2. Megumi alle prese con la realtà.
In un giorno apparentemente come tanti, Megumi si svegliò di soprassalto, colpita dall'incubo che quattro volte al mese le rovinava il risveglio, facendole capire che doveva affrontare la dura realtà: il giorno era giunto.
L'incubo che le si presentava, era quello che la avvisava del suo imminente cambiamento fisico: nelle ore di luce che precedevano la luna nuova, Megumi diventava umana, facendo venire meno il suo sensibilissimo fiuto, facendo sparire le zanne e gli artigli e facendo cambiare il colore degli occhi da ambrato a castano. Fin qui nulla di strano, diventava solo una piccola Kagome, ma il suo problema era un altro: quando si emozionava, ovvero tante volte, siccome è timida, le spuntavano le orecchie da cane dello stesso colore dei suoi capelli. Megumi se ne vergognava tanto, perché il fratello e il padre le avevano sempre insegnato che la paura non deve mai uscire fuori e deve far valere il suo coraggio, prendendo come esempio la madre, una grande sacerdotessa che non si fermava davanti a nulla. Quindi la comparsa delle orecchie era per lei simbolo di debolezza, perché uscivano fuori con ogni tipo di emozione: paura, tristezza e gioia. Per quanto riguarda l'ultima, Megumi non aveva niente di cui lamentarsi, ma quella mattina, vedendo i suoi lunghi artigli ridotti a delle unghie corte, sospirò amaramente.
-Inuyasha, devo portare i bambini dal pediatra!- sentì esclamare da Kagome la piccola Megumi. Sussultò e nello stesso istante le spuntarono le orecchie. Vedendola, Inuyasha esclamò:
-Dannazione, stasera c'è la luna nuova!- Inuyasha, essendo a conoscenza del disagio della figlia allo spuntare delle orecchie, le cinse le spalle amorevolmente.
-Ehi piccola! Pronta per la visita?- chiese con più allegria possibile per tirarla un po' su. Kagome sorrise, ma esso si spense appena vide la figlia annuire poco convinta. La loro benedizione era una bambina abbastanza insicura.
-Visita?! Ma mi scoccia farla, l'abbiamo fatta anche il mese scorso!- sbottò Inudaiki alzandosi dal futon. Guardò eloquente la sorella: anche lui aveva il persistente problema delle orecchie e non si lamentava neanche una volta. Incoraggiata da questo pensiero, riuscì a fare una domanda alla mamma:
-Perché dobbiamo fare la visita?- disse con voce sommessa. Kagome la guardò intenerita e iniziò a spiegare:
-Gira da queste parti un brutto virus che sinceramente mi sta preoccupando un po'. Già l'hanno preso Tsubaki e Tsukasa, non vorrei che succedesse anche a voi, quindi voglio augurarmi che non abbiate qualcosa.- disse la miko, sperando che a Megumi passasse la paura del pediatra. In fondo è un brav'uomo, Kagome glielo ripeteva spesso.
-Ahh ma che vuoi che sia un po' di malattia, hanno la mia parte demoniaca e il tuo potere spirituale in parti uguali, se la cavano!- esclamò il mezzodemone, che non aveva molta voglia di andare nel mondo moderno, aveva paura che i carri colorati con le ruote che vanno molto veloce lo investissero.
-Non voglio sentire scuse, bambini preparatevi!-
Quando la famiglia uscì dal pozzo del mondo moderno, Megumi era un po' tesa. Inudaiki, ormai abituato così come Inuyasha, aveva un fazzoletto azzurro sulle orecchie, gentilmente offerto dalla loro nonna. Si diressero verso lo studio pediatrico del dottor Marumo, pediatra dei piccolo da quando Inudaiki aveva compiuto tre anni. Si salutarono e il dottore visitò senza problemi Inudaiki, che come scusa usava sempre quella che aveva le orecchie troppo sensibili per esporle all'aria, malattia ereditata da Inuyasha, che anche lui teneva un fazzoletto sulle orecchie canine. Visto che la usavano da nove anni, il buon dottore ci credeva sempre, il che era un bene.
Arrivato però il turno di Megumi, lei non poté fare a meno di pensare alla sua situazione di umana che, unita alla sua naturale timidezza, fece spuntare le orecchie. Megumi cacciò un urlo sovrumano e si coprì le orecchie spaventata.
Kagome cercò di improvvisare:
-Inudaiki per l'amor del cielo, smettila con i tuoi trucchi magici, non sono divertenti adesso!- disse per niente convinta.
Inudaiki la guardò interrogativa.
-Mamma... ma che diamine stai dicendo?- sibilò tra i denti il quarter.
-Stai zitto e calati nella parte.-
Inudaiki continuò ad avere uno sguardo che richiedeva delle spiegazioni, ma comunque seguì l'ordine della mamma:
-Ma mamma, Megumi è sempre timida e si nasconde, voglio farla distinguere dalle altre bambine vestite di rosa!- esclamò il piccolo, facendo attenzione a non offendere Megumi. Lei dal canto suo lo interpretò come un complimento, guardò ammirata il fratello e sorrise.
-Grazie fratellone.- disse grata, togliendo finalmente le mani dalle orecchie, che erano scomparse. Inudaiki sorrise a sua volta e Kagome e Inuyasha furono fieri del loro primogenito.
-Oh Inudaiki, sei sempre stato un birichino.- constatò il dottor Marumo con voce bonaria, cominciando a tastare lo stetoscopio sulla schiena di Megumi per controllarle il battito. Essendo anziano, il dottore credette a quella fandonia, il che fece sospirare tutti di sollievo.
Sul farsi del crepuscolo, e quando ormai stavano tornando nell'epoca Sengoku, Megumi tornò ad essere un quarter, per sua grande gioia; adorava i suoi occhi color dell'ambra e gli artigli che potevano essere benissimo confusi per delle lunghe unghie a mandorla, che molte amichette del futuro ammirano. Mentre si rallegrava della sua trasformazione, qualcun altro nella sua famiglia iniziò a diventare umano, con abituale imprecazione successiva.
-Papà non ti abbattere! Se ce l'ho fatta io, puoi farcela anche tu!- esclamò Megumi ingenuamente, abbracciandolo. Il mezzodemone, sorpreso, la strinse forte, facendole capire quanto amasse la sua piccola benedizione.
Sehr kurz. Ich weiss es.
Okay per chi non sapesse il tedesco si vada a cercare la traduzione, oggi l'ho studiato e mi è venuto così hahaha.
Spero che la one shot vi piaccia comunque, non mi è venuto molto da scrivere ma ho voluto pubblicare lo stesso siccome è da un po' che non lo faccio.
Recupererò, giuro!
Terry
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