scatenato in loro. Sicuramente non Atsumu, che aveva preso tutta quella faccenda un po' per scherzo, con l'intima e inconscia convinzione che Sakusa avrebbe interrotto quella terapia già molto prima del punto in cui erano arrivati.

Sakusa fece un altro passo indietro, si voltò e, senza aggiungere altro, lasciò l'appartamento di Atsumu.

Miya restò ancora un istante appoggiato al tavolo, le gambe che ormai avevano dato forfait. Quindi si sedette sul divano, prese la maglia di Omi e se la infilò.

Sapeva che stava commettendo l'errore più madornale della sua vita, lo sapeva da oltre un mese, da quella volta al caffè in cui aveva accettato di prestarsi a quella fantomatica terapia; ma non poteva farci niente, la sola possibilità di poter passare del tempo insieme a Kiyoomi valeva bene il rischio (annunciato) di un epilogo brutalmente doloroso.

Rannicchiò le ginocchia al petto e vi piegò sopra la testa, il mento sul suo sterno e gli occhi chiusi. E restò lì a lungo, fermo e immobile sul suo stesso divano, a inspirare con avidità il profumo di Omi, il suo docciaschiuma al tè verde mischiato con un vago sentore di disinfettante.

Sospirando, Atsumu si chiese se fosse quello l'odore della sua solitudine.


∘↫✪↬∘


L'imbarazzo era ancora palpabile tra di loro il mattino seguente agli allenamenti. Kiyoomi evitava il suo sguardo di proposito, e Miya fece di tutto per lasciare andare via gli altri e restare solo con lui.

"Omi-kun, come stai?"

Sakusa aveva appena fatto la doccia, e armeggiava nel suo armadietto con solo un asciugamano attorno ai fianchi. Era stato l'ultimo ad uscire dalla palestra, e Miya aveva preso tempo per potergli parlare.

"Bene. Perché?" Sakusa lo squadrò, una mano ancora all'antina dell'armadietto.

"Beh, sai, dopo ieri... Sei andato via senza dire nulla..." anche Atsumu si appoggiò all'armadietto di fianco, forse per bloccare il tremore delle sue mani.

"Tutto ok, Miya, è stato solo un bacio." il suo tono era freddo, distaccato.

"Certo. Certo." Atsumu fece un sorriso tirato. Si stava rendendo ridicolo a dimostrare di aver dato a quel bacio tra loro più importanza di quanta ne avesse avuta per Omi.

Sakusa chiuse l'antina e si voltò verso Atsumu.

"Ma già che siamo rimasti soli, possiamo rifarlo. Sai che i comportamenti virtuosi vanno reiterati per essere efficaci."

Atsumu guardò dritto in fondo ai suoi occhi; non sapeva cosa stesse cercando, ma in ogni caso non vi trovò niente. Niente di niente. Erano una voragine buia e fredda, quasi minacciosa quando il volto di Sakusa si avvicinò al suo e, senza tante cerimonie, lo spinse di spalle contro l'armadietto e lo intrappolò col suo corpo.

Le labbra di Sakusa lo sospinsero in un bacio frenetico, le mani puntate di fianco alla sua testa, e la sua lingua che lo esplorava, brutale e irruente. Atsumu non osò toccare il suo corpo questa volta, i palmi e la nuca appoggiati al metallo dietro di sé, mentre Sakusa lo baciava, ancora, "reiterava il comportamento" come gli aveva preannunciato.

Quando si staccò aveva il volto arrossato e il respiro affannato, e Atsumu si domandò quanto sforzo gli fosse costato imporsi di baciarlo di nuovo. Ma poi lo sguardo gli cadde sull'asciugamano teso sui suoi fianchi.

Atsumu sgranò gli occhi.

Sakusa seguì il suo sguardo e riaprì svelto l'armadietto per nascondercisi dietro. Atsumu non si era sbagliato, quella che aveva visto era chiaramente un'erezione.


∘↫✪↬∘


"Sei un idiota." il tono era annoiato e supponente.

"L'hai già detto almeno dieci volte, Samu. Dimmi qualcosa che mi sia utile, invece."

Dietro al bancone, con un grembiule immacolato e le maniche arrotolate, Atsumu componeva gli onigiri con gesti svelti ed eleganti. Cucinava insieme al fratello da quando erano ragazzini, e spesso lo aiutava al locale prima dell'apertura, specialmente quando, come in quel momento, aveva bisogno di parlare con Samu e chiedere consigli.

"Ormai ti sei messo il cappio attorno al collo, Tsumu. Sono due mesi che lo stai tirando, ed è evidente che l'ossigeno al cervello non ci arriva proprio più, visto che stai facendo una cazzata dietro l'altra."

"Ancora non sei di nessuna utilità." gli fece notare, sconsolato.

"Giusto. Hai ragione. Allora, ecco il mio consiglio. Parlagli. Affrontalo direttamente. È da quasi un mese che vi comportate come due adolescenti in piena tempesta ormonale e vi mettete a limonare ovunque vi troviate, quando siete da soli anche solo per cinque minuti."

"Nemmeno mamma usa più la parola limonare, Samu..." sghignazzò "e comunque ieri lo abbiamo fatto in pullman, mentre gli altri dormivano, quindi non eravamo nemmeno soli."

"A maggior ragione." rise Samu, per poi proseguire di nuovo serio.

"Diglielo che la scusa della terapia non regge più, e parlate di quello che c'è tra voi come due adulti maturi e responsabili quali dovreste essere."

"Ma stiamo parlando di Sakusa! Capisci? E magari sono io che mi sto facendo un film mentale completamente sbagliato. Magari è davvero quello che gli ha detto il suo terapista, di reiterare il comportamento... Magari gli fa perfino schifo baciarmi..."

Osamu alzò un sopracciglio, smise per un istante di tagliare il tonno e si voltò verso di lui.

"Tsumu, ti ricordi, vero, qual è l'unico punto della lista che ancora vi manca?"

Atsumu guardò suo fratello negli occhi, e in quel volto così famigliare lesse l'affetto sincero che li legava. Samu era l'unica persona con cui era sempre stato davvero sé stesso, come se fosse una sua proiezione esteriore, e aveva piena fiducia in quello che gli diceva. La comprensione nei suoi occhi spinse Osamu a concludere la frase.

"Vuoi davvero fare l'amore con lui senza sapere cosa prova per te?"

Tsumu non rispose, abbassò la testa mentre posava la palla di riso che aveva tormentato negli ultimi minuti e sospirò sconsolato tutta la sua frustrazione.


∘↫✪↬∘


Avevano optato per la pizza, che Atsumu aveva preso lungo la strada prima di arrivare da Omi. Volevano guardare l'ultima partita degli Adlers, e Atsumu non aveva voglia di cucinare; sembrava francamente giù di morale, visto che non aveva praticamente aperto bocca per tutta la cena.

"Miya, è tutto ok?"

Lo sguardo di Atsumu lo fulminò.

"Pensi che riuscirai mai a chiamarmi per nome?" gli chiese, con un tono decisamente più acido di quello che avrebbe voluto.

Sakusa restò un attimo sorpreso, ma non fece in tempo a dire nulla.

"Scusa, Omi, mi dispiace. Sono solo un po' pensieroso."

"Questo lo vedo..."

"Mi stavo chiedendo..." Atsumu si riempì i polmoni e fece ricorso alla sua ultima riserva di coraggio e determinazione "ormai siamo arrivati all'ultimo punto della lista..."

Il suo viso era in fiamme; poteva anche avere deciso di buttarsi, ma trovare le parole giuste per farlo era tutto un altro discorso.

"Sì. Ci stavo pensando anch'io." Kiyoomi invece sembrava calmo e tranquillo, assolutamente inconsapevole dell'imbarazzo di Atsumu perché continuò, mentre si versava ancora un bicchiere di sakè "Ne ho parlato col terapista..."

Atsumu sgranò gli occhi, e dovette di nuovo ricordare a sé stesso che tutta quella situazione complicata in cui si era andato a ficcare, era stata generata dalla terapia per la misofobia di Omi. Ovvio che ne parlasse col terapista. Ma l'idea che gli avesse raccontato anche delle ultime settimane a baciarsi come dei liceali in calore, non lo rendeva esattamente felice.

"Non credo di poter essere io la parte attiva della cosa." continuò Kiyoomi mentre avvicinava il bicchiere alle labbra.

Atsumu allungò la mano, prese la bottiglia di sakè e se la portò direttamente alla bocca.

"Non ancora, perlomeno. Ma davvero, l'idea di infilarlo in un buco sporco e maleodorante proprio non fa per me." Sakusa continuava a parlare, i suoi occhi annegati nel bicchiere di sakè, incurante dello sguardo disperato di Atsumu che si scolava le ultime due dita di alcol direttamente dalla bottiglia.

Miya posò sul tavolo la bottiglia ormai vuota.

Aveva perso l'attimo, e le parole di Sakusa gli avevano dato il colpo di grazia. Ne parlava in maniera così distaccata, asettica, la "cosa" che dovevano fare sembrava ridursi a un mero atto meccanico di chi lo metteva e chi lo prendeva. Si sentì ancora più stupido, per Sakusa era davvero tutto ridotto a quello, l'intimità con un'altra persona spinta al suo limite estremo; la cosa più disgustosa che ci fosse, tanto da decidere di essere la "parte passiva della cosa", quella che gli ingenerava meno disgusto.

Tutte le sue insicurezze, i suoi timori e le sue speranze si sgretolarono in un istante contro al muro di ghiaccio di Omi. Rimase solo un dolore sordo, l'amarezza di chi sapeva dall'inizio che si sarebbe fatto male, ma aveva tappato occhi, orecchie e bocca, e continuato imperterrito nel suo autolesionismo.

"Pensavo che potremmo organizzare magari per questo sabato..." stava ancora dicendo Kiyoomi.

"Perché non adesso?" Miya lo interruppe alzandosi dal tavolo così velocemente da far tintinnare i bicchieri.

Il suo sguardo ora era duro, freddo e asettico come quello di Sakusa, che lo guardò per un istante dal basso prima di rispondere.

"Sì, perché no. In fondo ho comprato preservativi e lubrificante già da un po'."

Sakusa si alzò e si diresse verso la sua camera.

"Vado a darmi una rinfrescata. Tu puoi usare il bagno degli ospiti. Ti aspetto in camera."

Uscì dalla stanza con passo malfermo, forse il sakè dopo la birra non era stata una grande idea, ma tutto sommato, pensò, meglio avere un po' di alcol in corpo per quello che stavano per fare.

Sakusa tornò in salotto dopo quindici minuti con un asciugamano stretto attorno ai fianchi. Miya non era più lì, sul tavolo un biglietto.

"Mi dispiace, non posso farlo. Temo dovrai cercare qualcun altro. Spero che questo incidente non abbia ripercussioni sulla squadra.

Atsumu"


∘↫✪↬∘


Il giorno successivo Miya si diede per malato, e passò i tre giorni seguenti a mangiare cibo spazzatura sul divano senza orari precisi, facendo maratone di serie tv alternate a vecchie partite della V.League.

Si sentiva una merda, in tutti i sensi. Faceva il possibile per non saltare mai gli allenamenti dei Jackals; di solito andava anche quando non era in formissima, cercando di nascondere il suo malessere visto che Sakusa, una volta che si era presentato col raffreddore, lo aveva rispedito a casa senza tante cerimonie.

Ed eccolo ancora, lo spasmo allo stomaco al pensiero di Sakusa, che lo stava tormentando ormai senza sosta. Era inutile nascondersi, comunque, Miya aveva preso la decisione che il giorno successivo sarebbe tornato ad allenarsi e avrebbe affrontato Kiyoomi. Che accadesse quello che doveva accadere.

In realtà Sakusa gli risparmiò la fatica, presentandosi direttamente alla sua porta quella sera stessa.

"Come stai?" chiese restando fermo sull'uscio.

Atsumu si scostò e lo fece entrare, quindi tornò mesto in salotto dove si buttò sul divano e si riavvolse nella sua coperta di pile.

"Non sei davvero malato, dico bene?" Sakusa si sedette all'estremo opposto del divano, non era ben chiaro se fosse per mantenere le distanze in caso non stesse bene, o per lasciargli il suo spazio.

Atsumu spense il televisore e, suo malgrado, si costrinse a prestare attenzione al suo visitatore. Il suo sguardo era spento, vuoto, gli occhi opachi sprofondati nelle orbite scure, i capelli stopposi e in disordine.

"In pratica sì. Ti sembra che io stia bene?" il dolore che aveva cercato di reprimere stordendosi di cibo e tv, si ripresentò bruciante davanti alla causa del dolore stesso.

"Mi dispiace." disse solo Kiyoomi.

Atsumu alzò le sopracciglia, stupito. Kiyoomi continuò.

"Pensavo che non fosse un problema per te supportarmi con la terapia, ma evidentemente ho sbagliato le mie valutazioni. Però vorrei sapere se ho fatto qualcosa di sbagliato, qualcosa che ti ha fatto decidere di andartene proprio a un passo dalla fine."

Atsumu era ancora più sbalordito da quelle parole. Ma possibile che Sakusa proprio non ci arrivasse? In un istante fu sopraffatto dalla rabbia, e un attimo dopo dallo sconforto, entrambe le sensazioni si alternavano in lui lasciandolo indeciso se vomitare fuori tutta la sua frustrazione o cacciarlo di casa senza una spiegazione.

"Scusami tanto se ti ho lasciato nella merda proprio sul più bello." gli uscì di getto, in uno stato d'animo che forse era un po' la somma dei due "Ma puoi sempre chiedere a Hinata di essere più ordinato, o provare a vedere se Akaashi riesce a lasciare a Bokuto un po' di energia per soddisfare anche te." e poi aggiunse, amaro e acido "Oppure c'è sempre Motoya, in fondo l'incesto non è poi così grave, nell'antichità era molto di moda."

Sakusa sgranò gli occhi man mano che Atsumu buttava fuori la sua frustrazione. Forse stava cominciando a capire il punto e il suo viso si illuminò di un sorriso del tutto fuori luogo.

"Mi dispiace, ma non può essere nessuno di loro." sentenziò.

Atsumu lo fissò, il petto che ancora si alzava e si abbassava velocemente per l'emozione delle parole che gli erano uscite di getto.

"Me ne sono reso conto in questi quattro giorni, Atsumu." Sakusa abbassò lo sguardo, il rossore che colorava lievemente le sue guance.

Miya sgranò gli occhi sentendosi chiamare per la prima volta col suo nome.

"In effetti, stavo davvero pensando a chi avrebbe potuto sostituirti, ma mi sono reso conto che il solo pensiero di fare sesso con Hinata, o Bokuto, mi disgustava."

"Beh, era quello il punto, no? Sforzarsi di ignorare il disgusto... Oppure dimmi che non ho capito un cazzo di tutta questa fantastica terapia..." rispose Miya, sempre più confuso.

"Sì. Cioè no... Insomma, in teoria sì, ma ho capito che in realtà il motivo per cui ti ho proposto questa cosa era proprio perché tu non mi disgustavi, anche se non riuscivo a capire il perchè." Sakusa teneva gli occhi bassi, puntati alle sue mani che ancora stringevano il tessuto dei suoi stessi pantaloni.

Atsumu restò in silenzio, l'ultima frase di Sakusa che rimbalzava tra le pareti della sua testa, senza trovare realmente un senso.

"Non sono sicuro di aver capito." balbettò.

"Nemmeno io, se devo essere onesto..." Sakusa prese un respiro profondo e cercò di spiegarsi meglio.

"Quello che voglio dirti è che non mi ha mai davvero dato fastidio toccarti, nemmeno prima di tutta questa storia. Non ci avevo fatto caso, e quando l'ho realizzato ho pensato che fosse perché davvero con te c'era una certa confidenza, e che forse avrei potuto provare la terapia, se fosse stato con te."

Si alzò in piedi, e prese a camminare avanti e indietro, sempre più nervoso e imbarazzato.

"Ma in realtà ho capito che non serve a niente. L'idea di baciare chiunque altro, o di toccare la pelle nuda di chiunque, o di indossare la sua maglietta, continua a essere per me un limite invalicabile." le ultime parole quasi soffocate nella sua gola, il volto basso a nascondere il rossore.

Atsumu si concesse di riflettere qualche istante su quelle parole.

"Ok, quindi, vediamo se ho capito bene. Hai voluto provare la terapia con me perché non ti disgusto, però non serve a niente proprio perché io non ti disgusto. Ma non riesci a provare con nessun altro, perché ti disgusta."

Sakusa fece una smorfia che somigliava ad un sorriso.

"Se lo dici così sembra assurdo, però in pratica sì."

"Ok, quindi a casa mia questo si chiama stallo. Pari e patta. Tutti a casa..."

Atsumu cercò di buttarla sul ridere, ma aveva il cuore che ancora picchiava furioso nel suo petto; la rabbia si era trasformata in qualcosa d'altro, di strano e indefinibile, all'idea che Sakusa in realtà non provasse disgusto verso di lui. Cioè, forse significava qualcosa...

"Non è così semplice" rispose infatti Sakusa, come se seguisse il flusso dei suoi pensieri "cioè, sì, dal punto di vista della terapia, direi che siamo al capolinea."

"Beh, vedila così, adesso quantomeno ti puoi fare una birra con la squadra senza andare in paranoia." gli fece notare Atsumu facendogli l'occhiolino.

Sakusa alzò lo sguardo al suo viso e sorrise. Una delle cose che aveva cominciato ad apprezzare di lui era proprio il riuscire a trovare sempre il lato positivo delle cose.

Anche Atsumu gli sorrise, e per un istante entrambi ebbero la sensazione che avrebbero potuto lasciare cadere la cosa esattamente in quel punto, chiuderla lì con un sorriso, e tornare alle loro vite precedenti.

Ma Sakusa per primo aveva capito di non volerlo fare.

"Però..." disse infatti "per quanto riguarda noi due..." non era mai stato bravo con le parole, e Miya per una volta, anziché infierire, venne in suo soccorso.

Si alzò in piedi gettando da un lato la coperta, e fece un passo verso Kiyoomi.

"Stai dicendo che esiste un noi due, Omi?" per la prima volta da giorni, il viso di Atsumu si distese nel suo solito ghigno allusivo, il suo marchio di fabbrica.

Sakusa prese un altro respiro profondo.

"Sto dicendo che mi piaci, Atsumu." confessò finalmente, guardandolo dritto negli occhi.

Il sorriso di Atsumu si allargò e i suoi occhi tornarono luminosi, e per quanto fosse ancora spettinato e sciatto, Sakusa lo trovò incredibilmente attraente.

"Per una volta aveva ragione Samu" sussurrò mentre si perdeva nei suoi occhi "avremmo dovuto parlare dei nostri sentimenti, come gli adulti maturi e responsabili quali evidentemente non siamo..."

Atsumu fece un altro passo verso di lui, la distanza tra loro ridotta ormai a una manciata di centimetri. Lo guardò negli occhi, quegli occhi neri e profondi come una fossa abissale, in cui per una volta riuscì a scorgere una scintilla di luce. O forse era tutto nella sua mente, la sensazione di potersi avvicinare liberamente a Omi lo stava mandando fuori di testa.

Si avvicinò ancora, le sue labbra a sfiorare lentamente quelle di Kiyoomi, gustandosi l'aspettativa di un bacio finalmente vero, desiderato da entrambi semplicemente perché lo volevano, perché si piacevano.

Anche l'emozione di Kiyoomi era palpabile; era più o meno consapevole, dopo anni di terapia, che la sua malattia gli era servita spesso da scudo, una corazza comoda e impenetrabile per tenere fuori il mondo. Eppure, si rese conto in quell'istante, si era precluso anche una marea di cose belle, di emozioni, di sensazioni.

Seguendo quel flusso di pensieri, fu proprio Kiyoomi a completare il bacio.

Infilò lentamente una mano tra i capelli di Miya, dietro la nuca, e schiuse lentamente le labbra. Poteva sentire il respiro caldo di Atsumu mischiarsi col suo, un lieve tremore che increspava le sue labbra. Il suo stesso cuore batteva furioso nel petto, e per la prima volta in vita sua si lasciò guidare dall'istinto.

Posò una mano sul braccio di Atsumu mentre la sua lingua cercava quella del biondo, quel contatto così coinvolgente e inebriante che lo aveva lasciato stordito e confuso ogni volta che si erano baciati nelle settimane passate. Aveva pensato che fosse paura, e che l'emozione travolgente che sentiva ogni volta che lo baciava, che lo toccava, fosse euforia per essere riuscito a vincere la paura. Eppure, in quei quattro giorni aveva capito che c'era molto di più. C'era un bisogno che si era sempre imposto di reprimere, c'era un'urgenza che aveva cercato di non vedere. Ma in quel momento, con la mano che scorreva sulla pelle calda del braccio di Atsumu e si infilava nella manica della sua t-shirt, ogni cosa andò al suo posto. Tutto era chiaro nella sua mente.

Aveva bisogno di toccare Atsumu.

Seguì il profilo del suo avambraccio fino alla spalla, mentre l'altra mano lo cingeva per la vita e si insinuava a cercare anche lì il contatto diretto con la sua pelle calda.

Non ci volle molto che quel bacio si infuocasse, in fondo era un mese che indugiavano a rubarsi baci terapeutici e sfioramenti casuali; e Atsumu ora poteva concedersi di lasciarsi andare, di infondere in quel bacio tutto il sentimento che da tempo sentiva verso Kiyoomi e che si era sempre trattenuto dal mostrare.

Fu quasi stordito, Sakusa, dall'intensità di quel bacio, così passionale e diverso dai precedenti. La lingua di Atsumu scavava lenta e profonda nella sua bocca, mentre anche le sue mani si insinuavano sotto la t-shirt, a cercare finalmente la sua pelle, azzardando un tocco che sapeva ormai essere quantomeno non sgradito da Omi.

E i mugugni nella sua stessa bocca gli confermarono che Omi stesso era sopraffatto dai suoi tocchi, dalle sue mani che percorrevano avide ogni centimetro della sua pelle, dalla sua lingua che lo cercava e lo lambiva come se la sua stessa vita dipendesse da quello.

Recuperata la sua spavalda sicurezza, Atsumu non riuscì più a trattenersi, e sfilò la maglia di Omi in un gesto rapido ma delicato. Omi lo agevolò, e sfilò a sua volta quella si Atsumu.

Ripresero a baciarsi mentre le mani di entrambi scorrevano curiose e impazienti sui loro corpi. In qualche modo si trascinarono verso la camera da letto.

Era una svolta decisamente inaspettata per la sua serata, pensò Atsumu, ma non si era mai sentito così pronto a prendere in mano le redini della sua vita. Con Omi non poteva essere solo una scopata, ed era esattamente per quello che il suo cuore batteva furioso nel petto, rendendolo eccitato ed emozionato come non mai.

Spariti anche i pantaloni, Atsumu spinse Omi sul letto con dolcezza, e si sdraiò al suo fianco accarezzandogli il torace con la punta dei polpastrelli. Era bellissimo poterlo toccare così, senza fretta, sentire i suoi muscoli tonici che guizzavano sotto la superficie, la sua pelle un po' ruvida per le frequenti docce; si perse in quelle sensazioni, quasi dimenticandosi di quello che voleva dirgli.

"Omi..." sussurrò mentre ancora lo accarezzava "sicuro che te la senti?"

Un'ultima conferma, giusto per capire, una volta gettata la maschera, quanto di quello che gli aveva detto fosse ancora vero.

"Sì, Tsumu. Se è con te, posso farlo." il rossore sulle sue guance infiammò di nuovo Atsumu, o forse fu il nomignolo con cui lo aveva chiamato. Dopo mesi di tentennamenti, stava succedendo tutto così dannatamente in fretta che si sentiva disorientato, frastornato, incapace di metabolizzare tutte quelle novità.

Ma Omi non gli diede il tempo di rifletterci troppo, allungò una mano al suo collo e riprese a baciarlo.

Il corpo di Atsumu ricoprì quello di Omi, il bisogno di sentire tutta la sua pelle a contatto con la propria ormai irresistibile. Le erezioni strette tra i loro corpi pulsavano dolorosamente, sfregandosi al movimento oscillante dei loro bacini e mandando scariche di frustrazione ai loro cervelli.

Atsumu seppe ancora una volta che doveva prendere il comando, davvero Omi non aveva esperienza in quello, e per quanto stesse rispondendo con passione abbandonandosi al suo istinto, era davvero la sua prima volta. E Atsumu voleva che fosse indimenticabile.

Continuò a baciarlo con premura, mentre si scostava leggermente dal suo corpo e allungava una mano per impugnare la sua erezione.

Un gemito nella sua stessa bocca, Omi grugnì e si aggrappò alle sue spalle in una presa disperata. Atsumu cominciò a muovere la mano con lentezza, baciandolo ancora dolcemente. I leggeri mugugni che uscivano dalle labbra di Omi erano un incoraggiamento, e Atsumu aumentò il ritmo.

Kiyoomi gettò indietro la testa, la bocca spalancata alla ricerca di aria, la schiena inarcata ed una luce negli occhi così disperata e intensa che Atsumu si fermò.

"Continua... ti prego..." Omi fece un minuscolo sorriso e Atsumu ancora baciò quelle labbra così morbide e sensuali, mentre la sua mano riprendeva il movimento, lento e incalzante, assecondando quello del bacino di Omi e dei suoi stessi gemiti.

Kiyoomi era sopraffatto da quelle sensazioni. Il tocco di Atsumu, lento e profondo, la sua lingua che ancora lo lambiva, il contatto con la sua pelle calda e umida che lo eccitava. Tutta quella girandola sensoriale lo stava distruggendo, erano sensazioni meravigliose e inebrianti di cui si era sempre privato, e di cui non avrebbe più potuto fare a meno.

Atsumu aumentò il ritmo quando capì che Omi era vicino, e continuò a baciarlo con ardore crescente mentre sentiva che Omi gemeva e si irrigidiva, per poi riversarsi sul suo addome in lunghi fiotti caldi.

Si staccò dal bacio per respirare, gemendo in suo nome ancora e ancora.

Il sorriso sorse spontaneo sulle labbra di Atsumu, era bellissimo sentire Omi tra le sue braccia, ora abbandonato e inerme, mentre respirava affannato e allungava le mani verso di lui, per stringerselo contro al petto, bisognoso di un ancoraggio per non perdersi in quel tumulto dei sensi.

"Cazzo!" fu l'esclamazione di Sakusa dopo qualche minuto.

Atsumu posò le labbra sulle sue e sussurrò "E questo era solo il primo passo..."


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*umeboshi - L'umeboshi è un popolare condimento della cucina giapponese a base di prugne (ume) salate (fonte Wikipedia)

**onigiri - L'onigiri è uno spuntino tipicamente giapponese, composto da una polpetta di riso bianco, con un cuore di salmone (shake), tonno (tsuna), o altro, con l'aggiunta di vari condimenti possibili, come l'umeboshi, il sesamo, ecc. Di solito l'onigiri ha una forma triangolare, con una striscia di alga nori su un lato per poter essere afferrato comodamente (fonte Wikipedia)

***misofobia - Misofobia (dal greco mysos, sporco e phobos, paura) è il termine utilizzato per descrivere una paura patologica del contatto con lo sporco per evitare qualsiasi tipo di contaminazione o di germe (fonte Wikipedia)


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PUBBLICATO: 07/08/2022 

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