❤️KUROKEN (AU) | IL CAVALIERE OSCURO
Eccomi con la mia primissima AU... è una KuroKen, ed è davvero cringe!
Ma mi sono divertita un botto a scriverla, quindi vi prego vi prego vi prego, fatemi sapere cosa ne pensate!
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FANDOM: Haikyu!! (Superhero!AU)
SHIP: Tetsurō Kuroo x Kenma Kozume
PAROLE: 5.476
RATING: ❤️ nsfw
TW: ✶ Yaoi ✶ Lemon ✶ Smut ✶
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* * * ATTENZIONE * * *
QUESTA STORIA CONTIENE SCENE E LINGUAGGIO ESPLICITI
- - - ADATTA PER UN PUBBLICO ADULTO - - -
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- Signor Kuroo... -
- Dimmi Lev. – rispondo sollevando la testa dal libro.
- Il signorino Morisuke ha avvisato che farà tardi questa sera. Credo che abbia una festa all'università. – Lev mi informa con il suo solito tono asciutto, mentre un sorrisino gli increspa le labbra.
- Va bene, Lev. Ti ringrazio. Per stasera puoi ritirarti, non credo di avere più bisogno di te. Buonanotte. – lo congedo tornando a leggere il mio libro.
- Buonanotte signore. –
Lev chiude la porta, posso sentire i suoi passi che si allontanano, e poi c'è solo il rumore della legna che scoppietta nel camino.
Sorseggio lentamente il mio whisky preferito, un Suntory Yamazaki del 2014 mentre termino il capitolo.
La vibrazione del mio smartwatch mi riscuote da questo torpore; pensavo di potermi finalmente godere una serata di relax, ma la criminalità a Tokyo non dorme mai.
Aziono il meccanismo segreto sopra al camino, e accedo alla piattaforma per scendere nella zona sotterranea della villa, dove indosso in un istante il mio costume nero multiaccessoriato.
Salto in sella alla moto e parto a razzo, il mantello che svolazza dietro di me.
Il gps indica che l'allarme silenzioso è partito dal Museo in centro, che raggiungo in pochi minuti. Lascio la moto in un vicolo laterale e mi arrampico per la scala antincendio. Preferisco arrivare dall'alto, piombare come un predatore sul malintenzionato, sfruttare l'effetto sorpresa.
Mi calo dal lucernario nella sala da cui è partito l'allarme, ma non sembra esserci nessuno. È un'ala del museo dove sono esposte alcune collezioni private, quadri e oggetti di valore che il museo espone grazie ai prestiti o alle donazioni di alcune famiglie.
Un rumore attutito cattura la mia attenzione, viene dalla sala successiva. Mi avvicino silenziosamente e sbircio nella sala. È vuota, ma c'è una porta di servizio aperta da cui proviene il rumore.
Mi avvicino e mi sprgo per guardare all'interno. Il magazzino è in penombra e riesco a distinguere una sagoma esile e sottile che sta rovistando tra alcuni quadri appoggiati ad una parete.
- Fermati! – gli intimo, mentre mi avvicino.
La figura si blocca in una posizione plastica, mezzo accucciato e con ancora un quadro in mano. Quando sono a pochi metri, mi scaglia addosso il quadro e schizza agile e scattante verso il fondo del magazzino, dove svolta dietro ad una serie di scaffali che arrivano fino al soffitto.
Non faccio l'errore di seguirlo, ma torno all'ingresso e mi infilo anch'io tra gli scaffali; percepisco, più che sentire, i suoi passi leggeri che corrono, e lo intercetto in fondo ad una scaffalatura dove termina rovinosamente la sua corsa proprio addosso a me.
La figura minuta risulta sbalzata dal contraccolpo contro il mio torace, cade indietro e finisce a terra.
In un attimo lo sovrasto con la mia mole e lo inchiodo al pavimento tenendogli i polsi accanto al viso.
Le sue ossa sottili e la corporatura snella mi dicono che deve essere una donna o un ragazzo, e si agita come un forsennato per liberarsi.
- Chi sei? – gli chiedo, e finalmente smette di agitarsi e mi restituisce uno sguardo dorato, con le pupille allungate come quelle di un gatto, che brillano nella penombra. E felino è anche il suo costume di latex nero, che gli copre interamente il corpo e anche la testa, lasciandogli scoperti solo gli occhi e la bocca. È decisamente un gatto, e lo confermano anche le due piccole orecchie sulla sommità del costume, ma soprattutto gli artigli acuminati che spuntano dai suoi guanti neri.
- Miao. – risponde, e io non posso fare a meno di sorridere.
È decisamente un ragazzo, il suo corpo è asciutto e scattante, leggermente muscoloso.
- Cosa stavi cercando? – domando ora che ho ottenuto la sua attenzione.
- Niente che ti riguardi. – mi risponde secco, con una voce limpida e tagliente.
Sento il suo corpo che si rilassa, e ruota la testa sul fianco, e mi accorgo che voglio che mi guardi ancora, desidero i suoi occhi magnetici su di me.
Allento la presa sui suoi polsi, e faccio per alzarmi quando mi sorprende con un movimento rapido della mano contro il mio viso.
Sento un dolore fulminante, il sangue che inizia a sgorgare dal mio labbro inferiore, che tampono subito con la mano.
Lui si blocca, mi fissa con gli occhi spalancati e la bocca tremante.
- Mi... mi dispiace! – si scusa velocemente, prima di darmi una spallata e schizzare fulmineo fuori dal magazzino.
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Controllo la mia immagine allo specchio, lo smoking mi calza a pennello, la chioma corvina a fatica domata con una buona dose di gel. Potrei passare per un fotomodello, se non fosse per i sottili cerotti di sutura che coprono la ferita sul labbro inferiore.
- Tetsurō, andiamo? – la figura agile di Morisuke fa capolino dalla porta della mia cabina armadio e mi ricorda che l'inaugurazione della nuova sala del museo ci attende.
La festa si svolge nella stessa sala del tentato furto della notte scorsa, al momento non lo avevo realizzato, e quindi voglio vedere se anche il misterioso gatto si presenterà.
Ci mescoliamo subito tra la folla di gente che partecipa all'inaugurazione, conosco molti degli invitati visto che la Kuroo Enterprises è una tra le società emergenti di Tokyo ed elargisce spesso donazioni e finanziamenti alle varie iniziative del museo, e dell'università dove studia Morisuke, il mio protetto.
Un vociare tra la folla richiama la nostra attenzione, e tutti ci voltiamo verso il gruppo di persone che sta entrando nella sala tra gli applausi.
Un ragazzo biondo, con i capelli a caschetto ed una evidente ricrescita alla radice, fa il suo ingresso. Porta un paio di occhiali sfumati dalla montatura dorata, ed indossa un elegante smoking nero, con camicia abbinata.
Lo accompagnano due ragazzi più grandi. Uno è la sua guardia del corpo, come appare evidente dall'auricolare all'orecchio e la postura scattante che rende quel corpo massiccio davvero minaccioso, a dispetto di due grandi occhi gialli che gli conferiscono invece un aspetto bonario e accattivante. Le ciocche bianche dalla radice nera della sua capigliatura completano la sua stramba figura.
L'altro ragazzo è più esile, il fisico alto e flessuoso nel completo elegante da sera, capelli corvini spettinati e una elegante montatura di tartaruga.
- Tu sai chi sono? – domando sottovoce a Morisuke di fianco a me.
- Il biondo è Kenma Kozume, CEO della Bouncing Ball Corporation ed erede della fortuna dei Kozume. È appena tornato dall'Europa, l'ho incontrato in università dove sta prendendo la seconda o terza laurea. Ci ho parlato qualche volta ma è molto schivo. I quadri in questa sala sono stati donati dalla sua famiglia. –
Il gruppetto è sempre circondato da un sacco di gente, e non riesco mai ad avvicinarmi.
Proseguo a chiacchierare con diverse persone fin verso la fine della serata, quando mi reco al bar per prendere un whisky; il biondino spunta al mio fianco e ordina un bicchiere di latte da accompagnare alla torta di mele che tiene su un piatto.
Un sorriso spunta sulle mie labbra al pensiero che questo ragazzino che accompagna il latte alla torta di mele sia il CEO di una grossa azienda, ma si spegne in un istante quando ruoto il capo e i miei occhi incontrano i suoi, senza più gli occhiali da sole.
Quegli occhi ambrati!
Quegli occhi magnetici dal taglio obliquo e la pupilla allungata!
Il ghiaccio tintinna nel bicchiere e devo appoggiarlo al bancone per dissimulare il tremore delle mie mani.
Il gattino ladro di quadri è lui!
- Buonasera signor Kuroo. Ho sentito molto parlare di lei. Non vedevo l'ora di conoscerla. – mi approccia in maniera sfacciata e sicura di sé, mentre viene in un attimo raggiunto dai suoi due accompagnatori.
- Sono Kenma Kozume della Bouncing Ball Corporation. – si presenta porgendomi la mano.
Gliela stringo, e mi stupisco della stretta così energica e vitale in una mano così piccola e delicata. Percepisco la sua pelle morbida, soffice, le ossa fragili, sottili.
Resto a fissarlo negli occhi per un istante di troppo, mentre ancora tengo la sua piccola mano nella mia.
- Cosa si è fatto alla bocca? L'ha graffiata il gatto? – mi domanda, con un sorriso angelico sul suo bellissimo viso.
Sfacciato.
Arrogante.
Piccolo rampollo di buona famiglia, che viene qui a provocarmi.
Anche lui ha capito chi sono, e gli piace giocare.
Bene, giochiamo.
- Mi sono tagliato radendomi. – rispondo – Ma immagino che lei non sappia nemmeno di cosa parlo, vista la sua giovane età. –
Un cipiglio contrariato fa corrugare le sue sopracciglia.
- Ho ventidue anni, signor Kuroo. – mi risponde piccato.
- Avrei detto sedici. Mi perdoni signor Kozume. – lo canzono ancora, poi proseguo.
- E comunque non ho animali domestici, specialmente gatti a cui sono fortemente allergico. Ma se anche avessi un gatto, saprei certo come domarlo. – dichiaro, fissando ancora una volta i suoi occhi felini.
Mi rendo conto che sono ammaliato dalla sua figura, affascinato dalla sua aria eterea e delicata che cozza con la sua lingua tagliente e provocante.
- È stato bello parlare con lei. – mi dice dopo un lungo gioco di sguardi. – Dovremmo rifarlo qualche volta. Keiji, per favore, dai al signor Kuroo il mio biglietto da visita. – domanda con gentilezza al suo accompagnatore con gli occhiali, che obbedisce con solerzia.
- Mi chiami. – mi saluta fissandomi ancora negli occhi con uno sguardo ammiccante, prima di allontanarsi col suo piatto di torta e il suo bicchiere di latte.
Resto per un po' appoggiato al bancone a sorseggiare il mio whisky e a osservarlo da lontano mentre si relaziona amabilmente con gli ospiti di questa serata.
Ma perché voleva rubare dei quadri che sono già suoi? Cosa ci faceva nel magazzino ieri sera?
Questo ragazzo mi affascina, mi rendo conto che non riesco a distogliere lo sguardo dalla sua figura esile e aggraziata. La sua chioma bionda e soffice cattura la luce delle candele accese in questa sala, che viene riflessa come un'aureola.
Ma quello che continuo a cercare sono i suoi occhi.
Così sfacciati e provocanti pochi minuti fa mentre giocava con me.
Così innocenti e feriti ieri, dopo avermi graffiato.
Ho bisogno di rivederli. E ho bisogno di capire cosa sta cercando.
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Sono appostato sul tetto da diverso tempo, ormai. Ho aspettato che la sala venisse pulita e richiusa dopo la festa, e ora mi domando se forse non sono qui inutilmente.
Può darsi che dopo il tentativo di ieri non torni subito, proprio dopo l'inaugurazione, o forse ha già recuperato quello che stava cercando.
Non ho detto a Yaku di aver riconosciuto in Kozume il gatto ladro di ieri sera, e l'ho mandato a casa dicendo che avrei fatto un giro di ronda, e di tenersi pronto a intervenire solo se lo avessi chiamato. Ma questa storia voglio gestirla senza di lui, devo rivedere il gattino dagli occhi d'ambra e capire cosa stava cercando.
La vibrazione del mio smartwatch conferma che non ho commesso un errore di valutazione. Lui è qui.
Mi calo nella sala e torno al magazzino, dove lo trovo di nuovo intento a rovistare tra i quadri. Ha acceso le luci, però, questa volta, evidentemente conscio dell'inutilità di volersi celare nel buio.
- Ciao micetto. – la mia voce risuona quasi metallica nel silenzio della stanza.
Si ferma. Si volta verso di me e posa lentamente il quadro che ha per le mani.
- Se hai così tanta voglia di incontrarmi, dovresti prendere un appuntamento con Akaashi, come fanno tutti. – mi risponde, giocando ormai chiaramente a carte scoperte.
Mi avvicino lentamente, non credo che scappi.
Nella luce fredda dei neon che pendono dal soffitto, posso vedere meglio il suo costume.
O piuttosto, posso vedere quanto dannatamente bene gli sta quel costume da gatto di latex nero. Il suo fisico minuto ma slanciato riempie quella tutina alla perfezione, con morbide curve appena accennate nei punti giusti. E c'è davvero anche la coda, oltre alle orecchie e agli artigli.
- Perchè ti sei travestito? – domando. – Lo sai che ti ho riconosciuto. – gli dico mentre accorcio sempre di più la distanza tra di noi.
- Perché mi piace. – risponde semplicemente tornando a rovistare tra i quadri. – E visto come vai in giro conciato tu, pensavo che piacesse anche a te un po' di fetish. –
Scoppio a ridere.
- Quindi lo hai fatto per piacere a me? – domando dopo un attimo, abbassando un po' il tono della mia voce.
Sorride, e continua a spostare ormai impaziente i quadri accatastati contro al muro.
- Cosa stai cercando? – gli domando, ora, davvero curioso.
- Un quadro. –
Ovviamente.
Sono ormai ad un passo da lui.
- Quale quadro? E perché? – domando con insistenza.
Si volta per fronteggiarmi con le mani sui fianchi.
- Senti Kuroo, ho detto che è stato bello parlare con te, ma ora davvero non ho tempo. – e mi scosta con un braccio per raggiungere un altro mucchio di quadri accatastati più avanti.
Mi rendo conto che mi sono lasciato trasportare dalla situazione, questo ragazzino insolente e presuntuoso mi ha fatto perdere la lucidità.
Io sono la giustizia. Lui è il ladro.
Gli afferro il polso e lo spingo contro lo scaffale bloccandolo col mio corpo.
- Stammi a sentire ragazzino, finora ho scherzato ma adesso sono serio. Non puoi venire qui e fare i tuoi comodi. Se ti serve un quadro, chiedilo al direttore del museo, con la tua influenza te lo darà sicuramente. –
Kenma mi guarda negli occhi mentre parlo, mi scruta dapprima sorpreso dal mio gesto improvviso, ma poi si rilassa e fissa il movimento delle mie labbra mentre pronuncio le ultime parole.
Non mi risponde, non dice niente. Mi guarda. Guarda le mie labbra.
E lentamente solleva una mano, gli artigli ora retratti in qualche modo in quel guanto che è evidentemente più tecnologicamente avanzato di quanto appaia.
E posa le sue dita sulle mie labbra, accarezza piano i cerotti sulla ferita che lui stesso mi ha provocato. E poi sale al labbro superiore, e lo percorre col dito.
Lo guardo, stupito dal suo gesto e totalmente incapace di fare qualsiasi cosa. Potrebbe darmi una ginocchiata, ora, e scappare, e io lo lascerei andare perché sono completamente alla sua mercè.
Sono ammaliato dai suoi occhi posati sulle mie labbra, che accarezza ancora lentamente mentre lui stesso si morde il labbro inferiore.
E quest'ultimo gesto mi devasta.
I suoi denti candidi che stringono quelle labbra morbide, quella meravigliosa bocca così infantile e invitante in modo perverso, mi infuocano e mi sconvolgono come mai mi era successo in tutta la mia vita.
Kenma solleva lo sguardo di nuovo nei miei occhi, ed un sorriso capriccioso gli increspa le labbra.
- Pensavo mi avresti baciato. – mi dice piano. – Ma forse ti ho sottovalutato... -
- Volevi che ti baciassi? – domando con la voce roca, spezzata dal mio turbamento.
- Forse... -
- Non giocare col fuoco, gattino, potresti strinarti i baffi. – lo avviso con un ultimo barlume di sicurezza, mentre spingo il mio corpo ad aderire completamente al suo.
E nonostante il tessuto rinforzato del mio costume, posso chiaramente sentire la sua erezione contro la mia gamba.
Afferro anche la mano con cui mi toccava le labbra, e la sollevo sopra la sua testa trattenendole entrambe contro allo scaffale.
- Ma se hai detto... che sono troppo giovane... per radermi... - ribatte ancora, le parole intervallate da sospiri di evidente eccitazione, i suoi occhi che scintillano di una luce perversa e bellissima.
Sento il suo corpo che spinge contro il mio, si struscia ormai senza alcun ritegno contro la mia gamba mentre schiude le labbra e inclina indietro la testa, in un chiaro invito a baciarlo.
Ma io non posso farlo.
Io sono l'oscurità. Non posso permettermi di fare entrare nessuno nel mio mondo tenebroso. Perché chi entra non ne esce più. Chi entra si perde.
E io voglio preservare questa creatura, per quanto capricciosa e perversa, per quando provocante e arrogante, non posso farlo entrare nelle mie tenebre.
Un cipiglio contrariato compare sul suo viso. Davanti all'evidenza che non lo bacerò, si ricompone in una espressione altezzosa e cerca di liberare i polsi, che però non ho intenzione di lasciare.
- Sì, decisamente, ti avevo sottovalutato. – mi dice, e poi prosegue come se parlasse con sé stesso. – Vorrà dire che devo cambiare tattica... -
E si spinge verso di me, avvicina il suo viso al mio e fa sporgere la sua piccola lingua rosata, che posa sul mio mento e si sposta di fianco, leccandomi la guancia fino a toccare il bordo della maschera.
La sensazione della sua lingua, calda e umida, sul mio volto è davvero troppo per il mio autocontrollo.
Resisto alle torture, al dolore, alle ferite, senza battere ciglio.
Ma questo ragazzino in cosplay di latex mi sta sconfiggendo senza nemmeno combattere.
Ruota un po' il volto, e torna indietro con la lingua fino ad arrivare alla mia bocca, che lecca palesemente divertito, un mugugno soddisfatto che esce dalle sue labbra.
So che è tutto un trucco, un complotto, peraltro appena dichiarato, per liberarsi, ma ormai il mio autocontrollo ha dato forfait.
E quando spinge la lingua tra le mie labbra per entrare, io lo assecondo e le spalanco per accoglierlo.
Continuo a tenergli le mani bloccate sopra la testa, però, e con l'altro braccio lo cingo forte per la vita e lo stringo ancora di più mentre ormai le nostre lingue si rincorrono, si accarezzano, con un movimento sempre più frenetico e oserei dire, animalesco.
Eppure, dopo un attimo, percepisco un cambiamento nel modo in cui mi bacia. I movimenti dapprima sfacciati e teatrali con cui la sua lingua lambiva la mia, diventano via via sempre più languidi, avvolgenti. Sento il suo corpo spingere conto il mio, un verso vibrante nella sua gola, un evidente e palese mugugno di piacere.
E so che potrei ritrovarmi di nuovo a terra ferito dai suoi artigli, ma lascio la presa sulle sue mani e prendo la sua testa, per spingere la sua bocca ancora di più contro la mia.
Ma Kenma mi stupisce ancora una volta perché mi allaccia le braccia al collo e si abbandona al bacio.
Calda la sua lingua, che ancora gioca con la mia, in un ritmo lento e profondo, spingendo e mugugnando, come se volesse entrare di più, come se volesse spalmarsi contro di me più di quanto già lo sia.
Le mie mani percorrono il suo corpo, ma decisamente i costumi da supereroe così come quelli da supercriminale, non sono fatti per queste cose. Troppi strati di latex, gomma, kevlar e quant'altro, mi impediscono di sentirlo come vorrei.
Interrompo il bacio, le nostre bocche restie a separarsi, restano ancora attaccate mentre entrambi ansimiamo. Guardo il suo volto, la sua pelle chiaramente infuocata dove sbuca dalla maschera, i suoi occhi ancora chiusi. Per un momento, senza la sua arroganza, la sua lingua tagliente domata e zittita dalle emozioni.
Muovo le mani sulla sua schiena alla ricerca di un accesso, una zip, una fila di bottoni, ma il costume sembra essergli stato cucito addosso.
- Come si toglie questo affare? – domando impaziente.
Kenma apre gli occhi, e mi fissa per un lungo istante, e poi vedo la sua espressione che si fa determinata, una volta presa la sua decisione.
- Vieni con me. - mi prende per mano e mi trascina verso il fondo della stanza, svolta dietro agli scaffali dove l'ho rincorso ieri e prosegue fino in fondo, in un'area dove sono accatastati alcuni mobili antichi.
Non so da che famiglia arrivi questa donazione, ma mi segno mentalmente di cercarla e mandare un biglietto di ringraziamento a chi ha donato al museo questa ottomana in legno massiccio ricoperta di velluto rosso.
Kenma si avvicina al muro e sfiora l'interruttore per spegnere i neon sul soffitto. Resta solo un tenue bagliore che proviene da una finestra, abbastanza per scorgere la sua figura che si muove verso di me con passo flessuoso.
- La luce mi dà fastidio agli occhi. – mi spiega. – Preferisco il buio, l'oscurità, le tenebre. –
E questa frase mi colpisce più dei suoi artigli: l'attrazione sconvolgente che questo ragazzo ha suscitato in me sin dal nostro primo incontro, ieri sera, ora amplificata e portata su un altro livello.
Chi può amare le tenebre? Chi può trovarsi a suo agio al buio? Chi, se non un gatto...?
Si ferma davanti a me, mi accorgo che sfila il cappuccio del costume, i suoi capelli dorati una macchia più chiara nella penombra. Allungo una mano, l'istinto di toccare quei morbidi fili di seta così forte da farmi prudere le mani... e mi rendo conto che ho ancora i guanti.
Con movimenti rapidi tolgo il mio costume, una piccolissima parte del mio cervello che mi avverte che sarebbe un tiro degno di lui farmi spogliare per poi scappare; ma mi rilasso quando vedo che anche Kenma armeggia con la sua tuta e se la sfila velocemente.
Il suo corpo candido riluce nella penombra, fermo ad un passo da me, e mi guarda.
- Bello... - dice piano e si alza in punta di piedi per avvicinarsi al mio viso. Sfiora ancora i cerotti sul mio labbro, questa volta con i suoi polpastrelli morbidi, e anche io posso finalmente infilare le mani tra i suoi capelli e godere della loro setosità.
- È buio... - rispondo al suo complimento mentre inspiro l'aroma di camomilla emanato dalla sua chioma.
- Kuroo... Te l'ho già detto, io ci vedo al buio. – mi dice, prima di allungare ancora di più le caviglie e posare le sue labbra sulle mie.
Poso le mani sulla sua schiena nuda, finalmente, e lo stringo a me, il calore dei nostri corpi che si fonde.
Sento la sua pelle vellutata sotto le dita, e mi lascio sospingere indietro, fino a cadere sull'ottomana tirando addosso a me il suo corpo esile e leggero.
Kenma mi bacia ancora, a cavalcioni su di me spinge col bacino mentre infila le mani tra i miei capelli. Ora il bacio è vorace, quasi animalesco, e comincio a credere che la sua aura felina non sia solo una farsa.
Inarca la schiena e inizia a leccarmi ancora il volto, il collo, e poi scende sempre più giù.
Posso affidarmi solo alle mie sensazioni, le tenebre ci avvolgono e amplificano ancora di più quello che sento.
La sua lingua che scivola piano sulla mia pelle, a tratti lenta e provocante, a tratti impaziente.
Brividi. Ovunque.
Le sue mani. I suoi polpastrelli soffici che sfiorano, stringono, impastano.
Le punte dei capelli che mi solleticano e mi torturano.
Il buio attorno a me.
Il buio dentro di me.
C'è solo Kenma, nel buio, l'unico catalizzatore delle mie sensazioni. Che si muove nell'oscurità, come ha detto. Il suo istinto felino che lo guida su di me, a leccare e mordicchiare dove mi fa gemere, ad artigliare e graffiare dove mi fa rabbrividire.
Un corteggiamento animale, al quale fatico a resistere, inerme e abbandonato su questo velluto.
Ma è anche una tortura appagante, per una volta le tenebre nascondono gioia e non dolore. Celano gemiti di piacere e non lacrime.
E poi un'esplosione nell'oscurità, quando le sue labbra si chiudono attorno a me.
Un grugnito esce dalla mia gola, mentre le mie mani si infilano tra i suoi capelli che mi solleticano l'addome.
Mi provoca con la sua lingua, il movimento lento e sensuale della sua bocca attorno a me, in un crescendo di gemiti miei e suoi insieme.
Un'ondata di luce che cresce e si espande in me, mi abbaglia e mi ferisce gli occhi già chiusi, ma che si blocca un istante prima di esplodere.
Gattaccio dispettoso, che torna a baciare la mia bocca. Prepotente. Dominante. La sua lingua sempre più vorace.
E per una volta nella mia vita lo lascio fare. Non sono io a condurre i giochi. Non sono io ad avere il controllo.
Stringo le sue cosce, lo artiglio, mentre muove il suo bacino su di me sempre più fuori controllo.
La sua impazienza ormai al limite, si solleva seduto su di me e posa le mani sul mio addome.
E lentamente cala su di me, mi accoglie con movimenti flessuosi e languidi, un mugugno graffiato che esce dalla sua gola.
Lo prendo per i fianchi, lo stringo, lo afferro, mi aggrappo a lui, unico punto di riferimento in queste tenebre ormai diventate amiche.
E quando è sceso completamente attorno a me, si ferma.
- Kuroo... Abbracciami. – una preghiera esitante con voce flebile, una richiesta irresistibile.
Mi sollevo e lo avvolgo con le braccia, lo tengo stretto, mentre lo percepisco attorno a me, così stretto, così caldo.
Muove lievemente il bacino, si assesta, spinge e ruota, e mentre lo fa geme, miagola, fa le fusa.
Le sue braccia attorno al mio collo, la sua bocca nella mia, i suoi capelli sulla mia faccia.
Ormai completamente stregato da questa creatura, aspetto di capire cosa vuole da me. Sono al suo servizio. Obbediente e sottomesso.
- Micetto... Dimmi! Cosa vuoi che faccia...? – confesso ormai senza vergogna la mia totale devozione a lui.
- Scopami! – Mi ordina. Autoritario. Abituato a comandare. E io obbedisco.
Con un movimento rapido lo ribalto sull'ottomana e lo sovrasto col mio corpo.
E lo faccio mio. Totalmente, completamente. Senza pensare a nient'altro al di fuori di questo momento.
Solo Kenma.
Che sa vedere nell'oscurità.
Che mi ha trovato nelle tenebre e riesce a condurmi fino alla salvezza, o alla dannazione eterna, non importa, purché sia lui la mia guida. La mia strada. Il mio destino.
E lui si aggrappa a me mentre il suo corpo ondeggia sotto le mie spinte, le sue unghie che mi artigliano, la sua lingua che mi divora. I suoi gemiti mi esaltano, i suoi ringhi mi infervorano.
- Kuroo... - geme ancora il mio nome. E ancora.
- Sì. Kuroo. Sì... - e io continuo fino a che lo sento che si arrende al piacere con un ultimo vagito acuto e prolungato, e si abbandona tra le mie braccia.
In un istante lo raggiungo nell'apice del godimento, e grugnisco anche la mia soddisfazione tra i suoi capelli profumati.
E poi ci sono solo le tenebre.
Amiche. Alleate.
L'oscurità, che per tanto tempo mi ha celato in una condanna senza redenzione, ora mi culla, mi protegge, mi restituisce al mondo.
Torno a percepire il mio corpo e quello più minuto ed esile sotto di me, e mi scosto per non pesargli; ma Kenma si aggrappa, e allora lo avvolgo e lo stringo forte mentre lo sposto sopra di me.
Leggero. Maneggevole.
Mi ritrovo a pensare che la prossima volta voglio abbracciarlo a Villa Kuroo tra le mie lenzuola di seta.
Kenma tiene la testa poggiata sul mio petto, mentre traccia arabeschi sul mio addome con i suoi polpastrelli delicati.
- Kuroo. – sussurra piano.
- Dimmi micetto. –
- Mi aiuti a cercare il quadro? – una preghiera così straziante quella che esce dalle sue labbra, che voglio esaudire più di ogni altra cosa al mondo, anche dovessi andare al Louvre e rubare la Gioconda.
- Certo. Spiegami cosa dobbiamo cercare. –
- È un ricordo, è finito per sbaglio tra quelli donati al museo da mio padre, mentre io ero in Europa. –
- Ma perché non lo chiedi semplicemente al direttore? –
- Perché mi vergogno... - risponde mesto, e a questo punto mi fermo e non chiedo altro.
- Andiamo a cercarlo, allora. – gli dico mentre lo libero dalle mie braccia e lascio che si alzi.
Ci rivestiamo velocemente, a parte le maschere che ormai non servono più.
Kenma accende la luce, e per qualche minuto tiene gli occhi chiusi e coperti dalle sue stesse mani, mentre ne approfitto per abbracciarlo ancora, per tenerlo stretto contro il mio petto, incapace ormai di tollerare il distacco da lui, dalla sua pelle, dal suo profumo.
Torniamo alla zona dove sono stipate le donazioni della sua famiglia, e mi spiega mentre indica i gruppi di quadri a terra che ha già controllato senza successo.
- Questi li ho già visti, ma forse...- e si blocca, i suoi occhi che passano in un istante dai miei a qualcosa dietro di me. Un fortunato cambio di prospettiva.
Mi volto anch'io seguendo il suo sguardo fino allo scaffale sopra di me, dove sono infilati alcuni quadri avvolti da spessa carta marrone, affiancati da una scatola dalla foggia antica con scritto "Akane Kozume" a caratteri dorati.
In un istante Kenma si avvicina allo scaffale, si sporge ma non ci arriva. Si guarda attorno cercando evidentemente un appoggio, ma lo precedo prendendo i quadri e posandoli a terra.
- Anche la scatola? – domando.
- Sì. Grazie... - il suo sguardo emozionato, quasi commosso.
Potrei fare qualsiasi cosa per quegli occhi. Potrei anche uccidere per lui.
Kenma strappa con foga la carta dal primo quadro, e poi lo getta nel mucchio in cui stava rovistando prima; passa al secondo e si blocca.
Faccio un passo dietro di lui, ormai davvero curioso di vedere quello che stava così disperatamente cercando.
È un quadro dalla foggia antica ma ovviamente non può avere più di una quindicina di anni perché ritrae un Kenma bambino in calzoncini blu e camicetta bianca, in piedi accanto ad una elegante signora anziana seduta su una sedia dall'aspetto sontuoso e regale.
Kenma crolla seduto a terra, a gambe incrociate, la sua coda che accidentalmente si attorciglia al mio piede; fissa il quadro appoggiato contro lo scaffale e resta lì, non parla, non dice nulla.
Mi accuccio accanto a lui, che volta la testa e mi guarda. E posso vedere ora che i suoi occhi sono velati e si stanno riempiendo di lacrime. Sbatte le ciglia, e le lacrime scendono sulle guance.
Allungo una mano e le raccolgo col pollice, e poi sfioro le sue labbra con un bacio. Per calmarlo. Per fargli capire che ci sono.
- Grazie Kuroo... - sussurra, guardando nei miei occhi ancora un istante.
Con un gesto rapido e improvviso si tira in piedi ed infila velocemente la maschera, e tenendo sotto a un braccio la scatola, e il quadro nell'altra mano, si allontana lungo il corridoio verso l'uscita.
- Ci vediamo presto... - mi dice soltanto, senza nemmeno voltarsi indietro.
E in un attimo è scomparso.
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- C'è una visita per lei, signore. – Lev distoglie la mia attenzione dai contratti che sto esaminando senza sosta da tutto il pomeriggio.
- Non aspettavo nessuno... - replico, poggiando la schiena alla poltrona del mio studio.
- È il signor Kozume della Bouncing Ball Corporation. Devo chiedergli di prendere un appuntamento con la sua segretaria? – domanda solerte Lev.
- No, va bene, fallo passare. Grazie. –
Sono passate poche ore da quando ci siamo lasciati, e ammetto che non sapevo cosa aspettarmi da questa assurda situazione che si è venuta a creare. Certo non immaginavo di rivederlo subito, già oggi, ma il calore che sento nel petto è la chiara dimostrazione che la sua visita è esattamente quello che speravo.
Lev introduce nella stanza Kenma, seguito dal suo immancabile assistente, mentre scorgo fuori dalla porta il gorilla dalla chioma bicolore.
Attraversa la stanza con passo sicuro e mi tende la mano.
- Signor Kuroo. Mi perdoni per l'improvvisata ma ho bisogno di parlarle di alcune questioni urgenti. –
Signor Kuroo... ok, va bene. Si va in scena.
- Signor Kozume, che piacere rivederla. Prego si accomodi. – gli indico il divano, dove si siede rilassato sbottonando la giacca dell'impeccabile completo tre pezzi grigio perla, a cui ha abbinato una camicia dello stesso colore, ed una vistosa cravatta rossa.
Il suo assistente resta in piedi dietro al divano.
- Lev, per favore, portaci la tua favolosa torta di mele, credo che il signor Kozume la apprezzerà molto. E fai anche del tè... -
- Latte per me, grazie. – interviene Kenma.
- Certo, con permesso. – Lev ci lascia, mentre mi accomodo anch'io sul divano di fronte a quello di Kenma, che prende subito la parola.
- Ho pensato molto a lei - Kenma mi fissa coi suoi occhi brillanti e maliziosi - dopo il nostro incontro di ieri sera... -
Sì, decisamente, anch'io...
- ...alla festa... e volevo farle alcune proposte. -
Non chiedo di meglio...
- Sto cercando un partner... -
Trattengo a stento un sorriso...
- ...per finanziare alcuni progetti, che sono sicuro troverà estremamente interessanti. –
Kenma mi osserva con un'espressione a dir poco perversa, il suo volto rosato incorniciato dai soffici capelli del color del grano, atteggiato in un'espressione impudica e lasciva.
- Non ho alcun dubbio che lo saranno... - rispondo deglutendo a fatica.
- Oh, ma che sbadato. Keiji, ho dimenticato in macchina il tablet con i progetti, fammi la cortesia di andare a prenderlo. – domanda al suo assistente in maniera eccessivamente plateale.
- Certo signore, vado subito. –
Akaashi si chiude la porta alle spalle, ed io posso finalmente tornare a fissarlo senza alcun pudore.
Mi sporgo leggermente dal divano posando i gomiti sulle ginocchia e gli sorrido.
- Ciao micetto. – sussurro.
- Miao. -
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E niente... questa storia così cringe è venuta fuori da sola dalla mia testolina bacata...
Confesso che mi ha divertita un botto pensarla, immaginarla e poi scriverla!
E la cosa peggiore, è che ho già in mente anche il seguito... aiuto!!!!
Spero che vi sia piaciuta!
≧^◡^≦
♥
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PUBBLICATO: 26/02/2022
RIPUBBLICATO: 06/06/2022
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