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6. Inudaiki innamorato.

Per _alwaysfandom_ che assolutamente non faccio mai aspettare hahah

-Vuoi forse dirmi che sono ingrassata?!-

-Cavolo quanto sei permalosa. Era solo una mia opinione.-

-Non te l'ho chiesta!-

Yume girò i tacchi adirata, andando dalla parte opposta a quella di Inudaiki, il suo acerrimo nemico da sempre. Erano usciti insieme per fare una passeggiata, ma quando si parò davanti a loro un carretto pieno di delizie dolci e salate, Yume non indugiò a esaltarsi e a chiedere quanto costasse un dolcetto. Fu proprio in quel momento che Inudaiki affermò la sua sentenza: "Ma non la smetti mai di mangiare?" con completa nonchalance e senza aspettarsi la reazione che avvenne successivamente. Vedendo sbigottito la figura della demone lupo allontanarsi, si chiese effettivamente perché le aveva detto quella frase? Pensava forse di essere divertente? Si rese conto di esserci rimasto male. Conosceva fin troppo bene Yume, erano diciassette anni che erano nati e si conoscevano, eppure certe volte sembrava dimenticare ciò che lei odiasse. Si avviò sconfitto verso la casa del monaco Miroku, per parlare con Kiku, il suo fidato migliore amico della medesima età.

-Kiku ho un problema bello grosso!-

Il ragazzo si girò confuso e indispettito.

-Ma non ti hanno insegnato a bussare? Santi Kami...- sbuffò Kiku, alzando gli occhi al cielo.

Inudaiki lo guardò sospettoso:

-Perché avrei dovuto? Avrei potuto sorprenderti con mia sorella per caso? Spero proprio che non sia così, se solo ti azzardi a toccarla ti rompo il collo!- gridò nervoso il quarter mostrandogli il pugno.

-Calmati amico, non è ancora successo niente tra noi due per ora. Racconta, che problema avresti?- cambiò discorso lui.

-Yume mi odia!- esclamò affondando la testa tra le mani. Kiku si aspettava ben altri guai, come l'aver rubato formaggio o distrutto le piantagioni. Scosse la testa: quelle cose le facevano quando avevano nove anni.

-Ma litighi sempre con lei, pensavo che non ti importasse.- esalò lui, diventando interessato.

-Ma come fa a non importarmi? Lei è così...-

-Bella?-

-Sì e anche...-

-Fantastica?-

-Oh sì e i suoi capelli profumano sempre di buono, ha degli occhi così meravigliosi che mi ci tufferei dentro, il suo sorriso... cavolo il suo sorriso!-

-Sembri innamorato.-

Inudaiki ammutolì. Non se ne era mai reso conto prima.

-M-ma cosa dici! Non sono innamorato di lei.-

-No infatti. Ne sei semplicemente pazzo.- asserì Kiku. Inudaiki sbuffò sconfitto.

-Hai ragione. La amo.- sospirò Inudaiki guardando verso il basso. Erano i classici amici di infanzia che si conoscono da sempre, ma non erano mai andati completamente d'accordo. Troppe differenze, troppi battibecchi e litigate per sciocchezze. Non sempre lei era felice di vedere lui e viceversa. Lei amava i fiori, lui li odiava; lui aveva poteri spirituali, lei non ne aveva; c'era sempre e comunque qualche motivo per girare la faccia all'altro e non parlarsi per giorni. Ma tutta quella vicinanza e quell'affetto che rare volte traspariva, lo faceva sentire completo e gli andava bene così. Ma poiché lui era orgoglioso, non accettava l'idea di dover cambiare il proprio carattere e i suoi gusti per lei. Capiva bene che per la persona che amava avrebbe fatto di tutto, ma lui voleva solo una cosa: essere se stesso e correggere solo alcune parti del suo carattere, oppure sopprimerle. Avrebbe tanto voluto farle quel discorso, ma erano due teste calde, non avrebbe funzionato. Inudaiki si alzò di scatto e uscì, sotto lo sguardo confuso di Kiku. Così come il suo amico aveva avuto il coraggio di parlare con Megumi, lui ne avrebbe avuto con Yume. Si incamminò verso la tribù Yoro, intenta a cercarla per parlare con lei. Ma più andava avanti e più vacillava. A un certo punto si fermò e si sedette su una roccia, affondando il volto nelle sue mani. In quel momento passò Inuyasha, che stava trasportando della legna.

-Quelle orecchie sono inconfondibili. Cosa sta succedendo al mio ragazzo?- chiese bonariamente il mezzodemone, lasciando tutto lungo la strada e andando ad assestare una potente pacca sulla spalla del figlio.

-Sono un dannatissimo vigliacco papà!- urlò esasperato Inudaiki, sdraiandosi esausto sulla roccia. Inuyasha lo guardò confuso e contrariato.

-Noi non siamo mai dei vigliacchi, ricordalo.- asserì severo, con le braccia conserte.

-Io sì invece. Non ho il coraggio di andare avanti, di percorrere quella montagna e andarle a parlare; ho paura che mi rifiuti.-

-Ahhh stai parlando del tuo amore eh?- disse il padre sornione dandogli delle gomitate. –Sapessi quanto ci ho messo io a capire quanto amassi Kagome e a capire che lei mi amava da un sacco di tempo, mentre io correvo dietro a Kikyo. Ti dico una semplice cosa: non far soffrire Yume tanto quanto io ho fatto soffrire tua madre. Tu hai la fortuna di essere molto più sveglio di me in campo amoroso... ah e se te lo stai chiedendo io ero a conoscenza della tua cotta solo perché tua madre se ne era accorta, è un segugio in queste cose.-

-Ah ecco, mi sembrava strano.-

-Comunque non sarò il solito padre severo e scontroso che considera l'amore una perdita di tempo, anzi, l'amore fa rivivere, rinascere. È grazie a quello che ora sono quello che sono. Se ti dicessi com'ero prima di conoscere Kagome stenteresti a crederci. Io sono rinato grazie a lei e sono cambiato; sono sicuro che succederà anche con voi.- Inuyasha gli rivolse un sorriso paterno.

-Ami tanto la mamma vero?-

-Sì tantissimo, più della mia stessa vita. E se non ti sbrighi con Yume, sarà troppo tardi per confessarle quanto la ami. Ora va' e percorri quella montagna.- Gli sorrise di nuovo, donandogli coraggio. Inudaiki annuì convinto, sicuro di sé e delle sua azioni. Partì a correre e quando era già lontano urlò:

-Grazie papà!- un urlo che si divise in milioni di eco, che arrivò fino al diretto interessato.

Finalmente dopo mezz'ora Inudaiki riuscì a raggiungere la montagna, dove viveva la tribù Yoro di cui Yume faceva parte. Sperò vivamente di non incontrare suo padre Koga, non gli era molto simpatico nonostante tutti gli anni di amicizia con Inuyasha. Continuò a camminare per la montagna con passo felpato, stando attento a ogni piccolo movimento.

Ma all'improvviso sentì un fruscio e subito si girò di scatto spaventato, tirando fuori i suoi artigli e guardando minaccioso intorno. Finalmente un'ombra uscì dal cespuglio che stava guardando e...

-Yume?!- esclamò sgomento Inudaiki guardandola esterrefatto. Lei aveva tra le mani un cinghiale morto, appena cacciato e ucciso; stava guardando anche lei Inudaiki con un sorriso soddisfatto:

-Cosa ci fai qui cagnolino?- chiese sprezzante la ragazza con un sorrisetto. Inudaiki cominciò già a diventare paonazzo.

-Ehm niente- balbettò –stavo facendo una passeggiata.- disse lui cercando una scusa plausibile alla sua rara presenza sulla montagna. Yume ridacchiò e lo guardò di sottecchi: -Tu che passeggi? Questa è bella, mi pareva che preferissi allenarti nel tuo piccolo villaggio.- asserì la demone buttando il cinghiale alla sua destra per liberarsi le mani.

-Piuttosto, facciamo un gioco.- disse la tosta ragazza scrocchiandosi le dita.

-Che tipo di gioco?- chiese Inudaiki dubbioso e confuso. Non capiva il comportamento di Yume, sempre così autoritario e senza discussioni. La ragazza ridacchiò soddisfatta da ciò che aveva appena pensato.

-Vieni a prendermi in cima alla montagna!- urlò lei poi scomparire in un turbine verde e partendo a tutta velocità verso il luogo da lei indicato.

-Non mi sfuggirai!- urlò a sua volta Inudaiki rincorrendola a grandi salti. Ma poi pensò, una volta presa, perché ovviamente l'avrebbe presa, cosa avrebbe fatto? Cosa le avrebbe detto? Stentava a riconoscersi, non era mai esistito un Inudaiki che arrossiva per una ragazza e che non rispondeva a tono come il buon padre gli aveva insegnato.

Corse, corse, corse a perdifiato fino a quasi toccare il turbine. Gli era vicino, stava quasi per prenderla. Quando finalmente stava per cingerla, un orribile demone scorpione comparve davanti ai loro occhi: era gigantesco, nero come la pece e con gli occhi spiritati, con il solo scopo di uccidere e procurarsi del potere demoniaco per rafforzarsi. Yume, che stava ancora correndo, non si accorse assolutamente di nulla e fu quando Inudaiki vide il demone che venne presa per i fianchi e portata il più lontano possibile. I due caddero sempre di più in basso, fino a cadere in un fossato. Yume, ancora stretta tra le braccia di Inudaiki, aprì gli occhi che aveva chiuso per lo spavento e si ritrovò senza un graffio né una ferita, al contrario di Inudaiki che invece era gravemente ferito per aver protetto completamente la demone lupo. Giaceva svenuto a terra, pieno di terriccio e graffi insanguinati. Yume lo guardò esterrefatta, si portò le mani alla bocca e lo fece mettere supino.

-Ehi Inudaiki svegliati!- sussurrò Yume scuotendolo –Svegliati Inudaiki... non abbandonarmi così. Non puoi lasciarmi dopo che mi hai salvato la vita senza che avessi un debito con me... svegliati così potrò ripagarti il debito come tu vorrai. Non riuscirò a stare senza di te se continuerai a non svegliarti!- urlò, per poi scuoterlo nuovamente.

-Piano, piano...- mormorò Inudaiki tossendo. Yume sussultò, quasi incredula.

-Hai... sentito tutto?- chiese timorosa Yume. Inudaiki sorrise felice per le parole appena udite, constatando di provare un'enorme gioia. Le cinse le spalle e la guardò profondamente.

-Parlavi di debito eh? Ho già in mente il modo con cui puoi ripagarmi.- disse lui divertito.

-Quale sarebbe?- domandò la demone spaesata.

Inudaiki sorrise: -Baciami.-

Yume non se lo fece ripetere due volte: si fiondò sulle sue labbra e lo baciò con quanta ne aveva, Inudaiki le cinse il volto e approfondì il bacio.

Quando si staccarono si appoggiarono l'uno sulla fronte dell'altra e si guardarono.

-Ti amo lo sai?- disse finalmente Inudaiki facendosi coraggi. Il volto i Yume si illuminò con un stupendo sorriso, lo stesso sorriso che aveva fatto innamorare Inudaiki.

-Sì. Anche io ti amo più di ogni altra cosa mio stupido quarter.-

Sì lo so non mantengo le promesse ma ecco qui il capitolo! Come vi è sembrato? Fatemelo sapere lasciandomi un bel commento.

Ciao (:

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