Cinquanta Sfumature di Helen [Parte 2]
Non guardo il suo marmoreo calcio destro per non apparire debole, i nostri occhi voglio che siano connessi fino all'ultimo! Ma la debolezza mi travolge. Respiro profondamente di male, poi fino al grido più di lui di prima: la vagina mi brucia da morire!
Mi accascio e ogni briciolo delle mie mani vorrebbe fermarsi, tremano ma alla fine sfiorano le mie di grotte terremotate, prive di stalattiti. Le ginocchia si piegano ma non fino a toccare il pavimento. Mi concentro intensamente sulle ore di sparring in palestra, alle volte mi è capitato che le principianti mi colpissero lì dopo le prime lezioni di autodifesa. Quella cosa vile ce la insegnano per la difesa, perché nessuno dica che noi donne siamo sempre il sesso più debole e che non possiamo avere il tempo di fuggire se una bestia, non definibile uomo, dovesse aggredirci per strada. Ogni ragazza ha difficoltà contro di me durante lo sparring per cui l'istinto suggerisce loro scorrettezza sinché non imparano. E io non le odio, anzi, sono così pazza da ringraziarle pure in questo momento; ma del resto la vita è questo, non si soffre e poi ci si rialza più forti di prima? un po' come l'amore che ferisce, ci allontana da esso stesso ma poi ci rende più forti... e poi ci riavvicina all'amore, più avvampato del precedente. Come me che abbraccio le colleghe e mi complimento con loro se non riescono a effettuare un tecnicismo come si aspettano i giudici, anche alla guerriera che il giorno prima mi ha dato il ceffone che ho effettuato prima... o il calcione di cui ora soffro e gemo.
Per ora lui mi guarda vincitore, ma il suo corpo parla, è leggermente ricurvo in avanti: sente ancora dolore, proprio come me. Ma ora prevedo che la bestia tornerà all'attacco, il suo insulto che a stento ho sentito diventa quello di un toro.
Mi prende per le braccia madide, me le allarga e mi spinge tenendole salde. Fingo di voler resistere ma qui purtroppo non posso nulla: sono pur sempre una ragazza... anche se potrei alzare il ginocchio e dargli il supplizio definivo, ma andrebbe contro le regole e l'orgoglio mi dice di non ricorrere solo a questa via facile. Finisco spalle al muro, e infila prepotente il corno del toro più carico che mai. Non centra subito le mie intimità, ma non riesco a schernirlo. Dopotutto in piedi non si può sempre andare a segno come distesi a letto...
Gemo! Il prossimo round è iniziato, il suo preferito forse. Le braccia me le lascia libere perché con le sue deve mantenersi al muro. Trattengo i gemiti perché altrimenti capirebbe che sto perdendo: devo sfruttare il vantaggio dell'in piedi per liberarmi del suo maledetto piacere. Ma a momenti sento i polmoni scoppiare mentre cerco di non essere armonizzata a lui...
Il punto G! No, ci è arrivato... se il mio stomaco ha delle farfalle, staranno sicuramente prendendo due direzioni opposte: contorcersi nel prato o volare verso il cielo sconfinato.
Perché mi sento eccitatissima, non vorrei esserlo ma lo sono!
No... lo voglio, Voglio lui, voglio tutta la sua forza, voglio questo stronzo che mi tratti una merda! No, deve trattarmi così!
Gli afferro le spalle e gli conficco le unghie azzurre come il cielo che le farfalle hanno infine scelto. Sulla sua pelle sudata ma così attraente lascio confluire strade di fulmini a ciel sereno. Perché folgori sono i suoi attacchi, l'ano si stacca e si riattacca alla parete che lui vuole flagellare insieme alla mia intimità.
Le unghie si staccano per lasciare spazio alle punte delle dita per sostenermi alla parete, trovare le ultime forze dell'orgoglio di donna. Sento così bagnato che neppure una nuvola potrebbe provocare l'acquazzone capace di fermare le mie farfalle. Ma la sua nuvola è grigia quanto la perversione con cui provoca perturbazione in me.
Non capisco più nulla, so solo che non mi libero e... arrivo! Respiro e sospiro chissà quante volte, lui rimuove l'organo e mi lascia ansimare ancora.
Ripresa coscienza, mi sale la sensazione di sconfitta e il dolore alle pareti... non quelle dove sono appoggiata. Non è arrivato ancora e mi guarda famelico. E a questo punto che si apra il bis!
Glielo afferro con forza, lui mi fissa nei miei occhi che ormai saranno un castano di una quercia che ha preso fuoco dopo i fulmini caduti dal cielo: si vede che il mio look dopo che arrivo lo ammalia, e questo mi regala il bis: la mia mano destra va su e giù, non è difficile piegare il suo organo che sembra robusto come legna perché mi sento stracarica, linfa vitale degli alberi che traggono energia dalla pioggia caduta, dalla fotosintesi clorofilliana... li sento miei!
Il bastardo gode e in un suo profondo respiro abbassa il capo fino a mordermi il seno sinistro. Gemo! Poi sale fin dove la pelle demorde... fin dove ci sono i muscoli. E a me quelli non mancano, il lato negativo degli allenamenti, me sventurata... ogni donna nel mezzo delle mammelle turgide al massimo vorrebbe questo da un uomo, ma sento male di piacere.
Non resisto, quindi le urla mi scappano e scappa la presa da lui. Stavolta però, fortuna vuole che la mia mano destra non desiste. Cambia angolazione e la uso per strizzargli l'altro testicolo che prima il mio piede non ha colpito. Per alcuni secondi niente, sembro sconfitta una seconda volta perché il fermento torna tra le mie intimità; ma i giudici di questa danza mi danno un aiuto perché poi entro più in profondità nelle carni: l'esperienza di saper stare sulla pista da ballo ripaga!
Lui allontana i denti e ci uniamo nelle nostre urla di dolore. Ma in estremis si aggrappa alle mie intimità appuntite e le stritola. Mi ha sconfitta e tenta ancora il bis. Ma lui ha i gioielli induriti come il diamante, spesso simbolo, nel genere maschile, che è quasi pronto... dunque ora capovolgo il gioco: non farò elevare lui al piacere supremo! Se vuole avere questo dovrà soffrire! Non c'è amore senza sofferenza, non c'è sesso senza istinti animali, non è un film d'amore ove il sesso è solo bene, ma un combattimento tra uomo e donna a mani nude..! Come tutto il resto delle loro intimità concepite da Gaia.
Infine non resiste e le mani diventano l'ultima protezione per le sue biglie ormai violacee. Ma io ho ancora sgorgato placenta. Me lo dice la mia mano madida non solo di sudore, perché non mi ha dato proprio del tutto piacere, stavolta. Siamo uno a uno.
Alcune donne a questo punto griderebbero allo stupro, ma non io, una partita va portata avanti fino in fondo. I giochi pericolosi sono questo, chi si lamenta è fuori, chi si lamenta non può parteciparvi. Dalle mie parti puoi scendere dal tatami se ti fai male quando una ballerina guerriera ti ha preso a calci in faccia, ma lo sai che per quanto sia vile – e irregolare – la ballerina guerriera può accadere che te lo provochi. Ma se scendi dal tatami vieni vista come debole, ci sono tre minuti per riprendersi come nei più famosi ring se l'atleta viene colpito al di sotto della cintura. E l'uomo penserà di essere più audace di te se lasci la stanza del ring d'amore, sapendo in primis che non era la dimora dei sogni romantici... Io amo il ring d'amore così come il tatami e il palco; finché c'è solo un granello, un pizzico, un solo fremito di piacere, nella spirale delle sfumature d'amore... non c'è stupro che sovviene.
Ora il tatami è un pavimento umido della mia placenta, il sangue di una guerriera che ha combattuto ma è ancora in piedi per raccontarlo...
I miei seni non fanno più male, d'improvviso.
Lo afferro con entrambe le mie braccia e lo spingo famelica fino al letto, il silente spogliatoio che finora ci ha fatto da arbitro, ci ha assegnato i punti per questa esibizione di danza pazza, ha stabilito quale calcio fosse regolamentare e quale da penalizzare.
Non può nulla stavolta, i gingilli gli bruciano e io prendo in mano la situazione. Sul tatami si colpisce anche a terra in alcune discipline, dunque ora che è disteso utilizzo i miei di denti per mordergli il collo. Solo ora penso che non ha fatto altrettanto perché noi donne si sa, impazziamo per questa pratica... brutto stronzo!
Sobbalza, come la rinascita di un atleta ormai dal viso tumefatto che tenta il tutto per tutto. E mi capovolge. Capisco cos'è successo solo quando sono distesa di lato lungo i due larghi cuscini. Il bianco della loro seta si increspa del mio sudore, un altro ring sporco del sangue di due contendenti volenterosi a tutti i costi di atterrare per sempre la nemesi!
Fortuna che non sono un cigno di danza classica, altrimenti lui potrebbe avere un'altra vittima da appendere alla sua perversa collezione.
Credo di tremare per la stanchezza accumulata, per cui non è stato difficile per lui sollevarmi col peso del suo corpo. E per questo mi allarga le gambe. Una tende verso il vuoto e gli regala un colpo fatale! Mi penetra di nuovo, va su e giù con aggressività belluina, e così io di rimando.
Mal di testa, piacere dell'anima.
Sudore, revitalizzazione.
Poi è il turno del mio sedere. Percepisco forti schiocchi, ma anche stalattiti cadere sulle mie spalle. Le ginocchia fremono come se stessero venendo sbriciolate delle articolazioni, come se i suoi ceffoni e paio di pugni penetrassero nelle mia ossa... insieme al suo ben più piacevole attacco: attacca le mie cosce tenute salde dalle sue ganasce.
Schiamazzi, gemiti.
Urlo il suo nome, lui il mio.
Le ginocchia cedono,
Ogni mio intimo è imperlato.
Questa volta arrivare è stato piacevole, davvero un poco sano toccasana, ma davvero piacevole. Siamo distesi l'una vicino l'altro, respiriamo a fatica, io sorrido perché non m'importa vittoria o sconfitta... e se me ne importasse, anche lui è arrivato: è un pareggio, quindi. Gli allenamenti hanno dato i loro frutti, i frutti della vitalità delle mie gambe e del mio fondoschiena che senza danza e arti marziali non avrei tonificato. Una vita di sacrifici di bene, che senza di essi non avrebbero dato vita a ciò che ho ricevuto. Senza dare non si riceve, bene, male, male di bene o bene di male... l'unica vittoria che davvero conta.
D'improvviso non capisco più nulla... non riesco a capire se lui ricambia il sorriso, perché mi lascio volentieri accompagnare nel buio della stanza e dal calore delle coperte...
Un fascio di luce irradia l'intero ufficio. Le due donne si adattano, presto, al passaggio tra l'ambrato soffuso e il luminescente LED.
"Signorina Cyarmville, il suo racconto, mi permetta di dirlo senza alcun filtro, è stato davvero straordinario. Lavoro da dieci anni per questa rivista e di rado ho potuto ospitare una ragazza tanto profonda come lei. Mi duole che non riusciamo a pubblicare in cartaceo La Rivista Vogue del Sesso... dati i tempi duri".
"Signorina, la prego, mi dia del tu e mi chiami Helen. Comunque concordo con lei, è un peccato perché dovrebbe arrivare negli uffici e nelle case di più donne pregiudizievoli, a mio modesto parere".
"Ti ringrazio. Hai vinto la gara di danza per la tua scuola di danza e arti marziali, i tuoi passi si vede dagli scatti, e dai video di alcuni spettatori, che siglavano qualcosa con gli sport da combattimento e nessuno lo può discutere. Eppure sei così umile e composta, sei così diversa dalla persona che hai raccontato di essere durante la... esuberante esperienza".
Helen ride di gusto. "Ma no, non si preoccupi, può dire tranquillamente che è un'esperienza pazza".
"Le domande previste per l'intervista sono finite, ma ti vedo molto aperta, per cui se posso, mi è dato sapere come fai a essere così calma e serena – tranne in alcuni momenti – mentre racconti di questa esperienza pazza?"
"Si figuri, può pubblicare le risposte come fossimo ancora giornalista e persona comune. Per me praticare cose spinte è ovviamente anche uno sfogo, come spero per tutti, ma non va assolutamente confuso con la realtà di tutti i giorni. Come ho ribadito più volte è un gioco, e nessuno deve mai essere costretto a giocare un gioco che non piace a lui o a lei, di qualunque natura. Ad esempio il giorno dopo mi sento serena, sorridente, più in pace con me stessa. Anche se al risveglio mi sento debole, poi sono più a mio agio anche con persone diverse da me che mai farebbero cose del genere".
"Capisco. Che sensazione ti dà vedere amici e parenti ignari di tutto ciò?"
"Le prime volte ero un po' imbarazzata, ma non ho mai visto loro come persone da sottomettere anche con solo uno dei miei atti. Amo i miei amici e le mie amiche, il solo pensiero di fare questo con loro mi fa stringere lo stomaco, non lo meritano".
"A proposito di prima volta e pratiche estreme, in mia decennale esperienza ho ascoltato altre ragazze che fanno queste pratiche, e molte di loro dicono di faticare nel trovare un uomo stabile, perché o insoddisfatte dal loro partner oppure in cerca perenne di nuove esperienze con altri uomini; anche entrambe le cose. Tu hai dichiarato di non essere fidanzata con questo uomo con cui ti piace fare queste pratiche, ma hai mai avuto una lunga esperienza sentimentale con un solo uomo?"
Gli occhi castani di Helen perdono, per alcuni istanti, la giovialità che li rendeva luminosi quanto il LED perlato. "Mi scusi, ma preferisco non rispondere a questa domanda, così come preferirei non parlare della prima volta che ho praticato cose spinte".
"Scusami tu per la mia invadenza, permettimi però di farti i complimenti perché si vede che il tuo racconto non te lo sei anticipatamente preparato come molte altre persone intervistate. Avresti potuto inventare come extra che hai avuto un tipo di uomo che non ti ha soddisfatta, e invece lasci tutto nella privacy. E a proposito: come mai non hai pronunciato il nome del tuo partner di cose spinte?"
L'intervistata torna allegra e solare, svelando trentadue denti perfetti. "Non si preoccupi, lei non è la prima né l'ultima al mondo che mi chiederà questo segreto, ma da donna lo saprà, abbiamo i nostri segreti che ci rendono uniche da ogni altra persona. Purtroppo il nostro mondo, anzi la nostra società, sembra ancora non approvare pratiche come il BDSM¹. Mi domando perché dovrei giudicare una persona che adora essere bendata sulla bocca mentre viene insultata solo perché a me non piace, così come dovrei giudicare altre tristi categorie create dall'ignoranza delle persone e dalle dicotomie della società. Per questo ho deciso di non umiliarlo. Anche se è una persona molto crudele con le donne, penso che neanche lui meriti di essere... non voglio dirlo, un termine meno volgare di sputtanato me lo presterebbe, cortesemente?"
Gli occhiali della giornalista cadono quasi dal suo lungo naso a punta, unendosi a Helen in un rigoroso sghignazzo. "Ci siamo capiti, Helen, non ti preoccupare. Alle volte alcune ragazze mi mettono inquietudine mentre salutano dopo l'intervista, anche se non ho paura di essere loro vittima di giochi perversi. Ma tu sei proprio diversa, per cui volevo chiederti se posso abbracciarti e chiederti se mi è possibile farti un regalo. Come vorresti che intitolassimo il titolo dell'articolo a te dedicato?"
"Ma grazie! Anzi, se lei è libera perché non ci prendiamo un caffè al bar quaggiù? L'ho visto prima mentre salivo tre piani e da fuori sembra perfetto, il sole lo bacia proprio come vorrei che lei possa un giorno baciare un uomo meritevole della sua intelligenza. Comunque, mentre le raccontavo della mia esperienza avevo un pensiero fisso. Ho visto di recente, per la terza volta, il film Cinquanta Sfumature di Grigio, e pensavo – mi perdoni la presunzione – che se io fossi stata Anastasia, al posto di piangere e impaurirmi verso la fine della riproduzione, avrei dominato il buon Gray, perché quelle sono tutt'altro che pratiche spinte. Mi fanno quasi ridere, se devo essere onesta, per quanto sono censurate. Per cui... si senta libera di pubblicare l'intervista, lasciando un velo di dubbio che sia tutto inventato... dal titolo...
Cinquanta Sfumature di Helen
¹ Il termine BDSM identifica la vasta gamma di pratiche relazionali e-o erotiche che permettono di condividere fantasie basate sul dolore, il disequilibrio di potere e-o l'umiliazione tra due o più partner adulti e consenzienti che traggono da queste soddisfazioni e piacere.
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