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JeanMarco

Jean si assicurò che nessuno lo vedesse mentre passo dopo passo si allontanava dall'accampamento,ci aveva provato,lo aveva fatto davvero,ma lui,lui gli mancava troppo,il suo cuore lo stava uccidendo,ad ogni passo nell'oscurità della notte ricordò lentamente ogni singolo istante passato con Marco, il suo amato Marco.
Jean sapeva di essere stato uno stupido,non aveva mai avuto il coraggio di dire al moro quello che provava e dato che era morto non avrebbe più avuto occasione di farlo,questo lo rimpiangeva, era il suo più grande rimpianto probabilmente.
Erano amici d'infanzia, vissuti nello stesso distretto e nello stesso piccolo villaggio.
Jean per essere così come si ritrovava ad essere doveva ringraziare proprio quel ragazzo lentigginoso,era stato la sua forza,doveva tutto a lui,persino la vita che ora lo stava facendo andare in pezzi.
Il vero motivo della sua forza e determinazione era sempre stato il corvino,voleva proteggere quel suo sorriso innocente dal male che gli stava attorno, doveva ammettere di esserci riuscito bene prima che quel fatidico giorno quello desse la vita per il castano,era colpa sua,anche se le attrezzature erano state sabotate,se non si fosse trovato a dover salvare Jean lui sarebbe stato ancora su quella terra a sorridere come sempre, questo pensiero fece riempire di lacrime amare gli occhi nocciola dell'uomo mentre un delicato venticello freddo lo avvolgeva scompigliandogli i capelli,volse lo sguardo al cielo nero come la pece,era insolito che non si potesse osservare la luna con quella sua luminosa e rassicurante luce,senza di lei,nonostante ci fossero miriadi di stelle la notte restava buia e spenta,ecco, si poteva dire che Marco fosse la luna e il sole di Jean,il corvino neppure immaginava quante volte avesse impedito al castano di annegare nei suoi pensieri.
Nonostante questo lui invece non era stato in grado di salvarlo neppure una volta,ben presto le lacrime si ritrovarono a scorrere lungo la pelle leggermente arrossata delle guance,per poi arrivare al mento e infine cadere al suolo senza lasciare alcuna traccia del suo passaggio.
Ricordò ogni volta che era testo tentato di gettare la spugna e invece il ragazzo lentiginoso lo aveva convinto a continuare,quante volte quella mano lo aveva salvato dall'oscurità che minacciava di inghiottirlo, quella sua calda mano,ricordava quanti brividi gli procurava ricevere anche solo una pacca sulla spalla,eccome se lo ricordava,ricordava quelle notti d'inverno, quando a causa del freddo si ritrovavano a dire assieme sotto la stessa coperta,abbracciati,il moro ricordava quella sensazione di beatitudine provata a causa del fiato caldo del corvino sulla sua pelle.
Però sapeva che non avrebbe più provato quelle sensazioni,perché lui era morto,la sua mano fredda e il suo respiro inesitente,al ricordo del corpo devastato del suo defunto amico e amato sentì il proprio cuore stretto in una morsa,una dolorosa e letale morsa,spalancò i suoi occhi e la sua bocca era contratta in una smorfia di dolore puro.
Si guardò alle spalle,si era allontanato davvero molto dall'accampamento, se anche avesse urlato non lo avrebbero sentito e se lo avessero fatto non sarebbero mai arrivati in tempo per salvarlo.
Voleva morire,quello era evidente,ma non per mano di un titano,sarebbe stata solo una grandissima umiliazione morire divorato da una di quelle dannate creature,le odiava,non più di quanto odiasse se stesso,ma le odiava,gli avevano portato via troppe cose,troppe...
Estrasse una lama,prese un respiro profondo e con gesto netto fece si che la lama entrasse in profondità nelle sue carni,il dolore era lancinante,ma non più di quello che aveva provato con la morte del corvino.
Il suo corpo privo di forze collassò al suolo,la sua faccia sbatte con violenza sul terriccio,era ancora cosciente mente vedeva lentamente espandersi sotto di se una pozza rossa,rossa del suo sangue,mentre il sole sorgeva lentamente, lasciò che delle ultime lacrime si mescolassero a quel liquido caldo che ormai aveva sporcato tutto il suo corpo,era la fine,lo sentiva,sentiva che ogni forza stava scivolando  via dal suo corpo provato e ferito,finalmente tutto avrebbe avuto fine,chissà, magari avrebbe potuto rivedere il suo amato.
Eren si svegliò poco prima del sorgere del sole,dopo una mezz'ora vide un gruppo di giganti dirigersi in un punto abbastanza lontano dall'accampamento ma non così tanto,lo fece notare anche agli altri e una volta sul dorso dei loro destrieri si lanciarono al galoppo.
Quando arrivarono si occuparono di  uccidere tutti i giganti, solo dopo controllarono cosa avesse attirato la loro attenzione,fu Eren il primo a capire,che era stato il corpo di Jean,ormai freddo e privo di vita  attirarli in quel punto,lo riportarono alla base della legione esplorativa e dopo l'ispezione del corpo Hanji comunicò che si era tolto la vita da solo,quello che aveva sull'addome era un taglio netto e preciso,doveva aver pensato molto prima di compierlo  per essere stati così preciso.

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