❤️BOKURO | IL PAZIENTE IMPAZIENTE
FANDOM: Haikyu!!
SHIP: Bokuto Koutarou x Kuroo Tetsurou
PAROLE: 6.408
RATING: ❤️ nsfw
TW: ✶ Yaoi✶ Lemon ✶ Smut ✶ Dirty Talk ✶ Spoiler (post time skip) ✶
❤ DEDICA ❤: per la dolcissima IosonoChicca che, come me, ama questi due idioti, nella speranza che voglia restituirmi il favore e farmi leggere finalmente una sua BoKuro!!!!
🩺🏐❤️💉
"Signor Kuroo...?"
"Sì. Sono io."
La dottoressa mi squadra con attenzione dalla testa ai piedi, come se le sembrasse strano vedermi lì, nel corridoio del pronto soccorso, con il mio completo tre pezzi color canna di fucile e il badge della Japan Volley Association appeso al taschino.
"Adesso può entrare." dice, facendo un passo indietro per lasciarmi passare.
Le faccio un cenno di ringraziamento mentre le passo davanti per raggiungere velocemente il mio migliore amico seduto sulla minuscola brandina.
"Oya..." mormora lui quando mi vede entrare.
Il saluto di Koutarou è mesto e sgonfio. Anche le sue ciocche bicolori si sono ammosciate e, a parte un paio di ciuffi che ancora puntano coraggiosi verso il soffitto, gli penzolano davanti agli occhi rendendo tutta la sua figura ancora più affranta.
L'istinto di allungare la mano e togliergli quelle ciocche dalla fonte è forte e quasi irresistibile, e devo fare uno sforzo immenso per darmi un contegno.
Appoggio a terra la sua borsa e parcheggio il trolley ai piedi del lettino, e mi avvicino di un altro passo.
"Oya Oya! Ma che ca... volo mi combini?" mi correggo all'ultimo istante, prima di mettermi a dire parolacce davanti alla dottoressa.
"Il signor Bokuto sta bene, non si preoccupi" mi risponde lei mentre si sfila i guanti in lattice e li getta nel cestino per poi prendere la cartella clinica di Kou dalla scrivania "si tratta di una semplice lussazione. Deve portare il tutore per quindici giorni e poi dovrà fare un paio di settimane di riabilitazione. Nel giro di un mese potrà tornare a giocare, anche se le prime settimane dovrà stare comunque molto attento."
Un sospiro di sollievo mi scivola dalle labbra mentre Bokuto solleva i suoi occhioni dorati nei miei e mi sorride mesto.
Dalla sua faccia quando sono entrato e, soprattutto, dallo scontro con Sakusa in campo quando si sono gettati per prendere la cannonata micidiale di Ushijima, pensavo a qualcosa di molto peggio. Per fortuna l'infortunio non è grave e, insieme all'occhio nero di Kiyoomi, non dovrebbe avere un impatto troppo importante sul resto del campionato per i MSBY Black Jackals.
Eppure, se guardo Bokuto, non posso fare a meno di realizzare che per lui è davvero un dramma. Un mese senza poter giocare deve essere la peggiore delle punizioni divine. E la sua postura trasmette tutta la sua tristezza, le spalle massicce curve e piegate in avanti, come se fosse accartocciato su sé stesso. La destra è avvolta nel tutore che gli sostiene anche il braccio tenendolo bloccato contro al corpo, una spessa cinghia nera che gli attraversa il torace possente e gli circonda il petto passando sotto l'ascella.
Sembra quasi un moderno gladiatore e la vista di quei muscoli tonici e guizzanti strizzati dalla cinghia scura, mi trasmette una sensazione strana e vagamente disturbante in mezzo allo stomaco.
"Ottimo. Grazie dottoressa."
Le sorrido con gratitudine e per un istante la giovane dottoressa sembra non sapere cosa rispondere. Le sue guance diventano di un rosso brillante e, con i lunghi capelli corvini che sposta nervosamente dietro l'orecchio, mi fa tornare in mente la manager del Karasuno ai tempi del liceo.
"P-prego." risponde e poi si schiarisce la voce.
"Ecco... il signor Bokuto avrà bisogno di assistenza domiciliare. Soprattutto i primi giorni. Ora è sotto una dose massiccia di oppiacei, e dovrà continuare la terapia di antidolorifici. E soprattutto non deve sforzare la spalla. Dovrà essere assistito in tutto quello che fa..."
La dottoressa, che aveva tenuto gli occhi puntati sulla cartella clinica, li alza nei miei e sembra dover prendere coraggio prima di proseguire.
"Voi... Ecco... vivete insieme?" domanda prima di abbassare di nuovo lo sguardo "Mi perdoni la domanda personale ma il signor Bokuto ha lasciato il suo nome come riferimento e... insomma..."
"Vuole sapere se siamo una coppia?" domando senza riuscire a trattenere un sorriso storto e tagliente. E forse sono davvero quel sadico bastardo che Kenma mi accusa spesso di essere perché, anziché chiarire subito la situazione, aspetto che la dottoressa maceri nel suo imbarazzo ancora per qualche istante.
"Beh... il signor Bokuto deve essere assistito e... ecco, volevo solo sincerarmi che..."
"Certo, certo dottoressa. Capisco. No, non siamo una coppia. Bokuto è il mio migliore amico, e vive da solo. Io abito a Tokyo, sono qui a Osaka per lavoro. Ma posso certamente disdire il mio albergo e trattenermi a casa di Koutarou per qualche giorno, se lui ha bisogno..."
"Oh..." la dottoressa mi sembra quasi delusa dalla mia affermazione e il motivo mi si chiarisce un attimo dopo "Quindi lei stava in albergo... da solo..." mormora con un filo di voce.
"Nessun problema, la JVA sarà solo felice di poter risparmiare qualche yen!" le faccio l'occhiolino e mi rendo conto che le sto dando il colpo di grazia.
"Oh... sì... certo." chiude la cartella clinica e resta ancora per un istante a fissarmi prima di schiarirsi nuovamente la voce "Vado a prendere i fogli di dimissione. Nel frattempo, se vuole aiutare il signor Bokuto a vestirsi..."
La dottoressa esce dalla stanza senza aspettare una risposta e solo quando la porta si è chiusa alle sue spalle posso smettere di trattenermi e scoppio a ridere.
Sì, Kenma ha decisamente ragione, sono un bastardo. E non vedo l'ora di raccontare al mio amico d'infanzia quest'ultimo episodio, visto che si diverte moltissimo a sentire di quanti cuori infranti semino in giro, specialmente se sono donne.
"Ehi, bro! Sarò anche strafatto, ma secondo me la dottoressa ti ha messo gli occhi addosso."
La voce di Bokuto mi riporta alla serietà del momento. La sua parlata è lenta e strascicata, gli oppiacei di cui parlava la dottoressa devono essere già in pieno circolo, ma non riescono a impedire al mio migliore amico di alzare il pugno, il sinistro questa volta, e aspettare che ci sbatta contro il mio.
"Come darle torto..." biascica ancora Bokuto mentre cerca di alzarsi dal lettino.
La dose di oppiacei che gli hanno dato deve essere davvero massiccia perché Bokuto barcolla, e solo i miei riflessi, sempre ben allenati grazie alle maratone di gioco che Kenma mi obbliga a fare una volta a settimana, mi consentono di prenderlo prima che cada, impedendomi così di riflettere troppo sull'ultima frase che ha detto.
Kou si accascia tra le mie braccia con tutto il suo peso ma per fortuna riesco a sostenerlo. Il braccio sano si avvolge attorno al mio collo e appoggia la testa sulla mia spalla. Le mie mani scivolano dietro la sua schiena per sorreggerlo e il contatto con la sua pelle bollente mi prende come sempre alla bocca dello stomaco.
È liscia e soda come l'ho percepita ogni volta che l'ho aiutato a spalmare una crema antidolorifica o ad applicare il 'Kinesiotape'. Eppure, non riesco a non sentire un nodo in mezzo al petto mentre i miei polpastrelli scivolano delicatamente sui suoi muscoli dorsali.
E anche Kou sembra in qualche modo gradire il contatto delle mie mani, perché riesco a sentire distintamente un brivido che gli attraversa la schiena mentre un sottile mugugno di piacere esce dalle sue labbra.
Cazzo!
Il mio cuore salta un paio di battiti e sembra salirmi in gola, e devo deglutire per poter pronunciare le parole seguenti.
"Ehi, bro. Meglio se ti vesti e ce ne andiamo." sussurro accanto al suo orecchio "Se la dottoressa ci becca così penserà che le ho mentito e che siamo davvero una coppia."
"Magari..." mi sembra di sentirlo mormorare, mentre resta ancora per un istante appoggiato con tutto il suo peso su di me. Poi si stacca e sbatte un paio di volte le palpebre per mettermi a fuoco, e solo quando mi sembra ben saldo sulle gambe, mi azzardo a lasciarlo andare.
Gli oppiacei che gli hanno dato devono essere davvero forti per farlo straparlare così, ma per fortuna riesce a stare in piedi da solo; così recupero la parte superiore della divisa dei Jackals dalla borsa e lo aiuto a infilare il braccio sinistro, quindi gli passo la giacca attorno alla spalla destra e chiudo la cerniera imprigionando il tutore al suo interno.
La dottoressa torna con i documenti proprio in quell'istante.
"Ecco, Signor Kuroo. Mi serve la sua firma visto che il signor Bokuto non può scrivere. Qui in fondo al foglio di dimissioni trova la terapia da seguire." la dottoressa punta il dito in fondo alla pagina "E..." prosegue a voce bassissima e senza guardarmi negli occhi "Qui le ho scritto il mio cellulare personale... nel caso avesse bisogno..."
Recupera il foglio firmato e scompare nuovamente in corridoio senza aspettare che le risponda.
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Portare a casa Bokuto si rivela un'impresa più impegnativa del previsto, gli oppiacei e tutto il calo di tensione fanno sì che Kou si schianti addormentato non appena salito in taxi; e devo davvero dare fondo a tutte le mie energie per trasportare il mio amico, la sua borsa e il mio trolley, fino all'ascensore e poi fin dentro all'appartamento, dove lo deposito ancora addormentato sul grande letto matrimoniale.
Bokuto abita in un trilocale all'ultimo piano di un nuovissimo palazzo a Minami, che Kou ha acquistato quando ancora stava insieme ad Akaashi e sperava che prima o poi avrebbe lasciato Tokyo e si sarebbe trasferito a vivere con lui. Sono stato suo ospite diverse volte e ho confidenza con la sua casa, so come muovermi e dove trovare le cose, e dopo dieci minuti torno in camera con un bicchiere d'acqua e le pastiglie che Bokuto dovrà prendere domani mattina.
Appoggio tutto sul comodino e il mio sguardo cade ancora una volta sulla sua sagoma che si è raggomitolata al centro del letto come un enorme e tenero cucciolo.
Bokuto mi ha sempre trasmesso questo mix di emozioni contrastanti; così grande e forte, il suo fisico possente e la sua personalità esuberante, in adorabile contrapposizione con il suo animo così puro e semplice, dolce, meravigliosamente ingenuo. I suoi occhi del colore del miele sono limpidi e sinceri e, per quanto possa sembrare strano, ho sempre sentito il bisogno di proteggerlo da chi avrebbe potuto approfittarsi di lui.
Gli tolgo le scarpe e i pantaloni. Bokuto si muove appena, mugugna qualche parola che non riesco a capire ma collabora mentre lo faccio sedere e gli sfilo la giacca della tuta, e poi lo trascino su verso i cuscini e lo infilo sotto le coperte. E gliele sto giusto sistemando in modo da coprire bene la spalla avvolta dal tutore che Bokuto sussurra il mio nome nel sonno.
"Kuroo..." mormora "Non chiamarla..."
"Chi non devo chiamare, Kou?"
"La dottoressa..."
Il mio cuore si stringe in uno spasmo, la realizzazione che Kou sia così possessivo nei miei confronti che mi rende in qualche modo emozionato e lusingato.
So che sono gli oppiacei a farlo parlare, e cerco di non dare peso alle sue parole. Anche perché, onestamente, avevo già rimosso il fatto che la dottoressa mi avesse scritto il suo numero...
"Ok..." sussurro in un sorriso "Ora dormi tranquillo..."
"Tetsu..." bisbiglia ancora, così piano che mi devo avvicinare per sentire cosa vuole dirmi "Dormi con me..."
Il suo profumo mi avvolge, il suo corpo così vicino che riesco a percepire il suo calore. In ospedale devono aver lavato via il sudore della partita mentre lo medicavano, e quello che sento è proprio il profumo di Bokuto, l'odore della sua pelle, che spicca sopra al vago sentore della medicazione. È forte, caldo, speziato ma in una maniera pulita, un profumo che ho imparato a conoscere in tanti anni di ritiri e tornei al liceo, e poi nella frequentazione che ci ha portati fino a qui.
Chiudo gli occhi per un istante e, per l'ennesima volta, devo ricordare a me stesso che lui è mio migliore amico, una delle poche persone di cui mi fido ciecamente, e che non vorrei mai ferire in nessun modo. La nostra amicizia è quanto di più prezioso ci sia, e non farei mai niente per rovinarla, anche a costo di soffocare queste emozioni che di tanto in tanto si sollevano al centro del mio petto facendomi notare quanto io e Kou stiamo dannatamente bene insieme, qualsiasi cosa facciamo.
"Ok." mormoro anche se lui sembra essersi già riaddormentato, forse cullato dalla rassicurante consapevolezza che quella sarebbe comunque stata la mia risposta.
In boxer e maglietta mi infilo nel grande letto accanto a lui, stando ben attento a non urtare il suo arto immobilizzato. E forse gli oppiacei che ha preso in qualche modo si sono sublimati nell'aria della stanza con il suo respiro perché in pochi istanti anch'io crollo addormentato accanto a lui.
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Quando mi sveglio registro il corpo di Bokuto completamente aderente al mio, le ginocchia puntate dietro le mie e i capelli che mi solleticano la nuca. Realizzo che sono la 'parte piccola del cucchiaio' e, nonostante il suo braccio non sia attorno al mio torace ma appoggiato contro la mia schiena ben stretto nel tutore, la sensazione è comunque così avvolgente e appagante, che chiudo nuovamente gli occhi e resto ancora per un po' a crogiolarmi in quel contatto.
"Hmm..."
Bokuto mugugna nel sonno e si muove appena e... cazzo!
Letteralmente.
Riesco a sentire distintamente la sua erezione che ha appena appoggiato proprio contro al mio sedere.
Il mio cuore accelera.
Devo alzarmi subito e andare a preparare la colazione.
Ma non faccio in tempo perché Bokuto si muove ancora, il suo corpo che si spinge più vicino al mio e le sue labbra che si appoggiano distrattamente sulla pelle nuda del mio collo, il respiro regolare che si infila tra le ciocche della mia nuca.
Ed è caldo, bollente. Bokuto lo è sempre ma in questo caso potrebbe avere un po' di febbre e che amico di merda sono se, al posto di preoccuparmi della sua salute, sono invece qui a godermi il tepore che emana!
"Hmm..." mugugna ancora, e lo sento spingere col bacino, il suo enorme cazzo che si è risvegliato prima del suo proprietario e che ora richiede attenzione. Realizzo che solo il sottile strato di due paia di boxer ci divide, e quest'ultimo pensiero dà il colpo di grazia anche alla mia erezione mattutina, che spinge vivace dentro ai boxer che mi sembrano attimo dopo attimo sempre più stretti.
"Kuroo..."
Bokuto si muove, il braccio sinistro che era intrappolato sotto al suo corpo che scivola lungo la mia schiena e si infila sotto la t-shirt che si è sollevata un po' nel sonno. Sento sulla pelle il palmo della sua mano, così grande e ruvida, che mi regala un brivido e accende per l'ennesima volta quel bisogno che sto davvero facendo fatica a soffocare.
Devo staccarmi immediatamente da questo contatto così intimo!
Mi giro subito sull'altro fianco, la faccia verso quella di Kou e il sedere che quasi esce dal bordo del letto.
"Buongiorno..." mormoro.
Lontano dal calore del suo corpo, riesco a sentire distintamente la macchia bagnata sul mio coccige che si raffredda, e il pensiero del suo precum che inzuppa i miei boxer non fa che aumentare la produzione del mio.
"...'giorno" biascica Bokuto mentre cerca di tenere gli occhi aperti.
Anche nella penombra della stanza riesco a vedere le sue ciglia svolazzare e un filo di bava che gli cola dalle labbra mentre mi fa un sorriso storto e dolcissimo.
"Grazie che hai dormito con me."
"Prego..."
"Che ore sono...?" mormora.
"Quasi le otto..." rispondo, dopo aver gettato un'occhiata alla radiosveglia sul comodino.
"Merda... Gli allenamenti!"
"Non credo che potrai partecipare per un po'..."
Bokuto sembra ricordare lentamente tutto quello che è successo, la sua espressione di attimo in attimo sempre più consapevole e triste, fino a che la fisiologia non lo riporta alla realtà facendogli abbassare lo sguardo alle sue parti intime.
"Oh oh..." mormora continuando a fissare sotto le coperte.
"Già..." ridacchio "Credo che tu abbia un problemino urgente di cui occuparti, là sotto..."
"E come cazzo faccio, bro? Mica sono mancino!"
Bokuto solleva di nuovo gli occhi nei miei, e sono spalancati e immensi per l'imbarazzante realizzazione.
"Ecco... cioè, ci hai provato? Con la sinistra, intendo..." provo a suggerire.
"Sì! Ovviamente..." risponde "ma non sono proprio capace. Non ci riesco..." piagnucola ancora.
Il mio cuore accelera, la bocca mi si secca e il mio cervello è davvero l'ultimo a rendersi conto delle parole che escono dalla mia bocca come se fosse stato qualcun altro a pronunciarle.
"Se vuoi... posso darti una mano..."
Il volto di Bokuto è in un istante rosso fuoco, e forse ha davvero la febbre perché inizia a sudare. Riesco distintamente a vedere un paio di gocce scorrere lungo la fronte mentre deglutisce.
"Ok..." sussurra, così piano che, se non stessi guardando le sue labbra, non lo avrei davvero capito.
"Ma solo se sei davvero sicuro..." aggiunge in un ultimo ripensamento.
"Certo..." mormoro io con molta più disinvoltura di quella che sento davvero "Voglio dire, è un caso di emergenza... mica siamo..."
"Già, non siamo mica..." conferma.
Restiamo a guardarci ancora per un istante, ed è esattamente in questo momento che realizzo che il nostro rapporto sta per subire una svolta che lo cambierà per sempre.
Kou è il primo a staccarsi dal nostro gioco di sguardi; si mette seduto e sistema i due cuscini dietro la sua schiena contro la testiera del letto.
Mi sollevo in ginocchio sul letto mentre Bokuto cerca in qualche modo di abbassarsi i boxer con la mano libera... Lo aiuto a sfilarseli e poi mi siedo di fronte a lui, a cavalcioni sulle sue cosce possenti.
E poi lo guardo, completamente nudo tranne che per il tutore.
Il corpo di Kou è meraviglioso e possente come quello di una statua greca, ancora una volta in contrapposizione alla sua espressione smarrita. Il suo volto è infatti una maschera di imbarazzo, lo sguardo sfuggente e le guance così rosse che questa volta davvero allungo la mano e infilo le dita sotto la frangia che gli copre la fronte per sentire la sua temperatura.
"Sto bene." mormora, quasi infastidito dalle mie premure. Ma in effetti la sua pelle è fresca sotto la mia mano.
"Ok" gli rispondo "Come va la spalla? Vuoi prendere gli antidolorifici?"
"Dopo." mormora, la sua risposta secca che tradisce tutta la sua impazienza.
Ok. Basta tentennamenti.
Lo guardo negli occhi.
Sto per fare una sega al mio migliore amico.
Che sarà mai?!?
Il mio sguardo scende un po' più giù, attraversa lentamente il suo petto tornito e mi rendo conto in questo istante che la cinghia del tutore che lo attraversa mi sta oggettivamente facendo qualcosa. Uno spasmo caldo e languido si stringe in mezzo al mio petto e si espande lentamente sempre più in basso fino al mio cazzo.
Non sapevo di avere una kink per il bondage, e prendo nota mentalmente di tornarci sopra più tardi, perché adesso ho altre priorità. La mia erezione si agita inquieta nei boxer e devo cambiare posizione sulle sue gambe per alleviare la pressione che oggettivamente sta torturando anche me.
Comincio a pentirmi della mia proposta e, quando il mio sguardo scende ancora e abbraccia finalmente il grosso cazzo che svetta sul suo addome in tutta la sua palpitante esuberanza, so già che sarà un miracolo se arriverò vivo alla fine di questa impresa.
Mi sforzo di deglutire e indosso un'espressione distaccata e professionale, quindi avvolgo le dita attorno alla sua circonferenza e inizio a scivolare lentamente su e giù.
Bokuto chiude gli occhi e getta indietro la testa appoggiandola al muro, un sospiro che esce dalle sue labbra in un gemito basso e vibrante.
Le sue spalle si rilassano, la mano sinistra che si chiude in un pugno attorno alle lenzuola.
"Dimmi se..." ma non riesco nemmeno a finire la frase.
"È perfetto... cazzo!"
Bokuto strizza gli occhi, i suoi denti che intrappolano il labbro inferiore mentre cerca di trattenere il gemito che gli vibra in mezzo al petto.
Aumento la velocità e ruoto appena il polso quando arrivo sulla punta, e il mio ego si gonfia – e non solo quello – per i sibili di piacere che escono dalle sue labbra.
Continuo a scivolare su e giù in questo modo, i miei occhi catturati dalla punta turgida che sbuca e scompare tra le mie dita; le gocce di precum escono abbondanti e si spalmano lungo tutta la lunghezza con il movimento della mia mano, le dita ormai grondanti che non riescono nemmeno a circondarlo completamente tanto è grosso.
Il cazzo di Bokuto è come lui: potente e ingombrante, bisognoso di attenzione. Oggettivamente bellissimo, le vene spesse e gonfie che riesco a sentire sotto al mio palmo insieme al nodo che mi stringe lo stomaco impedendomi quasi di respirare.
Sono talmente concentrato sul cazzo bellissimo di Kou che non mi sono nemmeno reso conto di aver appoggiato la sinistra sulla mia stessa erezione. I miei boxer sono ormai fradici e il rischio di venire così, semplicemente con la pressione del mio stesso palmo mentre l'altra mano accelera lungo il cazzo di Bokuto, mi manda davvero fuori di testa.
Non riesco a trattenere un gemito e posso solo sperare che Bokuto sia troppo preso dal momento per essersene accorto.
Mi obbligo a togliere la mano dai miei boxer e prendo un lungo e profondo respiro.
"Cazzo..." mugugna ancora Bokuto, un ringhio basso e vibrante che sembra voler uscire dal suo petto se solo lui glielo permettesse.
Ho come l'impressione che cerchi di trattenersi, di non mostrarmi quanto il movimento della mia mano gli stia piacendo, ma poi accelero appena ed è come se qualcosa in lui si spezzasse.
Kou getta indietro la testa e spalanca la bocca per risucchiare l'aria in grandi boccate ansimanti.
Sento le sue cosce tremare sotto al mio peso, il bacino che si solleva d'istinto nella mia mano e incontra il movimento in una serie di spinte secche e rapide mentre strattona le lenzuola e si morde forte il labbro fino a farlo quasi sanguinare.
"Tetsu..." mormora forse inconsciamente, e il modo in cui la sua voce roca e sfiatata pronuncia il mio nome è totalmente diverso da come lo ha mai detto, e so che non mi darà mai più pace.
Cambio ritmo, una serie di colpi lunghi e profondi, e mi accorgo che oramai è davvero vicino; il respiro che sibila ad ogni spinta dei suoi fianchi, le cosce tese fino allo spasmo, e allora torno ad accelerare negli ultimi affondi, il bisogno di concludere alla svelta questa follia prima di ritrovarmi con il cuore in gola e le mutande piene del mio stesso sperma.
Bokuto arriva in un paio di colpi, un lungo gemito che esce dalle sue labbra mentre si riversa sul suo stesso addome in una serie di lunghi fiotti bollenti. Lo sento ancora pulsare tra le mie dita ricoperte del suo sperma, il respiro che lentamente rallenta; e devo ringraziare i Kami che lui abbia ancora gli occhi chiusi e non veda l'espressione sconvolta che sicuramente è dipinta sul mio viso.
Mi alzo di scatto dal letto e corro in bagno, chiudo la porta alle mie spalle e in un istante i miei boxer fradici sono a terra, le dita ancora piene dello sperma di Bokuto che si avvolgono attorno al mio stesso cazzo. E bastano davvero un paio di colpi ben assestati che anche io vengo, violento e crudo contro le piastrelle della doccia.
Il petto scosso da forti ansimi e la fronte appoggiata al muro freddo, cerco di recuperare il controllo di me stesso. Aspetto ancora qualche istante che il mio respiro si calmi, quindi apro il rubinetto della doccia e mi lascio inondare dall'acqua bollente, la maglietta con cui ho dormito che in un istante è zuppa, e il cuore stritolato in una morsa che ancora non riesco a comprendere.
Mi sembra di stare sotto l'acqua bollente per un'eternità, fino a che la mia mente pratica e organizzata non torna al comando, ricordandomi che ho un lavoro da fare.
Per fortuna avevo lasciato il trolley nella stanza degli ospiti – che avrebbe dovuto essere lo studio di Akaashi ed è diventata ormai la palestra casalinga di Bokuto – così mi vesto rapidamente senza dover tornare nella stanza di Kou.
Preparo al volo un paio di omurice con del riso già cotto trovato in frigorifero, e mangio il mio senza nemmeno sedermi; quindi, prendo il mazzo di scorta dal cassettino in ingresso e apro la porta del suo appartamento per darmela letteralmente a gambe.
Ma in questo momento non sono in grado di affrontare colui che era il mio migliore amico, e che adesso non so davvero più come considerare.
Mentre esco sul pianerottolo riesco a sentire l'acqua della doccia che scroscia; confido che Bokuto riesca a lavare via lo sperma dal suo addome senza bagnare il tutore, e a riscaldare la colazione nel microonde.
In ascensore gli scrivo un veloce messaggio.
TO BRO: Scusa sono in ritardo per l'appuntamento. Ti ho lasciato la colazione da scaldare. Hinata mi ha scritto che il pranzo te lo porta lui. Ricordati di prendere le medicine. Chiama se hai bisogno. Ci vediamo per cena.
La sua risposta mi arriva dopo una decina di minuti.
FROM BRO: Ok
Nessun emoji. Niente.
Merda.
🩺🏐❤️💉
Quando rientro a casa le luci in salotto sono accese. Bokuto è stravaccato sul divano, il telecomando in mano e sta guardando la registrazione della partita in cui si è infortunato.
"Oya..." mormora senza staccare gli occhi dallo schermo.
"Smettila di riguardarlo" gli dico mentre mi tolgo la giacca e la appoggio allo schienale della sedia, e poi mi allento il nodo della cravatta "non potevi fare niente di diverso."
Bokuto non risponde, spegne la tivù e lentamente si mette seduto dal divano.
"Come va?" gli chiedo mentre arrotolo le maniche della camicia per andare a cucinare.
"Tutto ok. Hinata, Miya e Sakusa sono passati dopo gli allenamenti e hanno mangiato con me. Tsumu ha anche portato un po' di onigiri, quindi se ti vanno per cena non devi nemmeno cucinare."
Mi fermo mentre mi sto allacciando il grembiule attorno alla vita.
"Oh... sì cazzo! Gli onigiri di Osamu sono favolosi!"
Riappendo il grembiule al gancio e comincio ad apparecchiare la tavola.
"Come va il dolore...? Hai preso le medicine?"
"Sì, mamma... E il dolore è più sopportabile delle paranoie di Kiyoomi sul travaso di sangue nel suo globo oculare."
Bokuto cerca di fare dell'ironia e non so se è per la sua chioma così adorabilmente arruffata senza il solito gel, o per la grande felpa gialla che ha infilato solo sul braccio sinistro, ma mi sembra un enorme pulcino con quegli occhioni dorati che mi guardano con intensità.
"Come stai?" gli domando serio, senza sfuggire al suo sguardo penetrante come ho fatto fino a questo momento.
Perché davvero non so come comportarmi. Nonostante non abbia pensato ad altro per tutta la giornata, ancora non ho trovato una risposta soddisfacente.
Devo fare finta di niente, lasciando intendere che quello che è successo tra noi sia una cosa 'normale' tra amici, oppure devo confessargli una volta per tutte i miei sentimenti? Devo dirgli che quello che è successo stamattina mi ha eccitato e allo stesso tempo sconvolto fin nel profondo delle mie viscere, e che mi ha fatto capire senza ombra di dubbio che lo voglio, lo desidero, e che vorrei portare il nostro rapporto su un piano completamente diverso?
"Sto bene. Davvero..."
La sua risposta interrompe le mie inutili e improduttive elucubrazioni mentali, quindi finisco di mettere in tavola la nostra cena.
"Ok. Perfetto. Allora buon appetito!"
Mentre mangiamo gli racconto della mia giornata come ho sempre fatto, a Bokuto è sempre interessato sentirmi raccontare dei provini ai giovani talenti dei licei, e di solito mi riempie di domande; invece stasera è zitto e pensieroso, annuisce e butta qualche parola qua e là giusto per farmi capire che sta seguendo il mio racconto.
Ed è in un momento in cui faccio una pausa per bere un sorso della mia birra che Bokuto prende infine la parola e mi inchioda con le spalle al muro.
"Fino a quando hai intenzione di continuare a ignorare l'elefante nella stanza?"
Cerco di non strozzarmi con la birra, deglutisco anche la saliva che mi inonda la bocca e mi arrendo.
"Ok... che c'è?"
Mi appoggio allo schienale della sedia e lo fisso dritto negli occhi.
"Come, che c'è... Lo sai benissimo che c'è..."
Per un ultimo patetico instante la mia mente spera che Bokuto se ne esca con una delle sue cazzate, che mi chieda perché non mi sono accorto che non ha messo il gel o perché non gli ho portato un regalo da Tokyo... ma poi l'elefante mi si siede letteralmente in braccio, e in qualche modo sono costretto ad affrontarlo.
"Stamattina mi hai fatto una sega."
"S-sì...?" balbetto.
"Me lo hai proposto tu..."
"E tu hai detto di sì..."
"Non è questo il punto, bro. È che poi sei scappato, mi hai mandato un cazzo di messaggio e mi hai mollato da solo a ripulirmi da tutto il casino che avevo addosso..."
"Hai avuto problemi a fare la doccia col tutore? Mi dispiace io..."
"Non è questo il punto!" sbotta.
Non riesco a capire se Bokuto è arrabbiato, spaventato, triste... forse tutte e tre le cose insieme perché i suoi occhi dorati sono enormi e mi guardano come se gli avessi fatto un'offesa spaventosa, e fossi ancora solo io ad avere il potere di rimediare a tutto il casino che è successo.
"Ok, senti, mi dispiace" inizio, non sapendo bene nemmeno io dove andare a parare. Ma non posso guardare quell'espressione offesa sul volto bellissimo di Koutarou.
"Davvero, non dargli peso. Ero in ritardo. Sono scappato perché era davvero tardissimo. Quello che è successo non ha nessun significato. Avevi bisogno di una mano e ti ho dato una mano. Punto. Non vederci dietro chissà cosa, stai tranquillo. In tanti anni di amicizia ne abbiamo fatte tante di cazzate, una in più non cambierà niente, no?"
Gli occhi di Koutarou sono enormi mentre mi fissano in silenzio, ma non posso non accorgermi delle lacrime che lentamente li riempiono. Le sue labbra tremano mentre cerca di fare ordine nei suoi pensieri e poi prende un profondo respiro.
"Ok. Ok. Va bene..." Bokuto si passa la mano tra i capelli "Prendo atto che per te quello che è successo non ha significato niente. Ok. Posso accettarlo..."
Le lacrime cominciano a scendere sulle sue guance ispide, la barba di un giorno che comincia a vedersi sul suo viso bellissimo.
"Solo che... Mi dispiace..." piagnucola "perché per me invece è stato importante. Bellissimo e..." prende un respiro singhiozzante "Cazzo!"
Bokuto si alza dalla sedia con tanta irruenza che questa si ribalta a terra, mentre il mio amico corre a chiudersi in camera sua.
Porca puttana che casino!
Sono subito assalito dal senso di colpa, ho detto la cosa sbagliata e l'ho ferito.
Ed è solo mentre prendo un altro sorso di birra che lentamente il panico nella mia mente si dirada e riesco a vedere le cose come stanno.
Koutarou ci è rimasto male perché ho minimizzato quello che è successo. Forse anche lui prova qualcosa per me... La sua gelosia verso la dottoressa che mi ha dato il numero di telefono, le sue parole all'allusione che potessimo essere davvero una coppia... tutto assume una nuova prospettiva, e la situazione mi si presenta davanti agli occhi con tutta la sua lampante chiarezza.
Le mie gambe reagiscono da sole, e in un istante sto aprendo la porta della sua stanza senza nemmeno bussare o chiedergli il permesso.
Bokuto è raggomitolato sul letto, la sua ampia schiena scossa dai singhiozzi, e solo la paura di fargli male alla spalla stretta nel tutore mi impedisce di buttarmi sopra di lui e avvolgerlo in un abbraccio.
Mi siedo dalla sua parte del letto e allungo la mano infilandola piano tra i suoi capelli soffici, che da sempre adoro toccare quando non li riempie di gel.
"Scusa bro..." piagnucola lui "Ho rovinato tutto! Mi dispiace! Solo che... io... io sono innamorato di te, cazzo! Non posso più nasconderlo. E quello che è successo oggi è stato stupendo e terribile insieme, perché se tu non mi ami io non so cosa succederà ma non ti voglio perdere..."
Gli argini sono rotti, la mente iperattiva di Bokuto che non riesce più a trattenere le parole, e si lascia andare in una confessione così adorabile che mi si pianta al centro del petto come un pugno ben assestato.
"Aspetta... aspetta, bro! Fermati un attimo..." gli dico.
Bokuto smette di parlare ma continua a singhiozzare tirando su col naso.
"Hai detto che sei... innamorato di me?"
Si mette seduto sul letto a gambe incrociate, i suoi possenti addominali che gli consentono di compiere l'azione con agilità e senza doversi puntellare con le mani come invece avrei fatto io.
Mi guarda e annuisce piano, la sua espressione ferita che ancora una volta smuove dentro di me corde che non pensavo nemmeno esistessero.
"Mi dispiace." ripete "Ma ti giuro che posso resistere, davvero. Non cambierà niente tra di noi e..."
Lo zittisco con un bacio.
Riesco a malapena ad accorgermi di come sgrana gli occhi per lo stupore mentre le mie labbra si schiantano sulle sue, e il sapore salato delle sue lacrime è quanto di più dolce abbia mai assaggiato.
Mi scosto da lui dopo un istante, e i suoi occhi mi fissano enormi nella penombra e poi finalmente sembra realizzare quello che è successo e il suo viso si illumina di un meraviglioso sorriso.
"Ma quindi... anche tu..."
"Si bro" gli rispondo "anche io sono innamorato di te."
Ora è lui che si getta su di me, e gli basta davvero un braccio solo per avvolgermi, il tutore intrappolato tra i nostri corpi e le sue labbra che cercano di nuovo le mie, disperate e voraci.
Mi schiaccia sul letto col peso del suo corpo, le sue labbra che scivolano sulle labbra, le guance, e poi giù sul mio collo, una valanga di baci e morsi e leccate, mentre la sua mano cerca inutilmente di slacciare i bottoni della mia camicia.
"A-aspetta..." riesco a balbettare.
Lo prendo per le spalle e lo allontano da me mentre entrambi ansimiamo come se avessimo fatto una maratona.
"Scopami, Tetsu! Ne ho bisogno!"
"Sei sicuro?"
"Mai stato più sicuro in vita mia. Non posso farti molto intrappolato in... questo coso – fa un cenno con la testa verso il tutore – ma ho bisogno di sentirti dentro di me. Prometto che non appena sarà libero mi sdebiterò..." piagnucola.
Ma non ha bisogno di dire o fare altro per convincermi.
Mi alzo in piedi e mi libero dei vestiti in un istante mentre Kou riesce a sfilarsi i pantaloni. Lo aiuto con la felpa e quando è finalmente nudo lo osservo ancora una volta nella penombra, l'unica luce che arriva dalla sala che dipinge il suo corpo magnifico in un gioco di luci e ombre ad alto tasso erotico.
"Cazzo quanto sei bello!"
Bokuto mi sorride e allunga la mano verso di me, e io mi lancio nell'ennesima avventura con l'unica persona con la quale mi sono sempre trovato così perfettamente in sintonia da non aver quasi bisogno di parlare.
Il bacio è disordinato e meraviglioso, uno scontro di labbra e denti e lingua, e stupide risatine che sgorgano dal nostro petto mentre le mie mani vagano finalmente sul corpo bellissimo di Koutarou.
La sua erezione contro il mio addome è ancora una volta enorme e pulsante, ma questa volta non posso dedicarle attenzione mentre le mie dita scendono ad esplorare e accarezzare tra le natiche sode e perfette di Kou.
"Cazzo, Kuroo..." piagnucola mentre si struscia contro al mio bacino, la mano infilata tra i miei capelli mentre gli lascio una serie di succhiotti disordinati sulla pelle morbida del collo.
"Bro..." mormoro, anche se mi sembra quasi strano ora chiamarlo così, ma tanti anni di abitudine sono duri a morire "mi serve del lubrificante e dei preservativi e... devi avere un po' di pazienza."
"Nel cassetto..." mormora ansimando "e fai alla svelta perché sono dieci anni che aspetto, e davvero ormai la pazienza l'ho esaurita!"
Il tempo che ci metto a prepararlo sembra scorrere lento come melassa anche per me, le mie dita lunghe che esplorano e scavano nel suo corpo bollente; e quando finalmente infilo il preservativo mi rendo conto che forse la cosa meno preparata, ora, è proprio la mia mente.
"Kou..." mormoro mentre lo guardo negli occhi e poi inizio a spingere dentro al suo corpo caldo e meravigliosamente stretto.
Bokuto getta indietro la testa, la bocca spalancata e gli occhi strizzati da cui escono piccole lacrime che scintillano alla luce che proviene dal salotto.
Ed è bellissimo. Lui è bellissimo. Scivolare lentamente nella sua carne accogliente è bellissimo.
E quando arrivo in fondo devo fermarmi per un istante a respirare.
Il mio cuore sta pompando come un forsennato, la percezione della carne di Koutarou attorno al mio cazzo è inebriante, unica, speciale. Non avevo mai provato una sensazione così potente di connessione. Così immensa e totalizzante, il sentimento che ci lega che rende tutto così meraviglioso.
E poi inizio a muovermi, scivolo dentro di lui, lento e profondo, e poi ancora, sempre più veloce, i miei fianchi che spingono in una serie di affondi trascinati che mi portano sempre più in alto verso vette di piacere che non credevo possibile raggiungere.
E vorrei che questo momento durasse per sempre, ma davvero non riesco a resistere al viso di Bokuto stravolto dal piacere, il suo petto stretto in quella maledetta cinghia nera che si alza e si abbassa al ritmo dei suoi respiri rapidi... e bastano davvero pochi colpi che lo sento irrigidirsi, le unghie piantate nel mio bicipite e poi il suo stomaco che in un istante di dipinge di bianco mentre dal suo petto si solleva un ringhio basso e vibrante.
È troppo da sopportare, arrivo anch'io in un paio di affondi, e poi mi schianto su suo petto, un po' spostato per non pesare sul braccio nel tutore, mentre cerco di tornare a respirare.
La mano di Kou si infila tra i miei capelli e anche lui sta ancora ansimando.
Ed è col rumore rassicurante del suo battito sotto l'orecchio che realizzo davvero quello che è successo.
E per quanto tutto mi sembri ancora un'immensa follia, la sensazione che invece sia la cosa più giusta che potesse capitarci si fa strada in me, attimo dopo attimo.
"Tetsu..." mormora accanto al mio orecchio.
Sollevo la testa e lo guardo nei suoi meravigliosi occhi dorati.
"Ancora... scopami ancora..."
Impaziente...
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PUBBLICATO: 16/11/2024
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