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💚KUROKEN(+BOKUAKA) | RIVERBERI


Un altro caso in cui la fanart innesca qualche strano meccanismo nel mio cervello, e la storia parte da sola...


Credits to the owner


FANDOM: Haikyu!!

SHIP: Tetsurō Kuroo x Kenma Kozume (+ KōtarōBokuto x Keiji Akaashi – cenni)

PAROLE: 4.142

RATING: 💚 sfw

TW: Yaoi Lime 


◎◉◎


Un colpo con le nocche, e poi altri due in rapida sequenza.

Kenma è sdraiato sul letto col controller in mano, ha riconosciuto i colpi alla porta ma non sposta gli occhi dallo schermo; Kuroo non aspetta nessuna risposta ed entra nella stanza.

"Ken, sei pronto?"

"Ciao Kuroo. Dammi cinque minuti."

Kuroo rovista sulla scrivania e recupera l'ultimo numero di Famitsū*, quindi si siede a terra e comincia a sfogliarlo.

"Sei in anticipo." gli fa notare Kenma dopo una manciata di secondi.

"Immaginavo che non fossi pronto." risponde senza alzare gli occhi dalla classifica degli ultimi giochi.

"Ma io sono pronto, finisco la missione e ci sono."

Venti minuti dopo Kuroo sorride tra sé mentre quasi trascina Kenma per mano verso la scuola.

"Vedi che ho fatto bene ad arrivare in anticipo?" gli fa notare bonariamente senza però rallentare il passo.

Ormai lo conosce da una vita, dieci anni per l'esattezza, e sa perfettamente che prima di una partita, per quanto sia un'amichevole con il Fukurodani, Kenma ha bisogno di caricarsi giocando per un po' al suo gioco preferito del momento.

Kenma non risponde, lo sguardo è rivolto al cielo sopra di sé. È di un azzurro intenso, le nuvole si rincorrono nell'aria frizzante di inizio marzo, i bordi sfumati e mutevoli in cui Kenma suo malgrado rivede le scene della partita a cui stava giocando fino a qualche attimo prima.

Sta ancora rimuginando sulla strategia che ha adottato nella sua ultima missione, quando la sua attenzione è catturata dal chiasso sul marciapiede davanti a sé.

Due ragazzini stanno correndo nella direzione opposta alla loro, e quasi si scontrano con le lunghe gambe di Kuroo che si sposta di lato in tutta fretta per farli passare.

Il cuore di Kenma perde un battito mentre li guarda.

Il mondo sembra fermarsi, congelato in un'istantanea dai colori caldi e sabbiosi; e poi, lentamente, riprende a scorrere, un fotogramma dopo l'altro, mentre i due ragazzini lo superano.

Kenma è incapace di staccare gli occhi da quei due, ha davvero colto in pochi istanti ogni particolare della scena.

"Non tirarmi così! Le mie gambe non sono lunghe come le tue!" lamenta il più piccolo, un caschetto di capelli neri che ondeggiano per la corsa. È magro, minuto, i pantaloncini lasciano scoperte alcune croste in via di guarigione sulle ginocchia secche. Gli avambracci sono arrossati nella parte anteriore, e stringe la mano dell'amico come se ne andasse della sua stessa vita.

"Sei una lumaca!" ride il più grande "Se non ti sbrighi ci rubano il campo, e poi ci tocca fare palleggi vicino all'argine; lì ci ho già perso un pallone e non voglio perdere anche la Mikasa nuova!" i suoi occhi scintillano alla luce del primo pomeriggio, mentre comunque rallenta la marcia. La sua chioma è spettinata e ribelle, ciuffi corvini sparati in tutte le direzioni e la sua risata è calda e avvolgente.

In un istante sono spariti dietro l'angolo, lungo la strada che porta all'argine del Sumida.

"Ken, va tutto bene?"

Kuroo lo fissa con apprensione.

"Sei pallido, sembra che tu abbia visto un fantasma..."

Kenma prende un lungo respiro e ricomincia a camminare.

"Tutto ok, Kuroo, andiamo o facciamo tardi."

Kuroo alza gli occhi al cielo ma non replica.


◎◉◎


Kenma è seduto a terra, la schiena contro il muro e il respiro che finalmente è tornato regolare. Ripone la buccia di banana nel sacchetto e beve l'ultimo sorso dalla borraccia.

Nonostante sia ormai la consuetudine, non si capaciterà mai di come facciano quei tre a non essere stanchi. Hanno giocato otto set, quattro vinti dal Nekoma e quattro dal Fukurodani, un epilogo equo per quella amichevole rivalità che le loro scuole portano avanti ormai da anni. Ma questa è anche l'ultima volta per quest'anno che possono confrontarsi, mancano solo dieci giorni al diploma e Kenma intuisce perfettamente l'amarezza che Kuroo ha nel cuore in quel momento. Lui e Bokuto andranno sicuramente avanti a giocare fino a che non sverranno sul parquet della palestra, o non vomiteranno, o più probabilmente entrambe le cose.

Akaashi riceve il passaggio di Bokuto, e per quanto anche lui sia visibilmente provato, la sua alzata è perfetta per altezza e direzione. Bokuto sfreccia verso il cielo, è l'ennesima sfida di oggi alla forza di gravità, ma Kōtarō non si darà mai per vinto. A dispetto della inclinazione del suo corpo e della traiettoria della palla, piazza una parallela che Kuroo riesce ad intuire solo all'ultimo secondo. Si aspettava una diagonale stretta, e riesce solo ad allungare la mano. L'impatto sui polpastrelli è micidiale, e Kuroo ride quando tocca terra e si sostiene appoggiandosi alle ginocchia mentre cerca di riprendere fiato.

"Ti ho fregato, bro!" gongola Bokuto alzando il pugno al cielo.

"Ok, ragazzi, io non ce la faccio più. Mi fermo." Akaashi si incammina verso Kenma mentre i due del terzo anno si guardano attraverso la rete. Il loro codice di comunicazione non verbale è così sofisticato e rodato negli anni che si sorridono, e poi si incamminano ciascuno verso il proprio fondocampo.

"Adesso c'è la sfida a servizio e ricezione..." mormora Akaashi mentre si siede accanto a Kenma e recupera la sua borraccia dallo zaino.

"Sì" conferma Ken "ne abbiamo almeno per un'altra mezz'ora."

La palestra riecheggia dei colpi dei servizi, la gomma delle suole che stride e le risate che rimbalzano contro le pareti. La luce del tardo pomeriggio entra obliqua dai finestroni e trasporta il pulviscolo insieme alle loro voci, mischiandoli in una nebbia morbida e ipnotica.

"Non gliel'hai ancora detto?"

La voce bassa e vibrante di Akaashi riscuote Kenma da quell'incanto. Si volta e fissa gli occhi acquamarina dell'amico. Scuote piano la testa e torna a guardare Kuroo che si accinge a battere l'ennesimo servizio.

"Nemmeno io." anche Keiji torna a fissare Bokuto.

Il servizio di Kuroo è insidioso, nell'angolo di fondocampo, e fluttua leggermente. Kōtarō riesce a tuffarsi all'ultimo secondo, riceve in bagher e rotola sulla schiena per rialzarsi un istante dopo. La palla cade esattamente a un metro dalla rete, perfettamente al centro.

"Però ho deciso, lo farò il giorno del diploma." continua Keiji, lo sguardo sempre incollato a Bokuto che ha recuperato la palla e sta prendendo la rincorsa per servire.

"Gli darò il secondo bottone**, e gli dirò quello che provo. E poi sarà quel che sarà."

Lo sguardo di Akaashi è umido e le sue ciglia tremano, e Kenma riesce a leggere nei suoi occhi tutta l'emozione che il suo volto trattiene sempre. Kenma lo sa che il sentimento di Keiji verso Kou è vero e profondo. Forse è un po' diverso dal suo verso Kuroo, che si conoscono davvero da una vita, ma altrettanto forte e sincero. Quello che non sa, e che nemmeno Keiji immagina, è che Bokuto lo stupirà ancora una volta, dichiarandosi lui per primo in maniera adorabilmente goffa e impacciata, il giorno prima del diploma. Gli regalerà il suo bottone agganciato ad un filo di seta rossa, e glielo infilerà al collo con le sue stesse mani prima di dargli un timido bacio sulla punta del naso.

Ma questa è un'altra storia.

"Farò il tifo per te, allora" Kenma gli sorride, ma non aggiunge altro. Non ha ancora realmente mentalizzato la possibilità di essere lui a dichiarasi a Kuroo, né ha minimamente idea di dove e come potrebbe farlo.

Pensa che forse il vantaggio di Keiji sia che conosce Bokuto da soli due anni, e che la sua difficoltà a dichiarasi a Kuroo risieda proprio nella loro amicizia che risale a quando erano bambini. Come potrebbe mai sopravvivere a un rifiuto? Non riesce a decidersi, Kenma, la paura di perdere l'amicizia di Kuroo è più forte del bisogno di dichiarare e vivere il suo amore.

Anche se l'idea che lo sta tormentando ultimamente è proprio il cambio epocale che le loro vite stanno per subire. Kuroo, così come Bokuto, andrà all'università. La loro amicizia potrebbe risultarne compromessa a prescindere da una dichiarazione, e forse è proprio questo pensiero che ha spinto Keiji a decidersi.

"Agaaasshhhiiii" il grido di Bokuto lo riscuote dalle sue riflessioni, e si accorge appena in tempo dei due capitani che si stanno precipitando di corsa verso di loro.

Kuroo è più svelto e si accuccia davanti a Kenma con un sorriso storto e brillante mentre lo prende per un braccio e se lo passa dietro alla testa per tirarlo su in spalla come un sacco di patate.

"Kuroo che cazzo..." protesta Kenma con la sua spalla nello stomaco. Forse sarà lui a vomitare, dopotutto.

Bokuto ha preso Akaashi allo stesso modo, senza minimamente accusare che l'alzatore del Fukurodani sia decisamente più alto e pesante di Kenma.

"Allora bro, vince la sfida delle sfide chi posa per primo il suo alzatore sui tappetini!" gli occhi di Bokuto brillano caldi ed enormi alla luce del tramonto, il suo sorriso è scintillante e Akaashi non sa se lo spasmo che sente allo stomaco sia dovuto a quello, o alla consapevolezza che lui sia in effetti il suo alzatore, o semplcemente per la spalla di Bokuto che gli preme proprio lì.

I due capitani iniziano a correre verso il fondo della palestra, e la costituzione esile e leggera di Kenma dimostra presto di essere un vantaggio, quantomeno per quel genere di sfida.

Kuroo lancia un'occhiata rapida dietro di sé, ma Kōtarō ha dovuto posare Akaashi a metà strada e si piega su sé stesso, affannato e dolorante, con Keiji che gli tiene una mano sulla schiena. Il volto di Akaashi ha l'espressione paziente e allo stesso tempo esasperata che assume sempre quando Bokuto ne combina una delle sue.

Kuroo getta Kenma sui tappetini e gli crolla addosso ridendo. E' una risata sonora e sguaiata, forse dovuta alla soddisfazione di aver battuto Bokuto per una volta con ampio margine. Ma gradualmente la risata si frammenta in piccoli lamenti singhiozzanti. Kenma sente il corpo di Kuroo che trema sopra il suo e lo sospinge delicatamente per le spalle. Kuroo si punta sui gomiti e solleva il viso dalla spalla di Kenma dove è rimasto incastrato fino a quel momento.

E finalmente Kenma le vede. Gli occhi di Kuroo sono inondati di lacrime, e si piantano nei suoi, sgranati e disperati.

Kenma schiude le labbra, stupito della rapidità con cui un momento di ilarità si sia trasformato in pianto, e si perde nei suoi occhi caldi che lo guardano, smarriti, come se un turbine di pensieri li stessero attraversando contemporaneamente e non riuscisse a decidersi quale afferrare.

Il volto di Kuroo è a un soffio dal suo e il suo sguardo così intenso e affranto che Kenma d'istinto solleva le mani sulle sue guance. Kuroo chiude gli occhi. Con i pollici, Ken cancella delicatamente le lacrime dal viso di Kuroo, e continua ad accarezzargli lentamente gli zigomi fino a che un sorriso non compare di nuovo sulle sue labbra.

"Kuro..." mormora.

"Scusa, Ken, ti faccio male?" Kuroo sembra riscuotersi e rotola sulla schiena per liberare Kenma dal suo peso.

Per un istante Ken si ritrova perso senza il corpo di Kuroo addosso, e sente i polpastrelli bagnati e formicolanti.

Kuroo ansima, il suo petto è ancora leggermente scosso e tremante, ma il suo sguardo è limpido mentre fissa il soffitto sopra di sé.

"Mi mancherà tutto questo" sussurra e tira Kenma accanto a sé, in un abbraccio che chiede disperatamente conforto. Kenma si accoccola nell'incavo della sua spalla e posa una mano sul suo cuore che batte ancora furioso. Kuroo è sempre stato molto fisico nelle sue manifestazioni di affetto. Sa che è più facile avere da Kenma un abbraccio che una parola di conforto, e gli è sempre bastato.

Bokuto si schianta accanto a Kuroo e gli assesta una manata in mezzo allo stomaco.

"Merda, bro. Mi hai fregato tu stavolta!"

In tutta risposta Kuroo allunga la mano a scompigliargli i capelli.

La palestra si sta facendo sempre più buia, i raggi del sole ormai orizzontali spariranno tra poco. Akaashi si sente quasi in colpa a richiamarli all'ordine, e pensa che per una volta vorrebbe non essere quello assennato del gruppo, e godersi qualche momento di leggera follia anche lui. L'istinto è quello di buttarsi su quel tappeto, tra le braccia di Kōtarō, e restare lì fino a che qualcuno non venga a cacciarli fuori.

"Ragazzi, è ora di andare" è Kenma a richiamarli all'ordine, e di questo Keiji gli è grato.


◎◉◎


Il Sumida scorre lento e pigro, le ultime luci del tramonto che scintillano sull'acqua.

Kuroo cammina a testa bassa, Kenma ha tirato fuori il cellulare e procede accanto a lui senza intromettersi nel flusso dei suoi pensieri.

Camminano accanto al campetto da pallavolo dove andavano sempre a giocare da bambini e l'immagine lo colpisce ancora una volta violenta e importuna. I due ragazzini che hanno incontrato quel pomeriggio stanno palleggiando passandosi la palla al di sopra della rete. Il più piccolo fa un tiro troppo lungo, e il grande corre a recuperare la palla che rotola lentamente fino ai piedi di Kuroo.

Tetsurō sembra riscuotersi dai suoi pensieri, si accuccia e prende in mano la Mikasa. La guarda per un istante con gli occhi vacui e assenti, poi sbatte le ciglia e la porge al ragazzino dai capelli spettinati.

"Grazie signore!"

Kuroo lo osserva mentre torna al campo, recupera da terra la sua felpa grigia e si allontana seguito subito dall'amico che lo raggiunge con una leggera corsetta.

Kuroo li guarda ancora mentre svoltano l'angolo, e questa volta è lui che sembra aver visto un fantasma. E' sbiancato in volto, gli occhi sono sgranati e lucidi sopra alle sue labbra che tremano un po'.

"Ho bisogno di sedermi un attimo..." mormora.

Con due falcate rapide raggiunge i gradoni che portano al fiume e si siede.

Ken si siede accanto a lui. Non dice nulla. Lo vede che Kuroo è turbato e il suo sguardo è lontano, ben oltre le ultime luci del tramonto che si spengono nell'acqua.

"Ken..." esordisce "Non so perché ma mi è venuta in mente una cosa a cui non pensavo da anni."


◎◉◎


Un colpo con le nocche, e poi altri due in rapida sequenza.

Kenma è sdraiato sul letto col controller in mano, non sposta gli occhi dallo schermo; Kuroo aspetta qualche istante ma, non ricevendo nessuna risposta, apre leggermente la porta.

"Posso?" domanda infilando il naso nello spiraglio.

"Entra." risponde Kenma, lo sguardo fisso davanti a sé. I suoi occhi sono arrossati ed enormi, il contrasto con la pelle diafana e i capelli scuri li fa sembrare ancora più immensi.

Kuroo fa un passo, titubante, e si richiude la porta alle spalle. Si siede sul letto e osserva lo schermo per qualche minuto senza dire niente.

"Che gioco è?" domanda piano.

"Ninety-Nine Nights." risponde asciutto Kenma.

"Sei arrabbiato?" chiede ancora Kuroo dopo qualche istante.

"No. Sì. Non lo so..." taglia corto Kenma.

"Mi dispiace." bisbiglia.

"Ok."

"Kenma..."

Kenma getta a terra il controller, e finalmente si volta a fissare Kuroo.

Tetsurō spalanca la bocca, guardandolo di profilo non aveva notato quanto fosse pallido e smunto, ma ora i suoi grandi occhi lo stanno fissando come se volessero trafiggerlo. Abbassa lo sguardo alle sue mani.

"Mi dispiace davvero, sai, non volevo trascurarti, ma questi miei amici..."

"Non mi interessa, Kuroo. Lo sapevo che andando alle medie non avresti avuto più tempo per me."

"Ma non è così, credimi!"

"Va bene, fa lo stesso, non ti preoccupare."

Kenma recupera il controller da terra ma lo posa sul letto, ormai la partita è persa.

"Certo che mi preoccupo" Kuroo riprende il discorso "sei il mio migliore amico, Ken, non voglio che resti arrabbiato con me".

"Ok, non lo sono, va bene?"

Kuroo osserva Kenma di sottecchi, non è davvero convinto ma sa anche che, a insistere troppo, con Kenma rischia solo di peggiorare le cose.

"Mi fai vedere questo gioco nuovo?"

"Ok." Kenma si alza e attacca il secondo controller che porge a Kuroo.

"Allora, puoi scegliere tra..."

Kenma spiega a Kuroo il gioco e come sempre tornare a muoversi nella sua zona di comfort lo aiuta a rilassarsi; in breve tempo sembra essere tornato lo stesso di sempre, e riesce anche a sorridere di come Kuroo riesca a morire dopo nemmeno due minuti di gioco.

Kuroo è ben felice di essere riuscito a riportare il sorriso in quegli occhi così grandi e smarriti, e guardandoli ancora una volta non riesce a non sentire tutto il peso che la sua assenza degli ultimi giorni ha avuto sull'umore di Ken.

Mosso da un impeto che nemmeno realizza, Kuroo posa il controller sul letto e prende le mani di Kenma tra le sue.

"Ken."

Kenma alza gli occhi nei suoi e già arrossisce un po'. Gli è mancata la presenza di Kuroo negli ultimi giorni, e ancora non sa spiegarsi il calore che sente in mezzo al petto da quando Tetsurō ha messo piede nella sua stanza; pensava fosse ancora la rabbia che faticava a trattenere, ma ora, sentendo le sue mani grandi attorno alle proprie, non ne è più così sicuro. Perché la rabbia è passata, lo sa per certo, ma la sensazione di calore è rimasta, ed è ora ancora più forte e bruciante di prima.

Non riesce quindi a dire nulla, e si limita a fissare Kuroo negli occhi.

"Io voglio farti una promessa solenne." il suo sguardo è serio e concentrato, quasi alieno per i suoi tredici anni. E' un'anteprima dell'uomo che diventerà e che solo Kenma può vedere in quel momento, e poi se lo dimenticherà fino a quando, anni dopo, Kuroo non gli farà un'altra dichiarazione solenne.

"Non permetterò mai a niente e nessuno di dividerci, mai più, Ken. Te lo giuro. Troverò sempre un modo, anche quando sembrerà che non ce ne sono, io lo troverò."

Kenma gli crede, semplicemente si fida, non può fare altrimenti.

Annuisce piano e torna con gli occhi nei suoi, e non vuole essere il primo a sganciare le mani dalle sue, nemmeno per asciugarsi le lacrime che stanno colando piano sulle sue guance.

Anche gli occhi di Kuroo si riempiono di lacrime, e dopo un istante si alza e prende dalla scrivania di Kenma la scatola di fazzoletti.


◎◉◎


Il cuore di Kenma accelera a quella frase di Kuroo. Non sa bene cosa sia tornato in mente a Kuroo, ma è assolutamente certo che quello sia un momento importante e che cambierà il corso delle cose.

Immagina però che Kuroo abbia avuto una reazione simile alla sua quando ha visto i due ragazzini che giocavano a pallavolo, una sorta di brivido gelido lungo la spina dorsale, del tutto in risonanza con il loro passato.

Quindi resta seduto sul gradone e aspetta, guarda il riverbero degli ultimi raggi di sole sull'acqua e respira a fondo l'aria fresca del lungofiume.

"Forse tu non te lo ricordi, ma una volta io ti ho fatto una promessa."

Kenma capisce al volo a cosa si riferisca Kuroo, e sente un pezzo del suo cuore che si sgretola a quella frase. Lui stesso ha ammesso di non averci pensato per anni, mentre per Kenma quella promessa è sempre stata vivida e bruciante, un appiglio a cui si è aggrappato nei momenti più bui della loro amicizia. Ogni volta che Kuroo è uscito con una ragazza – non molte a dire il vero, ma pur sempre troppe dal punto di vista di Kenma – è stato solo grazie a quel ricordo che Kenma è riuscito a non lasciarsi sopraffare dalla rabbia o dalla disperazione. E in effetti Kuroo è sempre tornato da lui, non lo ha più lasciato solo come quel primo periodo della scuola media.

Ma Kuroo aveva dimenticato quella promessa. Glielo ha appena detto.

Il cielo sopra la sua testa non gli è mai parso così freddo e ostile, per quanto terso e meraviglioso fosse. Kenma osserva la prima stella luminosa della sera e decide di rispondere a Kuroo con il cuore in mano.

"Certo che me lo ricordo. Non ho mai dimenticato quella promessa. Mi dispiace solo che lo abbia fatto tu."

"Mi dispiace, Ken. Credo di averlo rimosso. Ero stato così male a non vederti per una settimana, a sapere che eri arrabbiato e che mi evitavi, che credo di averlo inconsciamente rimosso." la voce di Kuroo è pacata e morbida, il suo sguardo perso sullo skyline luminoso di Tokyo dall'altra parte del fiume.

Ma Kenma riesce a cogliere il suo turbamento dalle parole che seguono.

"Ma quando ho visto quei due ragazzini, Ken, tutto mi è tornato in mente."

Kuroo prende un lungo respiro.

"Li hai visti anche tu, vero? Perché ti assicuro che fatico ancora a credere che fossero reali. Io... quando li abbiamo incrociati prima della partita, non ci avevo fatto caso, ma adesso... insomma, mi sembrava di aver dato la palla al me stesso di sei anni fa, cazzo!"

"Sì, Kuroo, li ho visti anch'io. Ma ha importanza?" la voce di Kenma è spenta e monocorde ancora di più di quanto non lo sia di solito.

"Sì che ce l'ha. Perché dà un senso a tutto quanto."

Kenma non lo vede ancora, quel senso, ma aspetta, come ormai ha imparato a fare in tanti anni, e lascia che Kuroo prosegua.

Tetsurō si alza dal gradino, si accuccia esattamente davanti a Kenma e prende le sue mani come aveva fatto il giorno della sua promessa. Il bagliore fioco diffuso dal lampione sulla strada fa scintillare debolmente l'occhio di Tetsurō, l'altro come sempre nascosto dietro al suo ciuffo.

"Ken" comincia e poi si ferma subito e prende un respiro profondo "è vero, avevo dimenticato la promessa, ma credo di averla mantenuta ugualmente in questi anni."

Kenma alza un sopracciglio, non capisce dove Kuroo voglia andare a parare, e il gelo che sente in mezzo al petto è del tutto in contrasto con le mani bollenti di Tetsurō attorno alle sue. Fa per scioglierle ma Kuroo le stringe più forte.

"Quello che sto cercando di dire, è che io avevo bisogno di stare con te, Kenma." Kuroo abbassa gli occhi alle sue mani mentre le muove lentamente ad accarezzare quelle di Kenma.

"Io ho bisogno di stare con te. Ho bisogno di te. E non perché te l'ho promesso. Ma perché voglio farlo. Perché non posso fare diversamente, Ken."

La bocca di Kenma si apre in una smorfia sorpresa, i suoi occhi sono sgranati e Kuroo torna a posare i suoi in quelli d'ambra che lo stanno fissando, ancora confusi e increduli per le parole che sono appena uscite dalla sua bocca.

"Io ti amo Kenma, da tanto tempo, e sono un idiota a non avertelo mai detto. Ma adesso che la nostra vita sta cambiando, non posso più nasconderlo. Posso capire se tu mi vedi solo come un amico, un pessimo amico tra l'altro, che ha dimenticato la promessa più importante che abbia mai fatto a qualcuno. Ma ho davvero intenzione di mantenerla, sai? Se me lo permetterai..."

Le labbra di Kenma sulle sue cancellano le parole seguenti e qualsiasi altro pensiero che stava affollando la mente di Tetsurō.

C'è solo Kenma, ora, il suo sapore leggermente salato, i suoi occhi sgranati e luminosi, le mani picccole e delicate che tremano tra le sue.

Kuroo non riesce a rispondere al bacio per lo stupore, e quando Kenma si allontana dal suo viso, lo guarda incredulo e sconvolto come se anche lui fosse un miraggio, un riverbero della sua memoria, come quei due ragazzini che sono probabilmente usciti dal suo senso di colpa materializzandosi come due Yōkai dispettosi.

"Kuro" il suo nome esce con il primo respiro che Kenma riesce a fare, una liberazione per il suo animo che era così confuso e affranto fino a pochi minuti prima. E' ancora confuso, Kenma, ma non più affranto.

Guarda Kuroo negli occhi e riesce a vedere la consapevolezza di quel momento tra di loro riflessa nella sua pupilla, nel suo sorriso storto e bellissimo, nelle sue spalle che si raddrizzano mentre scende a terra con le ginocchia e si alza col busto allargando le braccia.

E Kenma si rifugia tra quelle braccia, alza il viso verso Tetsurō che si avvicina lentamente e posa le labbra sulle sue.

È un bacio dolce e soffice, le labbra di Kuroo sono calde e morbide e lo accarezzano con delicatezza. È meraviglioso sentirsi avvolti da quelle braccia forti, e Kenma si abbandona a quell'abbraccio che finalmente ha il sapore di promesse mantenute anche se dimenticate.

La lingua di Kuroo si insinua delicatamente tra le sue labbra, e Kenma prova una sensazione così esaltante e appagante come non ne ha mai provate prima. Risponde al bacio in modo goffo e impaziente, e Kuroo sorride sulle sue labbra per quanto il suo cuore si stia struggendo di tenerezza per quel micetto fragile e indifeso.

Si staccano dal bacio ansimando un po', e Kenma appoggia la testa sulla spalla di Tetsurō mentre guarda il cielo sopra di loro. Ora sono spuntate anche le altre stelle, e la volta celeste non gli appare più così minacciosa e ostile come prima. È piuttosto uno specchio del loro futuro, costellato di infinite possibilità che brillano silenziose in quel cielo profondo.

Kenma sorride.

"Kuroo..."

"Sì, micetto...?"

"Quindi... abbiamo livellato?"

Kuroo scoppia a ridere e stringe Kenma ancora più forte.

"Sì, Kenma. Abbiamo livellato!"


◎◉◎


* Famitsū - Famitsū è una famosa rivista giapponese di videogiochi.

** In Giappone, il secondo bottone (dall'alto) della parte superiore dell'uniforme, per tradizione, viene donato il giorno della consegna dei diplomi dallo studente alla persona della quale è innamorato e ciò è considerato una forma di dichiarazione d'amore.


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PUBBLICATO: 09/10/2022

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